APOLLODORO di Atene

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

APOLLODORO di Atene (᾿Απολλόδωρος, ὁ ᾿Αθηναῖος)

R. Bianchi Bandinelli

Celebre grammatico greco del II sec. a. C., figlio di Asclepiade, forse discepolo dello stoico Panezio (Panaitios), scolaro dello stoico Diogene di Seleucia, ma principalmente del grande grammatico Aristarco, del quale fu collaboratore in Alessandria, dove sarà rimasto fino alla cacciata dei dotti ordinata da Tolomeo Physkon nel 146 a. C. La sua nascita si può porre attorno al 18o a. C., o poco prima. Al re Attalo II Filadelfo di Pergamo (159-138 a. C.) era dedicata l'opera maggiore di A., i Chronikà, una specie di cronaca enciclopedica in trimetri giambici, che elencava gli avvenimenti e i personaggi salienti dalla distruzione di Troia fino all'anno 1040 dopo di essa, cioè al 144 a. C. (Altri la proseguirono poi sino al 119).

Queste Cronache si ricollegavano all'opera analoga di Eratostene (Chronographìai), dalla quale era ripresa la datazione della distruzione di Troia a un anno corrispondente al 1184/3 a. C. Dell'opera, largamente usata come fonte da tutti gli storici posteriori, non restano che pochi frammenti. Per la storia dell'arte quest'opera di A. assume tuttavia importanza notevole, perché essa costituì, direttamente o indirettamente, una delle fonti principali dei libri xxxiv, xxxv, xxxvi, della Naturalis historia di Plinio il Vecchio (v.), nostra precipua fonte, a sua volta, per le notizie sugli artisti antichi. Diogene Laerzio (vi, 8, 5) sembra attestare che tra le biografie di uomini famosi contenute nelle Cronache di A. ci fossero anche biografie di artisti, di ognuno dei quali sarebbe stata indicata l'epoca di maggior fervore artistico (acmè, ἀκμή) corrispondente alla età di 40 anni; sembra altresì che gli artisti fossero raggruppati per generazioni, considerate della durata di 33 anni e un terzo (Diels). Per quanto si può desumere dai frammenti e ricostruire dalle derivazioni, va fatta risalire soprattutto a A. la tradizione di gusto neoattico, classicistico, che pervade la maggior parte delle fonti letterarie rimasteci e alla quale dobbiamo il fatto che ci sono conservate assai più notizie sugli artisti del periodo dal sec. VI al IV che non su quelli dell'età ellenistica, con l'inizio della quale coincide quella che Plinio (Nat. hist., xxxiv, 52), riecheggiando senza dubbio A., chiama la "morte" dell'arte (296-293 a. C.),. mentre la "rinascita" corrisponde, con l'olimpiade CLVI (157-153 a. C.), all'inizio del movimento classicista. Tale impostazione classicistica delle fonti letterarie antiche, ha avuto riflesso anche sul persistente classicismo degli studiosi moderni di storia dell'arte greca (v. Winckelmann).

Bibl: H. Diels, in Rheinisches Museum, XXXI, 1876, p. i ss.; A. Kalkmann, Die Quellen d. Kunstgeschichte des Plinius, Lipsia 1896; A. Furtwängler, Plinius u. seine Quellen, in Jharb. f. klass. Philologie, 1877, Supplem. IX; B. Schweitzer, Xenokrates v. athen, in Schriften d. königsberger gelehrten Gesellschaft, IX, 1932, p. i ss.; R. Bianchi Bandinelli, Storicità dell'Arte Classica, Firenze 1950, p. 84 ss.; W. Kroll, in Pauly-Wissowa, XXI, 1952, c. 399 ss.