PIUTTI, Arnaldo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

PIUTTI, Arnaldo

Franco Calascibetta

PIUTTI, Arnaldo. – Nacque a Udine il 23 gennaio 1857 da Giovanni Battista e da Luigia Zandegiacomo.

Dopo aver ottenuto la licenza fisico-matematica presso l’Istituto tecnico della sua città natale, si iscrisse al corso di laurea in chimica nell’Università di Torino, laureandosi l’8 dicembre 1879. Sia come studente sia come assistente provvisorio ebbe modo di collaborare con vari professori, prima con Alfonso Cossa, all’epoca ancora direttore della stazione agraria di Torino, poi con Angelo Mosso presso l’Istituto di fisiologia e dopo ancora con Icilio Guareschi, titolare della cattedra di chimica farmaceutica e tossicologica.

Fu tuttavia Ugo Schiff, che tra il 1877 e il 1879 tenne l’insegnamento di chimica generale nell’Università sabauda, il suo principale maestro e riferimento scientifico. Piutti come Schiff, pur dedicandosi prevalentemente alla chimica organica, non trascurò mai nel corso della sua lunga carriera di ampliare i propri interessi anche in molti altri campi della disciplina. Dal 1881 al 1886 raggiunse come aiuto incaricato Schiff, che nel frattempo si era trasferito a Firenze sulla cattedra di chimica generale dell’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento, come allora si chiamava l’Università fiorentina.

In quegli anni Piutti iniziò gli studi sull’asparagina, il tema di ricerca che più gli dette riconoscimento scientifico e fama a livello internazionale. Questo composto era stato già oggetto dell’interesse di Alfonso Cossa e, prima di questi, sempre a Torino, di Raffaele Piria.

L’asparagina è chirale e l’isomero levogiro è uno dei venti amminoacidi ordinari presenti nelle proteine. L’altro enantiomero, la D-asparagina, pur previsto fin dal 1851 da Louis Pasteur, fu invece isolato per la prima volta proprio da Piutti nel 1886 (Una nuova specie di asparagina, in Gazzetta chimica italiana, XVI (1886), pp. 275-279). Egli lo ricavò a partire dalla lavorazione di grandi quantità di veccie, come sono chiamate comunemente alcune leguminose selvatiche, spontanee nel nostro Paese.

Dalle acque di estrazione del vegetale si otteneva l’asparagina che, purificata con ripetute cristallizzazioni, dava due specie di cristalli con le facce orientate in maniera opposta, che era così possibile isolare meccanicamente. Si potevano quindi esaminare separatamente le due sostanze e studiarne le proprietà fisiche e chimiche. Queste risultavano uguali, salvo il comportamento rispetto a misure polarimetriche che dava un potere rotatorio specifico uguale in valore assoluto ma di segno opposto. Ciò confermava che si trattava di due enantiomeri e non di due isomeri di diversa costituzione geometrica.

Questi risultati costituirono, tra l’altro, un’ulteriore conferma della teoria del carbonio asimmetrico enunciata per la prima volta nel 1874 da Jacobus van’t Hoff e Joseph Achille Le Bel. Interessante per altro si rivelò il fatto che i due composti risultavano di sapore diverso: tale fenomeno fu spiegato dallo stesso Pasteur come dovuto all’interazione di due sostanze dissimmetriche con la materia vivente anch’essa dissimmetrica (Sur une nouvelle espéce d’asparagine. Note de M. A. Piutti présentée par M. Pasteur, in Comptes rendues de l’Académie des sciences, CIII (1886), pp. 134-138).

La memoria sulla costituzione e il potere rotatorio dell’asparagina fu la più lodata tra le sedici pubblicazioni grazie alle quali la commissione nominata per assegnare il posto di professore straordinario per la cattedra di chimica farmaceutica e tossicologica dell’Università di Sassari nominò Piutti vincitore del concorso nel settembre del 1886.

A Sassari restò solo due anni: alla fine del 1888 fu trasferito sulla stessa cattedra all’Università di Napoli, dove restò per i successivi quarant’anni. Nell’Istituto di chimica farmaceutica della città partenopea trovò una situazione disastrosa, con penuria di apparecchiature e di suppellettili. Si adoperò per ammodernarlo e migliorarlo, talvolta però con modalità che gli procurarono traversie.

Ad esempio, fece assumere come custode un falegname napoletano allo scopo di ottenere da questi mobilio per l’Istituto, di fatto adibendolo a compiti diversi da quelle che erano le mansioni per cui era stato ufficialmente assunto. Spinse gli assistenti ai quali aveva fatto ottenere la nomina a utilizzare parte dei loro stipendi per l’acquisto di apparecchiature. L’inchiesta che il prefetto fece svolgere si concluse con una censura al docente da parte del ministero per le irregolarità amministrative, sia pure «commesse esclusivamente per affrettare la sistemazione del nuovo laboratorio di Chimica farmaceutica» (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica istruzione, Direzione generale Istruzione superiore, Divisione prima, Fascicoli personali dei liberi docenti, ad nomen).

Anche a Napoli i due enantiomeri dell’asparagina continuarono a costituire uno dei suoi principali oggetti di ricerca. Dopo averli isolati da prodotti naturali, egli riuscì a prepararli sinteticamente ed estese poi tale metodo per la preparazione di sostanze omologhe. Nel 1904, alcuni mesi dopo un colloquio avuto durante un congresso con van’t Hoff, Piutti volle riprendere lo studio delle due asparagine, di cui esistevano in letteratura dati di densità discordanti. Dopo un’accurata purificazione dei cristalli, ripeté le misure ottenendo invece risultati assolutamente coincidenti (Sur la densitè des asparagines, in Journal de chimie physique, II (1904), p. 387).

Tornò ancora sui due isomeri ottici dell’asparagina negli anni successivi, mostrando che le due specie si formavano anche contemporaneamente nelle piante nel primo periodo della germogliazione, ma che in seguito la forma destrogira scompariva prima dell’altra durante lo sviluppo della pianta stessa (Sur l’existence simultanée des asparagines optiquement actives dans les lupins germés, in Bulletin de la Societé chimique de France, s. 4, XXXIII (1925), pp. 804-806). Fu questo uno dei primi esempi in cui fu osservata la simultanea presenza dei due antipodi ottici di un composto nel metabolismo biologico.

Le sue conoscenze e le sue abilità sperimentali nel campo della chimica organica furono ugualmente mostrate anche in ricerche differenti. Ad esempio, egli studiò a lungo, insieme a diversi suoi allievi, la reazione tra acidi organici bibasici e l’ammoniaca o composti amminici. Questo gli consentì di preparare le relative immidi, ottenendo talvolta due distinti prodotti diversamente colorati di cui studiò anche gli spettri di assorbimento.

A cavallo tra il XIX e il XX secolo, le scoperte dei gas nobili e della radioattività suscitarono l’interesse di Piutti, che volle approfondire queste nuove tematiche cimentandosi in tecniche diverse da quelle per lui fino ad allora più usuali. Con esperienze rigorose poté stabilire la presenza di tracce di elio nelle esalazioni vulcaniche e in alcuni minerali vesuviani anche di piccola radioattività (L’elio nell’aria di Napoli e sul Vesuvio, in Memorie della regia Accademia nazionale dei Lincei, s. 5, VIII (1910), pp. 457-503). Dallo studio del decadimento radioattivo, alcuni scienziati si lanciarono in ricerche sulla possibile trasmutazione degli elementi. Anche Piutti svolse scrupolose esperienze in merito che si conclusero con la negazione di tale fenomeno, per esempio nel caso di un’ipotetica trasformazione del mercurio in oro (Sulla trasmutazione del mercurio in oro, in Giornale di chimica industriale ed applicata, VIII (1926), pp. 59-61, con E. Boggio-Lera).

Durante la prima guerra mondiale Piutti fu uno dei chimici più attivi nel supporto allo sforzo bellico. In quegli anni l’Istituto di chimica farmaceutica e tossicologica di Napoli, da lui diretto, divenne di fatto una sezione staccata del Regio arsenale di artiglieria di Napoli, dedicato alla preparazione della cloropicrina, una sostanza in grado di attaccare fortemente le mucose degli occhi e degli organi respiratori, producendo altresì irritazione dello stomaco (G. Filippi, Le Università e gli Istituti di istruzione superiore durante la guerra, in Bollettino ufficiale del Ministero della Pubblica Istruzione, XLVII (1920), pp. 329-384). Dopo il conflitto mondiale Piutti proseguì nelle ricerche sulla cloropicrina, proponendone un uso come derattizzante e nella disinfezione dei cereali (Sur l’action de la chloropicrine sur les parasites du blé et sur les rats, in Comptes rendues de l’Académie des sciences, CLXX (1920), pp. 854-856).

All’inizio dell’autunno del 1928, mentre si trovava a Conegliano (Treviso), prima della ripresa dell’attività didattica universitaria, Piutti si ammalò di una grave forma di bronchite di cui morì il 19 ottobre 1928.

Opere. Piutti pubblicò poco meno di un centinaio tra libri e articoli, di cui sopra sono citati i più importanti. Un più ampio elenco, anche se non del tutto completo e preciso, si trova in G. Provenzal, Profili bio-bibliografici di chimici italiani, Roma 1938, pp. 275-278.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica istruzione, Direzione generale Istruzione superiore, Divisione prima, Fascicoli personali dei liberi docenti, ad nomen. G. Pellizzari, A. P., in Gazzetta chimica italiana, LIX (1929), pp. 225-231 (necr.).

A. Coppadoro, A. P., in Id., I chimici italiani e le loro associazioni, Milano 1961, pp. 188-190; F. Zambonini, A. P., in La chimica italiana, a cura di G. Scorrano, Padova 2008, pp. 100 s.

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