ARGO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

Vedi ARGO dell'anno: 1958 - 1958 - 1973 - 1994

ARGO (v. vol. i, p. 623)

P. Courbin

La scoperta più importante fatta dopo il 1957 è forse quella di una facies neolitica finora sconosciuta.

Uno strato che si data al Neolitico Medio e Tardo è stato messo in luce nel 1966 proprio a S della città, nel quartiere dei Rifugiati; è caratterizzato essenzialmente da una ceramica [Urfirnis, gray-ware, a vernice opaca (matt-painted) policroma, ecc.] che richiama da vicino la ceramica contemporanea di Corinto. È da ricordare che in questo medesimo settore erano stati trovati nel 1953 i due soli vasi dell'Elladico Antico II di Argo.

Per il periodo Elladico Medio l'estensione dell'occupazione è stata confermata dalla presenza nello stesso luogo di una piccola costruzione che presenta quattro fasi successive, con tombe intra muros, e all'altra estremità della città, a la Deiras, di una abitazione analoga, ugualmente provvista di una sepoltura interna. Fra questi due punti una costruzione ad abside nel saggio 70, ai piedi di Larissa, e alcuni strati spessi sono stati scavati (saggi 67, 72, fondo Paleologos, nel quartiere dei Rifugiati), come pure sulla sommità di Larissa, nella parte occidentale della cittadella. Sono state scoperte tombe piuttosto isolate: nel fiume Xerias, a la Deiras, nel luogo del Nuovo Ospedale (a SE dell'Aspis), sotto il Portico dei Mosaici nel Nuovo Museo, a S dell'Odèon, (a cremazione), e in prossimità infine della casa del quartiere meridionale.

L'epoca micenea è rappresentata soltanto da una nuova istallazione a S dell'Odeon, e soprattutto da tombe (Elladico Tardo III), a camera e a fossa, alla base dell'Aspis, a cista (tipo molto interessante) nel luogo del Nuovo Ospedale; alcune tombe sub-micenee si sono aggiunte a quelle che erano state trovate prima: una sotto il Portico dei Mosaici, quattro nel fondo Kouros (quartiere meridionale).

All'epoca protogeometrica appartengono due forni, di cui uno destinato alla coppellazione dell'argento, trovati sotto il Portico dei Mosaici; ma sono soprattutto le tombe che rappresentano un po' dappertutto questo periodo: a la Deiras, nelle vicinanze della piazza San Pietro (fondi Phlessas, Portico dei Mosaici, fondo Saidin), ai piedi di Larissa nella città vecchia (saggio 67), infine a S (fondi Kouros, Hadjixenophon, nuovo stadio atletico a S dell'abitato moderno).

L'epoca geometrica ha lasciato poche tracce architettoniche: forse un muro di casa nel fondo Makris, dinanzi alla chiesa di San Pietro; in ogni caso una istallazione di carattere artigianale, comprendente tre vaschette di argilla, un pìthos interrato verticalmente nel suolo e mattoni di argilla calcinati da un incendio, nel saggio 67, ai piedi di Larissa (fine dell'VIII sec. a. C.). Le tombe invece sono, come sempre, molto numerose e molto ricche; formano gruppi sparsi su tutta l'estensione della città moderna e oltre, a S: alla Deiras (fondo Karantanis), al Nuovo Ospedale, tutt'intorno alla piazza S. Pietro (fondi Phlessas, Makris, Alexopoulos, Katsaros) e intorno al museo (fondo Saidin); più ad oriente ancora, vicino all'Ufficio delle Telecomunicazioni; a N della piazza del Mercato (fondi Giagos e Bonoris), o a S (fondi Raptis e Pavlidou); nella città vecchia (saggi 68, 70, 72, 74) ed ancora nel settore più meridionale (settore δ), o a S dell'antica agorà (fondo Papaparaskevas). Queste tombe, che sono più sovente a cista, talvolta a fossa, più raramente a pìthoi, contengono abbastanza frequentemente sepolture multiple, in generale successive: oltre ad un'abbondante ceramica hanno restituito armi molto numerose. Si datano nel IX e VIII sec. a. C.

Alcuni muri arcaici sono stati notati (saggi 67, 70, nella città vecchia), ma la costruzione più notevole è quella dell'Aphrodision ricordato da Pausania ὑπὲρ τὸ ϑέατρον e che infatti è stato identificato nel 1967 un poco a S dell'Odeon; benché molto rasato al suolo, questo santuario ha tuttavia restituito un gran numero di figurine di terracotta degli inizi del VI sec. a. C. Un deposito di figurine arcaiche era stato ugualmente scoperto nel 1958 ai piedi di Larissa, nel saggio 73. Anche qui sono le tombe, soprattutto a grandi pìthoi, che costituiscono le testimonianze più numerose: se ne sono trovate a N nel letto del fiume Xerias (Charadros), nel luogo del Nuovo Ospedale, nel fondo Saidin vicino al museo, nel settore δ a S.

Il periodo classico, invece, è sempre molto mal documentato: oltre alle tracce dell'Aphrodision, si possono riportare a questo periodo soltanto alcuni muri (saggio 70), forse un canale doppio in lastre di calcare a S del portico a ???SIM-70??? dell'agorà, come pure alcune tombe sparse a N e a S della città moderna (fondi Vingos, via di Corinto; fondo Raptis, a S della piazza del Mercato; fondo Kouros, via di Tripoli).

L'epoca ellenistica è meglio rappresentata; oltre un bastione piuttosto sommario di fortificazione che sbarra la Deiras e che può datarsi in questo periodo, e oltre ad alcuni muri nella città vecchia (saggi 67, 70, 71), si sono trovati a S dell'agorà, lo zoccolo di un edificio in pòros, il basamento a gradini di un edificio con quattro colonne, fatte curiosamente di terra stuccata e lo stilobate di un portico con colonne della stessa tecnica. Sono state trovate tombe molto numerose, talvolta molto ricche di materiali, talvolta molto povere, da un capo all'altro della città (fondi Vingos, via di Corinto; fondo Alexopoulos, piazza San Pietro; nella città vecchia, saggi 69, 70, 74; fondo Kouros, via di Tripoli).

Varie costruzioni di epoca romana sono state trovate ai piedi di Larissa, nella città vecchia (saggi 67, 70) e a S dell'agorà (saggi Papaparaskevas). Nel saggio 73 si è trovato un enorme muro di fortificazione, costruito in fretta con materiale reimpiegato di ogni genere, spesso m 2,20, e che può essere datato nel III sec. d. C. Un grande canale collettore a vòlta, in mattoni, è venuto ad aggiungersi a S dell'agorà al canale classico già ricordato, con cui fu raccordato. Un edificio a più piani, dotato di ipocausto e di mosaici, è stato messo in luce nel quartiere meridionale (fondo Hadjixenophon). Si sono rinvenute o scavate alcune tombe (fondo Bonoris, a N della piazza del mercato; fondo Kouros, via di Tripoli).

L'epoca bizantina è attestata da istallazioni diverse sul luogo del Portico dei Mosaici, al Museo, o nel quartiere meridionale (fondo Paleologos). Una spessa stratificazione si è accumulata all'interno del Kastro di Larissa. Un grosso muro molto rovinato, orientato NS, spesso m 3, è stato localizzato nel settore δ.

Le recenti scoperte dimostrano così che l'occupazione di A., che era ritenuta la più antica città della Grecia, risale veramente al Neolitico. Confermano l'estensione durante i periodi Elladico Medio e Geometrico, e la distruzione quasi generale della città classica. Tuttavia indizî concordanti suggeriscono che la città antica non soltanto si estendeva più lontano a S di quella moderna attuale, ma che il suo centro di gravità, tanto nel Neolitico, come nel Geometrico antico, od anche nel periodo classico ed ellenistico (e questo varrebbe particolarmente per l'agorà, di cui quello che finora gli è stato attribuito si accorda piuttosto male con la descrizione di Pausania), deve forse esser localizzato più a S.

Museo. - È stato costruito tra il 1956 e il 1960 all'angolo SE della piazza S. Pietro per contenere i trovamenti provenienti dagli scavi. Il nuovo edificio che ha rimpiazzato il vecchio piccolo museo nel Palazzo Comunale, è contiguo alla casa Kallergion dove sono visibili alcune sculture, e i trovamenti, essenzialmente ceramici provenienti dagli scavi americani di Lerna (1952-1958) che si riferiscono ai periodi Neolitico, Elladico Antico e Medio (figurina femminile. neolitica, vaso a tre becchi di tipo troiano, importazioni balcaniche, ecc.).

L'edificio moderno presenta essenzialmente i trovamenti della Scuola Francese (a partire dal 1952). L'esposizione segue l'ordine cronologico. Nella sala minore, che fronteggia il vestibolo d'ingresso, sono esposti ceramica e piccoli oggetti dell'Elladico Antico e Medio (coppe minie di tipo argivo o nero; un grande frammento a vernice opaca raffigurante delfini il cui occhio a rilievo è circondato da una incisione); del Miceneo (materiali provenienti dalle tombe di Deiras; gioielli d'oro e di pasta vitrea, pettine di avorio, bilance di bronzo, interessanti spilli di un tipo antico almeno come quelli di Salamina o del Ceramico di Atene; vasi diversi, figurine di terracotta, fra cui bovi con il bovaro, ecc.), del sub-Miceneo (piccoli vasi, fibule ad arco) e del Protogeometrico (vasi, armi, collane di osso, spille di ferro con sfere di bronzo, dolci di terra cruda, ecc.).

La grande sala adiacente è consacrata principalmente al periodo geometrico, che è uno dei più importanti nella storia di Argo. Oltre alla ceramica che costituisce la parte essenziale dei trovamenti (piccole pissidi per cosmetici appese ad un filo, grandi crateri del Geometrico tardo, importazioni protocorinzie) e nella quale rientrano due grandi vasi a tripode istallati nel vestibolo (sotto le anse di uno di essi lottatori alle prese) si nota soprattutto l'armatura di A.: comprende una corazza di due elementi, pettorale e dorsale, e un elmo, il solo esemplare finora completo del tipo a cimiero alto, dove era fissata una coda di cavallo; quest'armatura di bronzo si data alla fine dell'VIII sec. a. C. Dalla stessa tomba provengono due sostegni di ferro a forma di nave da guerra con rostro e corno di prua e con poppa ricurva, destinati a reggere spiedi per l'arrosto (obelòi) di cui sono esposti alcuni esemplari. Si sa che questi spiedi sono serviti come moneta, e infatti sono stati trovati a gruppi di sei o multipli di sei, cioè per pugni o dracme.

Nelle vetrine in piano sono esposti gioielli (anelli, spille di bronzo, spirali d'oro) armi di ferro (spade, pugnali, punte di lancia, ecc.) sigilli, flauti di osso.

Nel fondo della grande sala, nelle vetrine a muro si vedono i trovamenti di epoca arcaica (frammento di un cratere raffigurante l'episodio dell'accecamento di Polifemo dell'Odissea, databile intorno al 650 a. C.) e classica (notevole un cratere a campana raffigurante la lotta di Teseo contro il Minotauro alla presenza di Arianna, opera del ceramografo Hermonax).

Di qui si ritorna nel Kallergion, dove sono presentati al primo piano le sculture scoperte ad Argo. I documenti più interessanti sono alcune copie romane trovate nelle terme (torso di Eracle, Asklepios, Igea, Muse, una peplophòros con il peplo semiaperto sul fianco, Afrodite del tipo Napoli - Fréjus, Hermes, Ganimede, rilievi argivi, ecc.). Uscendo dal Kallergion si vedranno altre sculture sistemate nel giardino (specialmente un grande torso, probabilmente di Adriano).

All'altra estremità del giardino un portico copre alcuni mosaici di epoca romana, trovati in una casa ai piedi del teatro e ricomposti nella loro disposizione originale (fine del V sec. d. C.). A S un mosaico del triclinio raffigura Dioniso e il suo tiaso, davanti sono scene di caccia (caccia al falcone, caccia al lupo); ad E, in angolo con i precedenti, sei pannelli raggruppano i dodici mesi dell'anno indicati con il nome iscritto e caratterizzati dai loro attributi.

Il museo è dotato d'importanti magazzini, organizzati sistematicamente per lo studio scientifico.

Bibl.: Chronique des Fouilles et Découvertes Archéologiques en Grèce (I e II Parte) in Bull. Corr. Hell., 82, 1958 ss. (dove sono localizzati i terreni e i saggi numerati); Arch. Deltion, 16, 1960 ss. Pubblicazioni importanti in questi ultimi anni: J. Deshayes, Les fouilles de la Deiras, Parigi 1966; P. Courbin, La Céramique Géométrique de l'Argolide, Parigi 1966; A. Bovon, Lampes d'Argos, Parigi 1966. Architettura: G. Roux, L'Architecture de l'Argolide aux IVe et IIIe s. av. J. C., Parigi 1962. Scultura: J. Marcadé, in Bull. Corr. Hell., 81, 1957, pp. 404-474 e con la collaborazione di E. Raftopoulou, ibid., 87, 1963, pp. 33-187; E. Raftopoulou, ibid., 90, 1966, pp. 48-81. Epigrafia: P. Charneux, ibid., 82, 1958, pp. 1-15; 90, 1966, pp. 156-239; 710-714. Scavi del museo: P. Courbin, in Etudes Arch., Parigi 1963. Sugli obelòi: P. Courbin, in Annales, 1959, pp. 209-234. Antropologia: Robert-P. Charles, in Bull. Corr. Hell., 82, 1958, pp. 269-313; id., Etude Anthropologique des Nécropoles d'Argos, Parigi 1963.