DANUSSO, Arturo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 32 (1986)

DANUSSO, Arturo

Umberto D'Aquino

Nacque il 9 sett. 1880 a Priocca (Cuneo) da Ferdinando e da Paola Dotta. Trascorse i primi anni di vita a Genova, ove il padre, professore di matematica e fisica, insegnava in una scuola industriale. L'improvvisa morte del padre, avvenuta quando il D. aveva quattro anni, costrinse la sua famiglia a trasferirsi a Torino: qui egli, pur tra iniziali difficoltà a causa delle precarie condizioni economiche, frequentò le scuole elementari e successivamente il ginnasio e il liceo presso una scuola dei gesuiti, l'Istituto sociale. Allievo modello, si diplomò a 17 anni, e, vinta una borsa di studio offerta dalla provincia di Torino, si iscrisse alla facoltà di ingegneria presso l'università della stessa città. Frequentò con profitto i corsi e, nel giro di cinque anni, ne uscì laureato con lode in ingegneria civile (1902).

Subito dopo, per desiderio della madre, si recò per un lungo soggiorno in Germania, ove ebbe modo di perfezionarsi nell'uso della lingua tedesca. Tornato a Torino verso il 1903, ebbe l'offerta dal suo maestro C. Guidi di collaborare come assistente presso la facoltà di ingegneria torinese; pur sentendosì lusingato dalla proposta, il D. ritenne di non poterla accettare per non gravare ulteriormente sulle poco floride finanze familiari. Partecipò quindi ad un concorso indetto dalle Ferrovie meridionali, lo vinse e fu destinato a Benevento. Qui il D. non trovò il lavoro soddisfacente e non resistette a lungo nell'incarico. Verso il 1905 lasciò le Ferrovie e ritornò a Torino per lavorare presso l'impresa dell'ing. Porcheddu, che introduceva allora in Italia la nuova tecnica del cemento armato. Con essa ebbe occasione di fare una serie di esperienze originali, che fecero di lui uno dei maggiori esperti della nuova tecnica costruttiva. Dopo il terremoto di Messina del 1908 egli studiò a fondo il problema delle costruzioni antisismiche, arrivando a formulare una teoria suscettibile di lusinghiere applicazioni pratiche: per questo, nel 1910, il D. riuscì a vincere il concorso internazignale bandito dal governo italiano sulla progettazione di costruzioni adatte a resistere alla violenza dei moti tellurici.

Nel 1915 vinse la cattedra di meccanica delle costruzioni (poi denominata scienza delle costruzioni) presso l'università di Milano. Qui egli si dedicò all'insegnamento per quasi quarant'anni, associandolo alla pratica professionale. Fu infatti consulente di grandi imprese di costruzioni: in questa veste collaborò al risanamento statico di edifici e monumenti importanti, quali la mole Antonelliana, la torre di Pisa, il campanile di S. Ambrogio e il duomo di Milano, e diede un apporto decisivo alla progettazione di parecchi grattacieli italiani (tra cui la torre Velasca, il Sarom e il Pirelli a Milano) e dei piloni di sostegno dell'elettrodotto che attraversa lo stretto di Messina. Convinto assertore della necessità di sottoporre a verifica i risultati del calcolo teorico nel progetto delle struttuve edili, il D., durante l'insegnamento universitario, allestì presso il politecnico di Milano un laboratorio per lo studio della statica e dinamica delle strutture complesse su modelli in miniatura; nel 1951, dopo il pensionamento avvenuto nel 1950, proseguì tali studi presso l'Istituto sperimentale modelli e strutture, da lui fondato a Bergamo.

Fu consigliere comunale di Milano nel 1945, e in tale veste si interessò attivamente della ricostruzione della città semidistrutta dalla guerra, membro dell'Accademia delle scienze di Torino e dell'Ist. lombardo di scienze lettere ed arti. Nel 1963 fu colpito da un grave disturbo circolatorio che lo costrinse a passare semi-paralizzato gli ultimi anni della sua vita. Si spense a Milano il 5 dic. 1968.

Il D. può essere considerato uno dei pionieri, per quanto concerne in particolare i manufatti in calcestruzzo, delle applicazioni della elastoplasticità. Con questo termine si intende quella proprietà di alcuni materiali da costruzione di deformarsi plasticamente prima della rottura, dando luogo ad una distribuzione delle sollecitazioni interne più favorevole alla resistenza nei confronti dei carichi esterni. Per il calcestruzzo, in particolare, fu dimostrato che l'elastoplasticità porta ad un notevole aumento della resistenza alla compressione dei manufatti, per cui questi collassano per carichi superiori a quelli previsti dalla trattazione teorica: ciò significa in definitiva che, sfruttando questa proprietà, si possono sopportare determinati carichi esterni con strutture più snelle e più leggere, con riduzione di tempi e di costi nella posa in opera. Il D. scoprì questa caratteristica del calcestruzzo nel periodo passato presso l'impresa Porcheddu e la tenne presente nei suoi progetti fin dal 1908; egli tuttavia non diede forma sistematica alla teoria di questa nuova tecnica costruttiva, limitandosi a farne qualche cenno nell'opera Il calcestruzzo armato, pubblicata a Roma nel 1929.

Il D. è noto soprattutto per avere, per primo in Italia, stabilito dei criteri razionali di progettazione per le strutture antisismiche. Fondamentale, a questo proposito, è la relazione La statica delle costruzioni antisismiche, da lui presentata nel 1909 a Firenze al XII congresso degli ingegneri e architetti (poi pubblicata con lo stesso titolo a Roma nel 1910), che gli permise di vincere il concorso internazionale bandito dal governo italiano, di cui s'è detto in precedenza. Su questo argomento il D., ampliando e chiarendo il suo pensiero, pubblicò in seguito un'altra opera (Sulla statica delle costruzioni asismiche, Milano 1929), da cui fu tratta la relazione, con lo stesso titolo, presentata con grande successo al I congresso internazionale del calcestruzzo semplice e armato tenutosi a Liegi nel 1930. In queste opere il D. parte dal principio che, per ridurre al minimo gli effetti del terremoto, occorre costringere le fondazioni dell'edificio a seguire fedelmente il moto tellurico, cercando nel contempo di contenere i danni provocati dalle forze di inerzia e dalle reazioni elastiche interne sulle strutture sopraelevate. A tale scopo egli, semplificando il problema, studia il comportamento di un'asta verticale incastrata ad un estremo e con massa concentrata all'altro estremo ed estende i risultati ai telai in cemento armato dei fabbricati, considerati come aste incastrate con masse concentrate in determinati punti, e alle torri, considerate come aste incastrate con massa uniformemente distribuita. In tutti questi casi, dopo aver considerato le onde sismiche come un insieme di onde sinusoidali, egli determina il "rapporto sismico ∅", inteso come rapporto tra l'accelerazione indotta nelle masse oscillanti e quella del moto tellurico, e arriva alla conclusione che per ridurre il valore di ∅, al fine di contenere gli effetti delle scosse, sono indispensabili delle costruzioni "molleggiate", cioè con le varie parti sopraelevate non collegate rigidamente tra loro.

Tra le altre opere di carattere tecnico del D. sono da ricordare: Il solaio duplex, Torino 1923; Contributo al calcolo pratico delle piastre, Milano 1925; Sul calcolo corrente delle travi a traliccio con maglie rettangolari, ibid. 1928; Contributo al calcolo delle fondazioni continue, ibid. 1927; Scienza delle costruzioni, ibid. 1940. Di quest'ultima opera, uscita in varie edizioni, si deve sottolineare l'elevata chiarezza di esposizione, il minimo impiego di formule ed artifici e il costante riferimento della teoria alla pratica.

Uomo di profonda fede, il D. cercò sempre di stabilire dei legami tra i suoi principî religiosi e la scienza. Questa ricerca fu assai spesso presente nel corso dell'insegnamento universitario e specialmente nelle opere da lui pubblicate negli anni della maturità, quali La tecnica e lo spirito (Milano 1935) e Ordine fisico e ordine morale (ibid. 1950). In queste opere, di alto contenuto morale ed edificante, il D. sottolineò come la tecnica, per la sua costante ricerca di soluzioni ottimali, educhi al bello e alla perfezione e, rappresentando una vittoria dello spirito sulla materia, sia essa stessa principio di fede e di avvicinamento dell'uomo al Creatore. Sulla base di queste affermazioni, il D. rivolse un appassionato appello a tutti gli uomini di scienza auspicando una sintesi del loro sapere da ridursi a pochi principî fondamentali, al fine di facilitarne la diffusione negli uomini di media cultura e di stimolare in essi la ricerca di legami con i principî della fede.

Fonti e Bibl.: Necr. in Il Corriere della sera, 6 dic. 1968; in Il Cemento, LXV (1968), p. 242; Comm. di A. D. presso l'Ist. lombardo di scienze e lettere, Milano 1968; La scienza e lo spirito negliscritti di A. D., Brescia 1978; Chi è? 1961, sub voce.

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