Graf, Arturo

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Poeta e letterato (Atene 1848 - Torino 1913). Cofondatore (1883) del Giornale storico della letteratura italiana e collaboratore assiduo della Nuova Antologia, coniugò nei suoi studi metodo rigoroso e sensibilità romantica (Attraverso il Cinquecento, 1888; Foscolo, Manzoni, Leopardi, 1898). La sua complessa personalità si riflette soprattutto nella sua poesia, improntata a un pessimismo fra romantico e positivista, che tuttavia dalle tenebrose visioni, dai titanici miti, dall'iperbolico simbolismo delle prime liriche (Medusa, 1880), si andò sempre più aprendo ad aneliti di speranza, di fede (Dopo il tramonto, 1893), e a un interesse vivo per la natura e la realtà.

Vita

Di padre tedesco e madre italiana, venne a 15 anni in Italia e si laureò in giurisprudenza (1870) a Napoli, dove seguì anche i corsi di F. De Sanctis; si volse quindi agli studi letterari, e fu professore, prima incaricato (1876) e poi ordinario (dal 1882), di letteratura italiana all'università di Torino; dal 1906 fu socio corrispondente dei Lincei. Nel 1883 fondò, e per sette anni diresse, con F. Novati e R. Renier, il Giornale storico della letteratura italiana.

Opere

Oltre a quelli citati, pubblicò numerosi volumi di studi storico-critici nei quali alla vastità della cultura e al rigore della ricerca e del metodo si accompagna un'acuta sensibilità romantica: Roma nelle memorie e nelle immaginazioni del Medioevo (2 voll., 1882-83); Il diavolo (1889); Miti, leggende e superstizioni del Medioevo (2 voll., 1892-93); L'Anglomania e l'influsso inglese in Italia nel sec. XVIII (1911); ecc. Della sua produzione poetica si ricordano anche Dopo il tramonto, 1893; Le Danaidi, 1897; Morgana, 1901; Poemetti drammatici, 1905; Rime della selva, 1906. Dell'evoluzione spirituale di G. sono inoltre testimonianza: Il riscatto (1901), romanzo psicologico autobiografico, le pagine in prosa Per una fede (1906), e un volume di aforismi e parabole, Ecce Homo (1908).

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