ARAMAICA, Arte

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

ARAMAICA, Arte

G. Garbini

La popolazione semitica degli Aramei, della cui presenza nelle regioni limitrofe del deserto arabo-siriano si hanno tracce risalenti alla seconda metà del III millennio a. C., formò organismi politici autonomi solo sul finire del II millennio, creando varie città-stato nell'alta Siria, nella Mesopotamia superiore e in Babilonia.

La massima affermazione politica degli Aramei coincise con la decadenza dell'impero assiro sopravvenuta alla morte di Tiglatpileser I (1074 a. C.) e protrattasi fino all'avvento di Ashshur-dān II (932-910); con la ripresa della potenza assira all'inizio del IX sec., i piccoli stati aramaici furono costretti ad una lotta difensiva, che si concluse in Mesopotamia nell'856 con l'eliminazione dello stato di Bīt Adīni da parte di Salmanassar III, e in Siria nel 770 con la caduta di Hama sotto Sargon II. In Babilonia gli Aramei riuscirono invece ad imporsi, tanto che l'ultima dinastia neo-babilonese, quella dei Caldei, fu una dinastia di origine aramaica.

Lo stato ancora embrionale degli studi sull'arte dell'antico Oriente non consente di definire, neppure approssimativamente, quali siano le caratteristiche dell'arte a., di cui, per giunta, non possediamo molte opere. L'opinione corrente, fondata sui dati archeologici di località come Tell Ḥalaf (l'antica Guzana), Zincirli (l'antica Sam'al) Hama e Damasco, considera l'arte a. una risultante degli elementi più diversi: motivi bittiti, hurriti, assiri, fenici, egiziani, avrebbero contribuito a creare un'arte d'imitazione, priva di qualsiasi originalità. Occorre rilevare tuttavia che tale opinione risponde ad un criterio, quello di considerare aramaico ciò che proviene dalle città abitate dagli Aramei, che nel caso presente non può essere valido: la civiltà nella quale gli Aramei vissero fu, in gran parte, il prodotto di altri popoli, accanto ai quali le nuove popolazioni semitiche vennero ad affiancarsi, imponendo il proprio dominio politico e, più tardi, la propria lingua. Non può quindi parlarsi di una cultura aramaica, bensì di una cultura siriana settentrionale alla quale gli Aramei diedero il loro contributo.

Nel campo artistico, la ricerca di motivi, iconografici o stilistici, originali aramaici è particolarmente ardua; generalmente si attribuisce agli Aramei la convenzione di raffigurare i volti maschili con la barba rasa intorno alle labbra, ma tale elemento non è costante. Per quanto riguarda l'architettura è praticamente impossibile isolare anche un solo elemento attribuibile agli Aramei; il Naumaun ha sostenuto recentemente (R. Naumaun, Architektur Kleinasiens, Tubinga 1955, pp. 370-71) la paternità aramaica del tipo di abitazione diffusa nell'alta Siria e nell'Urartu agli inizi del I millennio: secondo lo studioso tedesco gli Aramei avrebbero introdotto in tali regioni un modello sudarabico, da essi conosciuto prima di giungere nella Siria; tale ipotesi appare però difficilmente sostenibile, qualora si pensi che gli esempi sudarabici addotti dal Naumann sono di 27 secoli posteriori a quelli siriani e urartei e che gli elementi comuni più peculiari, come ad esempio il pinnacolo a gradini ampiamente usato a scopo ornamentale, era conosciuto in Assiria fin dalla metà del II millennio, diversi secoli prima, cioè, che gli Aramei facessero sentire la loro influenza.

Il problema dell'arte a. va risolto tenendo presenti due fattori: innanzi tutto l'origine beduina degli Aramei, che di conseguenza erano privi di qualsiasi tradizione artistica; in secondo luogo il fenomeno dell'improvvisa fioritura artistica verificatosi nell'alta Siria intorno all'inizio del I millennio, cioè contemporaneamente all'affermazione politica degli Aramei; la nuova arte, conosciuta col nome di neo-hittita o, con termine più esatto, siro-hittita (v. Hittita, arte), è rozza e barbarica, ma altamente originale, nonostante le facilmente percepibili influenze hittite ed assire; essa non può essere dovuta, come pure è stato erroneamente sostenuto, ad una data entità etnica, hittita, hurrita o aramaica, in quanto ognuna di queste, di per sé, si rivela insufficiente; è stato perciò proposto (Frankfort) di chiamare quest'arte "nord-siriana" ("north Syrian"), caratterizzandola unicamente per la regione geografica in cui essa si sviluppò. Un'analisi stilistica approfondita, cosa che non è stata ancora fatta, potrebbe rivelare la componente aramaica di questa nuova espressione artistica, che ebbe luogo durante il dominio degli Aramei; è improbabile infatti che questi, sia pure privi di tradizioni artistiche, non abbiano lasciato una traccia del loro gusto, che doveva essere molto diverso da quello dei popoli vicino ai quali vivevano; a questo scopo i numerosi rilievi di Tell Ḥalaf (v.) potrebbero offrire un materiale molto indicativo.

Bibl: Le opere più recenti dedicate agli Aramei sono: R. T. O'Callaghan, Aram Naharaim, Roma 1948; A. Dupont-Sommer, Les Araméens, Parigi 1949; A. Malamat, The Aramaeans and the Rise of Their States (in ebraico), Gerusalemme 1952. Tra le opere generali dedicate all'antico Oriente trattano ampiamente degli Aramei: S. Moscati, Storia e civiltà dei Semiti, Bari 1949, pp. 164-174; id., L'Oriente antico, Milano 1952, pp. 77-82. Tra le opere generali di carattere archeologico è particolarmente importante: H. Frankfort, The Art and Architecture of the Ancient Orient, Harmondsworth 1954, pp. 164-201.