NARDI, Antonio Maria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 77 (2012)

NARDI, Antonio Maria

Francesca Franco

– Figlio di Andrea Pio e di Zaira Brunori, nacque il 14 maggio 1897, a Ostellato (Ferrara), dove il padre, un tempo di famiglia benestante originaria di Savignano sul Rubicone, gestiva l’appalto del dazio e poi si era impiegato presso il Consorzio della bonifica renana.

Terminata la scuola tecnica a Santarcangelo, s’iscrisse nel 1912 all’Accademia di belle arti di Bologna. Sin dal 1915 iniziò a lavorare nel campo dell’editoria: del libro di Ostilio Lucarini Natale di guerra (Tip. Monti e Noè, Bologna 1915) disegnò la copertina, di Aldo Valori illustrò i romanzi per ragazzi di ambientazione medievale Avventure di Barbierino (Cappelli, Rocca San Casciano 1915) e Le mirabili avventure di Ferrantino da Montelupo (Bemporad, Firenze 1916). Nel 1916 si diplomò e conseguì l’abilitazione all’insegnamento del disegno, ottenendo anche il premio ministeriale per un viaggio d’istruzione, che non poté compiere perché richiamato alle armi. In questo periodo si segnalò ai concorsi per la decorazione del libro organizzati all’interno della Mostra di bianco e nero dell’Associazione per le arti Francesco Francia, del cui cenacolo divenne uno degli esponenti più attivi.

Dopo la guerra avviò collaborazioni con diverse case editrici, inizialmente Mondadori (1919) e Taddei di Ferrara che, rilevata da Alberto e Giulio Neppi, nel 1920 varò una nuova collana di letteratura per l’infanzia, «La biblioteca del girotondo», affidandone la cura grafica a Nardi, conosciuto alla I Esposizione d’arte ferrarese del 1920, organizzata dalla Società promotrice Benvenuto Tisi da Garofalo. Nardi vi aveva presentato tre dipinti (Paese, Il bimbo dal salvadanari e Berrettino blu), che riscossero anche l’interesse di Gualtiero Medri, tramite il quale Nardi prese a collaborare, nel 1921, con la rivista La Domenica dell’operajo (Ferrara, Industrie grafiche).

Solo tra il 1920 e il 1930 illustrò circa 50 libri, soprattutto di soggetto religioso e scolastici, e lavorò per una decina di periodici, in primo luogo Il Corrierino (1920-30, rubriche Pagine di storia sacra e La Divina Commedia) edito dal 1921 dall’Opera Cardinal Ferrari di Milano, che aveva creato anche un settimanale per famiglia, La Festa, diretto da Giovanni Papini e Guido Marussig, e uno femminile, Alba, ai quali Nardi collaborò dal 1923 al 1936. A partire dallo stesso periodo iniziò a lavorare, sempre nell’ambito dell’editoria per ragazzi, per il settimanale Corriere dei piccoli (Milano, 1921-29, 1932-36, 1940), il quindicinale di matrice cattolica Cuor d’oro (Torino,1922-23, 1925), il quindicinale Ragazzi d’Italia (Bologna poi Milano, 1923-24).

Nel 1921 espose alla I Biennale romana un Autoritratto e il Ritratto di R. Venturi che nel colore materico rivelano capacità plastica e introspettiva e senso del colore. Nello stesso anno sposò Medea Montevecchi, da cui ebbe tra il 1922 e il 1940 cinque figli.

Le sue illustrazioni, esposte nel 1922 alla mostra fiorentina a Palazzo Pitti, Artisti italiani del libro, coniugano languori preraffaelliti e modernità classica, salda esperienza anatomica e grazia japoniste cara alla grafica liberty di autori quali Arthur Rackam, come testimoniano anche le più tarde silhouettes in bianco e nero disegnate per la traduzione italiana del romanzo per ragazzi di Ethel Turner Sette piccoli australiani (Paravia, Torino 1926). Declinano invece un verismo aggiornato sulla lezione impressionista i dipinti Vanitas del 1923 (galleria d’arte F.lli Piccinini, Bolgona) ed Estate del 1924 (Torino, coll. Santo Alligo; ripr. in Brunelli, 2002, p. 284).

Dopo le illustrazioni per la Storia sacra di Luigi Asioli (SEI, Torino, 1922-23), nel 1924 Nardi iniziò a lavorare anche in campo pubblicitario.

Firmò le campagne per lo sciroppo ricostituente Eutrofina, prodotto dall’Istituto neoterapico italiano di Bologna, per il quale concepì una serie di materiali differenziati (per es. cartoline e réclames illustrate su giornali) coniugando fiaba e comunicazione commerciale (ripr. in A.M. N. illustratore, 1998, pp. 26 s., 42 s.). Seguirono i manifesti per la spiaggia di Cattolica (1927; Treviso, Museo civico, coll. Salce), stampato dalle Industrie grafiche Galvan di Forlì-Bologna, per la stagione 1929-30 della SAIC (Società anonima industrie cinematografiche) Film di Bologna (Pianoro, archivio Andrea Fausto Nardi) e per l’Esposizione della direttissima Bologna-Firenze (Faenza, Premiato Stabilimento litografico), che vinse il secondo premio al concorso della Fiera-Esposizione di Bologna del 1934.

Uomo di profonda fede, dalla metà degli anni Venti Nardi consacrò gran parte della sua multiforme attivià al tema religioso, che non abbandonò più, aspirando all’antica monumentalità delle grandi cattedrali. Nel 1925 partecipò alla Mostra internazionale dell’arte cristiana moderna organizzata dalla III Biennale romana con un quadro raffigurante l’Annunciazione. Nello stesso anno, alla Mostra ferrarese-emiliana al Castello Estense di Ferrara espose due bozzetti per vetrate (Madonna e S. Giovanni; Pianoro, archivio Andrea Fausto Nardi) e una serie di dipinti di carattere aneddotico: La mascherina nera, L’indovina, Il paggio, Figura muliebre, Bambina e frutta, La suonatrice di mandòla, Il matinée rosa. Ancora nel 1925 eseguì i cartoni raffiguranti L’Addolorata e S. Giovanni Evangelista, per le vetrate dell’abside della chiesa dei servi di Maria a Bologna, realizzate dalla vetreria Pritoni di Finale Emilia. L’anno dopo presentò alla Mostra regionale d’arte al Castello Estense 10 xilografie (ripr. in Ratta, 1927) realizzate per Il libro di Alda di Giannetto Avanzi (non pubblicato) insieme a due tele con S. Francesco, riferibili alle celebrazioni organizzate per il VII Centenario francescano, e aidipinti Lauretta, L’angelo custode e Nubi, dove la stilizzazione è mutuata dalla pratica xilografica. Incentrata su opere d’arte sacra fu la personale allestita al Cenacolo Francesco Francia nel 1927, anno che lo vide impegnato nell’esecuzione, a Bologna, della pala d’altare con il Battesimo di Gesù per la chiesa di S. Maria di Baricella e nello stendardo per il santuario del Sacro Cuore, oltre che nella pala con la Pietàper la chiesa di S. Giovanni Battista di Montecalvo (Pianoro).

Dopo aver illustrato le fiabe di Edvige Da Pozzo, Sette chicchi di una melagrana (Librerie italiane riunite, Bologna 1926), iniziò a lavorare per il settimanale II Balilla (1928-32), dando prova della sua vocazione narrativa nella riduzione a vignette della novellistica popolare, e per il mensile Cordelia (1929-37), di cui firmò l’Almanacco 1930 (Cappelli, Bologna 1931). A questi si aggiunsero le collaborazioni con i periodici per ragazzi, come Il Cartoccino dei piccoli (1930-34), Topolino (1935), I tre porcellini (1935-36).Continuò a lavorare anche con le case editrici SEI (Società editrice internazionale) e Paravia e la fiorentina Marzocco (per la collana «Pagine d’oro») anche dopo il suo trasferimento in Brasile, dove collaborò nel 1954 con la rivista della comunità italo-brasiliana Fanfulla.

Dall’inizio degli anni Trenta si dedicò anche all’affresco in un imponente dispiegamento di mezzi che gli permise di muoversi con disinvoltura fra committenze diverse. In sintonia con il clima novecentesco, la sua pittura acquistò maggiore essenzialità di forme e d’impaginazione, come testimonia La disegnatrice(1933, Bologna, Museo d’arte moderna, MAMbo); mentre nella pittura religiosa la conoscenza dell’anatomia innervò le sue figure di solida plasticità.

Tra gli interventi di maggiore impegno si ricordano gli affreschi nella chiesa di S. Stefano a Stienta, Rovigo (1931), dove decorò il soffitto della navata centrale (Gloria di s. Stefano, L’Assunta, S. Eurosia), il presbiterio (Evangelisti e Simboli dell’Eucaristia) e la cupola (Angeli oranti); nel seminario di Lugano (1932:L’Immacolata, S. Giuseppe e Gesù); nella chiesa del cimitero di Fiesso Umbertiano, Rovigo (1932: cinque affreschi di cui sono rimasti solo la Madonnae S. Giovanni); nella basilica-santuario di S. Antonio a Bologna progettata da Carlo Barberi, dove portò a termine, oltre alla decorazione della volta, dodici scene con la Vita di s. Antonio nella navata centrale, un Trionfo dell’Immacolata sulla parete d’ingresso, figure allegoriche e santi nei pennacchi degli archi (1936-39) cui si aggiunse, tra il 1941 e il 1944, la realizzazione dei cartoni per due vetrate con S. Rita; nella chiesa di S. Maria Lacrimosa degli Alemanni, a Bologna (1939:L’Addolorata sopra l’ingresso e I misteri dolorosi nel catino absidale). Numerosi anche i dipinti e le pale d’altare disseminati nel territorio bolognese (1930: Bologna, convento di S. Antonio, e chiesa diS. Stefano Protomartire di Scascoli [Loiano]; 1937: Creda, chiesa parrocchiale), in Trentino e nel Cadore (1930: Telve Valsugana, chiesa di S. Maria Assunta; 1934: Padola, parrocchiale), a Parma (1935: chiesa di S. Benedetto) e nel Rovigiano (1937, 1939: Lendinara, chiesa di S. Sofia e santuario di Nostra Signora del Pilastrello).

Tra il 1934 e il 1937 realizzò i cartoni per le vetrate, eseguite dalla vetreria Pritoni, dell’abside della basilica del Sacro Cuore a Bologna, con, al centro, l’immagine della Madonna di S. Luca (i cartoni sono presso l’archivio Antonio Fausto Nardi, Pianoro).

Negli anni Quaranta l’attività espositiva di Nardi si risolse nella partecipazione al II premio Cremona (1940), dove arrivò quinto con il dipinto La Provvidenza(Milano, coll. Candiani), e alle due mostre d’arte italiana allestite nel 1941 a Hannover dallo stesso comitato curatore del premio. Nuovamente chiamato alle armi nel 1940, due anni dopo fu congedato. Alla fine della guerra riprese il suo impegno pittorico, sempre nell’ambito dell’arte di carattere religioso.

Operò a Bologna (1940: chiesa di S. Maria della Misericordia; 1941: chiesa di S. Bartolomeo; 1942: basilica di S. Francesco; 1945: chiesa di S. Giovanni in Monte; 1947: chiesa di S. Isaia), a Rovigo e nel Rovigiano (1940: chiese parrocchiali di Gurzone e Bornio; 1941: Rovigo, Curia vescovile; 1942: Lama Polesine, chiesa del Crocifisso Alluvionato, e Lendinara, chiesa di S. Biagio; 1943: Borsea, chiesa di S. Zenone; 1947: Adria, cattedrale e ospedale civile e Rovigo, duomo: vetrata raffigurante L’Incoronazione della Madonna), in Svizzera (1947: Locarno, Istituto S. Caterina; Bellinzona, asilo nido Culla S. Marco), a Pasiano di Pordenone (1941: chiesa di S. Paolo), in Emilia-Romagna (1943: Bellariva di Rimini, chiesa del Cuore Immacolato di Maria; Forlì, chiesa di S. Cristoforo a Borghi; 1946: Modena, santuario della Madonna del Murazzo) e in Umbria (1947: Cascia, monastero S. Rita).

Nel 1947 il ministero della Cultura brasiliano patrocinò, a Rio de Janeiro, una sua grande personale. Due anni dopo, Nardi si trasferì in Brasile, stabilendosi a Niterói (vicino Rio de Janeiro) dove fu raggiunto dalla famiglia e visse per 17 anni, realizzando numerosissime opere, nelle quali seppe piegare la vena narrativa a un linguaggio pieno di pathos e d’immediata fruibilità, e il naturalismo alle essenziali geometrie del modernismo brasiliano.

Tra gli incarichi più prestigiosi si ricordano a Rio de Janeiro o nelle sue vicinanze: la cappella della clinica S. José (1950), della quale curò l’intero allestimento interno, dalle sculture, ai candelabri, ai banchi, all’altar maggiore, alla serie di quadri con la Via Crucis; la chiesa del Ss. Sacramento a Cantagalo (1952): vetrate, dipinti murali e quadri; la chiesa di Nossa Senhora do Perpétuo Socorro a Grajaú (1953): pitture murali, grandi tele raffiguranti la Storia dell’immagine miracolosa della Madonna del Perpetuo Soccorso, arredi liturgici; la chiesa di Nossa Senhora de Fátima (1954): vetrate; il santuario di Nossa Senhora das Almas di Niterói (1956): pitture e vetrate anche della cripta; il battistero di Nossa Senhora da Glória (1956: in particolare il dipinto murale della cupola raffigurante il Battesimo degli indios il cui bozzetto è presso il Museu nacional de belas artes di Rio de Janeiro).

Nel 1957 realizzò un mosaico nella cappella della Nunziatura apostolica (Nossa Senhora da Assunção, 1957) a Rio de Janeiro. Nel 1961, tornò a cimentarsi con questa tecnica per la decorazione dell’esterno della chiesa di Nossa Senhora do Rosário a Serranegra, nello Stato di S. Paulo, per la quale realizzò anche i dipinti murali nell’abside e nella volta della navata centrale, e le vetrate. Per questa vasta e imponente attività nel 1964 fu insignito da Paolo VI del titolo di commendatore dell’Ordine di S. Silvestro papa.

Terminate sedici vetrate per la chiesa di S. Judas Tadeu, a Rio de Janeiro, rientrò, nel 1965, in Italia stabilendosi a Pioltello (Milano). Anche in Italia la sua attività continuò incessante; si ricordano, a Roma, per il sacrario della chiesa Regina Pacis due Angeli (intarsio in marmo, 1966) e L’Annunciazione (lastre in rame dorato e smaltato, 1966); a Milano, per la cappella della Pia Società S. Paolo, la vetrata con La discesa dello Spirito Santo sulla Madonna e i dodici apostoli (1967); a Novegro, presso Milano, le vetrate della parete d’ingresso e del presbiterio della chiesa di S. Alberto Magno (1967); a Milano le vetrate della cappella del Santissimo nella chiesa di S. Spirito (1969; su suo disegno sono state realizzate solo le vetrate con L’Ultima Cena e Il Sacrificio e il Sacramento).

Nel 1970 si trasferì a Bologna, dove fu eletto membro dell’Accademia Clementina. Negli ultimi anni si dedicò unicamente ai quadri da cavalletto (Natura morta, 1972; ripr. in Falqui, 2003, p. 282 fig. 8), esponendo una selezione di lavori nella personale del 1972 allestita nella galleria bolognese Il Collezionista.

Morì il 23 maggio 1973 nel suo studio-abitazione di Bologna.

Fonti e Bibl.: Pianoro (Bologna), Archivio dell’artista a cura di Andrea Fausto Nardi; C. Ratta, Gli adornatori del libro in Italia, VII, Bologna 1927;A. Cervellati, A.M. N. (catal.), Bologna 1967; Il liberty a Bologna e nell’Emilia Romagana (catal.), Bologna 1977, pp. 134 s.; M. Pasquali - P. Pallottino, in La metafisica. Gli anni Venti (catal.), a cura di R. Barilli, F. Solmi, Bologna 1980, I, pp. 181, figg. 232-233; II, pp. 260-263, 286, 343; P. Pallottino, in Gli annitrenta. Arte e cultura in Italia (catal.), Milano 1982, pp. 456, 595; R. De Grada, A.M. N. (catal.), Verona 1986; M. Pasquali, La pittura del primo Novecento in Emilia Romagna, in La pittura in Italia. Il Novecento, a cura di C. Pirovano, Milano 1991, pp. 359, 366; I grandi cartoni preparatori per gli affreschi eseguiti da A.M. N. nella basilica-santuario di S. Antonio di Padovain Bologna, Bologna 1996; E. Balzaretti - P. Pallottino - L. Scardino, Fate soavemente scarmigliate. A.M. N. illustratore1897-1973 (catal., Ferrara), Torino 1998 (con bibl.);Figure del ’900 2. Oltre l’Accademia (catal., Bologna), a cura di S. Evangelisti, Carpi 2001, pp. 99, 100, 114, 126, 461; M. Brunelli, in Il Po in controluce (catal., Rovigo), a cura di L. Gavioli, Venezia 2002, pp. 284 s., 260 s.; L. Falqui, L’arte come preghiera: A.M. N., in Il Carrobbio, XXIX (2003), pp. 267-287; S. Alligo,Pittori di carta. Libri illustrati tra Otto e Novecento, III, Torino 2007, pp. 215-232; La donna tra sacro e profano nell’arte dal XVI al XX secolo (catal.), a cura di V. Fortunati, Bologna 2011, pp. 19, 76 s.; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori…, IV, Milano 1973, p. 2184.