BRASINI, Armando

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)

BRASINI, Armando

RRaffo Pani

Figlio di Augusto e Rosa Piersigilli, nacque a Roma il 21 sett. 1879. Di modesta famiglia, non poté compiere studi regolari, limitandosi a frequentare saltuariamente l'Accademia di Belle Arti e i corsi del Museo artistico industriale. Ebbe, giovanissimo, a Roma alcuni incarichi di decorazioni a stucco: per le chiese di S. Teresa, di S. Camillo e di S. Maria dei Miracoli, per la villa Anziani e per l'albergo Excelsior, vincendo anche due medaglie d'oro all'Esposizione di arti decorative di Torino del 1900. Durante il servizio militare ebbe a Taranto la prima occasione di dedicarsi all'architettura: scuola dell'aviazione, monumenti agli aviatori caduti, nel cimitero militare, e altre piccole cose. Ebbe poi, nel 1909, l'incarico di progettare la recinzione e l'ingresso del giardino zoologico di Roma, che realizzò con una certa libertà in stile barocco. Dopo la prima guerra mondiale progettò un monumento commemorativo della vittoria a Vittorio Veneto (mai eseguito), che consisteva in colossali figure scolpite nel monte Pizzocco, completate da grandiose cascate.

Nonostante abbia lavorato durante il iperiodo della nascita del movimento moderno, il B. si è sempre ispirato, nella sua architettura, all'arte del passato: specialmente al barocco e al rinascimentale, mescolando, talvolta, fantasiosamente gli stili e prediligendo le concezioni grandiose e monumentali, nell'intento di riallacciarsi alla tradizione artistica aulica italiana e romana in special modo. La sua vastissima produzione rivela un'eccezionale facilità e ricchezza grafiche, e una vena più da scenografo che da architetto, in uno stile che può definirsi eclettico pur recando, evidentissima, l'impronta della sua personalità. Ma sono disperse le testimonianze dirette delle molte opere non realizzate: i numerosissimi disegni e i grandi plastici in bronzo.

Intorno al 1920 il B. pubblicò sul Giornale d'Italia il progetto di una nuova grande arteria che, tagliando la vecchia Roma accanto al Pantheon - con opportune demolizioni -, avrebbe permesso la visione contemporanea della colonna Aureliana, dell'obelisco e della fontana del Pantheon. Nello stesso periodo ebbe l'incarico per le nuove terme di Montecatini e disegnò le scenografie per i film Theodora e QuoVadis?; progettò anche una cupola per la chiesa di S. Ignazio a Roma, lasciata incompiuta, che presentò alla Fiorentina primaverile del 1921 insieme con progetti per la sistemazione dei Borghi e di piazza Colonna, per un monumento a Dante, per il pal. del conte Testasecca (v. il catal., Roma 1922, pp. 28 s.). Il progetto per la cupola di S. Ignazio apparve in seguito anche all'Esposizione di architettura moderna a Budapest nel 1930 (cfr. il fotomontaggio in Architett. e arti decorative, X [1931], p. 247, e in Encicl. Ital., VII, p. 774). Nel 1924, in occasione della Esposizione campionaria, realizzava una provvisoria città romana al galoppatoio di Roma.

Negli stessi anni si dedicava a studi sulla viabilità della capitale: spina dorsale di questa doveva essere la "via Imperiale", una grossa arteria che dalla Flaminia, tagliando tutto il centro storico, avrebbe dovuto raggiungere piazza Venezia, il Colosseo e, dopo S. Giovanni, la via Appia. Tra il '20 e il '30 si occupò di varie opere a Tripoli: il lungomare Volpi, la sede della Cassa di risparmio, il monumento ai caduti, il palazzo di giustizia e il restauro del castello Caramanli. Responsabile del padiglione italiano all'Esposizione di arti decorative a Parigi del 1925, fu premiato con medaglia d'oro ed ottenne la Legion d'onore (L'architettura italiana, XX [1925], 10, pp. 109-111, tavv. 37 s.). Nel 1930, in occasione dell'Esposizione coloniale, ricostruì, con una certa libertà, la basilica di Settimio Severo di Leptis Magna, completata da un lago e da costruzioni celebrative. Altri lavori dello stesso decennio, all'estero, sono la Casa della cultura italo-giapponese a Tokio e uno stadio a Rio de Janeiro. Gli anni intorno al '30 segnarono il culmine della carriera del B., carriera certamente favorita dalla personale benevolenza del capo del governo fascista: nominato accademico d'Italia nel 1929, fu invitato, unico architetto italiano, al concorso internazionale del '31, per il palazzo dei Soviet in URSS, ottenendo una menzione dalla giuria. Nel 1931 fu inaugurato il palazzo dell'Istituto nazionale infortuni in via IV Novembre a Roma, nel luogo dove prima sorgeva il Teatro nazionale: è un edificio in travertino romano, con grandi colonne classiche e una inutilizzabile torre di fianco. Ne seguì una serie di polemiche, suscitate dall'esorbitante spesa di costruzione. Dello stesso periodo sono il palazzo del governo a Foggia e quello a Taranto. Quest'ultimo è, come la villa che il B. costruì in seguito per sé sulla Flaminia, di una semplice architettura di ispirazione medievale: queste due restano tra le sue opere migliori. Nominato membro della commissione per il piano regolatore del '31, poté proporre la sua idea della "via Imperiale"; del piano furono realizzate solo le quattro arterie intorno alla zona archeologica, tra le quali la via dell'Impero (ora via dei Fori Imperiali) di cui il B. ha sempre rivendicato la completa paternità e che fu leggermente spostata, in sede di esecuzione, perché si potesse vedere il Colosseo dalle finestre di palazzo Venezia.

Furono demolite antiche case, alcuni ruderi scoperti furono di nuovo nascosti sotto il piano stradale e fu distrutta la continuità dei Fori (I. Insolera, I piani regolatori dal 1880 alla seconda guerra mondiale, in Urbanistica, XXX [1959], ottobre, pp. 139 s.). Nell'ambito delle sistemazioni urbanistiche di Roma, si deve al B., in collaborazione con M. Piacentini, il progetto di far attraversare piazza Navona da una strada di grande traffico, aprendo un ampio arco verso via Zanardelli: dopo le prime demolizioni la continuità del prospetto fu ripristinata con un edificio ricostruito arretrato rispetto all'originale. Anche la sistemazione della zona intorno al Campidoglio, dalla parte dell'Ara Coeli, fu in gran parte voluta dal B.: la realizzazione della via del Mare e delle adiacenze ha portato alla distruzione di una serie di case del '500 e del '600 e delle chiese di S. Orsola e di S. Andrea (A. Muñoz, La sistemazione del Campidoglio, in Capitolium, VI [1930], p. 528).

Direttore artistico per il completamento del monumento a Vittorio Emanuele II dal 1924 al 1939, eseguì il museo del Risorgimento, realizzato scavando il colle capitolino; il fabbricato di collegamento col portichetto del Vignola, la scala che sale al Campidoglio e la cripta del Milite Ignoto. Di ambiziosa magniloquenza è la chiesa del Cuore Immacolato di Maria ai Parioli in Roma; costruita in più riprese su un terreno offerto nel 1919 dallo stesso B. al papa Benedetto XV, fu inaugurata, nel 1952, priva ancora della grande cupola. Del B. è anche il complesso e bizzarro convento del Buon Pastore presso il forte Bravetta a Roma, in parte di derivazione borrominiana. Il ponte, monumentale e ridondante di decorazioni, sul Tevere all'inizio delle vie Flaminia e Cassia, era stato pensato all'incirca negli anni venti, insieme con una sistemazione a centro direzionale della zona nord di Roma, ma, dopo molte traversie, fu inaugurato solo nel 1951.

Opere minori di ripristino sono, a palazzo Venezia, la sala delle battaglie e a palazzo Chigi, tra l'altro, la sala della vittoria. Il palazzo delle Assicurazioni a Napoli in via Roma è l'unica opera del B. di quello stile detto allora "900". Nel 1933, nella commissione giudicatrice del concorso per la stazione di Firenze, premiò con felice intuizione il progetto del gruppo Michelucci (C. Melograni, in Rassegna dell'Ist. di Architett. e Urbanistica, V [1969], 13-14, p. 21). Un enorme edificio progettato dal B. per l'Esposizione del '42 e destinato a Museo dei prodotti forestali, fu costruito solo in parte. Altre opere del periodo tra le due guerre sono alcune ville (Alvisi, Bruni, Morgagni, ecc.) e qualche monumento al cimitero del Verano.

Fra le opere progettate e non realizzate si citano perché indicative di un gusto: un gigantesco foro per gli spettacoli al popolo tedesco a Berlino, su incarico di Goering; un altro immenso foro da realizzarsi a Roma per la Camera e il Senato con vari uffici; un enorme tempio della Unione delle nazioni cattoliche; il tempio della Madonna delle Lacrime a Siracusa; il palazzo reale a Riyād (Arabia Saudita).

Dopo l'ultima guerra il B. continuò, sebbene con ritmo minore, a progettare opere non attuate: tra l'altro, il progetto, in collaborazione, per una società americana, di un ponte, mai realizzato per questione di finanziamenti, sullo stretto di Messina, in cui la grande luce è interrotta da un'isola artificiale attrezzata a centro turistico. Infine, negli ultimi anni della sua lunga vita, ebbe l'incarico di progettare, per Roma, il Faro della cristianità: una enorme colonna con una chiesa all'interno ed una grandissima croce sopra. Il B. fu membro del Consiglio superiore di Belle Arti e della Commissione edilizia del Comune di Roma; accademico di S. Luca e dell'Albertina di Torino, oltre che accademico d'Italia; fu nominato inoltre cavaliere magistrale dell'Ordine di Malta. Morì a Roma il 18 febbr. 1965.

Fonti e Bibl.: Oltre ai necrologi nei quotidiani del tempo vedi: P. Orano, L'Urbe massima e l'architettura di A. B., Roma 1916; P. M. Bardi, Rapporto sull'architettura (per Mussolini), Roma 1932, pp. 73, 81 s.; A. Brasini, Per l'erezione di un altare a S. Eugenio, in Studiosi e artisti ital. a S. S. Pio XII, Roma 1943, p. 148; B. Zevi, Storia dell'architett. moderna..., Torino 1951, pp. 180, 207, 235, 239 s.; L. Benevolo, Storia dell'architett. mod., Bari 1960, pp. 732 ss.; F. Borsi, L'architett. dell'unità d'Italia, Firenze 1966, pp. 207-11; G. D'Arrigo, Ricordo di A. B., in Strenna dei romanisti, XXVII (1966), pp. 135-139; P. Portoghesi, Un'altra città, Roma 1968, p. 190; L. Quaroni, Immagine di Roma, Bari 1969, pp. 398, 402 ss., 479; Encicl. Ital., VII, pp. 774 s. (ma v. anche Indice); H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Jahrh.s, I, p. 301; Dizionario Encicl. di Architettura e Urbanistica, I, p. 416.

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