AOSTA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi AOSTA dell'anno: 1958 - 1994

AOSTA (v. vol. I, p. 453)

R. Mollo Mezzena

La fondazione ex novo, nel 25 a.C., di una realtà urbana nel territorio appena conquistato dei Salassi (Strab., IV, 6, 7), la deduzione di tremila romani e le relative assegnazioni agrarie (Dio Cass., LIII, 25) comportarono, nell'ambito di una particolare posizione geografica e nel più ampio quadro di interessi politico-strategici di Roma, la radicale trasformazione del territorio secondo una concezione programmatica e in base ad alcuni parametri tipologici da tempo sperimentati.

La scelta del sito, in un punto di transito obbligato, alla convergenza della valle del Buthier in quella principale della Dorea Baltea, riflette un criterio selettivo che tiene conto oltre che di fattori idrogeologici e ambientali di carattere funzionale - come la presenza di due fiumi confluenti e di una zona aperta e pianeggiante anche di altre esigenze quali la centralità e la «vocazione» insediativa dell'area, sede naturale di comunicazione e di controllo territoriale (valichi dell'Alpis Graia e dell'Alpis Poenina). Preesistenze preistoriche e protostoriche distribuite nella conca di A. hanno costituito infatti i presupposti condizionanti: la presenza di una vasta area di culto e sepoltura messa in luce a Saint-Martin-de-Corléans, caratterizzata da varî tipi di monumenti megalitici in sequenze stratificate (I metà del III millennio-2000 a.C.), attesta nella sua lunga evoluzione strutturale e funzionale le antichissime origini della città, sorta lungo un importante asse di penetrazione verso l'Occidente, e individua una remota via di colonizzazione e di trasmissione di elementi culturali.

Dati stratigrafici, aspetti ceramici, estese aree coltivate regolarmente ripartite, con preciso riferimento a nuclei abitativi pedecollinari confermano, per le successive Età del Bronzo e del Ferro, una progressione cronologica e una persistenza topografica. Che in epoca preromana esistesse un oppidum nella parte più settentrionale del piano di Α. o un insediamento sparso nel punto di incontro delle due direttrici che attraversano le Alpi, è indirettamente provato da ritrovamenti diffusi (II-I sec. a.C., La Tène C2, D1 D2).

Nella geometrica definizione della forma urbis, ad assi incrociati (insulae di m 75 X 57,50), topograficamente rilevata, con una più marcata accentuazione altimetrica nella zona nord-orientale, motivazioni di natura itineraria e ostacoli fisico-ambientali più che situazioni preesistenti (Castrum stativum) hanno imposto, a livello di piano programmatico, il decentramento verso occidente dell'intersezione dei due assi egemoni, il cardo e il decumanus maximi, organizzanti il sistema stradale, l'uno di fondovalle e l'altro collinare. Alla prima fase di organizzazione urbanistica sono riferibili la costruzione della cinta muraria difensiva e monumentale quasi interamente conservata (m 727,50 X 574), in opus quadratum di travertino, contraffortata e rinforzata da un agger, e la strutturazione - a triplice gerarchia dimensionale - dell'impianto stradale e della sottostante rete fognaria, ancora perfettamente rilevabile nell'assetto attuale che conserva l'impronta della pianificazione romana. Contemporaneamente venivano realizzate le infrastrutture primarie extraurbane, ossia le principali direttrici della programmazione territoriale: il rettifilo dal ponte sul Buthier alla Porta Praetoria e il ponte sulla Dora Baltea.

Nella funzionale progettazione della città, quale appare oggi attraverso la lettura delle imponenti emergenze architettoniche in gran parte inglobate nel tessuto medievale e moderno, la specializzazione cultuale, politica e ricreativa degli spazi rispondeva a scelte programmatiche, dettate dalla morfologia del terreno e dalla baricentrica convergenza delle principali arterie di comunicazione territoriale.

A E del cardo, in posizione dominante, era ubicato il grandioso complesso forense, foro-santuario con triportico associato al criptoportico, allungato in profondità e impostato scenograficamente.

Un impianto termale disposto lungo un asse di percorso N-S da cui fuoriesce soltanto l'articolazione delle absidi disuguali, abbinate per addizioni successive, veniva a gravitare sull'area forense.

Gli edifici per pubblici spettacoli - il teatro e l'anfiteatro in stretta connessione planimetrica, non perfettamente assializzati e geometricamente definiti, erano collocati al margine della zona urbanizzata, in prossimità delle mura e della Porta Praetoria.

La caratteristica peculiare del teatro, ritenuto comunemente di età augustea, consiste nel presentare la cavea inscritta in una poderosa struttura rettangolare cui si addossano porticus laterali, in analogia con lo schema planimetrico adottato negli odèia e nei bouleutèria. La monumentalizzazione dell'edilizia sacra è attestata nel corso del I sec. da un edificio templare (rasato alle fondazioni), ubicato lungo il decumanus (insula 37), al centro di una vasta area (probabile porticus) ed emergente nel contesto dell'edilizia privata che sembra privilegiare il settore meridionale della città.

Vaste aree organizzate adibite a necropoli, site immediatamente fuori delle porte urbiche, lungo le vie afferenti alla città, condizionarono la dilatazione insediativa extraurbana, che si concentrò prevalentemente sulle pendici collinari e nelle zone pianeggianti a SO della Dora.

Villae urbanae e villae rusticae sorte in aree già precedentemente antropizzate (Saint-Martin-de-Corléans, Regione Consolata), attestano uno sviluppo suburbano che ha utilizzato come direttrici di espansione le vie principali e secondarie in rapporto all'orografia del territorio e all'habitat preromano nell'ambito di una razionale pianificazione rurale e ambientale.

La città, raggiunta alla fine del III sec. d.C. la massima espansione all'interno del perimetro murario, è caratterizzata successivamente da una stasi edilizia e da forme di reimpiego. Il processo di involuzione urbanistica, già avviato alla fine del IV sec., si accentua gradualmente nonostante l'innovativa affermazione del cristianesimo e il conseguente inserimento di nuovi poli religiosi (chiesa, cattedrale a E del foro e basilica funeraria di S. Lorenzo) - organismi architettonici di notevole impegno - che segnano l'ultimo momento di floridezza economica e di potenzialità costruttiva.

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Aosta paleocristiana: Ch. Bonnet, L'église Saint-Laurent d'Aoste, in Atti del IX Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana, Roma 1975, Roma 1978, pp. 105-115; id., L'église cruciforme de Saint-Laurent d'Aoste. Etude archéologiques (les fouilles de 1977 à 1979) , in AA.VV., La Chiesa di S. Lorenzo in Aosta. Scavi archeologici (Quaderni della Soprintendenza per i Beni culturali della Valle d'Aosta, n.s., I), Roma 1981, pp. 11-46; R. Perinetti, La chiesa di S. Lorenzo. Appunti per una tipologia delle tombe, ibid., pp. 47-92; Ch. Bonnet, Aoste à l'epoque paléochrétienne, quelques réflexions après les fouilles de Saint-Laurent (1973-1975), in Atti del Congresso sul Bimillenario..., cit., pp. 389-404; G. Wataghin Cantino, Considerazioni sulla «basilica» del cimitero fuori Porta Decumana di Aosta, ibid., pp. 405-426; R. Mollo Mezzena, Il Complesso Cimiteriale fuori Porta Decumana ad Aosta, in Atti del V Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Torino 1979, Roma 1982, pp. 319-333; Ch. Bonnet, L'église cruciforme de Saint Laurent d'Aoste. Rapport préliminaire après les fouilles de 1972 à 1979, ibid., pp. 271-295; id., Contribution à l'étude de la topographie chrétienne d'Aoste et de Genève, in RA, 1983, pp. 168-174; Ch. Bonnet, R. Perinetti, Aoste aux premiers temps chrétiens, Quart 1986.