ONETO, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 79 (2013)

ONETO, Antonio

Daniela Ottria

ONETO, Antonio. – Nacque a Chiavari il 1° aprile 1826 da Stefano e da Carolina Gastaldi.

Studiò presso il Reale Collegio della Marina di Genova, dove il 18 febbraio 1852 ricevette il diploma di capitano di lungo corso. Il 1° febbraio 1857 sposò Bianca Maglione, dal matrimonio con la quale, il 30 giugno 1863, nacque l’unica figlia, Maria Maddalena Carlotta.

Al comando del brigantino Giovannina, di proprietà del suocero, il capitano e armatore di velieri transoceanici Pietro Giovanni Maglione, originario della provincia di Savona, Oneto navigò dal 1857 al 1862 nei mari dell’Estremo oriente, costeggiando l’India, l’Indonesia, l’Indocina, la Cina e il Giappone, e giungendo sino al litorale australiano. I viaggi gli permisero di arricchire le conoscenze su paesi e popolazioni, poi trasmesse al governo italiano perché le utilizzasse nell’istituzione di nuovi consolati.

Nel 1868 si trasferì in Argentina, dove caldeggiò la creazione di un’impresa di trasporto passeggeri tramite piroscafo, destinata a realizzarsi nel 1869 con la fondazione a Buenos Aires della Società di navigazione a vapore Italo-Argentina, denominata poi Italo-Platense, forse a causa dei contrasti politici sorti nella Repubblica argentina tra federalisti e unitari. La compagnia commissionò al cantiere di Cubitt Town di Londra la costruzione di tre piroscafi per il trasporto di passeggeri – Italo-Platense, La Pampa e Po – secondo i criteri più avanzati del tempo. Il 31 gennaio 1870 fu varato l’Italo-Platense, battente bandiera italiana come gli altri due della flotta, nonostante la sede della compagnia fosse Buenos Aires; da quel momento ebbero inizio le traversate da Rio de la Plata a Genova.

Il primo approdo della nave nella città ligure, il 31 maggio 1870, suscitò grande interesse, come documentò il Corriere mercantile del 2 giugno sottolineandone le caratteristiche di modernità. La nave presentava una funzionalità perfetta, un salone di prima classe con pianoforte, un salone di seconda classe, cabine comode, bagni con docce, cucine, ghiacciaie e una stalla con una mucca da latte; la nave ripartì da Genova il 16 giugno con 300 passeggeri e giunse a Buenos Aires dopo 28 giorni di navigazione. In novembre entrarono in attività anche gli altri due piroscafi, assai apprezzati dai passeggeri per modernità e comodità, come la presenza di alimenti freschi (carne, pane, latte) a bordo.

Oneto aveva lanciato una campagna di sottoscrizione delle azioni della società, che incontrò in principio vasti consensi, specie da parte degli immigrati italiani in Argentina (fra cui i fratelli Lorenzo e Domenico Mascarello, originari di Diano Marina e titolari in Argentina di una solida attività di trasportimarittimi diretti verso il Sud del continente). Il capitale della società, 250.000 pesos ripartito in 500 azioni, fu accresciuto fino a raggiungere gli 800.000 pesos per un totale di 1600 azioni; tuttavia, poiché la metà di queste restò invenduta, il costo effettivo della flotta – pari a 123.000 lire – rimase scoperto, e nonostante Oneto avesse organizzato un’efficace pubblicità dei viaggi a prezzi competitivi, la compagnia fu costretta a ricorrere a un cospicuo finanziamento (55.000 lire, salite a 70.000 alla fine del 1870) della ditta bancaria di Londra C. De Murrieta & C.

Una serie di fattori concorse pertanto, fin dal 1871, al declino economico della società: i debiti contratti, l’elevato costo di gestione della flotta, la scarsità di sottoscrizioni e di sovvenzioni da parte dei governi argentino e italiano, nonostante avessero entrambi approvato lo statuto della società Italo-Platense. Le difficoltà crescenti e le incomprensioni con i soci, i quali avevano acconsentito che ai piroscafi venisse cambiata la bandiera, convinsero l’armatore ad abbandonare definitivamente la società. L’Italo-Platense fu poi venduto a Erasmo Piaggio e ribattezzato Italia.

Queste vicende non impedirono a Oneto di ottenere e svolgere altri incarichi per conto del governo argentino, già da tempo incline ad assegnare ruoli di responsabilità a italiani, a cominciare dal presidente Bernardino Rivadavia.

Questi aveva ingaggiato tra gli esuli politici delle guerre risorgimentali numerosi docenti universitari, ingegneri, architetti e tecnici e affidato loro la progettazione di diverse opere pubbliche. Se con il presidente Manuel de Rosas questa tendenza conobbe una flessione, essa riprese alla fine del suo governo, dopo il 1852, quando la presenza europea e in particolare italiana tornò a essere nuovamente incoraggiata. All’ingegnere abruzzese Silvino Olivieri, fu, per esempio, dato il compito di organizzare una colonia agricolo-militare nel territorio di Bahia Blanca che, pur senza fortuna, funse da modello per la fondazione di altre colonie agricole, destinate col tempo a moltiplicarsi e dare slancio all’immigrazione italiana in Argentina.

L’attività di Oneto – collocata in questo particolare momento e favorita dalla collaborazione tra governo argentino e tecnici italiani – si intrecciò anche con due aspetti-chiave dell’iter migratorio: il viaggio e l’insediamento nelle colonie agricole. Alla fine del 1875 il presidente della repubblica Nicolás Avellaneda gli assegnò il ruolo di commissario governativo del Chubut e di presidente della commissione incaricata di distribuire le terre di quella regione ai coloni, nonché di sovrintendere alla delimitazione dei confini con il Cile.

I coloni ai quali erano destinate le terre erano immigrati europei, in prevalenza affluitidalla regione del Galles e da circa un decennio insediati in un’area di 600 km2 comprensiva dei centri di Rawson e di Gaiman. Ma il numero di immigrati, accresciutosi in tempi relativamente brevi, era diventato fonte di apprensione per le autorità argentine, soprattutto per la presenza di un rilevante nucleo di soggetti in condizioni di precarietà sociale. Potenzialmente pericolosi, anche in ragione dell’appoggio dei missionari protestanti da qualche tempo attivi nella zona, per la stabilità e la credibilità del governo gli immigrati rappresentavano altresì un rischio per i rapporti internazionali. Incalzato dal timore che la Gran Bretagna, già presente nelle Falkland, cogliesse il pretesto per un intervento armato in quell’area, determinante per una successiva conquista dell’intera Patagonia, il governo decise di provvedere a un efficace lavoro di riorganizzazione sociale e amministrativa del Chubut.

Oneto svolse il compito di commissario fornendo alla nuova colonia uno statuto municipale, promuovendo l’attività di una società di beneficenza e la costruzione di una scuola e occupandosi anche degli approvvigionamenti, all’indomani di una carestia abbattutasi sulla regione in seguito ad una grave siccità. Per meglio affrontare la difficile situazione sociale ed economica degli immigrati, si rivolse nel 1876 al missionario Giovanni Cagliero, uomo di punta dell’ancora giovane struttura salesiana, che don Giovanni Bosco aveva inviato l’anno precedente a sovrintendere un gruppo di suoi missionari, richiesti all’Italia dal clero di Buenos Aires.

L’opera dei salesiani in Patagonia fu importante per molte ragioni: il territorio era in parte ancora inesplorato, soprattutto all’interno, e la presenza missionaria era stata fino ad allora sporadica e transitoria; solo gli anglicani erano riusciti ad insediarsi stabilmente in alcune aree della Terra del Fuoco (Punta Arenas, Ushuaia), coinvolgendo nel progetto di colonizzazione la popolazione indigena. I salesiani si trovarono in gravi difficoltà di fronte a indigeni ostili o diffidenti, militari imbarbaritie a un gran numero di migranti sempre più avulsi dalla fede cristiana. Cagliero ritenendo prioritario offrire un minimo di istruzione e di conforto religioso agli immigrati europei, e segnatamente agli italiani residenti a Buenos Aires, si stabilì in quella città con una parte dei suoi sacerdoti e vi creò una stabile presenza, intrecciando rapporti di collaborazione con le autorità locali.

L’attività svolta da Oneto in quegli anni fu all’origine di relazioni indirizzate al commissario generale dell’emigrazione Juan Dillon, che trovarono collocazione in appendice a un documento ufficiale (Informe anual del Comisario general de inmigración de la Républica Argentina – año 1876, Buenos Aires 1877, pp. 130-158): la prima, datata 4 maggio 1876, ebbe ad oggetto la rilevazione del bacino idrografico del basso Chubut e le problematiche che avevano portato al fallimento del progetto di distribuzione delle terre ai coloni; la seconda, in data 23 dicembre dello stesso anno, raccolse una serie di dati geografici relativi al territorio della colonia.

Nel marzo 1879, quando le ostilità tra Cile e Argentina per la definizione dei confini sembrarono giunte alle soglie del conflitto aperto e il governo argentino, nella necessità di fornire una maggiore certezza delle caratteristiche dei luoghi oggetto di contesa tra i due Stati, istituì la Commissione esplorativa delle Terre della Patagonia, Oneto ebbe l’incarico di organizzare spedizioni di ricognizione in terre ancora inesplorate.

Il 28 novembre di quell’anno scrisse una lettera, rimasta inedita, al capitano argentino Ramón Lista – che avrebbe più avanti condotto, in qualità di ufficiale superiore del ministero della Guerra, una spedizione scientifico-militare sulla costa dell’Isola Grande – in merito a una possibile campagna di ricognizione nei territori australi dell’Argentina e in particolare nel Chubut.

Nel febbraio 1880 fu chiamato a sostituire, in una missione avviata l’anno precedente, l’esploratore Francisco Moreno, quando questi, inoltratosi all’interno del territorio, fu catturato dal cacicco Shayeque. Un’altra campagna esplorativa, volta a raccogliere dati e rilievi, fu avviata nel 1883 nell’area di Puerto Deseado – dove sorgevano solo alcune costruzioni destinate alla sottoprefettura marittima e le capanne degli indigeni – e si protrasse dall’11 aprile al 14 novembre.

La ricognizione del territorio era propedeutica alla fondazione di una nuova colonia; il progetto, proposto dallo stesso Oneto al ministro dell’Interno Bernardo de Irigoyen in data 7 febbraio 1884, fu accolto erealizzato il 15 luglio dello stesso anno, con l’impianto di un primo nucleo di 25 famiglie che confermarono per il loro insediamento il nome di Puerto Deseado. Per la realizzazione di questo progetto – tipologicamente modellato sulle reducciónes create dai Gesuiti circa due secoli prima in altre aree del Sud America – Oneto avviò un proficuo rapporto di collaborazione con il missionario salesiano don Giuseppe Fagnano, originario di Rocchetta Tanaro (Asti), e dal 1875 residente in Argentina insieme al primo gruppo di religiosi inviati da don Bosco perevangelizzare le popolazioni della Patagonia. Nonostante l’impegno di Oneto e la capacità di Fagnano – profondo conoscitore dell’area e in rapporti eccellenti con gli indigeni – la reducción rimase in parte allo stato di progetto, a causa di difficoltà e impedimenti di ogni genere; determinante, soprattutto, fu l’ostacolo rappresentato daalcune ricche famiglie proprietarie di grandi latifondi, sfruttati per l’allevamento degli ovini, che vedevano minacciati i loro interessi.

Oneto raggiunse Puerto Deseado nel 1884. Vi morì però l’anno seguente, il 21 giugno, prima che il progetto risultasse definitivamente compiuto.

La popolazione della colonia lo ritenne il proprio fondatore: in memoria delle sue origini liguri, proclamò patrona della città la Madonna della Guardia, alla quale Genova è devota; inoltre, il 15 luglio, in ricordo dell’arrivo delle prime 25 famiglie di coloni condotte sul posto da Oneto, un corteo si reca a rendere omaggio alla tomba dell’armatore-esploratore. Il suo nome è ricordato anche dalla toponomastica relativa all’orografiaargentina, in particolare dal Cerro Oneto, nella colonia Sarmiento.

Tra i suoi scritti, oltre ai citati, resta una relazione di 12 pagine sul progetto di fondazione di Puerto Deseado, redatta nel 1883 (Puerto Deseado. Informe presentado a S.E. el señor ministro del Interior dr. don Bernardo de Jrigoyen), corredata di due carte geografiche raffiguranti la località, disegnate da Oneto (Plano del seno de la sub-prefectura de Puerto Deseado, de sus adyacencias litorales), pubblicata a cura dell’Istituto geografico argentino in Bollettino dell’Istituto geografico argentino, III (1884), pp. 1-12. Socio e collaboratore dell’Istituto dal 1882, Oneto si era infatti impegnato nel progetto d’impianto di una serie di stazioni meteorologiche a Bahia Blanca, a Carmen di Patagones, a Chubut, a Puerto Deseado, a Santa Cruz, a Bahia de San Sebastian; di queste iniziative e proposte rimangono indicazioni particolareggiate sui materiali necessari e sul costo che gli impianti avrebbero comportato.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Consolato di Calcutta, 1845-1846 e 1856-1859; Roma, Arch. storico del Ministero degli Affari Esteri, Registri copialettere dei dispacci inviati dal Ministero degli Esteri ai vari consolati all’estero, registro n. 519, Consolato di Calcutta; J. Sergi, Historia de los italianos en la Argentina, Buenos Aires 1940, pp. 345-347; N. Cuneo, Storia della emigrazione italiana in Argentina, Milano 1949; C. De Negri, L’attività geografica di A. O., in Annali di ricerche e studi di geografia, XI (1955), 1, pp. 15-22; Id., A. O. precursore dei servizi transoceanici italiani, «Quaderni della Associazione Ligure di Archeologia e Storia Navale», III, Genova 1968; G. Iannettone, Presenze italiane lungo le vie dell’Oriente nei secoli XVIII e XIX nella documentazione diplomatico-consolare italiana, Napoli 1984, passim; Los pioneros ligures, Rosario 2003, pp. 44-54; Dizionario storico-biografico dei liguri in America Latina, Genova 2006, ad ind.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata