APOFILLITE

Enciclopedia Italiana (1929)

APOFILLITE (dal gr. ἀπό "da" e ϕύλλον "foglia", così chiamato da Haüy, 1805, per la sua tendenza a sfogliarsi al cannello)

Federico Millosevich

Composizione chimica prossima a quella richiesta dalla formula H2Ca (SiO3)2+H2O. Il F può sostituire l'O fino al 2%; Na2O sostituisce K2O solo in piccole quantità.

Classe bipiramidale ditrigonale: c = 1,2515, 001 ≿ 101=-51° 22 (Miller). Si trova anche in masse spatiche. Rari i geminati secondo (111). L'abito dipende dallo sviluppo delle forme: (100), (001), (111) (prismatico, tabulare, pseudocubico). Sfaldatura perfetta secondo (001). Durezza 4,5-5. Peso specifico 2,3. Splendore da madreperlaceo a vitreo. Colore bianco, grigio, gialliccio, ecc. Trasparente, di rado pressoché opaco. Doppia rifrazione debole; di solito otticamente positivo; talora anomalie ottiche (Mallard). Come tutte le zeoliti è un prodotto di mineralizzazione idrotermale.

Località: Alpi Seis (Alto Adige), Valle di Fassa (Trentino). A Tierno, con natrolite, è scarsa. Nei basalti amigdaloidi di S. Pietro Maggiore (Vicentino), nei filoni metalliferi di Andreasberg (Harz), e di Kongsberg (Norvegia) (v. zeoliti).

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