Salandra, Antonio

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Uomo politico (Troia 1853 - Roma 1931). Presidente del Consiglio (1914), su posizioni conservatrici, allo scoppio della Prima guerra mondiale passò da neutralismo a interventismo e promosse i negoziati segreti preliminari al patto di Londra. Dimessosi (1915) per l'opposizione dei neutralisti, fu riconfermato al governo (fino al 1916); fu infine delegato alla Conferenza di Parigi (1919).

Vita e attività

Avvocato, prof. nell'univ. di Roma dapprima (1879-80) di legislazione economico-finanziaria, poi (1880-1902) di scienza dell'amministrazione, infine (dal 1902) di diritto amministrativo. In questi anni svolse la sua maggiore attività scientifica, che abbracciò argomenti assai vari (Il divorzio in Italia; Dei metodi e criteri per calcolare la ricchezza nazionale in Italia; Gli interessi della terra e la loro rappresentanza; La giustizia amministrativa nei governi liberi, 1904, che è la sua opera maggiore) e che gli valse la nomina a socio nazionale (1907) dei Lincei. In seguito si dedicò sempre più intensamente all'attività politica, iniziata nel 1886 come deputato della Camera, dove aveva sostenuto il rafforzamento del governo di fronte al parlamento manifestando tendenze espansionistiche all'estero e conservatrici all'interno. Sottosegretario alle Finanze (1891-92), di nuovo alle Finanze e poi al Tesoro (1893-96), fu quindi ministro dell'Agricoltura (1899-1900) con L. Pelloux, del Tesoro (1906) e delle Finanze (1909-10) con S. Sonnino. Presidente del Consiglio (1914), dovette affrontare i gravissimi problemi determinati dallo scoppio della guerra europea. Decisa dapprima la neutralità, si orientò presto verso la persuasione che l'Italia dovesse agire. Intavolò pertanto trattative con l'Austria per la cessione delle terre irredente sotto il suo dominio; di fronte alla resistenza incontrata si volse verso l'intervento con l'Intesa, avviando i negoziati segreti che condussero al patto di Londra e alla denuncia della Triplice. Le correnti neutraliste parlamentari costrinsero nel maggio 1915 S. alle dimissioni: ma le violente dimostrazioni interventiste nel paese e la fiducia del re lo riconfermarono al governo. Dichiarata la guerra, rimase al potere fino all'offensiva austriaca nel Trentino (10 giugno 1916). Dopo la fine del conflitto fu delegato alla Conferenza di Parigi e rappresentò quindi l'Italia a Ginevra. In un primo tempo fiancheggiatore del fascismo, nel 1925 si ritirò dalla vita pubblica. Nel 1928 fu nominato senatore. Pubblicò: La neutralità italiana, 1914: ricordi e pensieri  (1928) e L'intervento, 1915: ricordi e pensieri (1930).

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