SPEDALIERI, Arcangelo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 93 (2018)

SPEDALIERI, Arcangelo

Maria Carla Garbarino

– Nacque a Bronte il 17 aprile 1779 da Giuseppe, fratello del filosofo e sacerdote Nicola Spedalieri, e da Melchiora Lo Giudice, in una famiglia numerosa e non agiata.

Ebbe una prima preparazione nel collegio della città natale, fondato dal sacerdote Eustachio Ignazio Capizzi, dove rimase tra i sette e i diciotto anni. Benché il progetto iniziale fosse quello di avviare il ragazzo agli studi giuridici, il giovane passò poi a Palermo, per dedicarsi alla medicina, grazie a un sostegno economico disposto dalla Municipalità di Bronte, interessata alla formazione di futuri medici che potessero operare sul territorio.

Spedalieri studiò quindi per tre anni nella Reale Accademia di Palermo, dove ebbe modo di formarsi grazie al magistero di Stefano Pizzoli, professore di medicina pratica e seguace delle dottrine del medico scozzese John Brown, e di Francesco Berna che insegnava medicina clinica presso l’ospedale Grande della città. All’epoca l’Accademia non aveva la facoltà di conferire lauree, di conseguenza, grazie a un incremento della somma di denaro fornitagli dalla città natale, Spedalieri passò all’Università di Napoli, dove operavano Domenico Cotugno e i suoi allievi Francesco Nicola Maria Andria e Leonardo Santoro, che i biografi di Spedalieri citano come suoi maestri.

Nella città partenopea il giovane si laureò probabilmente tra il 1800 e il 1801 e tradusse un trattato del chimico francese Louis Bernard Guyton de Morveau (Trattato dei mezzi di disinfettare l’aria di prevenire il contagio, ed arrestarne i progressi, Napoli 1803). Successivamente si spostò a Pavia, attratto forse dal prestigio della facoltà medica della città, ma spinto, secondo alcuni biografi, anche dalla necessità di lasciare Napoli, a causa di probabili simpatie repubblicane.

A Pavia divenne collaboratore e amico di Pietro Moscati, che accompagnò in diversi viaggi e del quale riordinò la biblioteca. Fu ripetitore di medicina tra il 1804 e il 1808, un’attività che però non prevedeva un compenso fisso, cosicché, quando l’assegno concessogli dalla Municipalità fu sospeso, intorno al 1805, Spedalieri fu costretto a vendere indumenti e libri per far fronte alle spese e solo la generosità di un amico gli consentì di proseguire la sua attività in Lombardia. Pubblicò in questo periodo i suoi primi lavori (Della necessità di un corso patologico vegetabile. Lettera I del dott. Arcangelo Spedalieri, ripetitore di medicina nell’Università di Pavia, al compilatore della Biblioteca di campagna, in Biblioteca di campagna, IV (1804), pp. 193-205; Qual sia l’analogia che passa tra la vita dei vegetabili e quella degli animali, ibid., V (1805), pp. 145-174).

Probabilmente grazie all’intercessione di Moscati fu nominato nel dicembre 1808 assistente alla clinica medica dell’Università di Bologna, dove collaborò con Antonio Giuseppe Testa. Nel 1811 tenne come supplente l’insegnamento di clinica e, tra il febbraio del 1812 e il gennaio dell’anno successivo, un corso di scienze naturali, arricchendo il gabinetto naturalistico con esemplari di cervi. Nel 1813 tornò all’Università di Pavia, chiamato a sostituire come supplente Giuseppe Jacopi, prematuramente scomparso, sulla cattedra di fisiologia e anatomia comparata. L’anno successivo ebbe anche la supplenza del corso di polizia medica, tenuto fino al 1817, quando divenne professore di fisiologia e anatomia sublime, conservando per quell’anno anche l’insegnamento di anatomia comparata. Sempre nel 1817 fu supplente per la materia medica. A Pavia fu raggiunto dal fratello Giuseppe, laureatosi in chirurgia nel 1817.

Durante gli anni pavesi Spedalieri compì viaggi scientifici in Italia, Svizzera e Francia e accrebbe parzialmente il patrimonio dei gabinetti universitari con crani patologici umani e esemplari zoologici (farfalle e lumache). Si dedicò inoltre allo studio dell’anatomia umana, dimostrandosi un abile preparatore. L’interesse per la storia delle scoperte in questo campo di studi è evidente nell’elogio di Giovanni Filippo Ingrassia, celebre medico e anatomista siciliano vissuto nel XVI secolo, letto nel 1816, in occasione dell’apertura dell’Università (Elogio storico di Ingrassia Giovanni Filippo letto nellAula dell’Università di Pavia il 12 novembre 1816, Milano 1817). Agli stessi anni risalgono un lavoro su un caso patologico (Riflessioni sopra una straordinaria rottura dello stomaco, Pavia 1816) e un compendio di medicina pratica in due volumi (Medicina praxeos compendium ad mentem clarissimi Clarke, Pavia 1815). Sembra inoltre che lo scienziato avesse in preparazione un’opera di fisiologia che tuttavia non vide mai la luce a causa della sua prematura morte. Fu un appassionato collezionista di monete antiche e nel 1820 donò al gabinetto di numismatica dell’Università una sua piccola ma preziosa raccolta, comprendente monete greche (molte delle quali di provenienza siciliana), romane, bizantine, medievali e moderne.

Il 2 ottobre 1819 fu nominato rettore dell’Ateneo. Nello stesso anno sposò l’artista teatrale Giuseppina Le Speron, dalla quale ebbe poi il figlio Giuseppe. A causa delle sue cattive condizioni di salute, dovute probabilmente a ripetuti episodi ischemici che talvolta lo riducevano in uno stato di sopore, Spedalieri decise di abbandonare Pavia nell’agosto del 1821, per ritirarsi nella sua Sicilia, sperando che il clima potesse migliorare il suo stato. Fu a Bronte, Catania e infine Palermo, esercitando come medico con grande successo.

A Palermo tutto sembrava pronto per offrire allo scienziato la cattedra di clinica medica all’Università. Nell’Ateneo si progettava da tempo di favorire la nascita di una scuola di clinica, anche chiamando professori forestieri già esperti che fossero in grado di avviarla; negli anni passati si era fatto il nome del celebre Giovanni Rasori. La candidatura di Spedalieri venne appoggiata dal Decurionato della città, disposto a contribuire alle spese per la sua chiamata, che comprendevano, oltre allo stipendio, i costi del trasferimento della biblioteca e della collezione di preparati dello scienziato. Si è però ipotizzato che il lungo soggiorno di Spedalieri nell’Italia settentrionale lo rendesse sospetto di idee libertarie e per questo motivo non gradito all’autorità che avrebbe tardato a ratificare l’incarico.

Morì prematuramente, a causa di un grave colpo apoplettico, prima che il provvedimento avesse compimento, il 6 maggio 1823, mentre si trovava ad Alcamo per un consulto e venne sepolto nel duomo della città.

Fu socio corrispondente di varie accademie, quali la Pontaniana, la Sebezia di scienze e arti e il Reale Istituto di incoraggiamento alle scienze naturali di Napoli.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bologna, Università, b. 475; Archivio di Stato di Pavia, Università, Medicina, b. 531, Rettorato, b. 211.

A. Gallo, Necrologia, in Giornale di scienze, lettere e arti per la Sicilia, 1823, vol. 1, pp. 196 s.; V. Calandra, Memorie per la vita del dott. A. S., ibid., vol. 2, pp. 145-154; G. M. Olivier Poli, Continuazione al nuovo dizionario istorico degli uomini che si sono renduti più celebri per talenti, virtù ..., VIII, Napoli 1825, pp. 171 s.; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi, e moderni della famosa Università, e del celebre Istituto delle scienze di Bologna, Bologna 1848, p. 294; V. Corradi, Memorie e documenti per la storia dell’Università di Pavia, I, Pavia 1878, pp. 19, 202, 261 s.; G. De Luca, Storia della città di Bronte, Milano 1883, pp. 315-319; B. Radice, Biografia di A. S., Palermo 1914; F. Gasnault, La cattedra, l’altare, la nazione. Carriere universitarie nell’Ateneo di Bologna, 1803-1859, Bologna 2001, pp. 222 s.; G. Armocida, Il primo insegnamento universitario italiano di medicina legale e polizia medica, Pavia 2003, pp. 62, 74; A. Bolis, L’origine settecentesca della collezione numismatica dell’Università di Pavia, in Rivista italiana di numismatica e scienze affini, 2006, n. 107, pp. 277-296; O. Cancila, Storia dell’Università di Palermo dalle origini al 1860, Roma-Bari 2006, pp. 87 s., 99, 294, 512; M.C. Garbarino, Mauro Rusconi, in Almum Studium Papiense, Storia dell’Università di Pavia, a cura di D. Mantovani, II, 2, Milano 2017, p. 865.

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