STELLA, Antonio Fortunato

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

STELLA, Antonio Fortunato

Francesca Brancaleoni

– Nacque a Venezia il 27 ottobre 1757, da Ottavio. Non si sa altro delle sue origini (il nome della madre non è noto) e scarse sono le notizie relative agli anni giovanili.

Dotato di cospicua preparazione letteraria, prese parte all’edizione, per i tipi di Carlo Palese, dei primi volumi di Gli apologisti della religione (Venezia 1784-1790), traduzione di un’opera francese curata da Gabriel Gauchat. Grazie ai capitali del socio Alessandro Ercole Pepoli, del quale curò gli interessi dal 1784, intraprese a Venezia, nel 1793, l’attività di tipografo e libraio, rilevando la stamperia di Antonio Curti. Con il Prodromo della Nuova veneta tipografia (Venezia 1793) annunciò l’edizione di opere scientifiche, artistiche, religiose, letterarie, teatrali, delle quali solo alcune andarono in stampa e, fra queste, il primo volume dell’Anno poetico ossia Raccolta annuale di poesie inedite di autori viventi (Venezia). Dati i contrasti sorti con Pepoli, la società si sciolse (dicembre 1793) e Stella fu estromesso dalla tipografia, rimanendo tuttavia nell’editoria con la pubblicazione del primo volume della raccolta Il Teatro moderno applaudito (Venezia 1796), cui fece seguito l’Anno teatrale (Venezia 1804-1806), che curò per il libraio Antonio Rosa.

Condividendo le idee democratiche dell’amico Vincenzo Dandolo, Stella dal 1797 si dedicò alla politica: caduta la Repubblica di Venezia, aderì alla Municipalità provvisoria e, con l’ingresso degli austriaci, lasciò definitivamente la città. Visse tra Milano e Varese, in stretto contatto con Dandolo che seguì, probabilmente, a Parigi (1799) e, come segretario, in Dalmazia (1806), dove questi era stato nominato provveditore.

Nel 1810 impiantò a Milano l’attività di stampatore e libraio con i capitali di Dandolo, divenendo un editore molto produttivo privo di torchi propri e in grado di finanziarsi anche con le entrate della libreria. Nel 1814 dette alle stampe Lo Spettatore, periodico nato come traduzione dell’omonimo parigino Le Spectateur (1814-1815) curato dal geografo danese Konrad Malthe Brunn, a cui Stella aggiungeva alcune note e un’Appendice italiana con articoli di vario argomento. Cessato l’originale francese (1815), Lo Spettatore si trasformò in un giornale dai contenuti inediti e un’Appendice italiana sempre più rilevante, tanto che nel 1817 la testata si divise in Lo Spettatore straniero e Lo Spettatore italiano. Prima della pubblicazione della Biblioteca italiana, di cui Stella fu l’editore iniziale per alcuni mesi del 1816, Lo Spettatore era il periodico milanese più richiesto. Nel 1818 passò a Davide Bertolotti, principale compilatore dal 1815, diventando Il Raccoglitore (1820), e Il Ricoglitore (1820-1824), per poi tornare a Stella (Il Nuovo Ricoglitore, 1825-1833), che garantì, oltre alla regolarità nelle uscite dei fascicoli, la collaborazione di letterati illustri. Dopo la morte di Stella, gli eredi lo denominarono Ricoglitore italiano e straniero (1834-1838) e Rivista europea (1838-1847).

Contando sul prestigio della sua attività, stimata tra le più sicure dell’industria libraria milanese, Stella, nel 1814, senza versare alcuna somma, entrò in società con Francesco Fusi e Giulio Ferrario, principali capitalisti della Società tipografica dei classici italiani. Dalla collaborazione intrapresa con Fusi risultarono la collezione delle Edizioni delle opere classiche italiane del secolo XVIII (1818-1839), nonché la completa fusione delle rispettive aziende (1819), attraverso un contratto di sei anni. Venne così istituita la seconda Società dei classici italiani, superiore alla precedente per il valore e l’impegno dei redattori.

Al termine dell’accordo con Fusi (1825), Stella diresse la Biblioteca amena e istruttiva per le donne gentili, collana di romanzi stranieri poco noti in Italia, inaugurata dall’editore Giovanni Pirotta nel 1821 e sopravvissuta a stento per qualche anno. Stella la rilanciò, includendovi testi di altri generi letterari, quali I tre Galatei (Milano 1825) di Giovanni Della Casa, Melchiorre Gioia e Sperone Speroni, a cura di Niccolò Tommaseo, nonchè le Rime di Francesco Petrarca (Milano 1826) commentate da Giacomo Leopardi.

Al centro del mercato librario milanese per circa un ventennio (1812-1833), Stella fu molto attento alle esigenze di autori ed editori, intervenendo per primo contro le ristampe illecite, come attestano i suoi Pensieri d’un vecchio stampatore-libraio (in Biblioteca italiana, IX (1823), 31, pp. 25-47), apparsi in forma anonima. Sebbene intransigente negli affari, agì in modo vario con i letterati di cui fu editore. Di natura finanziaria furono i rapporti con Vincenzo Monti, dal quale acquistò l’intera tiratura della Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca (Milano 1817-1824), pubblicandone poi l’Appendice (Milano 1826). Ebbe vivaci scontri con Antonio Cesari, esperto conoscitore del commercio librario, del quale dette alle stampe le Lezioni storico-morali (Milano 1815-1817) e le Lettere di M.T. Cicerone [...] Traduzione (Milano 1826-1831). Sostenne economicamente Antonio Piazza, già collaboratore del Teatro moderno applaudito, in difficoltà negli ultimi anni di vita.

Nel 1815 Stella entrò in corrispondenza con Monaldo Leopardi, che gli si rivolse per acquistare libri e per tentare di far pubblicare i primi lavori del figlio Giacomo. Fra questi, Stella dette alle stampe il Saggio di traduzione dell’Odissea [...] Canto I (in Lo Spettatore. Parte italiana, 1816, pp. 112-117, 135-143), esordio di Leopardi come autore edito. Nel 1816, soggiornando brevemente a Recanati ospite della famiglia Leopardi, Stella constatò di persona il valore del giovane studioso. Avviò così una collaborazione che, fino al 1817, gli assicurò gratuitamente componimenti poetici, traduzioni, saggi filologici ed eruditi di grande interesse, da inserire nello Spettatore. Tra i primi scritti di Leopardi, pubblicò, in un volumetto a parte, la traduzione del Libro secondo della Eneide (Milano 1817), a spese dell’autore, che aveva rifiutato di includerla nello Spettatore.

Tra il 1817 e il 1825 Leopardi sospese le pubblicazioni milanesi anche a causa della mancata stampa del Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, della versione delle opere di Marco Cornelio Frontone scoperte da Angelo Mai e del Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica. Tuttavia Stella, che aveva respinto quei lavori per motivi prevalentemente commerciali, nel 1825 lo interpellò per il progetto di un’edizione delle opere di Cicerone, sottoponendogli il saggio anonimo di commento alla prima Catilinaria a opera di Niccolò Tommaseo, collaboratore del Nuovo Ricoglitore. Dato il giudizio negativo, Stella sollevò dall’incarico Tommaseo e affidò la direzione dell’edizione ciceroniana a Leopardi, retribuendolo regolarmente e ospitandolo a Milano in casa sua. Benché questi abbandonasse il lavoro dopo due mesi trasferendosi a Bologna, Stella gli raddoppiò il compenso mensile, sapendolo in difficoltà economiche. Inoltre pubblicò gli Idilli e volgarizzamenti di alcuni versi morali dal greco, prima edizione di cinque dei componimenti poetici leopardiani poi confluiti nei Canti: l’Infinito, La sera al dì di festa, con il titolo La sera del giorno festivo (in Il Nuovo Ricoglitore, 1825, n. 12, pp. 903 s.), Alla Luna, con il titolo La ricordanza, Odi Melisso, con il titolo Lo spavento notturno, La vita solitaria (ibid., 1826, n. 1, pp. 45-51).

Dalla collaborazione con Leopardi derivarono inoltre diversi articoli pubblicati su Il Nuovo Ricoglitore (1825-1826), l’edizione delle Rime di Francesco Petrarca (Milano 1826), la Crestomazia italiana [...] in prosa e la Crestomazia italiana poetica (Milano 1827 e 1828), nonchè le Operette morali (Milano 1827), apparse in un volume autonomo, dopo il rifiuto dell’autore di pubblicarle a puntate sul Raccoglitore o nella Biblioteca amena e gli ostacoli della censura, ostile a Leopardi come autore della canzone Ad Angelo Mai (Bologna 1820).

Negli ultimi anni di vita, Stella volle associare i figli alla sua impresa, mantenendone la direzione.

Morì a Milano il 21 maggio 1833.

Dal 1833 al 1838 la ditta rimase al primogenito Luigi, nato dal matrimonio con Antonietta Carantani, per poi passare a Bianca Giuppani, seconda moglie, e a suo figlio Giacomo Stella. La casa editrice pubblicò mensilmente la Bibliografia italiana (1835-46), primo regolare bollettino della produzione editoriale italiana.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Notarile, f. 49560, n. 1567; 50336, n. 245; 50339, n. 612; Necrologia, in Biblioteca italiana, XVIII (1833), pp. 432-434; G. Fumagalli, Una perla di editore: A.F. S., in Risorgimento grafico, XXV (1938), pp. 321-331; E. Janni, Appunti per una storia tipografica di G. Leopardi, in Scritti vari dedicati a M. Armanni, Milano 1938, pp 112-127; M. Berengo, Intellettuali e librai nella Milano della restaurazione, Torino 1980, ad ind.; A. Serafini, Il veneziano A.F. S. editore di Leopardi, in Ateneo veneto, CLXXIII (1986), pp. 133-142; P. Landi, L’editore milanese A.F. S. e i primi rapporti con casa Leopardi, in Otto/Novecento, XI (1987), 3-4, pp. 5-32; M.I. Palazzolo, Introduzione, in A.F. Stella, Pensieri d’un vecchio stampatore-libraio, Roma 1987, pp. 7-12; G. Bezzola, Leopardi e Milano, in Nuova Antologia, luglio-settembre 1988, pp. 256-275; N. Bellucci, Leopardi e i contemporanei, Firenze 1996, ad ind.; Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di G. Turi, Firenze 1997, ad ind.; M. Zorzi, La stampa, la circolazione del libro, in Storia di Venezia, VIII, L’ultima fase della Serenissima, Roma 1998, p. 830; Leopardi e Milano. Per una storia editoriale di G. Leopardi (catal.), a cura di P. Landi, Milano 1998; M. Infelise, L’editoria veneziana nel ’700, Milano 2008, pp. 336, 338, 378-384, 386; C. Chiancone, A. Piazza. Una vita attraverso le lettere, in Archivio veneto, CLXXIII (2009), pp. 19-58; L. Aguzzi, Leopardi e Milano, Tricase 2017, pp. 61-66.

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