ARCHEOLOGIA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

ARCHEOLOGIA

R. Bianchi Bandinelli
M. Pallottino
E. Coche de la Ferté

Il termine (dal gr. ἀρχαιολογία) ha significato generico di studio delle antichità (per es. a. orientale, a. biblica); ma quando si dice a. senza altra specificazione, si intende più propriamente l'a. classica. Questa si occupa della ricostruzione della civiltà della Grecia antica e dell'antica Roma, conducendola sulle testimonianze materiali che di quelle civiltà ci sono conservate e che, generalmente, vengono recuperate mediante scavi nel sottosuolo delle località dove quelle civiltà ebbero sede. Lo scavo porta alla scoperta, ma è solo con la successiva classificazione e interpretazione di queste testimonianze ("monumenti" nel senso, appunto, di "ricordi" e senza alcun concetto di grandiosità) che si porta a compimento l'impegno dell'archeologo. In quanto tale ricerca viene in contatto con papiri, con iscrizioni, e fa uso, come di prove a sostegno di una data interpretazione, di testi letterari ("fonti"), l'a. ha stretta connessione con lo studio letterario del mondo antico, e quindi con la filologia. Il suo inizio su basi scientifiche fu, anzi, propriamente filologico: l'a. serviva di illustrazione ai testi letterari. Oggi, questo aspetto degli studi di a. prende piuttosto nome di studi di antichità, particolarmente in connessione con l'epigrafia ("antichità greche e romane"). Poiché le testimonianze materiali delle civiltà antiche hanno un prevalente carattere artistico, l'a. è andata sempre più identificandosi con la storia dell'arte greca e romana. Ma deve essere ben chiaro che, nella generale incertezza della cronologia e dei caratteri di stile propri ai singoli artisti, vale a dire delle singole personalità artistiche, la storia dell'arte dell'antichità è, assai più che non la storia dell'arte dell'età moderna, strettamente legata alla preliminare ricostruzione erudita, filologica, del dato di fatto. A ciò si aggiunge che l'arte antica non ebbe mai il carattere gratuito, intellettualistico e individualistico dell'arte moderna e, particolarmente, di quella contemporanea; ma fu sempre strettamente legata alla tradizione artigiana (v. artista) e alla storia sociale. La conoscenza di questa è pertanto indispensabile premessa a un retto intendimento storico dell'arte antica. Se l'a. fu considerata un tempo disciplina ausiliare della storia o della filologia (e non ebbe cattedra particolare nelle università fino alla metà del sec. XIX: v. Brunn, Enrico), oggi essa si è sviluppata non solo in modo autonomo e usa come suoi ausiliari gli studi di filologia e di storia, ma tende a suddividersi in varie discipline a loro volta specializzate e autonome, lasciando la parola a. soprattutto alla ricerca e alla interpretazione dei manufatti di carattere artistico. Quindi, se Ciriaco de' Pizzicolli (v. Ciriaco D'Ancona), che viaggiò in Grecia fra il 1412 e il 1448 ricercando e annotando opere d'arte e iscrizioni, può dirsi, in certo modo, il fondatore dell'a. in senso generale, l'a. nel suo carattere storico-artistico, come viene intesa oggi, può ben dirsi datare dalla pubblicazione della Storia delle arti del disegno presso gli antichi di J. J. Winckelmann (v.) avvenuta (in tedesco) nel 1764; mentre la organizzazione delle grandi imprese di scavo odierne può richiamarsi alla "Società dei Dilettanti", fondata in Inghilterra nel 1732, che per prima dette un contributo serio alla scoperta dell'antica Grecia, con spedizioni ad Atene e in Asia Minore. Nel 1829, con la fondazione dell'Instituto di Corrispondenza Archeologica in Roma (che poi si trasformò in Istituto Archeologico Germanico con sedi a Berlino, Roma, Atene e, più tardi, anche al Cairo e Istanbul) si ha l'inizio del grande sviluppo che raggiunse nel sec. XIX e nel primo terzo del XX l'archeologia tedesca, e si ha la prima di quelle fondazioni di Scuole di Archeologia, ad Atene e a Roma, da parte di quasi tutte le principali nazioni, sulle quali si basa la organizzazione attuale degli studi di archeologia.

Nell'a. rientrano dunque interessi e studi diversi: a) lo studio dell'arte figurativa quale si manifesta in ogni genere di opere, di qualunque materia, forma o destinazione; b) lo studio dell'architettura in ogni sua manifestazione costruttiva, spaziale, ornamentale; c) la topografia, cioè la ricostruzione dei centri abitati monumentali, della rete stradale, e della centuriazione (v.); d) lo studio e la classificazione del vasellame fittile (il "coccio") che rappresenta, per qualunque epoca, un indizio cronologico di enorme importanza, dato che si tratta di materiale inalterabile e che, per venire continuamente rinnovato, segna ogni mutamento di fabbricazione, di stile, di corrente mercantile (la ceramica dipinta e figurata rientra, per questo suo aspetto, nello studio storico-artistico); e) la numismatica, ramo che ha raggiunto una particolare autonomia di specializzazione ed è di grande importanza per la ricostruzione dell'economia, delle correnti di traffico, oltre a fornire documenti cronologici, storici e artistici; f) l'epigrafia, disciplina del tutto specializzata, che decifra e interpreta storicamente e giuridicamente iscrizioni incise o dipinte sopra qualunque materia e di qualunque destinazione.

Per quanto detto sopra, resta chiaro che l'a. classica si occupa di tutti gli aspetti tangibili della vita e dell'arte della Grecia e di Roma, da quando nei paesi ove si svolsero queste civiltà si manifestano caratteri di civiltà distinti e in coerente sviluppo. I periodi anteriori alla Età del Bronzo non entrano strettamente nell'a., ma fanno parte della preistoria, studiata dalla Paletnologia. È ovvio che i contatti che la civiltà greca e romana ebbe con altri paesi rende necessaria all'archeologo classico la conoscenza dell'arte e dell'a. di altre aree di civiltà, in particolar modo di quelle degli Hittiti, dell'Assiria, dell'Armenia, della Persia, dell'Egitto, dei Fenici e dell'Occidente barbarico europeo, le quali di per sé non rientrano nello studio specialistico dell'a. classica. Viene data qui appresso (A) una sommaria storia delle scoperte, (B) degli studi archeologici classici e (G) di quelli di a. cristiana, seguita da (D) una bibliografia fondamentale delle opere di consultazione e delle riviste. (Per la tecnica dello scavo e i metodi di ricerca, v. esplorazione archeologica).

(R. Bianchi Bandinelli)

A) Storia delle scoperte. - Sepolcri antichi, tesori ed altri avanzi del passato destarono attenzione ed interesse in ogni tempo; ma durante l'antichità ed il Medioevo la loro attrattiva poté essere di natura religiosa o superstiziosa, ovvero di carattere pratico per i cercatori di ricchezze (specie nel caso dei violatori di tombe), o di pura curiosità: soltanto eccezionalmente scoperte e ricerche archeologiche ebbero importanza per gli amatori d'arte o per gli eruditi.

Periodo umanistico. - Un atteggiamento diverso si nota a cominciare dal periodo umanistico, quando l'aspirazione a ricollegarsi con il mondo classico, ben lungi dall'esaurirsi con l'esaltazione e lo studio della letteratura antica, provoca la ricognizione, la interpretazione, la raccolta di monumenti e di oggetti (sculture, monete, iscrizioni), cercati come modelli dagli artisti e come documenti dagli storici. Nel corso del Rinascimento l'interesse per le antichità è accompagnato e continuamente alimentato da scoperte occasionali o frutto di intenzionali esplorazioni, specialmente a Roma e in Italia: delle quali alcune celeberrime e di notevole importanza per la storia della civiltà, come quelle delle pitture della Domus Aurea (le cosiddette "grotte", donde le "Grottesche"), del Laocoonte (1506), della statua del Nilo (1512), delle sculture farnesiane negli scavi delle Terme di Caracalla (1546-47), della Chimera di Arezzo (1553), dell'Arringatore del Trasimeno (1566) ecc. Ricerche su larga scala e scavi hanno inizio in grandi complessi monumentali, quali il Foro Romano e la Villa Adriana presso Tivoli.

Il periodo della Controriforma ed il Seicento videro un attenuarsi del fervore d'indagine sul terreno, pur continuandosi singoli rinvenimenti, in ispecie statuari ed epigrafici; mentre l'interesse dei ricercatori e degli eruditi si andava già estendendo, dal campo dei monumenti classici della romanità, a quello delle antichità cristiane e del levante ellenico.

Scavi e scoperte in Italia nel Settecento e nei primi decennî dell'Ottocento. - La rivelazione di Ercolano nel 1709 può considerarsi l'inizio di un ciclo di attività archeologica, che, sia pure attraverso il progredire dei metodi e il variare degli obbiettivi, è continuato ininterrottamente sino ai nostri giorni. La esplorazione delle ciuà campane sepolte dalla eruzione del Vesuvio del 79 d. C., per la relativa integrità ambientale dei monumenti sigillati dalla catastrofe, offrì ai ricercatori un'imprevista e straordinaria messe di testimonianze sulla vita antica: rivelò, tra l'altro, il mondo per l'innanzi quasi sconosciuto della pittura. Per merito di Carlo III di Napoli gli scavi archeologici entrarono nella sfera dell'interesse pubblico. Ad Ercolano, dopo le depredazioni del principio del secolo, si lavorò sistematicamente dal 1738 al 1765, con una modesta ripresa di attività nella prima metà dell'Ottocento. Gli scavi borbonici di Pompei si iniziarono nel 1748 e durarono, con varie interruzioni e riprese, fino alla caduta del regno: furono specialmente fecondi tra il 18o6 e il 1832. Stabia era esplorata tra il 1759 e il 1782.

Contemporaneamente alle ricerche nelle città vesuviane, prìncipi e privati promossero scavi intensivi in diverse altre località interessanti la civiltà romana: a Roma stessa, sul Palatino (1720-1727), al Foro Romano (a partire dal 1778 e poi, più intensamente, nel periodo napoleonico e a varie riprese durante la restaurazione), sulla via Appia (scoperta della Tomba degli Scipioni nel 1780), nel suburbio, alla Villa Adriana, sui colli Albani, a Ostia, a Velleia, ecc.

L'orizzonte degli interessi archeologici si allargava intanto alle civiltà dell'Italia preromana, sotto l'impulso di singole scoperte (tombe dipinte a Tarquinia, sculture ed iscrizioni etrusche, Cista Ficoroni di Palestrina, tombe con vasi nell'Italia meridionale ecc.), di raccolte di materiali, di pubblicazioni e di società archeologiche, come l'Accademia Etrusca di Cortona, che promossero, ancora nel Settecento, imprese di scavo in alcune località dell'Etruria. Ma soltanto nei primi decenni del XIX sec. le necropoli etrusche furono sottoposte ad una intensa esplorazione, che fruttò la scoperta di molte tombe dipinte tarquiniesi, del ricchissimo materiale ceramico greco ed etrusco di Vulci e della preziosa suppellettile orientalizzante di Cerveteri (la Tomba Regolini Galassi, intatta, si rinvenne nel 1836). Si iniziarono anche scavi nell'Italia meridionale (Canosa, Ruvo); e la esplorazione di Selinunte (dal 1822), con la scoperta delle metope dei templi C, E, F, portò gli studiosi ad un primo contatto diretto con la grecità di Sicilia.

La rivelazione della Grecia e dell'Oriente. - L'orientamento degli studî archeologici e del gusto europeo verso l'arte e la civiltà greche, determinatosi nella seconda metà del XVIII sec., ebbe conseguenze decisive anche per le ricerche sul terreno. Fino al principio dell'Ottocento la conoscenza del mondo ellenico si era limitata al rilievo e alla descrizione di monumenti da parte di viaggiatori e studiosi, e alla raccolta di oggetti (particolarmente importante lo spoglio dei marmi dell'acropoli di Atene e la loro asportazione in Inghilterra da parte di Lord Elgin, fra il i8oo e il 1807). Ma lo scavo di Egina e il recupero delle sculture dei frontoni del tempio di Aphaia, per opera di archeologi germanici e danesi, inauguravano nel 1811 l'èra delle nuove scoperte. Seguirono la esplorazione del tempio di Apollo a Figalia (1812), il rinvenimento dell'Afrodite di Milo (1820), i primi scavi al tempio di Zeus ad Olimpia (1829) e infine, dal 1835, le ricerche sull'acropoli di Atene liberata.

Le nozioni intorno alle antiche civiltà dell'Oriente, segnatamente della egiziana, erano alla fine del Settecento ancor più confuse e indirette che quelle sulla Grecia. La spedizione napoleonica e l'occasionale scoperta della iscrizione trilingue di Rosetta (1799) aprirono l'Egitto alla scienza archeologica. Una sistematica, decisiva ricognizione dei monumenti, con qualche saggio di scavo, fu operata nel corso della prima metà del sec. XIX dalla missione franco-toscana di I. F. Champollion e di I. Rosellini (1828-29) e da quella germanica di R. Lepsius (1842-45). Mentre quest'ultima lavorava in Egitto, si iniziavano in Assiria gli scavi di Khorsābād e di Ninive: primi diretti contatti con le civiltà del mondo mesopotamico, al quale la scienza europea si era andata già accostando attraverso lo studio dei documenti iscritti cuneiformi.

Le grandi imprese archeologiche dell'Ottocento e del primo Novecento. - Quasi dovunque la metà del sec. XIX segna l'inizio di una nuova fase archeologica militante, come conseguenza dell'affermarsi di un sicuro metodo storico nello studio retrospettivo della cultura e dell'arte antica e del progressivo orientarsi degli studiosi verso i dati sperimentali e le testimonianze positive del passato. Le esplorazioni si intensificano, perdendo il carattere, per l'innanzi prevalente, di ricerca di oggetti d'arte e di dati singoli, per acquistare il valore di indagini controllate dei monumenti nel loro ambiente. Intervengono decisamente gli istituti scientifici con le loro missioni e gli Stati con i loro servizi archeologici; la iniziativa privata dei dilettanti si fa sempre più ristretta.

L'epicentro di questo grandioso e fervido movimento di ricerche appare ormai spostato verso il Mediterraneo orientale. Scavatori di diverse nazionalità convergono nei territori del mondo greco, aprendo cantieri di lavoro famosi, dai quali deriva il nucleo essenziale delle nostre mderne conoscenze sulla civiltà e sull'arte elleniche. Si inizia dalle coste dell'Asia Minore con la esplorazione di Xanthos in Licia (dal 1840), con il recupero delle sculture del Mausoleo di Alicarnasso per merito di C. Th. Newton (1857), con gli scavi inglesi, e poi austriaci, dell'Artemision di Efeso (dal 1869), con la scoperta del grande altare di Pergamo e la investigazione della città, ad opera di studiosi tedeschi (dal 1878), con la resurrezione di Magnesia, di Mileto, di Priene ecc. Nella Grecia propria le ricerche condotte ad Atene (teatro di Dioniso, Asklepieion, Ceramico) culminano nella rimozione della "colmata persiana" dell'Acropoli (1884-91), con la rivelazione dei tesori della plastica attica arcaica; tornano alla luce gli edifici sacri e le grandi sculture di Olimpia durante gli scavi germanici del 1875-80, quelli di Delfi ad opera della missione francese (dal 188o); si esplorano i santuari di Eleusi, dello Ptoion in Boezia, di Epidauro, di Hera presso Argo, di Dodona, di Artemide Orthia a Sparta; le città di Corinto, di Mantinea, di Megalopoli, di Thermos ecc. Nelle isole si lavora a Delo, a Tera, a Samotracia (dove nel 1863 si era scoperta la Nike), a Taso, a Coo, a Rodi; più tardi, già nei primi anni del nostro secolo, a Creta (Prianiàs e Gortina), a Samo (Heraion), a Corfù (tempio di Artemide alla Garitza). La grecità periferica viene alla luce attraverso le scoperte e le indagini russe nelle città greco-scitiche della Crimea (iniziate sin dalla prima metà del sec. XIX) e dagli scavi della Lidia, di Sidone, di Cipro, di Naucrati in Egitto.

Anche il vicino Oriente infatti, è aperto ora alle imprese archeologiche intensive dei dotti europei. Mentre i Francesi organizzano in Egitto il servizio archeologico del paese, accanto ad essi missioni di diversa nazionalità esplorano le località e i complessi monumentali più importanti: quali la zona di Memfi (Serapeo, necropoli di Gīzah e di Saqqārah), Tell el-‛Amārnah, Abido, Tebe (templi di Luxor, Karnak, Deir el-Baḥrī, necropoli rupestri) ecc. Da questa opera grandiosa risulterà, al principio del nostro secolo, pienamente illuminato il quadro degli sviluppi della civiltà e dell'arte egiziana dalle origini all'età greco-romana e bizantina. Ma specialmente importante è il contemporaneo disvelarsi di nuove civiltà nell'Asia Anteriore, attraverso gli scavi intrapresi in Mesopotamia, a Tellō (dal 1877), a Nippur (dal i888), a Babilonia (dal 1898), con la conseguente scoperta dell' arcaico mondo sumerico ed accadico; a Susa (dal 1885); nell'alta Siria, a Zincirli (dal 1888); in Fenicia, a Sidone, dove la missione francese di E. Renan inizia le sue ricerche già nel 1860; in Palestina, a Gezer e a Megiddo (primi anni del XX sec.); in Asia Minore, a Sardi (dal 1854), e in molte altre località. A Baalbek e a Palmira si cominciano ad esplorare le tracce della romanità d'Oriente.

In Occidente l'Italia, malgrado le scoperte del mondo greco e orientale, continua ad essere obbiettivo di imprese archeologiche, con vecchi e nuovi campi di scavo, ai quali dà impulso la unità nazionale. Per quanto concerne il settore delle antichità italiche si hanno nuovi ritrovamenti a Tarquinia (altre tombe dipinte), a Cerveteri, a Chiusi, a Palestrina (sepolcri orientalizzanti): fruttuose ricerche sistematiche rivelano, tra gli ultimi decenni del XIX sec. e i primi anni del XX, le necropoli di Cuma, Bologna, Vetulonia, Marsiliana d'Albegna, del Piceno; la città etrusca di Marzabotto; i santuarî di Satrico e di Alatri nel Lazio. In Sicilia si scavano, oltre Selinunte, anche Agrigento, Siracusa, Gela, Solunto; nella Magna Grecia, Locri. L'archeologia pompeiana entra in una nuova e più intensa fase dal 186o sotto la direzione di G. Fiorelli: vengono alla luce molte delle case più famose e le ville di Boscoreale e dei Misteri, s'inizia il criterio del restauro e della conservazione ambientale. A Roma, in successive riprese (e, a partire dalla fine del secolo, sotto la direzione di G. Boni), sono scavati il Foro Romano e il Palatino; si riprende e progredisce la investigazione di Ostia. Nella città e nei dintorni vengono alla luce alcuni capisaldi delle nostre cognizioni sulla pittura e sulla scultura antiche: la Villa di Livia a Primaporta (1863), la casa della Farnesina (1878), la Fanciulla d'Anzio (1878), il Trono Ludovisi (1887), il Discobolo mironiano di Castel Porziano (1906). L'archeologia cristiana trae il suo primo fondamento scientifico dalla esplorazione sistematica delle catacombe romane, iniziata da G. B. De Rossi intorno al 1850.

Intanto l'Africa settentrionale francese si è andata aprendo alle dirette esplorazioni archeologiche, con gli scavi di Timgad e di Lambaesis. Ed anche i paesi dell'Occidente europeo cominciano a segnalarsi per scoperte e ricerche: in Spagna si hanno rinvenimenti di antichità locali iberiche, segnatamente della Dama di Elche (1872), e si esplora Numanzia (dal 1853; dal 1903, sistematicamente, ad opera di A. Schulten); in Francia, prescindendo da alcune notevoli scoperte singole, come quella della copia del Diadoùmenos di Policleto a Vaison (1862), si scavano, sotto Napoleone III, Alesia e Bibracte; in Germania si inizia la investigazione del limes romano sul Reno e negli Agri Decumates; mentre per l'Europa danubiana vanno ricordati particolarmente gli scavi austriaci di Carnuntum (dal 1887) e quelli rumeni del trofeo di Adanildissi (1882-90).

Preistoria e protostoria. - Ma la grande rivelazione del suolo europeo è la preistoria, nel cui ambito le ricerche archeologiche, allargandosi in modo imprevisto verso il più remoto passato umano, tendono a distaccarsi decisamente dalla tradizione letteraria ed umanistica, per accostarsi, nei metodi e negli interessi, alle scienze naturali.

È comprensibile che queste nuove prospettive e questi nuovi indirizzi abbiano avuto origine nei paesi d'Europa più lontani dall'area geografica del mondo classico: e cioè nella Scandinavia, dove si raccoglievano e classificavano i relitti della umanità preistorica già dalla prima metà del XIX sec. Fu tuttavia in Francia, per merito primo di J. Boucher de Perthes ed in seguito alle scoperte di Abbeville (intorno al 185o), che poté dimostrarsi la contemporaneità dell'uomo primitivo con la fauna scomparsa di un'èra geologica precedente l'attuale: il Pleistocene. E subito dopo una serie sempre crescente di trovamenti (legati, come s'intende, all'occhio e alla volontà dei cercatori intenzionali in maniera assai più stretta che per qualsiasi altro genere di ricerche archeologiche) permetteva di ricostruire una linea di sviluppo delle culture primitive. Caverne e luoghi di soggiorno all'aperto in Francia, e poi anche in altri paesi d'Europa, rivelarono le forme di vita del Paleolitico più antico, nelle sue varie fàsi, e del Paleolitico Superiore, con le sue straordinarie pitture naturalistiche (segnalate per la prima volta nel 1879 ad Altamira nella Spagna settentrionale, e poi largamente riconosciute in altre grotte a N e a S. dei Pirenei), con le sue sculture e le sue incisioni.

La conoscenza delle culture agricole neolitiche, di età assai più recente e vicina ai tempi storici, prendeva lo spunto dalla scoperta delle palafitte svizzere (1854) e dallo studio e dalla esplorazione dei sepolcri scandinavi; mentre, ancora in Scandinavia, i trovamenti di Maglemose e di Ertebölle avviavano alla conoscenza di una fase mesolitica interposta fra il Paleolitico e il Neolitico. Dovunque, poi, venivano ravvisandosi le testimonianze di una ancor più giovane Età del Bronzo, che in Italia si manifestò con la cultura delle palafitte arginate, o terremare, della valle Padana, riconosciute a partire dal 186o. I rinvenimenti di Hallstatt in Austria (1846), di Villanova in Italia (1853), di La Tène in Svizzera (1864), consentivano la definizione di un Periodo del Ferro, il cui svolgimento europeo è già sostanzialmente contemporaneo alle civiltà classiche.

Con la leggendaria impresa archeologica di H. Schliemann, mosso a cercare le testimonianze monumentali dell'epica omerica, anche la conoscenza del mondo greco si estende verso le origini. Hanno inizio i fecondi scavi di Troia (dal 1871), di Micene (dal 1874), di Orcomeno (dal 188o), di Tirinto (1884). Si ravvisano le fasi della preistoria egea, a partire dal Neolitico, e specialmente gli aspetti culturali ed artistici di una grande Civiltà del Bronzo, che ha preceduto la greca classica. Ma soltanto le ricerche nell'isola di Creta, da parte degli Inglesi a Cnosso e degli Italiani a Festo e ad Haghia Triada (dal 1900); valgono ad illuminare compiutamente le caratteristiche e gli svolgimenti di questo insospettato mondo preellenico, contemporaneo alla fioritura delle antiche civiltà dell'Oriente. Per le quali ultime, non meno che per le classiche, si cominciano ora ad indagare anche le fasi primitive e gli antecedenti preistorici: specialmente per merito di J de Morgan e di W. M. Flinders Petrie, al quale si deve la rivelazione dell'Egitto predinastico.

Le scoperte dell'ultimo quarantennio. - L'archeologia preistorica, nata in contatto con le discipline naturalistiche nel periodo del positivismo, ha a sua volta contribuito a raffinare il metodo e ad approfondire gli obbiettivi delle ricerche archeologiche in generale. Le indagini sul terreno condotte a partire dagli anni della prima guerra mondiale si distinguono infatti dalle precedenti, oltre che per un ulteriore incremento dei campi di lavoro, per un moltiplicarsi d'interessi e di osservazioni, per una più universale comprensione da parte di governi e di pubblico, anche e specialmente per i nuovi indirizzi e per i nuovi strumenti d'investigazione: quali il controllo stratigrafico del terreno e la tecnica del radio-carbonio, tendenti ad accertare la cronologia relativa dei trovamenti a prescindere dai loro caratteri tipologici e stilistici; le analisi scientifiche dei materiali; la preservazione e il restauro dei complessi monumentali; l'impiego generale della fotografia e delle piante archeologiche; la investigazione delle aree d'interesse archeologico mediante la fotografia aerea ecc.

La sfera delle ricerche archeologiche oltrepassa oramai largamente i limiti del mondo classico e mediterraneo. L'attività umana si ravvisa sin dal Pleistocene antico; le successioni e le varietà delle culture preistoriche si sono precisate sul piano mondiale; l'arte delle incisioni rupestri è conosciuta attraverso nuovi documenti non soltanto in Europa (si considerino specialmente le recentissime scoperte della grotta di Lascaux in Francia e dell'isoletta di Lèvanzo in Italia), ma anche nel Sahara, nell'Africa orientale, in India ecc. Feconde esplorazioni hanno illuminato le fasi della preistoria dell'Asia centrale e settentrionale (ad opera degli archeologi sovietici), della Cina (specialmente per merito di J. A. Anderson), dell'Indocina, dell'Oceania, dell'Africa, dei territori artici (nelle zone più remote la esplorazione paletnologica confina con lo studio etnologico dei primitivi attuali). In America la conoscenza dell'antichità preistorica, seppure ancora allo stadio iniziale, è dovuta principalmente all'attività di archeologi statunitensi; mentre studiosi locali e qualche missione europea hanno iniziato, dal principio del secolo, una ricognizione archeologica sistematica delle civiltà precolombiane fiorite isolatamente e tardivamente nel Messico, nel Guatemala, in Colombia, in Perù, in Bolivia e i cui grandiosi monumenti e preziosi relitti avevano già destato precedentemente l'interesse dei dotti.

Ma soprattutto importante è stata la piena rivelazione delle origini e della diffusione delle prime culture agricole e metallurgiche nei territori del prossimo Oriente. Di questo processo formativo ed evolutivo si erano precedentemente intravisti gli aspetti in Egitto e nell'Egeo. Ora è la volta della Palestina, della Mesopotamia (specialmente con gli scavi di Tell-Ḥalaf, di Uruk e segnatamente di Ur, dove una missione anglo-americana scopre dal 1918 preziose testimonianze dell'arte sumerica primitiva), dell'Armenia (Karmir Blur), della Persia (Susa, Tepe Siyalk, Tepe Hissar), del Turkestan (Anau), della valle dell'Indo (dove, a partire dal 1922, si rivela la singolare civiltà di Harappa e Mohenjo-Daro). Un nuovo capitolo della storia e dell'arte orientali si apre con le scoperte dell'Asia Minore (Bogǎzköy, Kültepe, Alişar, Alaca-Hüyük, Karatepe, Tarso ecc.), che illuminano la civiltà degli Hittiti e di altri popoli asiamci: m queste ricerche si inquadra la ripresa degli scavi di Troia, ad opera di una missione americana, nel 1932. Mentre progredisce la conoscenza delle civiltà sumerica, babilonese e assira, si esplora ampiamente il territorio d'incontro del mondo mesopotamico, asianico, egeo ed egizio in Siria (Biblo, Hama, Mari, Alalakh e specialmente Rās Shamrah, l'antica Ugarit, scavata dai Francesi a partire dal 1929). In Egitto si ha la famosa scoperta dei tesori della tomba di Tutankhamon (1923); e si lavora proficuamente nelle necropoli di Gīzah e di Saqqārah. Si inizia la investigazione sistematica del territorio di Cipro, soprattutto per merito di archeologi svedesi, ma anche di inglesi e francesi. Continuano ricerche e scoperte nell'area della civiltà minoico-micenea (soprattutto importanti gli scavi francesi a Mallia nell'isola di Creta, dal 1921).

I tradizionali campi di scavo della Grecia classica (francesi a Delfi, Delo, Epidauro; tedeschi a Olimpia; italiani a Creta ecc.) restano attivi e fecondi; mentre gli Americani iniziano la metodica esplorazione delle agorài di Atene e di Corinto, gli Italiani lavorano nel Dodecanneso (Rodi e Coo) e a Lemno, i Tedeschi a Larissa sull'Hermos, i Danesi a Calidone ecc. Seppure meno cospicue che per le fasi precedenti, non mancano singole scoperte, come quella del grande bronzo raffigurante una figura virile barbata, recuperato dal mare presso il promontorio dell'Artemisio (1929). La grecità coloniale è ulteriormente illustrata dagli scavi sovietici nelle città della Russia meridionale (specialmente Neapolis) e da quelli italiani a Cirene e in Sicilia (specialmente Agrigento ed Imera); la scoperta del santuario di Hera alle foci del Sele presso Paestum, con le sue metope figurate arcaiche (1936), segna una tappa fondamentale per la conoscenza dell'arte greca nell'Italia meridionale; dopo la seconda guerra mondiale intense e sistematiche esplorazioni si riprendono a si estendono a Paestum stessa, a Velia, a Siracusa, Gela, Agrigento, Selinunte ecc.

Mentre lo studio della preistoria italiana segna ulteriori progressi (ricerche stratigrafiche nella Caverna delle Arene Candide in Liguria, nelle isole Lipari, a Barumini in Sardegna ecc.) regolari imprese archeologiche si iniziano in Etruria a Cerveteri (di cui si restaura la necropoli), a Veio (dal 1916, con la scoperta delle grandi statue fittili, tra cui l'ormai celebre Apollo), a Tarquinia; si affronta lo scavo della necropoli etrusca di Spina presso Comacchio (dal 1922). Nel 1927, accanto al non mai interrotto scavo di Pompei, riprende quello di Ercolano, per merito di A. Maiuri. A Roma si trova la "basilica" di Porta Maggiore (1917); a partire dal 1928 ha inizio la liberazione delle pendici del Campidoglio e dei Fori imperiali, nonché lo scavo e la sistemazione del Mausoleo di Augusto, con risultati interessanti per la conoscenza dell'edilizia romana: si completa il recupero dell'Ara Pacis (1937); le navi imperiali di Caligola sono tratte dal lago di Nemi (1928-29). Numerosi altri scavi di archeologia romana si compiono nel frattempo sul territorio italiano: a Ostia, a Velleia, a Milano, ad Aquileia, a Sarsina ecc.; dopo la seconda guerra mondiale ad Aosta, a Ventimiglia, a Cosa, ad Alba Fucens, a Sepino.

All'attività archeologica degli ultimi decenni si deve anche la rivelazione delle culture protostoriche dell'Occidente: quella iberica (attraverso le scoperte del Levante spagnolo, specie di Ampurias e di San Miguel de Liria) e quella della Gallia meridionale (Entremont, Ensérune); mentre progredisce la conoscenza della romanità in Europa specialmente attraverso l'esplorazione del limes in Olanda, in Germania e nei paesi danubiani. In Africa grandiose imprese di scavo sono condotte dagli Italiani in Tripolitania (Leptis Magna dal 1921, Sabratha), dai Francesi nelle città della Tunisia, dell'Algeria e del Marocco, dagli Spagnoli nel Marocco (Lixus). Nelle province romane d'Oriente hanno luogo missioni e scoperte, oltreché a Baalbek e a Palmira, ad Apamea, a Damasco, a Bostra, a Gerasa, a Tiro e specialmente a Dura Europos (scavi americani, dal 1928) e ad Antiochia; oltre che in diverse altre località dell'Asia Minore.

L'archeologia cristiana, bizantina e barbarica progredisce in tutti i territori mediterranei ed europei, attraverso la investigazione di cimiteri, monumenti sacri, complessi urbani. A Roma si scoprono l'ipogeo degli Aureli e la Memoria Apostolorum sotto S. Sebastiano; si scava la necropoli sotto S. Pietro. A Costantinopoli è esplorato sistematicamente l'antico palazzo imperiale. Con le ricerche a Samarra sul Tigri (dal 1911) anche il primitivo mondo musulmano entra nella sfera degli interessi archeologici; mentre le ricerche, come quelle francesi a Begram, nell'Afghanistan, e quelle sovietiche nei kurgan dell'Altai (specialmente Pazyryk), nel Chorezm in Asia centrale e in Armenia (Kamir Blur), ampliano ed approfondiscono la visione delle civiltà iraniche e della loro funzione storica nei rapporti tra mondo mediterraneo e Medio ed Estremo Oriente. In Russia, nei paesi danubiani, in Italia, in Spagna, in Francia, in Gran Bretagna, in Germania e nei paesi scandinavi una serie di scoperte, specialmente di necropoli, illuminano la civiltà dei popoli dell'età delle grandi migrazioni e dell'alto Medioevo.

B) Storia degli studi. - La ispirazione dell'antico e la erudizione antiquaria. - La raccolta e lo studio delle antichità sono legati originariamente ad un interesse che è diverso da quello della ricerca scientifica obbiettiva e disinteressata quale s'intende attualmente, ma nasce piuttosto dall'ammirazione e dalla nostalgia verso un passato visto come ideale e modello del presente, specialmente nel campo del gusto artistico. Questo atteggiamento si ravvisa fin dai tempi antichi, in età ellenistico-romana, ma appare poi soprattutto caratteristico del Rinascimento.

Al cercare e collezionare oggetti di scavo (sculture, vasi, monete: v. collezioni) si accompagna la loro descrizione ed illustrazione; mentre viaggiatori (come l'anconetano Ciriaco dei Pizzicolli che percorreva l'Oriente mediterraneo fra il 1418 e il 1448), artisti (come il Brunelleschi, Leon Battista Alberti, il Peruzzi, Giuliano e Antonio da Sangallo, Leonardo da Vinci, il Vignola, il Palladio), umanisti ed eruditi (come Coluccio Salutati, Poggio Bracciolini, Flavio Biondo, Andrea Fulvio, Benedetto Marliani, Lucio Mauro, G. B. Cavalieri e altri) rilevano, copiano, pubblicano monumenti architettonici, opere figurate ed iscrizioni antiche. Gli avanzi di Roma sono naturalmente al centro dell'attenzione del Rinascimento.

Il periodo della Controriforma, con il progressivo attenuarsi della influenza delle fonti d'ispirazioni classiche sulla vita spirituale ed artistica, segna un ripiegamento degli interessi archeologici verso la erudizione storica, topografica e mitologica. Si ha così un primo effettivo distacco della dottrina dei moderni dal retaggio monumentale degli antichi; ma in compenso lo studio delle antichità assume un carattere più minuzioso e sistematico, che si riconosce nell'opera di catalogazione e di esegesi propria degli antiquari dei secoli XVII e XVIII ed è favorita dall'attività collettiva dei cenacoli e delle accademie (Académie des Inscriptions et Belles Lettres fondata da Luigi XIV nel 1665, Accademia Etrusca di Cortona dal 1727, Società Colombaria a Firenze dal 1735, Reale Accademia Ercolanese dal 1738, Accademia di Antichità Profane, poi Pontificia Accademia di Archeologia, in Roma, dal 1740, Society of Antiquaries e Society of Dilettanti a Londra dal 1732, ecc.).

La produzione di questo periodo consiste essenzialmente di trattazioni storico-topografiche e di raccolte di materiali, con riproduzioni a incisione, per regioni: come le opere di Ph. Cluverio sull'Italia e la Sicilia antica; di Th. Dempster, F. Gori, M. Guarnacci sull'Etruria (l'entusiasmo degli eruditi per le antichità etrusche culmina nel Settecento con la cosiddetta "etruscheria"); di P. S. Bartoli, G. P. Bellori, C. Fontana, G. B. Piranesi, G. Vasi su Roma e sui suoi monumenti; degli accademici ercolanesi su Ercolano; di Th. Major su Paestum; di J. Spoon, C. Magni, J. Stuart, N. Revett sulla Grecia. Si tentano, infine, pubblicazioni anche più generali, a carattere enciclopedico, di documenti archeologici di generi e tempi diversi: come quelle di B. de Montfaucon, dello Spoon, di Ph. de Caylus.

Questo sforzo di raccolta e di catalogazione costituisce il fondamento di una tradizione che avrà più tardi, nei Corpora e nelle grandi edizioni di monumenti di musei e di scavi, la sua compiuta espressione scientifica. Ma nel sec. XVIII mancano ancora le cognizioni e i criteri derivanti dal metodo filologico e storico; cosicché l'interesse concreto per l'oggetto descritto appare spesso, seppur non sempre, sopraffatto dalla erudizione generica, le classificazioni hanno carattere empirico od arbitrario, difficilmente si distinguono falsi, pasticci, opere restaurate ecc. Questa maniera di concepire la pubblicazione di monumenti antichi perdurò sino ai primi decenni del sec. XIX in diverse raccolte di materiali ed opere museografiche. Va d'altro canto osservato che, sin oltre la metà dell'Ottocento, i monumenti figurati di nuova edizione furono discussi soprattutto dal punto di vista esegetico, vale a dire della loro interpretazione mitologica, storica ed antiquaria, e per l'illustrazione che da essi poteva venire alle fonti letterarie antiche.

L'archeologia come storia e critica dell'arte antica. - All'ingegno di J. J. Winckelmann, alimentato dalle correnti dell'illuminismo e favorito dall' ambiente di ricerca e di rinnovamento del gusto formatosi in Roma nella seconda metà del XVIII sec., si deve l'inizio di una nuova fase degli studi archeologici. Le sue opere: Storia delle arti del disegno presso gli antichi (1764) e Monumenti inediti (1767), gettano le basi di una classificazione secondo uno schema di sviluppo storico nel quale l'arte greca, seppure conosciuta ancora imperfettamente attraverso copie di età romana, assume la posizione preminente che le compete e iniziano una interpretazione delle opere più concreta e controllata.

La influenza del Winckelmann si esercitò largamente sugli archeologi della fine del Settecento e del principio dell'Ottocento, quali G. Zoega, C. Fea, A. Nibby e specialmente E. Q. Visconti. Essi continuarono e svilupparono la raccolta e pubblicazione di materiali, ma con un interesse storico-artistico sempre più risoluto ed ulteriormente avvivato dai primi contatti diretti con grandi originali greci. Attraverso lo studio combinato dei monumenti e delle fonti letterarie classiche, ebbe inizio la serie delle identificazioni ed attribuzioni: per es. il riconoscimento dei tipi del Discobolo di Mirone (Fea), dell'Afrodite Cnidia di Prassitele (E. Q. Visconti), l'attribuzione a Fidia dei marmi del Partenone portati a Londra da Lord Elgin, dovuta anch'essa primamente al Visconti.

Il nuovo indirizzo, sorto in Italia, fruttificò soprattutto in Germania nel corso del sec. XIX, affiancato dalla sempre più sicura affermazione della metodologia filologica e storica. Il commento e la classificazione delle opere figurate che venivano alla luce con ritmo crescente specialmente nel mondo greco, la identificazione dei tipi originali di sculture di artisti famosi (quali, in aggiunta al nucleo di quelli già precedentemente accertati, le Amazzoni dei maestri del V sec. ad opera di O. Jahn, il Marsia di Mirone ad opera di H. Brunn, il Doriforo di Policleto e i Tirannicidi di Kritios e Nesiotes ad opera di C. Friedrichs, e così via), lo studio sistematico di singole classi di monumenti (e non soltanto plastici, benché la scultura fosse al centro dell'interesse, ma anche architettonici, pittorici, ceramici, numismatici ecc.), si accompagnarono e fornirono il materiale a più vasti tentativi d'interpretazione storica dell'arte antica. Dapprima legati alla storia della civiltà spirituale nel suo complesso, come il manuale di archeologia di K. O. Müller (1830), questi tentativi riuscirono a poco a poco a delineare il quadro definitivo dello sviluppo dell'arte greca nelle sue fasi e a ricostruire l'attività e le caratteristiche dei singoli artisti: ciò che risulta realizzato nelle opere di I. Overbeck (Geschichte der griechischen Plastik, 1857-58), al quale va anche il merito di una classica raccolta di fonti antiche sull'arte, e specialmente di H. Brunn (Geschichte der griechischen Künstler, 1853-59, e Griechische Kunstgeschichte, 1893). Soltanto in un momento successivo la ricerca si estese, con quegli stessi indirizzi, fuori della Germania e cominciò a sfiorare nuovi campi: come quello dell'arte orientale e dell'arte italica.

Il sistematico sforzo ricostruttivo degli storici dell'arte antica urtava contro la frammentarietà delle testimonianze dirette e contro la insufficienza delle fonti informative (situazione alquanto diversa da quella degli storici dell'arte medioevale e moderna); donde il persistere sulla via della raccolta e della classificazione storica dei dati, della attribuzione delle opere a singoli artisti ed ambienti, considerata come fine essenziale della ricerca. Questo orientamento andò raffinandosi ed esasperandosi sul declinare del sec. XIX, passando dal primitivo filologismo ad una indagine tipologica e stilistica condotta direttamente sui monumenti, specie con il rinvenimento di originali, posti in luce con gli scavi, secondo il metodo di comparazione dei particolari esteriori e tecnici inaugurato in altro campo da G. Morelli. Il più notevole rappresentante dell'indirizzo attribuzionistico per la scultura greca fu A. Furtwängler, al quale si debbono peraltro vaste e feconde indagini anche in altri settori della produzione figurata (ceramica e glittica); mentre la ricostruzione di personalità artistiche fondata sulla comparazione analitica dei segni stilistici ha investito più di recente, nel corso del nostro secolo, il campo della pittura vascolare, per opera dell'inglese I. D. Beazley. Lo studio della tecnica (H. Blümner) e le ricerche sul rendimento dell'anatomia umana nell'arte antica (culminate nel Nudo nell'arte di A. Della Seta, 1930) riflettevano intanto, per qualche aspetto e con qualche ritardo, le correnti positivistiche della scienza e le posizioni veristiche dell'arte contemporanea, favorendo una interpretazione evoluzionistica dello sviluppo generale dell'arte antica, inteso quale progressiva conquista del vero: posizione, enunciata da E. Loewy nel 1900, che s'inquadrava del resto in orientamenti comuni alla storia dell'arte in generale. In tutti questi metodi ed obbiettivi, dominanti negli studi archeologici tra la fine del XIX e il principio del XX sec., rientra l'opera, ricca di feconde acquisizioni critiche, di P. Arndt, C. Robert, W. Klein, E. Loewy, W. Amelung, G. Lippold, E. Langlotz in Germania, G. E. Rizzo in Italia, S. Reinach, M. Collignon, H. Léchat in Francia, E. B. Walters in Inghilterra, per non citare che alcuni dei nomi più significativi; (Dei principali archeologi citati in questo paragrafo, con esclusione dei viventi, si vedano gli articoli biografici contenuti nella presente Enciclopedia).

L'attività personale degli studiosi aveva trovato, d'altro canto, negli organismi scientifici e nei repertori collettivi un appoggio che andava facendosi sempre più prezioso ed indispensabile con l'estendersi e l'approfondirsi dei campi d'indagine e con il moltiplicarsi delle scoperte e delle pubblicazioni. Alle vecchie e gloriose accademie e società di origine settecentesca si aggiunsero, nel corso del sec. XIX, istituti archeologici nazionali (ed uno internazionale a Roma, l'Instituto di Corrispondenza Archeologica, sorto nel 1829: più tardi divenuto sezione romana dell'Istituto Archeologico Germanico), istituti e scuole di varie nazioni in Italia, in Grecia e in Oriente, nuove società scientifiche di fondazione privata (specie nei paesi nordici ed anglosassoni), ciascuna con le proprie pubblicazioni. S'iniziò la serie di periodici specializzati, accanto ai quali, pubblicate sovente dalle medesime istituzioni, apparvero grandi raccolte di monumenti inediti; mentre lo studio di opere figurate antiche appartenenti alla medesima categoria fu facilitato da veri e proprî Corpora (delle sculture, dei ritratti, dei sarcofagi, dei vasi ecc.), molti dei quali sono tuttora in ininterrotto incremento. Si svilupparono con nuovi criteri, in forma di cataloghi critici, le pubblicazioni museografiche. Si diffusero pratici repertori tipologici, iconografici e bibliografici. La fotografia, sostituendosi alle riproduzioni grafiche, contribuì in maniera decisiva alla conoscenza e allo studio degli oggetti d'arte.

Ma, nonostante questa intensa e multiforme attività di ricerca e di ricostruzione delle vicende e delle caratteristiche dell'esperienza artistica antica, specialmente greca, il problema fondamentale della interpretazione e della valutazione estetica delle opere d'arte restò, nell'archeologia ottocentesca, piuttosto un oggetto occasionale di singole felici intuizioni critiche. La sua importanza si venne enucleando soltanto al cominciare del nostro secolo, sotto l'impulso di analoghe istanze della storia della letteratura e della storia dell'arte moderna (ma con sensibile ritardo rispetto a queste) e come riflesso di alcune posizioni teoriche del pensiero estetico contemporaneo. Dal concetto statico della perfezione classica, in cui riecheggiavano sotto la formula neoclassica winckelmanniana pur sempre i motivi della lontana archeologia rinascimentale, e dalle più recenti teorie del progresso artistico quale conquista del vero naturale si passò, specialmente per merito di A. Riegl (Spätrömische Kunstindustrie, 1901), al riconoscimento che valori d'arte assoluti possono esser propri di ogni stile e di ogni tempo: onde l'attenzione degli storici dell'arte antica, per l'innanzi quasi esclusivamente concentrata sul fenomeno ellenico, si aprì sulle arti dell'Oriente antico, del Mediterraneo preellenico (che allora appunto gli scavi andavano risuscitando), dell'Etruria, di Roma, della tarda antichità; e, nell'ambito della stessa esperienza greca, sull'arcaismo e sull'ellenismo, già svalutati quali momenti di preparazione o di decadenza. Ne risultarono, anche in sede puramente descrittiva e ricostruttiva, un vasto incremento ed ampliamento d'orizzonte degli studi archeologici (si considerino, ad esempio, le opere come quelle di P. Ducati sull'arte etrusca, 1927, o di E. Strong sull'arte romana, 1907, 1923-25, 1929).

Il nuovo obbiettivo degli studiosi è stato dunque negli ultimi decenni soprattutto la ricerca di un metodo critico valido per la intelligenza dei valori proprî ed originali delle singole opere d'arte antiche e degli stili di artisti, scuole, ambienti, tempi e luoghi diversi dell'esperienza figurativa antica. L'orientamento più diffuso sembra esser quello che identifica questo metodo con una "legge" storica, che si tenta definire sul piano collettivo dell'avvicendarsi e del contrapporsi di fasi del gusto, di ambienti culturali e di stirpi, intesi o come fatti di origine spirituale, nel senso della Geistesgeschichte, o addirittura razziale (l'uno e l'altro motivo ricorre nelle teorie "epocali" formulate da W. Deonna e da E. Buschor, ed in quella delle "strutture" elaborata da G. Kaschnitz Weinberg). Uno degli aspetti più salienti di questi esperimenti critici si ravvisa nello sforzo di individuare ed interpretare il contrasto tra la visione "classica" dei Greci e una visione "anticlassica" (altrimenti definita "primitiva") delle culture e dei popoli al margine del mondo greco, onde risulterebbe rivalutata e giustificata la autonomia di fenomeni d'arte, quali l'italico o il tardo-romano, precedentemente, come si diceva, o ignorati affatto o severamente giudicati manifestazioni imitative e decadenti. Ma non sono mancati anche tentativi di riportare la norma critica per la discriminazione dei valori artistici dal piano collettivo delle volontà "epocali" e delle predeterminazioni etniche al piano concreto della genialità individuale degli artisti, seppure nella maggior parte dei casi per noi sconosciuti o mal conosciuti, quale ispiratrice e regolatrice di singole fasi del gusto o "culture artistiche". Ad ogni modo queste diverse e sovente contrastanti posizioni teoriche hanno valso a sollecitare uno studio delle opere d'arte antiche non più limitato alla loro esegesi, alle ascendenze tipologiche, all'attribuzione, all'inquadramento storico cronologico, ma esteso alla ricerca della loro essenza formale e qualità estetica: indirizzo predominante, in modo più o meno accentuato e perspicuo, nell'attività critica degli studiosi contemporanei. Tali tentativi, inizialmente mossi per reagire al fatalismo antistorico delle concezioni epocali di sopra accennate, sono talora scaduti, però, a un mero interesse classificatorio, di scarso valore critico. Per opera di altri studiosi, tuttavia, si va delineando adesso una concezione più integrale dello studio storico dell'opera d'arte antica che, senza affatto trascurare la valutazione estetica e formale di essa, la indaga nelle sue connessioni iconografiche e la spiega essenzialmente come espressione della società dalla quale e per la quale ebbe vita.

L'archeologia come storia della civiltà antica. - La prevalenza assunta dai problemi storico-artistici nell'ambito degli studi archeologici non deve far dimenticare che l'archeologia fu intesa, sin dall'inizio, anche in senso estensivo, come descrizione ed interpretazione di tutti i resti materiali pervenutici dall'antichità: e quindi come fonte di conoscenza della storia, delle credenze e dei costumi dei popoli antichi. Vero è che la tradizione umanistica, continuatasi poi nella critica storico filologica del sec. XIX, favorì in ogni tempo la predilezione degli storici per le fonti letterarie, talché la storia politico-istituzionale e religiosa dei Greci e dei Romani rimase a lungo fondata quasi esclusivamente sulle notizie degli autori classici. Ma già le testimonianze scritte di origine monumentale, e cioè i materiali epigrafici, vennero contribuendo, nel corso dell'Ottocento, ad un rinnovamento e ad un ampliamento delle basi documentarie della storia, in maniera notevole per quanto riguardava il mondo greco-romano, ma in forma assolutamente decisiva per le antiche civiltà dell'Oriente, mal note o affatto sconosciute prima dell'inizio della loro ricognizione e resurrezione archeologica.

Una compiuta valutazione dei dati monumentali ai fini della storia e della storia della civiltà si ebbe tuttavia soltanto attraverso l'esperienza derivante dalla scoperta di dirette testimonianze di vita (abitati, tombe, suppellettili, ornamenti, opere figurate) riferibili a momenti culturali e a gruppi umani per i quali mancava del tutto, o appariva comunque criticamente inutilizzabile, la documentazione di fonti scritte, contemporanee o posteriori. Questo era il caso non soltanto di tutta la preistoria più remota, bensì anche di culture più recenti, o addirittura fiorite in tempi pienamente storici, che non conobbero la scrittura o lasciarono documenti scritti tuttora incomprensibili (per es. la civiltà dell'Indo, o la iberica); mentre per gli altri popoli antichi (Italici, Galli, Germani e altri) la illuminazione derivante dalle fonti epigrafiche e storiche era troppo scarsa per controbilanciare il valore della evidenza archeologica.

Un grandioso e multiforme lavoro collettivo, iniziatosi attorno alla metà del sec. XIX e continuamente incrementato dal ritmo progressivo delle nuove scoperte, ha portato a delineare il quadro delle successioni culturali preistoriche e protostoriche, delle loro posizioni cronologiche relative, delle loro varietà regionali. Tra gli studiosi che hanno maggiormente contribuito a questa ricostruzione sistematica possono esser ricordati: gli svedesi O. Montelius e N. Aberg; i francesi I. Déchelette e H. Breuil; il tedesco H. Obermaier; l'austriaco O. Menghin; l'inglese V. Gordon Childe: più in particolare, per l'Oriente J. de Morgan e G. Contenau; per l'Egeo A. Evans; per l'Italia L. Pigorini e G. Patroni; per l'Iberia P. Bosch Gimpera; per l'Africa L. S. B. Leakey e altri. Istituti, periodici e repertori specializzati hanno contribuito e contribuiscono all'incremento di questi studi.

La prima fase della ricostruzione dei caratteri e degli sviluppi delle culture antiche, indipendentemente dalle fonti scritte, è stata la osservazione e comparazione dei tipi dei monumenti e degli oggetti (soprattutto gli strumenti di pietra per la preistoria e la ceramica per le fasi preistoriche più recenti e per i tempi storici, ivi incluso lo svolgimento delle grandi civiltà). Questo metodo "tipologico", formulato principalmente dal Montelius, tende ad attribuire a tempi diversi e successivi gli stadi di trasformazione di sviluppo delle forme e della decorazione dei singoli manufatti e dei complessi culturali (corrispondendo alla teoria degli "stili" diffusa nel campo storico-artistico nel periodo dominato dalle correnti positivistiche). In senso più lato il metodo tipologico coincide con una interpretazione evoluzionistica delle vicende culturali antiche, come progresso dal semplice al complesso e come sviluppo generale e sincronico della civiltà umana, almeno in certe determinate aree e con interposte fasi di decadenza (donde anche i concetti di una vicenda "ciclica" e di un compiuto distacco culturale e cronologico tra le esperienze del Paleolitico Superiore, del Neolitico, della Età del Bronzo e della Età del Ferro, nei cui schemi furono inquadrate le stesse prime grandi civiltà storiche).

Ma la influenza della scuola detta storico-culturale, sorta nel campo degli studi etnologici e poi applicata alla archeologia preistorica (Menghin), ha favorito, nel corso degli ultimi decenni, una revisione dei rigidi schemi del procedimento tipologico, portando a riconoscere la possibilità di sviluppi culturali precoci e di attardamenti, cioè la coesistenza cronologica di forme di civiltà tipologicamente dissimili o pertinenti a stadi successivi di sviluppo tipologico, e dimostrando anche la realtà di processi involutivi dal più complesso al più semplice. Di qui una rivalutazione della importanza dei grandi centri di civiltà e delle esperienze storiche dell'Oriente e del Mediterraneo, rispetto alle aree periferiche, culturalmente arretrate, dell'Occidente e del Settentrione, nell'ambito della preistoria più recente e per tutta la durata della storia antica; nonché la tendenza ad abbassare la cronologia assoluta delle culture preistoriche e protostoriche. In questa attività critica di revisione, scuole e studiosi italiani (G. Patroni, P. Laviosa Zambotti, B. Pace), inglesi (C. F. C. Hawkes) e in parte scandinavi (N. Aberg) si trovano in contrasto polemico con le posizioni tradizionalistiche della scienza germanica (G. von Merhart, G. Kossack).

L'esperienza acquistata nello studio dei dati archeologici, là dove mancavano o scarseggiavano notizie storiche, si è, naturalmente riflessa anche sui metodi d'indagine relativi alle vicende storiche, istituzionali, sociali ed economiche delle civiltà classiche, con particolare riguardo alla conoscenza del culto, della vita pubblica e privata, della tecnica, del costume. Intimamente legata al dato archeologico e artistico si presenta la ricostruzione della storia sociale ed economica, specialmente nelle grandi opere di M. Rostovzev e negli studi di A. Alföldi. Mentre l'attività degli storici per un verso si avvale sempre più proficuamente delle testimonianze monumentali, anche al di fuori dell'epigrafia, per un altro verso la disciplina "antiquaria" (che costituisce, per certi aspetti, uno sviluppo criticamente aggiornato dell'antica erudizione settecentesca) tende a basarsi in modo sostanziale sui documenti archeologici, quali testimonianze delle forme materiali di vita e indizî per la ricostruzione delle credenze e della mentalità degli antichi, desunti direttamente, dagli edifici e dagli oggetti e indirettamente dalle figurazioni delle sculture, delle pitture, e delle monete.

(M. Pallottino)

C) Archeologia Cristiana. - Definizione. - Sebbene l'espressione A. C. sia interpretata secondo diverse accezioni, e alcuni studiosi vi comprendano l'arte occidentale ed orientale fino al Rinascimento e anche oltre, noi interpreteremo questo concetto nella sua forma più ristretta e tradizionale, in cui trova posto unicamente lo studio delle origini del Cristianesimo fino al suo sviluppo sotto Costantino e alla sua travolgente espansione nel periodo che seguì il trionfo ufficiale della religione di Cristo. Per archeologia si intende lo studio delle espressioni materiali: edifici religiosi o profani, oggetti ed iscrizioni, in una parola tutte le manifestazioni tangibili. Rimangono quindi esclusi dall'A. C. la dottrina, la filologia (in quanto strettamente applicata alle forme verbali), la storia, gli avvenimenti politici od economici; su queste diverse discipline tuttavia, A. C. ha le sue basi. Essa prescinde tra l'altro dalle manifestazioni tardive della civiltà classica e pagana, per quanto sia obbligata a tenerne conto.

Le fonti. - L'incendio delle biblioteche cristiane ordinato da Diocleziano nel 303, distrusse le più antiche fonti, e comunque quelle anteriori a Costantino; rimasero tuttavia alcune lettere di San Cipriano, vescovo di Cartagine martirizzato nel 258; la Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea (265-340) contiene inoltre numerosi documenti di epoca anteriore, inclusi in quell'opera. Tra gli scritti posteriori al trionfo della Chiesa, ci son pervenuti, talvolta in copie, gli Atti dei Martiri, verbali dei processi redatti dai Notarii; le Passioni dei Martiri, composizioni narrative in parte immaginarie, contengono spesso notizie esatte, soprattutto per quel che riguarda le indicazioni topografiche sulle tombe dei Martiri (Acta Sanctorum, Bruxelles 1882-1910). Ci sono inoltre pervenuti i Calendarî, redatti in ciascuna diocesi con i nomi dei martiri; il più celebre, quello che il papa Liberio fece rimaneggiare nel 354, conteneva il feriale romano, la depositio episcoporum (luogo e data di sepoltura dei papi), ecc. Il Liber Pontificalis, che risale senza dubbio nella prima redazione della prima parte, al pontificato di Simmaco (498-514), racconta la vita dei papi fino a quell'epoca (L. Duchesne, Le Liber Pontificalis, Parigi 1886). Gli Itinerari, che dovevano servire di guida ai pellegrini, sono talvolta trascritti insieme con i calendarî, come quello di Polemius Silvius, che porta la data del 449 ed è il più antico. In questa categoria si possono includere anche i racconti degli stessi pellegrini che tra il IV e il VII sec. si recarono in gran numero a Gerusalemme e nella Terra Santa; queste relazioni di viaggio contengono spesso indicazioni molto utili. La più celebre è quella di Etheria, del 393-396 circa; quella dell'Itinerarium Anonimi Piacentini risale invece al 570 circa, e quella di Arculfo è del secolo seguente. (P. Geyger, Itineraria Hierosolymitana, nel Gorpus script. eccles. Lat., t. 39, 1898; L. de Sivry e de Champagnac, Dictionnaire géographique et historique des pélérinages anciens et modernes, 2 voll., Parigi 1851, t. 43 e 44 dell'Encyclopédie Théologique del Migne). Infine, i Padri della Chiesa, sia greci che latini, costituiscono naturalmente, sotto certi aspetti, una fonte che permette talvolta l'interpretazione di problemi iconografici e completano, in questo senso, le Sacre Scritture.

Storia dei lavori e degli scavi. - Pur non avendo suscitato altrettante vocazioni presso gli eruditi e altrettanto entusiasmo presso il pubblico, l'A. C. figura degnamente accanto all'archeologia classica, di cui si può dire sia la sorella minore, nata un poco dopo e con uno sviluppo un po' ritardato rispetto alla sorella maggiore. Dopo essersi appassionato all'antichità classica, il Rinascimento incominciò a interessarsi all'arte cristiana, la quale però doveva, agli occhi dei suoi cultori, rimanere a lungo circoscritta a Roma e ai suoi immediati dintorni. Onofrio Panvinio fu tra i primi a interessarsi alle catacombe (De ritu sepeliendi mortuos apud veteres christianos et de eorumdem coemeteriis, Lovanio 1512). Coloro che lo seguirono però non furono alla sua altezza e bisogna arrivare ad Antonio Bosio (1576-1629) per trovare un "antiquario" di classe, che per 35 anni esplorò le necropoli romane e acquisì un'immensa erudizione (Roma sotterranea, Roma 1632). Tale iniziativa faceva riscontro alla preoccupazione dell'epoca, che era quella della Riforma, e all'attenzione che questa aveva risvegliato nei riguardi dei primi cristiani. La polemica però prese il sopravvento e il diciassettesimo secolo non portò, per quel che riguarda le catacombe, alcun contributo importante; continuarono gli scavi privati, condotti senza metodo, che provocarono spesso la distruzione delle opere rinvenute. I papi Urbano VIII, Alessandro VII e Clemente IX, allarmati da tali incursioni, affidarono la direzione dei lavori alle autorità ecclesiastiche, ma pare senza alcun risultato. A Aix-en-Provence, nel frattempo, un sapiente archeologo, che si interessava con passione alla storia e alle opere d'arte, Nicolas de Peiresc (1580-1637), stava creando una collezione vastissima, in cui figuravano molti oggetti cristiani (alcuni sarcofagi di Arles, tra l'altro, e il manoscritto carolingio del calendario del 354, che in seguito andò perduto): precorrendo i tempi, egli fu forse il primo che studiò oggetti e manoscritti metodicamente. Non pubblicò nulla perché, disperdendo le proprie attività in campi del tutto diversi, non portò a termine alcuna opera, ma i suoi appunti, in parte pervenutici e molto abbondanti, sono ancora utili; la sua più grande originalità consiste forse nell'aver intuito l'interesse delle miniature dei manoscritti, che invece per un lungo periodo dopo di lui furono del tutto neglette (Viri Illustris Nicolai de Peiresc... vita per Petrum Gassendi, Parigi 1641). Anche se nel 1716 F. Buonarroti compone una monografia sui vetri dorati (Osservazioni sopra alcuni frammenti... di vetro ornati di figure, Firenze), e anche se Gori e Zaccaria pubblicano un certo numero di iscrizioni, il diciottesimo secolo non si interessa minimamente all'A. C.; il Winckelmann, da parte sua, si occupa dell'arte antica solo fino al momento in cui essa sfocia in quella cristiana. Va invece a Seroux d'Agincourt (1730-1814) il merito di aver congiunto i due capi e di aver intuito la continuità dell'arte alla fine del periodo classico (Histoire de l'art par les monuments, depuis sa décadence au IVe siècle, jusqu'à son renouvellement au XVIe siècle, 6 voll., Parigi 1823). Egli si basava sulle catacombe e sui documenti più recenti, avorî, miniature, ecc.; ebbe però la sfortunata idea di staccare gli affreschi dalle catacombe per trasportarli al Vaticano, e nel corso dell'operazione molti furono rovinati e scomparvero. Il vero fondatore dell'A. C., nel senso moderno della parola, fu G. B. de Rossi (1822-1894), che nel 1849, sotto la guida di P. Marchi, direttore delle catacombe - nel quale incarico poi gli successe - prese a effettuare scavi nel sottosuolo romano; grazie al suo spirito scientifico, alla sua ingegnosità, al suo metodo, il de Rossi ottenne tali risultati da ricevere sovvenzioni e appoggio da Pio IX. Egli fu il primo a servirsi di tutto ciò che scopriva per ricavarne dati e nozioni: studiò quindi i graffiti e le pitture tarde; che fino allora erano stati ignorati. Con un'iniziativa della massima importanza, a partire dal 1863 egli trascrisse le sue scoperte nel Bullettino di Archeologia Cristiana, da lui stesso fondato. Riprendendo il titolo oramai classico dopo l'opera del Bosio, pubblicò tre volumi intitolati Roma Sotterranea (Roma 1864, 1867, 1877), e Inscriptiones christianae urbis Romae. L'impulso che egli diede a questa scienza fu definitivo. Favorite anche dallo sviluppo della scienza storica nel corso del XIX sec., le pubblicazioni di valore e le ricerche nell'ambito dell'A. C. si moltiplicarono, e sarebbe quindi impossibile dare qui una nota delle più importanti. Citiamo però ancora due nomi: R. Garrucci, Storia dell'arte cristiana nei primi Otto secoli della Chiesa, 4 voll., Prato 1873-80, e J. Wilpert, le cui opere essenziali su Roma sono ancor oggi consultate: Die Malereien der Katakomben Roms, 2 volì., Friburgo e Roma 1903, Die römischen Mosaiken und Malerein der kirchlichen Bauten vom IV. bis XIIL Jht., 4 voll., Friburgo in B. 1917, Die christlischen Sarkophagen, 1929-36. Parecchie opere enciclopediche sono dedicate all'arte cristiana primitiva: Dictionnaire des Antiquitées Chrétiennes del Martigny, 1865, seguito nel 1875 da un'opera analoga pubblicata con lo stesso titolo in Inghilterra da Smith e Cheetham, e da un'altra in Germania (Real Encyclopaedie der Christlichen Alterthümer, del Kraus, 1882-86).

Nel 1903, don F. Cabrol comincerà la pubblicazione del suo Dictionnaire d'Archéologie Chrétienne et de Liturgie. Dal 1950 sotto la direzione di T. Klauser si è iniziata la pubblicazione del Reallexikon für Antike u. Christentum, che considera insieme argomenti, cristiani e non, della tarda antichità. Questo campo della scienza storica è dunque ormai organizzato come gli altri, e suscita un interesse pari, anche se non altrettanto vasto, a quello suscitato dall'archeologia classica. Contemporaneamente, esso si è esteso e Roma, pur rimanendo il centro più importante, non è più considerato come l'unico; già nel 1816, il Morrelli, con Africa Cristiana, aveva attirato l'attenzione su questa regione ancora sconosciuta del cristianesimo antico, eJ. Letronne, nel 1833, apriva alla curiosità scientifica un'altra provincia archeologica, pubblicando i Matériaux pour l'histoire du Christianisme en Égypte, seguito a breve distanza dal Mommsen con Athenae Christianae; fatto significativo fu che il XIX sec. segnò l'inizio dell'interesse per una Grecia che non era quella di Pericle. St. Gsell, con i Monuments antiques de l'Algérie, fa rivivere poco dopo l'Africa cristiana per mezzo dell'osservazione e dei metodi scientifici, e numerosi scavi arricchiscono ancora le nostre nozioni sull'Africa del Nord, che lo Gsell introduce nel numero delle regioni archeologiche. La civiltà copta, con gli scavi di Quibell a Saqqārah, di Clédat a Bawit, e quelli, mal pubblicati, di Gayet ad Antinoe, rivelerà quale civiltà successe all'Egitto alessandrino e la parte avuta da questa provincia nella formazione dell'arte medioevale orientale. I lavori di Le Blant faranno rientrare nella scienza della cristianità primitiva anche la Gallia. D'altro canto l'Oriente propriamente detto doveva assumere una parte sempre più importante nella opinione scientifica, come fattore determinante della trasformazione dell'arte antica: la presenza dei Luoghi Santi, le costruzioni, ora scomparse, di Costantino, ne avevano fatto un focolare d'arte religiosa di capitale importanza anche se difficile da ricostruire. M. de Vogüé fu un pioniere in questa regione con Les églises de la Terre Sainte, Parigi 186o, e con Architecture civile et réligieuse du Ie au IVe siècle dans la Syrie centrale, 2 voll., Parigi 1866-1877. L'opera basilare dei P. P. Vincent e Abel su Gerusalemme resta classica; pubblicata nel 1912, essa presenta un quadro completo delle nozioni archeologiche relative alla capitale della cristianità. Gli scavi di Gerasa, condotti dal Crowfoot, e poi continuati, sono stati molto fruttuosi; soprattutto poi quelli di Dura Europos (1928-34), piccola guarnigione militare sull'Eufrate, ci hanno rivelato una abbondanza assolutamente inaspettata di pitture romane, cristiane ed ebraiche che hanno rinnovato le idee e le nozioni relative alle origini dell'arte cristiana; esse ci hanno fatto conoscere la sola cappella precostantiniana che ci sia pervenuta e i cui affreschi, per quanto apparentemente diversi, sono dello stesso genere di quelli delle catacombe. Le ricerche, organizzate dall'Università di Yale, sono state dirette da M. Rostovzev. In una città che fu forse la prima metropoli dei cristiani, Antiochia, non furono condotti scavi sistematici che dal 1922, per iniziativa e sotto la direzione di C. R. Morey. A Joseph Strzygowski spetta invece il merito di aver annesso al regno dell'A. C. l'Asia Minore; in un'opera che fece molto scalpore, Orient oder Rom?, Lipsia 1901, egli mise in dubbio la preminenza di Roma come centro creatore dell'arte cristiana; sarebbe stato quindi l'Oriente ad esercitare la propria influenza sull'Occidente, soprattutto per quel che riguarda gli edifici con cupole. La questione si rinnova continuamente ed è sempre dibattuta. Forse Costantinopoli, che dovette essere il centro propulsore dell'arte medievale, fu troppo a lungo misconosciuta come continuatrice di Roma dopo il periodo classico, pur non essendo mancate le relazioni di viaggiatori, la più pregevole delle quali era stata quella di A. Gylles: De topographia Constantinopoleos et de illius antiquitatibus, Lione 1561, che ebbe diverse edizioni. Il Du Cange nel 168o pubblicava Constantinopolis cristiana, in cui compendiava le informazioni dei viaggiatori che lo avevano preceduto. Nel 1855 l'inglese Newton eseguiva i primi scavi all'Ippodromo, scoprendo la base della antica colonna serpentina portata a Costantinopoli da Delfi (dove era stata consacrata come decima del bottino della battaglia di Platea nel 479 a. C.). Indipendentemente dalla bizantinologia medievale, fu solo dopo le opere di F. Wickhoff (Wiener Genesis, Vienna 1895), e di A. Riegl (Spätrödmische Kunstindustrie, 2 voll., Vienna 1901), che si incominciò a considerare l'importanza della "tarda" antichità e il ruolo avuto da Costantinopoli dopo la estinzione della classicità, contemporaneamente a Roma (nonché dopo di essa) e parallelamente all'Oriente da poco tornato ad un posto di avanguardia. L'acquisizione di queste nozioni contribuì ad abbattere un vecchio pregiudizio, secondo il quale l'arte dal IV al VI sec. non era che un prodotto di decadenza.

Musei e istituzioni. - Una disciplina intellettuale implica certe istituzioni specializzate; sotto questo aspetto, l'A. C., che nacque dopo altre scienze consorelle, ha quasi una posizione di precorritrice. Il primo museo pubblico di antichità cristiane infatti, il Museo Sacro del Vaticano, fu fondato nel 1766. Benedetto XIV vi riunì le collezioni cristiane del cardinale G. Carpegna, i vetri dorati del senatore Buonarroti e gli oggetti trovati negli scavi del Vettori, che fu il primo a farne una raccolta. Il museo venne ampliato sotto il pontificato di Pio X per accogliere il tesoro del Sancta Sanctorum. Un particolare poco conosciuto è la trasformazione nel corso del sec. XVIII della chiesa di Sant'Onorato di Arles in Musée d'antiquités classiques et chrétiennes, il cui atrio scoperto, formato dalla navata incompiuta, venne adibito a supplemento all'aperto del museo, e accolse sarcofagi cristiani e pagani, oltre a pezzi di scultura. Un'incisione del 1789 ci tramanda questa curiosa realizzazione museografica, distrutta dalla Rivoluzione. In Francia, nel 1790, nel Cabinet du Roi, ribattezzato Cabinet des Médailles, vennero raccolti importanti pezzi cristiani, e specialmente alcuni dittici consolari d'avorio provenienti dalle confische decretate dall'Assemblea Nazionale. In relazione all'appoggio accordato al de Rossi, Pio IX fondò nel 1854 il Museo Cristiano del Laterano. Nel 1895 l'Abteilung der Bildwerke der christlichen Epoche organizzava la collezione di antichità paleocristiane e bizantine del museo di Berlino, utilizzando a tale scopo la Collezione Pajaro, il cui acquisto risaliva al 1840. Verso la medesima epoca, O. M. Dalton creava nelle stesse condizioni una sala di antichità cristiane, nel British Museum, mentre in molti altri paesi venivano costituite altre collezioni di antichità cristiane. Ultimi nel tempo, infine, gli Stati Uniti acquistavano, nel corso del XX sec., molte e importanti opere che furono ordinate soprattutto nei musei di New York e di Baltimora; la fondazione Bliss creò a Dumbarton Oaks (Washington) un museo specializzato, con annesso un centro di studî. Le ricerche e gli scavi avevano infatti reso necessaria la creazione di numerose istituzioni: la Pontificia Commissione di A. C. e l'Istituto di Archeologia Sacra a Roma, la British School of Archaeology di Gerusalemme. La maggior parte delle scuole di archeologia dedicate alla Grecia e Roma, annoverarono allora tra i loro membri, anche alcuni specialisti di archeologia cristiana, mentre se ne istituivano cattedre in diverse Università (Roma, Berlino, Parigi, Strasburgo, Yale, Princeton, ecc.). Da queste iniziative ebbero origine diverse riviste, dedicate, come l'antico Bullettino di A. G., allo studio dei problemi sempre più vasti che le scoperte o le dispute scientifiche vanno man mano sollevando. L'università di Princeton attende alla compilazione di un immenso schedario iconografico dell'arte cristiana (sino al 1400), di cui esistono copie fotografiche: a Roma presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, a Princeton e al Metropolitan Museum di New York.

(E. Coche de la Ferté)

D) bibliografia archeologica generale .

Lessici, Bibliografie, Manuali. - Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler, a cura di U. Thieme e F. Becker; continuato da H. Volimer, Leipzig 1907-5o, 37 voll.; M. Besnier, Lexique de la Géographie Ancienne, Paris 1914; Bibliographie Générale des travaux historiques et Archéologiques, publiés par les Sociétés Savantes de la France, 1910-40, 3 torni, Paris 1944-53; F. Cabrol - E. Leclercq, Dictionnaire d'archéologie chrétienne et de liturgie, Paris 1924; G. Contenau, Manuel d'archéologie orientale depuis les origines jusqu'à l'époque d'Alexandre, 4 voll., Paris 1927, 1931, 1947; A. K. Coomaraswany, Bibliography of Indian Art, Boston 1925; E. De Ruggiero, Dizionario Epigrafico di Antichità Romane, voll. 1-1v (fino al fasc. 22), Roma 1886-1956 ss.; Dictionnaire des Antiquités Grecques et Romaines, d'après les textes et les monuments, ecc., ouvrage rédigé (...) sous la direction de Ch. Daremberg et E. Saglio, 9 voli. in 5 tomi, Paris 1887-1916; E. Ebeling - B. Meissner, Reallexikon der Assyriologie, vol. i ss., Berlin-Leipzig, 1928 ss.; R. Forrer, Reallexikon der prähistorischen, klassischen, und frühchristlischen Altertumer, Berlin-Stuttgart 1907; G. F. Gamurrini, Bibliografia dell'Italia Antica, voll. i-iii, Roma 1933-36; Handbuch der klassischen Altertumswissenschaft, fondato da I. v. Müller e continuato dal 1939 da W. Otto, München 1921 ss.; Katalog der Bibliothek des kaiserl. Deutschen Archaeologischen Instituts in Rom, von A. Mau, neu bearbeitet von E. v. Mercklin, vol. 1, 1, 2, Rorn 1913-14; i Suplernent für die Jahre 1911-25, bearbeitet von F. Matz, Berlin-Leipzig, 1930; Vol. ii, bearbeitet von F. Matz, parte i: Berlin-Leipzig 1932; id., parte ii, Berlin-Leipzig 1933; F. Lübkers, Reallexikon des klassischen Altertums, hgg. von J. Geffcken und E. Ziebarth, Leipzig-Berlin 1914; R. Montandon, Bibliographie Générale des Travaux Palethnologiques et Archéologiques, 4 voll. + 3 suppl., Genève - Lyon - Paris 1917-31; E. Norden - A. Gercke, Einleitung in die Altertumswissenschaft, Leipzig 1932; W. Otto, Handbuch der Archäologie im Rahmen des Handbuchs der Altertumswissenschaft, voll. i ss., München 1939 ss.; S. B. Plattner - Th. Ashby, A Topographical Dictionary of Ancient Rome, London 1929; Pauly's Real-Encyclopädie der classischen Altertumswissenschaft - Neue Bearbeitung a cura di G. Wissowa, ripresa da W. Kroll e K. Mittelhaus, voll. 34 + 15 di N. S. + 8 di suppl., Stuttgart 1894 ss.; G. Perrot - Ch. Chipiez, Histoire de l'art dans l'antiquité, voll. i-x, Paris 1882-1914; B. Porter - R. Moss, Topographical Bibliography of Ancient Egyptian Hieroglyphic Texts, Reliefs and Paintings, 4 voll., Oxford 1927-34; Reallexikon der Vorgeschichte, hgg. von M. Ebert, vol. i-xv, Berlin 1924-32; W. H. Roscher, Ausfürliches Lexicon der griech. und röm. Mithologie, voll. 9, Berlin-Leipzig 1884-1937; J. Vandier, Manuel d'archéologie égyptienne, 4 voll., Paris 1952-55.

Raccolte sistematiche di monumenti. - Antike Denkmädler, hgbn. vom Deutschen Archeologischen Institut, Berlin 1891 ss. (per le annate precedenti, ved. Monumenti inediti pubbl. dall'Instituto di Corrispondenza Archeologica, Roma); Die Antiken Sarkophagreliefs, hgg. v. C. Robert und G. Rodenwaldt, Berlin 1890 ss.; Die Antiken Terrakotten, hgg. von R. Kekulé von Stradonitz, Berlin-Stuttgart 188o ss.; P. Arndt - W. Amelung, Photographische Einzelaufnahmen Antiker Skulpturen, München 1893 ss.; A. Baumeister, Denkmäler des klassischen Altertums zur Eriläuterung des Lebens der Griechen und Römer in Religion, Kunst und Sitte (a cura di B. Arnold, H. Blümner, W. Deecke e altri), 2 voll., München-Leipzig 1885-88; W. Bissing - F. Bruckmann, Denkmäler ägyptischer Skulptur, 3 voll., München 1914; H. Brunn - P. Arndt, Griechische und römische Porträts, München 1891 ss.; H. Brunn - F. Bruckmann - P. Arndt, Denkmäler griechischer und römischer Skulptur, München 1888 ss.; H. Brunn - G. Körte, I rilievi delle urne etrusche, vol. i ss., Roma 1870-1916; F. De Clarac, Musée de sculpture antique et moderne, volumi i-xiii, Paris 1841-63; A. Conze, Die attischen Grabreliefs, 4 voll. in 10 parti, Berlin 1890-1922; Corpus Inscriptionum Etruscarum, Leipzig 1893 ss.; Corpus Inscriptionum Graecarum, Berlin 1828 ss.; Corpus Inscriptionum Latinarum, Berlin 1863 ss.; Corpus Inscriptionum Semiticarum, Paris 1881 ss.; Corpus Vasorum Antiquorum, 1923 ss., fascicoli usciti: Italia, 26; Francia, 14; Germania, 12; Inghilterra, 12; U.S.A., 11; Danimarca, 6; Jugoslavia, 3; Belgio, 2; Grecia, 2; Spagna, i; J. W. Crous, Konkordanz zum C. V.A., Rom 1942; J. Cabre Aguilo, Corpus Vasorum Hispanorum. Cerámica de Azaila. Museos arqueológicos de Madrid, Barcelona y Zaragoza, Madrid 1944; Edizione Archeologica della Carta d'Italia al 100.000, Firenze 1927 ss.; E. Esperandieu, Recueil des bas-reliefs de la Gaule romaine, voll. 10 +4 di suppl., Paris-Bruxelles 1907 ss.; Forma Italiae, Regiones: i, i, 2, G. Lugli, 1926; i, ii, P. Mingazzini e F. Pfister; VI, I, G. Becatti; ix, i, G. Monaco; vii, i, A. Neppi - Modona; Sardinia, i, 2, D. Porneddu; A. Furtängler, Die antiken Gemmen, 3 voll., Leipzig-Berlin 1900; A. Furtwängler - K. Reichhold - H. Friederich, Griechische Vasenmalerei, 3 voll. di testo e 3 di tavole, München 1900 ss.; E. Gerhard - G. Körte, Etruskische Spiegel, 5 voll., Berlin 1841-96; Germania Romana, Ein Bilderatlas, i-iv, 2a ediz. ampliata, Bamberg 1924-1930; P. Hermann - F. Bruckmann, Denkmäler der Malerei des Altertums, München 1906 ss.; Inventaire des Mosaïques de la Gaule et de l'Afrique, Paris 1909 ss.; Inventaria Archaeologica, Corpus des ensembies Archéologiques publié sous la direction de M. Marien, Anversa 1953; R. Lepsius, Denkmäler aus Ägypten und Äthiopien, 12 voll., atlante in 6 parti, Berlin 1849 ss., 5 voll. di testo + 1 vol. di suppi. di tavole, Leipzig 1897 ss.; L. Lindenschmit, Altertümer unserer heidnischen Vorzeit, voll. i-v, Mainz 1858 ss.; E. Loewy, Inschriften griechischer Bildhauer, Leipzig 1885; J. Marcadé, Recueil des signatures de sculpteurs grecs, vol. i, Paris 1953; F. Matz-F. Fuhn, Antike Bildwerke in Rom mit Ausschluss der grösseren Sammlungen, 3 voli., Leipzig 1881-82; Monumenta Serica, Peking 1935-1940; Monumenti inediti pubblicati dall'Instituto di Corrispondenza Archeologica, Roma 1829-91 (per le annate seguenti, vedi Antike Denkmäler hgbn. vom Deutschen Archäologischen Institut); Monumenti della Pittura Antica scoperti in Italia, Roma 1936 ss.; J. Overbeck, Die antiken Schriftquellen zur Geschichte der bildenden Kunst bei den Griechen, Leipzig 1868; J. Overbeck, Galerie heroischer Bildwerke der alten Kunst, 2 voll., Braunschweig 1853; 5. Reinach, Répertoire de reliefs grecs et romaines, Paris 1909, 1912; S. Reinach, Répertoire des vases peintes grecs et etrusques, 2 voll., Paris 1899-1900; 2a ediz. 1922-24; 5. Reinach, Répertoire de la statuaire grecque et romaine, 3 voli., Paris 1897-1924; 5. Reinach, Répertoire de peintures grecques et romaines, Paris 1902; Sylloge Nummorum Graecorum, The Royal Collection of Coins and Medals in the Danish National Museum, 6 voll., Copenhagen 1942; Sylloge Nummorum Graecorum, published for the British Academy, 5 voll., London 1931-51; W. H. Waddington, Recueil des monnaies grecques d'Asie Mineure, voll. i-iv, Paris 1904-12; G. Wilpert, I sarcofagi cristiani antichi, Roma 1929-36; F. Winter, Kunstgeschichte in Bildern, neue Bearbeitung, I. Das Altertum, Leipzig 1912 55.

Principali pubblicazioni in serie sugli scavi. - Altertümer von Pergamon, 8 voll., Berlin 1885-1923; C. W. Biegen, J. L. Caskey, M. Rawson, J. Sperling, Troy - General Introduction, 3 voll., Princeton 1950-53; Corinth, Results of Excavations Conducted by the American School of Classical Studies at Athens, 15 voll., Cambridge, Mass., 1932-52; Études crétoises, publiés par l'Écoie Française d'Athènes, vol. i-x, Paris 1922-53; Exploration Archéologique de Délos, faite par l'Écoie Française d'Athènes; publiée sous la direction de Th. Homolle et M. Holleaux, voll. i-xix, Paris 1909-39; Forschungen in Ephesos, hgg. von O. Benndorf, 5 voll. (i; ii; iii; iv, 1, 2, 3; v, i), Wien 1906-23; Fouilles à Saqqarah (Service des Antiquités de l'Égypte), voll. i-xix, Le Caire 1926-38; Fouilles de Delphes, publiées sous la direction de M. Th. Homolle, École française d'Athènes, Tomi: ii, Topographie et architecture, 1915 ss.; III, Epigraphie, 1910 ss.; iv, Monuments figurés, Sculpture, 1905 ss.; v, Monuments figurés, Petits Bronzes, terre-cuites, antiquités diverses, 1908 ss., Paris 1902 ss.; Fouilles de l'Institut Français du Caire, sous la direction de M. G. Foucart, voll. i-ix, Le Caire 1924-37; E. Herzfeld, Die Ausgrabungen von Samarra, vol. i-iv, Berlin 1923-1948; Mémoires publiés par les Membres de l'Institut Français d'Archéologie Orientale du Caire, sous la direction de M. E. Chassinat, vol. 1-80, Le Caire 1902-48; Mémoires publiés par les Membres de la Mission Archéologique Française au Caire, Sous la direction de M. Maspero, voll. i-xxxi, Le Caire 1881-1934; The Metropolitan Museum of Art, Egyptian Expedition, voll. 1-15, New-York 1926-42; Olympia, Die Ergebnisse, der vom dem Deutschen Reich veranstalteten Ausgrabung, hgg. von E. Curtius und F. Adler, 5 voll., Berlin 1890-1897; Publications of the Egyptian Research Account and British School of Archaeology in Egypt, voll. 1-61, London 1895-1937; D. M. Robinson, Excavations at Olynthus, voll. -xiv, Baltimore 1929-52; M. I. Rostovzeff, A. R. Berlinger, F. E. Brown, C. B. Welles, The Excavations at Dura-Europos, Conducted by the Yale University and the French Academy of Inscriptions and Letters, voll. 9 in 12 parti, New-Haven 1929-52; Sardes, Publications of American Society for the Excavations of Sardes, voll. i-xiii, Leide, Princeton, Rome 1916-25; Scavi di Ostia, a cura di G. Calza, G. Becatti, I. Gismondi, G. De Angelis d'Ossat, H. Bioch, 2 voll., Roma 1953-54; The Swedish Cyprus Expedition, voll. 1-111 + iv, 2, Stockolm 1934 ss.; Tiryns, Ergebnisse der Ausgrabungen des Deutschen Archäologischen Institutes, vol. I, A. Frickenhaus, W. Müller, F. Oelmann, Die geometrische Nekropole, 1912; vol. ii, G. Rodenwaldt, Die Fresken des Palastes, 1912; vol. iii, K. Müller, Die Architektur der Burg und des Palastes, 1930; vol. iv, Die Urfirnis-Keramik, 1938, Athen 1912-38; Ur Excavations, Publ. of the Joint Expedition of the British Museum and of the Museum of the University of Pennsylvania to Mesopotamia, vol. i ss., Oxford 1927 ss.

Periodici. (In ordine alfabetico).

Austria: Anzeiger der Oesterreichischen Akademie der Wissenschaften in Wien. Philosophisch-Historische Klasse, Wien 1864 ss.; Archaeologia Austriaca. Beiträge zur Paläanthropologie, Ur-und Frühgeschichte Oesterreichs, herausg. vom Anthropologischen Institut und Urgeschichtlichen Institut der Universität Wien, Wien 1948-49 ss.; Archäologisch-Epigraphische Mitteilungen aus Oesterreich-Ungarn, Wien 1878-97 (per le annate seguenti vedi Jahreshefte des Oesterreichischen Archäologischen Instituts in Wien); Archäologisches Beiblatt, Wien 1898 ss. (come: Beiblatt zum Jahresheft des Oesterreichischen Archäologischen Instituts); Belvedere, Illustr. Zeitschrzft für Kunstlsammler, Wien 1922 ss.; Jahreshefte des Oesterreichichen Archäologischen Instituts, Wien 1898 ss.; Mitteilungen der Anthropologischen Gesellschaft in Wien, Wien 1870 ss.; Mitteilungen der Prähistorischen Kommission der Kais. Akademie der Wissenschaften in Wien, Wien 1887 ss.; Numismatische Zeitschrift herausg. von der Numismatischen Gesellschaft in Wien, Wien 1870-1907; 1907-37 (per le annate seguenti, vedi Deutsches Jahrbuch für Numismatik); Sitzungsberichte der Akademie der Wissenschaften in Wien, Wien 1848 ss.; Sitzungsberichte der Oesterreichischen Akademie der Wissenschaften. Philologisch-historische Klasse, Wien 1848 ss.; Wiener Jahrbuch für Kunstgeschichte, Kunstistorisches Institut des Bundesdenkmalamtes in Wien, Wien 1907 ss.; Wiener Prähistorische Zeitschrift, Wien 1914 ss.

Belgio: L'Antiquité classique, Louvain 1932 ss.

Bulgaria: Izvestiaj Bǎlgarskja Archeologičeski Institut, Bulletin de l'Institut Archéologique Bulgare, Sofija 1921 ss.; Naucna Sesija na Archeologičekija Institut (Bǎgarska Akademija Naukite. Otdelenie za Istorija, Archeologija i Filosofija), Sofija 1950 ss.

Cecoslovacchia: Casopis Moravského Musea V Brne, Vedy Spolecenskc, Acta Musei Moraviae, Scientiae Sociales, Brno 1901 ss.; Sborník Národního Musea v Prace. Acta Musea Nationalis Pragae. A) Historia, Praha 1938-1939 ss.

Danimarca: Aarböger for Nordisk Oldkyndighed og Historie, Kopenhagen 1866 ss.; Acta Archaeologica, København 1930 ss.; Arkaeologisk Kunsthistoriske Meddelelser Udgivne af det kgl. Danske Videnskabernes Selskab, Kobenhavn 1932 ss.; Arkaeologisk-Kunsthistoriske Skrizfter det kgl. Danske Videnskabernes Selskab, Kobenhavn 1942 ss.

Egitto: Annales du service des Antiquités de l'Égypte, Le Caire 1900 ss.; Bulletin de la Société Archéologique d'Alexandrie, Alexandrie 1898 ss.

Etiopia: Annales d'Éthiopie, 1955 ss.

Finlandia: Acta Academiae Aboensis Humaniora, Abo 1920 ss.; Studia Orientalia, Edidit Societas Orientalis Fennica, Helsinkfiors 1925 ss.

Francia: Arts Asiatiques, Paris 1954 ss.; Bibliothèque des Écoles Françaises d'Athènes et de Rome, Paris 1877 ss.; Bulletin Archéologique du Comité des Travaux Historiques et Scientiphiques, Section d'Archéologie, Paris 1883 ss.; Bulletin de Correspondance Hellénique, École Française d'Athènes, Athènes-Paris 1877 ss.; Bulletin de la Société Natianale des Antiquaires de France, Paris 1857 ss. (le annate precedenti sotto il titolo: Annuaire de la Société ecc.); Bulletin de l'Institut Français d'Archéologie Orientale (du Caire), Le Caire 1901 ss.; Cahiers Archéologiques, Fin de l'Antiquité et Moyen-âge, Paris 1945 ss.; Cahiers de Préhistoire et d'Archéologie, Genève-Lyon 1945 ss.; Comptes rendus des séances de l'Académie des Inscriptions et Belles Lettres, Paris 1857 ss.; Congrès Archéologique de France, Société Française d'Archéologie, Paris 1841 ss.; École Française d'Athènes, Études Crétoises, Paris 1928 ss.; Gazette Archéologique, Recueil de Monuments pour servir à la Connaissance et à l'Histoire de l'Art dans l'Antiquité et le Moyen âge, Paris 1875-89; Hellenica, Recueil d'Epigraphie, de Numismatique et d'Antiquités Grecques, publiée par Louis Robert, Limoges 1940 ss.; L'année épigraphique, Revue des publications épigraphiques relatives a l'Antiquité Romaine, Paris 1888 ss.; L'année philologique, Collection de Bibliographie classique publ. par la Société de Bibliographie Classique, Paris 1924-26 ss.; L'Anthropologie, Paris 1890 ss.; Mélanges d'Archéologie et d'Histoire de l'École Française de Rome, Paris-Roma 1881 ss.; Mémoires de la Délégation Française en Perse, i-ix, Paris 1900-12; Mémoires de la Mission Archéologique de Perse, i-xiii, Paris 1913; Mémoires de la Mission Archéologique en Iran, xxix ss Paris 1943 ss.; Mérnoires de la Société Nationale des Antiquaires de France, Paris 1817 ss. (le annate 1817-1908 sotto il titolo: Bulletin et Mémoires ecc.); Monuments et Mémoires publiés par l'Acadèmie des Inscriptions et Belles Lettres, Fondation Eugène Piot, Paris 1894 ss.; Préhistoire, Paris 1932 ss.; Répertoire d'Art et d'Archéologie, Bibliothèque d'Art et d'Archéologie de l'Université de Paris, Paris 1910 ss.; Revue Archéologique, Paris 1844 ss.; Revue d'Assyriologie et d'Archéologie Orientale, Paris 1884 ss.; Revue de l'Art Ancienne et Moderne, Paris 1897-1937; Revue de l'Égypte Ancienne, Paris 1925, 1928-29 (le annate precedenti sotto il titolo: Revue Égyptologique); Revue des Arts Asiatiques, Paris 1924-1939; 1952; Revue des Etudes Grecques, Paris 1888 ss.; Revue Egyptologique, Paris 1880-1914; 1919-24 (poi come: Revue de l'Égypt Ancienne); Revue Numismatique, Paris 1837 ss.; Syria, Revue d'Art Oriental et d'Archéologie, publ. par l'Institut Français de l'Archéologie de Beyrouth, Paris 1920 ss.

Germania: Abhandlungen der Bayerischen Akadenzie der Wissenschaften. Philosophisch-historische Abteilung, München 1835 ss.; Abhandlungen der Heidelberger Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-historische Klasse, Heidelberg 1913 ss.; Abhandlungen der Philol.-historischen Klasse der Sächsischen Akademie der Wissenschaften, Leipzig 1850 ss.; Abhandlungen der Preussischen Akademie der Wissenschaften zu Berlin. Philosophisch-philologisch-historische Klasse, Berlin 1788 ss. (dal 1908 è suddivisa in classi); Aegyptologische Forschungen, herausgegeben v. A. Scharff, Glückstadt 1936 s.; Amtliche Berichte aus den Kòniglichen Kunstsammlungen (Monatl. Beiblatt zum Jahrbuch der K. Preuss. Kunstsammlungen (dal 1920 sotto il titolo: Berliner Museum), Berlin 188o ss.; Anzeiger des Germanischen Nationalmuseums, Nurnberg ss.; Berlin 1884 ss.; Archäologische Mitteilungen aus Iran, Berlin 1929 ss.; Archäologischer Anzeiger, Berlin 1889 ss. (come: Beiblatt zum Jahrbuch des Deutschen Archäologischen Instituts); Archäologische Zeitung hgbn. vom Deutschen Archäologischen Institut, Berlin 1843-85; Archiv für Anthropologie, Zeitschrift f. Naturgeschichte und Urgeschichte des Menschen, Braunschweig 1866 ss.; Archiv für Orientforschung, Berlin 1923 ss. (le annate 1923-25 col titolo: Archiv für Keilscift-Forschung); Berichte der Römisch-Germanischen Kommission des Deutschen Archäologischen Instituts über die Fortschritte der römische-germanischen Forschung, Frankfurt 1904 ss.; Berliner Museum, Berichte aus den Preuss. Königl. Kunstsammlungen, Berlin 1920 ss. (per le annate 1880-1919 vedi Amtliche Berichte aus den Preussischen Kunstsammlungen); Berliner Numismatische Zeitschrift, herausg. von der Numismatischen Gesellschaft zu Berlin, Berlin 1949 ss.; Boghazköi Studien (hgg. von O. Weber), Leipzig 1916 ss.; Bonner Jahrbucher des Rhcinischen Landesmuseums in Bonn und der Gesellschaft der Freunde und Förderer des Rheinischen Landesmuseums in Bonn, Bonn 1842 ss. (le annate 1842-94 sotto il titolo: Bonner Jahrbücher, Jahrbücher des Vereins von Altertumsfreunden in Rheinlande); Der Alte Orient, Gemeinverständliche Darstellungen. Vorderasiatisch-Aegyptische Gesellschaft, Leipzig 1900-45; Deutsches Jahrbuch für Numismatik, München 1938 ss. (per le annate precedenti, ved. Numismatische Zeitschrift, Wien); Die Antike. Zeitschrift für Kunst und Kultur des klassischen Altertums, Berlin-Leipzig 1925-44; Die Welt als Geschichte, Stuttgart 1935 ss.; Ephemeris Epigraphica Corporis Inscriptionum Latinarum Supplementum, Romae-Berolini 1872-1913; Germania, Korrespondenzblatt der Römisch-Germanischen Kommission des Deutschen Archäologischen Instituts (continuazione della: Römisch-Germanisches Korrespondenzblatt), Frankfurt a. M. 1917 ss.; Gnomon. Kritische Zeitschrift für die Gesamte klassische Altertumwissenschaft, Berlin 1925 ss.; Halliches Winckelmannsprogramm, Halle 1876 ss.; Hermes, Zeitschrift für klassische Philologie, Berlin 1866 ss.; Ipek, Jahrbuch für Prähistorische und Ethnographische Kunst, Leipzig 1925-42; Jahrbuch des Deutschen Archäologischen Instituts, Berlin ì886 Ss. (per le annate precedenti vedi Archäologische Zeitung e Annali dell'Instituto di Corrispondenza Archeologica); Jahrbuch des Römisch-Germanischen Zentral-Museums in Mainz, Mainz 1954 ss.; Jahrbuch für Numismatik und Geldgeschichte. Herausg. von der Bayerischen Numismatischen Gesellschaft, München 1949 ss.; Jahresbericht über die Fortschritte der klassischen Altertumswissenschaft, Leipzig-Berlin 1873 ss.; Klio, Beiträge zur alten Geschichte, Leipzig 1901 ss.; Leipziger Winckelmannsprogramms Blätter, Leipzig 1899 ss.; Mannus. Zeitschift für Vorgeschichte, Würzburg 1909 ss.; Marburger Winckelmann-Programm, Marburg 1947-48 ss.; Mitteilungen der Altorientalischen Gesellschaft, Leipzig 1925 ss.; Mitteilungen des Deutschen Archaeologischen Instituts, München 1948-53 (in questa pubblicazione furono fusi provvisoriamente: Mitteilungen Athenische Abteilung; e Mitteilungen ...... Römische Abteilung); Mitteilungen des Deutschen Instituts für Aegyptische Altertumskunde im Kairo, Kairo-Berlin 1930 ss.; Mitteilungen der Deutschen Orientgesellschaft, Berlin 1899 ss.; Mitteilungen der Vorderasiatischen (poi come Vorderasiatisch-Aegyptischen) Gesellschaft, Berlin, poi Leipzig 1896 ss.; Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, Athenische Abteilung, Athen-Stuttgart 1876 ss.; Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, Römische Abteilung, Rom 1886 ss. (le annate precedenti sotto il titolo: Bollettino dell'Instituto di Corrispondenza Archeologica); Münchner Jahrbuch der Bildenden Kunst, Mùnchen 1906 Ss.; Neue Heidelberger Jahrbucher. Hgbn. vom Historisch-philosophischen Verein zu Heidelberg, Heidelberg 1891 ss.; Ostasiatische Zeitschrift, Berlin 1912 ss.; Philologische Wochenschrift, Berlin 1881-1944; Philologus, Zeitschrift für das kzassische Altertum, Göttingen 1846 ss.; Prähistorische Zeitschrift, Berlin 1909 ss.; Programm zum Winckelmannsfeste der Archäologischen Gesellschaft zu Berlin (= Berliner Winckelmannsprogramm), Berlin 1840 ss.; Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte (Veröffentlichung des Kaiser-Wilhelm-Instituts-Bibliotheca Hertziana in Rom), Rom 1937 ss.; Ròmische Quartalschritf für Christliche Altertumskunde und Kirchengeschichte, Rom-Freiburg 1887 ss.; Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der Wissenschaften, Philosophisch-historische Klasse, Heidelberg 1909 ss.; Sitzungsberichte der Preussischen Akademie der Wissenschaften, Berlin 1882 ss. (dal 1938 sotto il titolo: Sitzungsberichte der Deutschen Akademie der Wissenschaften zu Berlin, Philosophisch-historische Klasse); Trierer Zeitschrift für Geschichte und Kunst des Trierer Landes und seiner Nacheargebiete, Trier 1926 ss.; Zeitschrift für Assyriologie und verwandte Gebiete, Leipzig 1866 ss.; Zeitschrift far Numismatik, Berlin 1874-1932-33; Sitzungsberichte der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, München 1835 ss.; Zeitschrift für bildende Kunst, Leipzig 1886-1932 (per le annate seguenti vedi Zeitschrift für Kunstgeschichte); Zeitschrift für Kunstgeschichte, Berlin-Leipzig 1932 ss. (per le annate precedenti vedi Zeitschrtft für bildende Kunst); Wochenschrift für klassische Philologie, Berlin 1884-1920 (del 1921 si fonde con: Philologische Wochenschrift); Warzburger Jahrbacher für die Altertumswissenschaft, Würzburg 1946 ss.

Giordania: Annual of the Department of Antiquities of Jordan, Amman 1951 ss.

Grecia: ᾿Αρχαιολογικὸν Δελτίον, Athenai 1915 ss.; ᾿Εϕημερὶς ᾿Αρχαιολογική, Athenai 1837 ss.; Journal International d'Archéologie Numismatique, ed. Svoronos, Athènes 1898-1927; Πρακτικὰ τῆς ἐν ᾿Αϑήναις ᾿Αρχαιολογικῆς ῾Εταιρίας, Athenai 1937 ss.

India: Ancient India, Bulletin of the Archaeology Survey of India, New Delhi 1946 ss.; Archaeological Survey of India, Memoirs, Calcutta 1919 ss.; Archaeological Survey of India, Reports, Calcutta 1862 ss.; Indian Antiquary.

Indocina: Bulletin de l'École Française d'Extrème-Orient, Hanoi 1901 ss.

Inghilterra: Anatolian Studies, Journal of the British Institute of Archaeology at Ankara, London 1951 ss.; Ancient Egypt and the East British School of Archaeology in Egypt, London-New York 1914-35; Annual of the British School at Athens, London 1894 ss.; Illustrated London News, London 1842 ss.;Journal of Egyptian Archaeology, Egyptian Exploration Fund, London 1914 ss.; Journal of Hellenic Studies, Society of the Promotion of Hellenic Studies, London 188o ss.; Journal of Roman Studies, Society of the Promotion of Roman Studies, London 1911 ss.; Numismatic Chronicle and Journal of the R. Numismatic Society, London 1839 ss. (le annate 1836-38 sotto il titolo: The Numismatic Journal); Papers of the British School at Rome, London 1902 ss.; Proceedings of the Prehistoric Society, Cambridge 1908 ss.; Proceedings of the Society of Biblical Archaeology, London 1878-1918; Report of the Council for British Archaeology, London 1951 ss.; Reports and Monographs of the Department of Antiquities in Tripolitania, Tripoli 1948 ss.; The Antiquaries Journal, Being the Journal of the Society of the Antiquaries of London, London 1921 ss. (per le annate precedenti, ved. Proceedings ecc.); The British Museum Quarterly, London 1926 ss.; The Classical Quarterly, Organ of the Classical Association, London 1907 ss.; The Classical Review, Organ of the Classical Association, London 1887 ss.

Israele: ῾Atiqot 1955 ss.; Israel Exploration Journal, Jerusalem 1950 ss.; The Journal of the Palestine Oriental Society, Jerusalem 1920 ss.; The Quarterly of the Department of Antiquities in Palestine, Jerusalem 1932-1949-50.

Italia: Aegyptus, Rivista italiana di egittologia e papirologia, Milano 1920 ss.; Africa Italiana, Rivista di Storia ed Arte a cura del Ministero delle Colonie, Bergamo 1927-41 (per le annate precedenti vedi Notiziario Archeologico delle Colonie); Annali dell'Instituto di Corrispondenza Archeologica, Roma 1829-85 (le annate 1854-56 sono contenute nei Monumenti dell'Istituto): dal 1886 vedi Jahrbuch des Deutschen Archäologischen Instituts, Berlin; Annali dell'Istituto Italiano di Numismatica, Roma 1954 ss.; Annuario bibliografico di archeologia (pubblicazioni della biblioteca dell'Istituto Naz. d'Archeologia e Storia dell'Arte), Modena 1952 ss.; Annuario del Museo Greco Romano, Alexandrie 1932-33 (per le annate seguenti vedi Annuaire du Musée Gréco-Romain, Municipalité d'Alexandrie, Alexandrie); Annuario della Scuola Archeologica di Atene e delle Missioni Scientifiche Italiane in Oriente, Bergamo 1914 ss.; Archeologia classica, Rivista dell'istituto di Archeologia della Università di Roma, Roma 1949 ss.; Arti figurative, Rivista d'Arte Antica e Moderna, Roma 1945 ss.; Atene e Roma, Bollettino dell'Associazione Italiana di Cultura Classica, Firenze-Roma 1898-1919; 1920 ss.; 1950 ss.; Athenaeum, Studi Periodici di letteratura e storia dell'Antichità, pubbl. sotto gli auspici dell'Università di Pavia, Pavia 1913 ss.; Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Memorie, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, Roma 1873-74 ss. (per le annate 1847-73 sotto il titolo: Acta Academiae Pontificiae Scientiarum); Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Notizie degli Scavi di Antichità comunicate all'Accademia dal Ministero della Pubblica Istruzione, Roma 1876 ss. (fino al 1903 incorporato nelle Memorie; dal 1904 autonomo); Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Rendiconti, Roma 1873 ss.; Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, Roma 1821-64; 1881 ss.; 1923 ss. (dal 1923 suddiviso in Memorie e Rendiconti); Atti della Pontzficia Accademia Romana di Archeologia, Dissertazioni, Roma 1821 ss.; Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, Memorie, Roma 1923 ss.; Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, Rendiconti, Roma 1923 ss.; Atti e Memorie della Società Magna Grecia, Roma 1928-1932; Ausonia, Rivista della Società Italiana di Archeologia e Storia dell'Arte, Roma 1906-21; Bollettino d'Arte (Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione Generale Antichità e Belle Arti), Roma 1907-38; 1948 ss. (per le annate: 1938-1943 vedi Le Arti); Bollettino dei Musei Comunali di Roma a cura degli Amici dei Musei di Roma, Roma 1954 ss.; Bollettino dell'Associazione Internazionale degli Studi Mediterranei, Roma 19301936; Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma, Roma 1872 Ss.; Bullettino dell'Instituto di Corrispondenza Archeologica, Bulletin de l'Institut de Corrispondence Archeologique, Roma 1829-33; 1856-85 (dal 1886 vedi Jahrbuch des Deutschen Archàologischen Instituts); Bullettino di Archeologia Cristiana, Roma 1863-1894 (le annate seguenti sotto il titolo: Nuovo Bullettino di Archeologia Cristiana, Roma); Bullettino di Paletnologia Italiana, Roma 1875 55. (dal 1941 sotto il titolo: Preistoria, Bullettino di Paletnologia Italiana); Capitolium, Rassegna mensile di Attività Municipale, Roma 1925 55. (le annate '935-37 sotto il titolo: Bollettino della Capitale); Clara Rhodos, Studi e materiali, pubblicati a cura dell'Istituto Storico-Archeologico di Rodi, Rodi 1928-41; Doxa, Rassegna Critica di Antichità Classica, Roma 1948 ss.; Emilia Preromana, Rivista del Centro Emiliano di Studi Preistorici, Modena 1948 ss.; Fasti Archaeologici, Annual Bulletin of Classical Archaeology, the International Association for Classical Archaeology, Firenze 1946 ss.; La Critica d'Arte, Rivista di Arti Figurative (parte I), Firenze 1935-1943; Le Arti, Rassegna dell'Arte Antica e Moderna, a cura della Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, Firenze 1938-43 (per le annate precedenti e seguenti, vedi Bollettino d'Arte); Monumenti Antichi pubblicati per cura dell'Accademia dei Lincei, Milano 1989-9o ss.; Museo Italiano di Antichità Classica, Firenze 1885-90; Notiziario Archeologico delle Colonie, Roma 1925-27 (dal 1927 sotto il titolo: Africa Italiana); Nuovo Bullettino di Archeologia Cristiana, Roma 1895-1922 (per le annate precedenti sotto il titolo: Bullettino di Archeologia Cristiana; per le seguenti, vedi Rivista di Archeologia Cristiana); Preistoria, Bullettino di Paletnologia Italiana, Roma 1875 ss. (le annate 1875-1940 col titolo: Bullettino di Paletnologia italiana); Rassegna d'Arte Antica e Moderna, Milano, poi Roma 1901-1922; Rendiconti dell'Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli, Napoli 1865 ss. (le annate 1865-1936 sotto il titolo: Atti dell'Accademia ecc.); Rendiconto delle tornate e dei lavori dell'Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti, Napoli 1862 ss.; Rivista dell'Istituto Nazionale di Archeologia e di Storia dell'Arte, Roma 1929 ss.; Rivista di Archeologia Cristiana, pubblicaz. per cura della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, Roma 1924 ss. (per le annate precedenti vedi Bullettino di Arch. Cr. e Nuovo Bullettino di Arch. Cr.); Rivista di Scienze preistoriche, Firenze 1946 ss.; Rivista di Studi Liguri, Bordighera 1934 ss. (le annate 1937-1941 col titolo: Rivista Ingauna e Intemelia); Rivista Italiana di Numismatica e Scienze Affini, Milano 1888 ss.; Studi Etruschi, Firenze 1927 ss.; Studi Italiani di Filologia Classica, Firenze 1893 ss.; Studi Romani, Rivista di Archeologia e Storia, Roma 1913-22.

Iugoslavia: Starinar, Organ Arheološkog Društva u Beogradu, Revue de la Société Archéologique de Belgrade, Belgrado 1884 ss.; Arheološki Vestnik, Acta Archaeologica. (Slovenska Akademija Znanosti in Umetnosti. Razred za Zgodovinske in Družbene Vede, Sekczja za Arheologijo. Academia Scientiarum et Artium Slovenica, Classis I, Historia et Sociologia), Lubiana 1950 ss.

Marocco: Publications du Service des Antiquités du Maroc, Rabat 1935 ss.

Norvegia: Symbolae Osloenses, Oslo 1922 ss.

Olanda: Annual Bibliography of Indian Archaeology (Kern-Institute), Leyden 1926 ss.; Mededelingen van het Nederlandsch Historisch Instituut te Rome, 's Gravenhage 1921 ss.

Polonia: Archeologia, Rocznik Towarzystwa Archeologicznego we wroclawiu Poświecony Historii Sztuk i Kultury Materialnej (Annales de la Société Archéologique de Wroclaw Consacrée à l'Histoire de l'Art et de la Civilisation), Wroclaw 1947 ss.

Portogallo: Boletfm do Museu Nacional de Arte Antiga, Lisbona 1939 ss.

Romania: Dacia, Recherches et Découvertes Archéologiques en Roumanie, Bucaresti 1924 ss.; Ephemeris Daco-Romana, Annuario della Scuola Rumena di Roma, Roma 1923-45.

Spagna: Ampurias, Revista de Arqueología, Prehistoria y Etnología. Departamento de Barcelona del Instituto "R. Caro" de Arqueología y Prehistoria, Barcelona 1939 ss.; Archivo de Prehistoria Levantina, Anuario del Servicio de Investigación Prehistòrica de la Exma. Diputación Provincial de Valencia, Valencia 1928 ss.; Archivo Español de Arqueología, Consejo superior de Investigaciones Científicas. Instituto de Arqueología y Prehistoria "R. Caro", Madrid 1925 ss. (Le annate 1925-1936 sotto il titolo: Archivo Español de Arte y Arqueología); Boletin del Seminario de Estudios de Arte y Arqueología, Valladolid 1933 ss.; Hispania Antiqua Epigraphica, Suplemento Anual de Archivo Español de Arqueología, Madrid 1950 ss.

Svezia: Eranos, Acta Philologica Suecana, Göteborg 1896 ss.; Opuscola Archaeologica, Edidit Institutum Romanum Regni Sueciae, Lund 1934 ss.; Opuscola Romana, Edidit Institutum Romanum Regni Sueciae, Lund 1954 ss.; Skrifter Utgivna av Svenska Institutet i Athen, Acta Instituti Atheniensis Regni Sueciae, Lund 1951 ss.; Skrifter Utgivna av Svenska Institutet i Rom, Acta Instituti Romani Regni Sueciae, Lund 1932 ss.

Svizzera: Artibus Asiae, Ascona 1925 ss.; Jahrbuch der Schweizerischen Gesellschaft für Urgeschichte, Frauenfeld 1921 ss. (le annate 1921-37 sotto il titolo: Jahresbericht der ecc.); Jahresbericht des Schweizerischen Landes Museums in Zürich, Zürich 1894 ss.; Schriften des Institutes für Ur und Frühgeschichte der Schweiz, Basel ì944 ss.; Schweizerische numismatische Rundschau-Revue Suisse de Numismatique, Genève 1891 ss.; Zeitschrift fur Schweizerische Archäologie und Kunstgeschichte, Basel 1939 ss.

Sudan: Kush, Journal of the Sudan Antiquities Service, Kartoum 1953 ss.

Stati Uniti: American Journal of Archaeology, Archaeological Institute of America, Baltimore 1885 ss., (dal 1897 comprende anche: Papers of the American School of Classical Studies at Athens; Papers of the American School of Classical Studies at Rome; Papers of American School for Oriental Studies and Research in Palestine); American Journal of Numismatics, NewYork 1866 ss.; Annual Report of the Fogg Art Museum, Cambridge (Mass.) 1920-1921 ss.; Bulletin of the American Institute of Persian Art and Archaeology; Bulletin of the American School of Oriental Research, New-Haven 1919 ss.; Bulletin of the Metropolitan Museum of Arts, New York 1905-7 ss.; Classical Journal, Publ. by the Classical Association of the Middle West and South, Chicago 1906 ss.; Hesperia, Journal of the American School of Classical Studies at Athens, Cambridge (Mass.) 1932 ss.; Journal of the American Oriental Society, New-Haven 1849 ss.; The Annual of the American School of Oriental Research in Jerusalem, New Haven 1919-20 ss.; The Art Bulletin, Publ. by the College Art Association of America, New York 1913 ss. (l'annata 1913 col titolo: Bulletin of the College Art Association of America); The Oriental Ins?itute of the University of Chicago, Oriental Institute Communications, Chicago 1922 ss.; Memoirs of the American Academy in Rome, Bergamo-Roma 1915 ss. (per le annate preced., v. American Journal of Archaeology, Papers of the American School of Classical Studies in Rome); Museum of Fine Arts, Bulletin, Boston 1901 ss.; Numismatic Notes and Monographs, New York 1920 ss.; Oriental Institute Publications, Chicago; Papers and Monographs of the American Academy in Rome, New York-Roma 1919 ss.; Papers of the American School of Classical Studies at Athens, Boston 1885-92 (per le annate successive: American Journal of.Archaeology); Studies in Ancient Oriental Civilization, Chicago.

Ungheria: A Magyar Tudományos Akadémia Régészeti Közleményei, Acta Archaeologica Academiae Scientiarum Hungaricae, Budapesti 1951 ss.; Archaeologizi Értesitö; Budapest 1868 ss.; Archaeologia Hungarica, A Magyar Nemzeti Múzeum Régészeti Kiadvanyai, Acta Archaeologica Musei Nationalis Hungarici, Budapest 1926 ss.

U. R. S.S.: Bulletin de l'Academie de St. Petersburg; Izvestzja Rossiiskoj Archeologičskoj Komissii, Leningrad 1901 ss. (le annate 1901-16 sotto il titolo: Izvestija Imperat. Arch. Kom); Materialy i Issledovanija po Archeologii SSSR, (57 fascicoli dal 1941 al 1956), Moskva; Mitteilungen (Zapiski) der Kaiserl. Odessaer Gesellschaft für Geschichte und Altertum, Odessa 1850 ss.; Otčët o sostojanii Moskovskoj Duchovnoj Akademii, Moskva 1910-13; Sovetskaja Archeologija, Moskva 1936 ss.; Zapiski Akademii Nauk SSSR, Leningrad 1925 ss. (le annate 1726 SS. come: Commentarii Academiae Scientiarum Imper. Petropolitane; le annate 1778 ss come: Acta Academiae Scientiarum; le annate 1803 ss. come: Memoires de l'Academie Imperiale de Sciences de Saint-Petersbourg). (V. Bianco)