GABAGLIO, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

GABAGLIO, Antonio

Maria Letizia D'Autilia

Nacque a Pavia il 30 giugno 1840 da Biagio.

Laureatosi in giurisprudenza nel 1862 presso l'università di Pavia, l'anno successivo vinse il concorso come vicesegretario della Camera di commercio di Asti; nell'aprile fece domanda al ministero della Pubblica Istruzione per un posto di applicato presso la biblioteca dell'università di Pavia, posto che gli avrebbe lasciato maggior tempo da dedicare agli studi. Del suo impegno nella ricerca sono testimonianza i due lavori pubblicati nel 1871: Della proprietà. Dissertazione (Pavia) e L'industria e la scienza. Discorso (Genova). Dall'ottobre 1868 al 1872 insegnò statistica e discipline economiche presso l'istituto tecnico comunale di Pavia; dal 1873 divenne titolare di economia politica, di statistica e di elementi scientifici di etica civile e diritto presso il r. istituto industriale e professionale della medesima città.

Il 22 ott. 1877 il G. decise di inoltrare domanda al rettore dell'ateneo pavese per ottenere, senza esame, la libera docenza in statistica: inizialmente respinta dal Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, la richiesta fu presa di nuovo in esame nel dicembre 1877 e, corredata dalla prima stesura del manoscritto di un trattato di statistica teorica, fu quindi accolta positivamente a decorrere dal gennaio 1878.

Il corso di statistica presso la facoltà di giurisprudenza di Pavia fu introdotto dal saggio La scienza statistica nel secolo passato e nel presente (Padova 1878; ripubblicato sul Giornale degli economisti nel luglio dello stesso anno, pp. 229-260), in cui il G. tracciava in maniera lucida e consapevole quello che sarà il progetto di lavoro di tutta la sua carriera scientifica.

Quando in Italia le cattedre di statistica erano ancora in numero esiguo e spesso venivano associate all'insegnamento dell'economia politica, il G., pronto ad affrontare le polemiche che la sua posizione avrebbe suscitato, sostenne la necessità di attribuire alla statistica il carattere di "scienza" e di "metodo" al tempo stesso e di introdurre la matematica quale sostegno indispensabile al calcolo statistico. Presso le università di Padova e di Pavia la statistica era materia d'insegnamento già dai primi anni dell'Ottocento; tuttavia gli studi compiuti nella prima metà del secolo, seppure orientati alla delineazione dei paradigmi teorici della materia, tacevano sui principî dell'aritmetica politica e del calcolo probabilistico di P.S. de Laplace, D. Bernoulli e K.F. Gauss, adottando un'impostazione metodologica basata esclusivamente su uno schema di "ordinamento degli argomenti". Detta impostazione venne abbandonata da A. Messedaglia: con la scuola italiana di statistica, che da lui prese le mosse nella seconda metà dell'Ottocento, l'indagine quantitativa cessò di rappresentare esclusivamente uno strumento di conoscenza delle condizioni politiche di uno Stato in un dato momento per assumere la dignità di disciplina autonoma dotata di un metodo proprio e di strumenti matematici di calcolo. La prima compiuta sistemazione metodologica della statistica si deve al G. il quale si impegnò, come anticipava già nella prolusione del 1878, nella stesura di un vero e proprio trattato che avrebbe colmato una lacuna nelle scienze sociali italiane.

Il progetto scientifico del G. nasceva, peraltro, nell'alveo della scuola di L. Cossa, titolare della cattedra di economia politica a Pavia, che, tra il 1874 e il 1887, aprì la ricerca economica alla storia delle idee e all'analisi delle politiche economiche, influenzando buona parte dell'accademia e dei funzionari, giuristi ed economisti nelle università e negli uffici consultivi del ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio. E proprio il Cossa si preoccupò di indirizzare il G. verso una prima sistemazione della dottrina e successivamente di procedere alla delineazione del paradigma teorico della "scienza investigativa", così da poterla collocare a tutti gli effetti tra quelle scienze, quali l'economia, la scienza dell'amministrazione, il diritto, deputate alla costruzione dello Stato nazionale.

Nell'inverno del 1880 finalmente vide la luce La storia e teoria della statistica, pubblicata a Milano per la collana dei manuali Hoepli. Lo studio ampio e dettagliato si articolava, secondo lo schema suggerito dal Cossa, in un parte storica, una propedeutica, una sezione metodologica. Il volume fu accolto con ampi consensi nel mondo scientifico: il Cossa, il Messedaglia, L. Bodio e F. Lampertico espressero un giudizio altamente lusinghiero e, nel febbraio 1880, la divisione dell'insegnamento tecnico del ministero della Pubblica Istruzione nominò il G. cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.

Rafforzato dai riconoscimeni ricevuti il G. si dedicò successivamente a definire con maggiore rigore quanto delineato nel testo dell'80, giungendo a pubblicare, nel 1888, una compendiosa opera dal titolo Teoria generale della statistica, ancora una volta edita dalla Hoepli.

La seconda edizione si componeva di due volumi (rispettivamente di 458 e 442 pagine, quasi 300 in più rispetto al lavoro precedente) e eliminava dal titolo la parola storia, anche se l'excursus storico costituiva ancora la parte migliore del testo. Nel recensirlo con una lunga nota critica nel 1889, sul Giornale degli economisti (La statistica storica e matematica, p. 454), F. Virgilii accoglieva con grande favore la prima parte dell'opera, ma criticava severamente la seconda, intitolata Parte filosofica e tecnica, mettendo in discussione addirittura la scelta del titolo, che abbinava in modo improprio i due termini, "filosofica" e "tecnica", utilizzati per la suddivisione del metodo statistico, anziché attribuire a essi, come insegnava la scuola italiana di statistica, i due momenti della rilevazione e del calcolo e interpretazione dei dati.

In questo secondo volume il G. si misurava con lo strumento matematico non soltanto allo scopo di colmare una lacuna nella metodologia dell'indagine statistica ma anche, e soprattutto, per affermare la necessità di inserire la matematica nella strumentazione dello statistico. Era sua ferma convinzione, infatti, che per lo sviluppo delle scienze sociali e della statistica, in particolare, fosse imprenscindibile l'applicazione ora del metodo analitico ora del metodo geometrico. Partiva, quindi, con la costruzione delle serie statistiche (suddivise in serie di carattere statico e di carattere dinamico) mediante un'operazione di calcolo differenziale e proseguiva con i capitoli dedicati allo studio dei valori medi e dei valori proporzionali quali strumenti dedicati alla risoluzione della complessa questione relativa alla "trasformazione dei dati primitivi in dati derivati". Sulla traccia di quanto già scritto da L.-A.-J. Quetelet, il G. impostava poi il IX capitolo sulla ricerca delle cause e sulla determinazione delle leggi statistiche suddividendo le prime in regolari, variabili e accidentali e provando a determinarle mediante un calcolo matematico.

Lo sforzo compiuto dal G. per l'affermazione del metodo matematico in una disciplina tradizionalmente insegnata nelle facoltà di giurisprudenza, dove l'uso della statistica era esclusivamente mirato a sostenere ricerche di contenuto giuridico, non fu accolto con grande favore, proprio per l'impostazione eccessivamente tecnica adottata. La collocazione della statistica tra le scienze sociali, del resto, la rendeva ancora, alla fine degli anni Ottanta, priva di una base epistemologica definita e dunque la battaglia condotta dal G., se ebbe il pregio di introdurre nella disciplina il metodo matematico, incontrò proprio nella gestione dei complessi processi del calcolo l'ostacolo più grosso.

Alla fine degli anni Ottanta il G. lasciò la cattedra di statistica dell'università di Pavia e tornò a insegnare nell'istituto tecnico dal quale proveniva; da quel momento, inoltre, non pubblicò più nulla.

Morì a Pavia il 14 nov. 1909.

Fonti e Bibl.: Necr. di J. Tivaroni, in Giornale degli economisti, s. 2, XXXIX (1909), 5-6, pp. 555 s.; Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Stato del personale, I vers., fasc. pers.; F. Virgilii, La statistica storica e matematica, rec. a A. Gabaglio, Teoria gen. della statistica, in Giornale degli economisti, IV (1889), 4, pp. 450-463, 526-538; G. Pietra, Metodologia statistica, in Un secolo di progresso scientifico italiano 1839-1939, I, Roma 1939, ad Ind.; S. Lanaro, Nazione e lavoro…, Venezia 1979, p. 142; Digesto italiano, Torino 1899-1903, XX, s.v.Statistica (I. Santangelo Spoto).

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