PERTILE, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 82 (2015)

PERTILE, Antonio

Stefano Tabacchi

PERTILE, Antonio. – Nacque ad Agordo, nei pressi di Belluno, il 10 novembre 1830 da Angelo (1799-1863) e da Elisabetta Vellajo. Il padre, originario di Gallio vicentino, fu medico provinciale di Belluno e Vicenza e autore di alcuni studi sulla vaccinazione antivaiolosa.

Persa la madre in giovane età, frequentò le scuole primaria e secondaria presso istituzioni religiose. A Venezia, presso il collegio di Santa Caterina, ebbe per maestro monsignor Luigi Dalla Vecchia, buon letterato, che gli trasmise la passione per gli studi umanistici. Successivamente frequentò i corsi universitari a Vienna e a Graz. Mentre proseguiva gli studi frequentando i corsi di Friederich Wilhelm Unger, insigne germanista e storico dell’arte, intraprese una carriera burocratica a Vienna come praticante presso il ministero della Pubblica istruzione (1852) e poi come aggiunto di concetto presso lo stesso ministero (1854). Il 15 novembre 1855 si laureò in diritto civile e canonico all’Università di Padova, discutendo la tesi Del pegno legale sopra gli ‘invecta et illata’ che, lo stesso anno, fu pubblicata a Venezia, con una dedica al ministro dell’Istruzione Leo Thun Hohenstein, e ottenne una discreta accoglienza.

Nel 1857 sposò Anna d’Amberg dalla quale ebbe numerosi figli, molti dei quali morti in giovane età. Nello stesso anno il governo austriaco decise di istituire, nelle Università di Pavia e Padova, una cattedra di storia del diritto nell’ambito di una riforma che mirava ad arricchire il tradizionale bagaglio pandettistico e a uniformare il corso di studi delle università del Lombardo-Veneto a quello delle altre università dell’Impero nel segno di una valorizzazione della dimensione storica del diritto, in contrapposizione al diritto naturale. Pertile venne immediatamente incaricato di ricoprire la cattedra padovana, anche grazie alla sua perfetta padronanza del tedesco e alla sua fedeltà alle istituzioni austriache; il 23 novembre svolse la sua prolusione.

Acquisito lo status di professore straordinario, ottenne quattro anni dopo l’ordinariato, non senza qualche difficoltà legata a una certa ostilità dell’ambiente accademico padovano per il giovane collega. Tra il 1865 e il 1866 affiancò all’insegnamento della storia del diritto quello del diritto commerciale. Dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, quando dal 1873-74 l’Università di Padova fu equiparata alle altre università del Regno d’Italia, assunse l’incarico dell’insegnamento di Introduzione allo studio delle scienze giuridiche, che comprendeva la storia del diritto, affiancandolo talora ad altri corsi, come il corso libero di esegesi delle fonti medievali, nel quale illustrava sia documenti altomedievali sia statuti comunali. Il suo insegnamento attrasse molti importanti giuristi dell’epoca, dal civilista Vittorio Polacco, allo storico del diritto Nino Tamassia, che gli succedette nella cattedra a Padova, ad Attilio Brunialti, giurista e uomo politico.

Negli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento, Pertile non pubblicò specifiche ricerche, ma si concentrò sulla preparazione di una grande opera di sintesi sulla storia del diritto italiano dall’Alto Medioevo all’Ottocento, sul modello della Deutsche Rechtsgeschichte di Ferdinand Walter (1857). L’opera fu in parte anticipata dalle dispense litografate distribuite nel corso delle lezioni, che Pertile inviò anche a illustri colleghi come Fedele Lampertico e, nel 1871, dal saggio Cenni sulle fonti giuridiche dalla caduta dell’impero romano fino alla dissoluzione di quello de’ Carolingi (in Archivio giuridico, II (1868), pp. 3-51).

Nel 1873 iniziò presso le edizioni Salmin di Padova la pubblicazione della Storia del diritto italiano dalla caduta dell’Impero romano alla codificazione, articolata in sei volumi e otto tomi; si concluse nel 1887, con un lungo intervallo tra la pubblicazione del quinto volume sul diritto penale, pubblicato nel 1876, e il sesto e ultimo. Ciò forse a causa dei problemi di finanziamento di un’opera di così vasta mole, nonostante un sussidio concesso dal ministero dell’Istruzione nel 1874. Una seconda edizione riveduta e accresciuta (otto volumi più uno di indici) uscì, per i tipi della Utet, tra il 1892 e il 1903, in parte postuma, con la collaborazione di altri studiosi, tra cui Pasquale Del Giudice e Pasquale Fiore.

Nella breve Prefazione, Pertile espresse la consapevolezza che la sua opera, prima nel suo genere in Italia, avrebbe potuto essere ulteriormente perfezionata, ma rivendicò allo stesso tempo l’utilità di proporre agli studiosi un «esatto metodo storico per lo studio del diritto attuale» (p. 1). Il piano dell’opera si articolava in cinque ambiti: le fonti del diritto e le scuole giuridiche; il diritto pubblico; il diritto privato; il diritto penale; le procedure. In tutti questi ambiti, Pertile dimostrò una grande capacità di attingere direttamente alle fonti medievali, chiarendo una pluralità di specifici istituti del diritto medievale, mentre si limitò a cenni assai più sommari per i secoli più recenti. Il metodo espositivo privilegiava in effetti il contatto diretto con i documenti, nell’ambito di una concezione sostanzialmente positivistica dei fatti giuridici, che dava più valore all’analisi puntuale che al disegno evolutivo complessivo, segnando una reazione rispetto alla storiografia ‘filosofica’ di impronta romantica dei decenni precedenti.

Nel complesso si trattava di un’opera enciclopedica di amplissimo respiro, finalizzata a valorizzare la dimensione storica di un ‘diritto patrio’ che traeva le sue radici dalla vicenda della civilizzazione italiana dall’Alto Medioevo all’età comunale. Opera per molti aspetti pionieristica, «pacata e senza lampi geniali» (Paradisi, 1973, p. 111), ma non priva di smagliature critiche e destinata a svolgere la funzione di grande strumento repertoriale, più che di manuale o sintesi critica.

L’opera di Pertile ottenne diffusi consensi e recensioni prevalentemente positive, sia tra gli storici sia tra i giuristi, per la novità di una così ampia ricostruzione della storia del diritto italiano, dopo le sintetiche ricostruzioni di Pietro Luigi Albini e Federico Sclopis. Assai critico fu invece uno studioso inizialmente vicino a Pertile come Francesco Schupfer, libero docente dal 1860 e professore straordinario a Padova dal 1866 che, in una recensione anonima (Nuova antologia, XXV (1881), pp. 738-740) segnalò le debolezze critiche dell’impostazione di Pertile. Questa, secondo la recensione, peccava di una scarsa acribia nell’analisi filologica dei documenti e nella ricostruzione diacronica degli istituti, nonché di uno scarso aggiornamento rispetto ai frutti più recenti della storiografia giuridica tedesca e francese: una grande raccolta di fonti, dunque, non sufficientemente vagliate e verificate. Si trattava di osservazioni non infondate, ma viziate da una pregiudiziale incomprensione della novità dell’opera. Pertile, come scrisse al senatore Lampertico nel febbraio 1883, decise di non rispondere, ritenendo inutile sul piano scientifico rispondere a quelli che considerava «attacchi personali» e «villanie» (cit. in F. Lampertico, 2011, p. 540). A rispondere fu invece l’avvocato Antonio Rinaldi che, in un’ampia replica (Di un giudizio poco ponderato sul merito di Antonio Pertile, in Archivio giuridico, XXVI (1881), pp. 450-458), evidenziò la pretestuosità delle critiche e la rilevanza scientifica degli studi di Pertile.

Fervente cattolico e studioso fondamentalmente schivo, Pertile si dedicò quasi esclusivamente all’insegnamento e allo studio, e non assunse ruoli politici o pubblici di rilievo, a parte, dal 1873 al 1876, quello di sindaco di Strà, piccolo comune della Riviera del Brenta nel quale villeggiava con la famiglia e nel quale promosse la costituzione di una Cassa rurale. Fu tuttavia in relazione con diversi politici della Destra veneta, da Lampertico a Luigi Luzzatti a Luigi Messedaglia. Membro effettivo dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti e socio di numerose accademie, dall’Accademia delle scienze di Torino alle accademie Olimpica, Padovana e Virgiliana, giocò un ruolo di qualche importanza nella cultura veneta dei primi decenni postunitari.

Nell’ultima fase della sua vita, Pertile continuò a dedicarsi intensamente all’insegnamento, nonostante crescenti problemi di vista e di udito. Dopo la morte del cugino, l’abate Giovan Battista Pertile (1811-1884), importante docente di diritto ecclesiastico e internazionale presso l’Università di Padova, assunse anche l’insegnamento del diritto ecclesiastico, prima come privata docenza e poi, dal 1889, come incarico vero e proprio. Dal 1885-86 affiancò inoltre all’Introduzione alle scienze giuridiche l’insegnamento di Istituzioni di diritto civile e, nel 1893-95, fu preside della facoltà di giurisprudenza.

Al di là della pubblicazione della Storia del diritto italiano, la produzione scientifica di Pertile fu relativamente poco consistente. Nell’ultima fase del suo insegnamento, si ricordano tuttavia diversi contributi di qualche spessore, basati su ricerche di prima mano negli archivi veneti.

Il più significativo da un punto di vista storico-ricostruttivo è l’orazione inaugurale dell’anno accademico 1882-83, Degli ordini politici e amministrativi nella città di Padova nel secolo XIII … (Padova 1883). Da un punto di vista metodologico si segnala il saggio Un esempio della pratica applicabilità degli insegnamenti della storia del diritto (in Atti e e memorie della regia Accademia di scienze, lettere e arti in Padova, n.s., II (1885-1886), pp. 247-262), nel quale Pertile rivendicò il nesso tra la storia del diritto e il diritto positivo. A questi contributi si aggiungono altre ricerche più specifiche, tra le quali si ricordano la pubblicazione di alcuni laudi cinquecenteschi (Il Laudo della Regola di Vallesella nel Cadore, in Studi editi dalla Università di Padova a commemorare l’ottavo centenario della Università di Bologna, III, Padova 1888, pp. 3-25), erudito omaggio alla sua terra d’origine; il saggio Il diritto penale del secolo XIII studiato nell’antico statuto di Padova (Venezia 1883); la voce Statuti municipali e loro influenza sul diritto privato, scritta per il Digesto italiano (XXII, 2, Torino 1895, pp. 456-471), sorta di saggio sintesi sul ruolo degli statuti dall’Alto Medioevo all’età moderna; una dura recensione critica a Schupfer (Osservazioni su La legge romana udinese, in Archivio veneto, XXII (1881), pp. 368-384).

Antonio Pertile morì a Padova il 4 marzo 1895.

Fonti e Bibl.: Il miglior profilo biografico rimane V. Polacco, Commemorazione di A. P., in Atti dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti (novembre 1896-ottobre 1897), pp. 669-702 (con bibliografia delle opere). F. Lampertico, Carteggi e diari. 1842-1906, III, a cura di R. Camurri - G.L. Fontana, Venezia 2011, ad ind.; N. Tamassia, Commemorazione del professore A. P. letta nell’Aula Magna dell’Università di Padova il 19 novembre 1895, Padova 1895, p. 17; Cenni commemorativi, in Rivista internazionale di scienze sociali, III (1895), pp. 365-368; C. Nani, A. P.: cenno necrologico, in Atti della Reale Accademia delle scienze di Torino, XXXI (1895-1896), pp. 534-537.

H. Lentze, L’insegnamento della storia del diritto nella riforma degli studi universitari promossa dal ministro austriaco Von Thun e l’istituzione di una cattedra a Pavia e Padova, in Archivio storico lombardo, III (1951-52), pp. 291-306; M.A. Benedetto, A. P., in Nuovo digesto italiano, XII, Torino 1965, p. 1144; F. Calasso, Il centenario della prima cattedra italiana di storia del diritto, in Id., Storicità del diritto [1958], Milano 1966, pp. 5-24; B. Paradisi, Apologia della storia giuridica, Bologna 1973, ad ind.; A. Magro, La parificazione dell’università di Padova dopo l’Unità (1866) e la sua facoltà di giurisprudenza (1866-1880), in Annali di storia delle università italiane, III (1999), pp. 143-168; R. Ajello, Il collasso di Astrea: ambiguità della storiografia giuridica italiana medievale e moderna, Napoli 2002, ad ind.; I. Birocchi, I manuali di insegnamento della storia del diritto nel secolo XIX in Italia, in Dalla pecia all’e-book, Bologna 2009, pp. 388-390; M.G. Di Renzo, Per una storia del diritto (italiano): A. P. e la prima cattedra della materia, in Quaderni per la storia dell’università di Padova, 2012, vol. 45, pp. 63-103; E. Cortese, P. A., in Dizionario biografico dei giuristi italiani, II, Bologna 2013, pp. 1550-1553.

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