ATALANTA o Atalante

Enciclopedia Italiana (1930)

ATALANTA o Atalante ('Αταλάντη, Atalanta o Atalante)

Angelo Taccone

È l'Artemide arcadica sotto le spoglie di una ninfa montana. La leggenda arcadica fa di A. la figlia di Iaso o Iasio o Iasione, figliuolo di Licurgo di Tegea e discendente di Arcade e di Climene, figliuola di Minia. La tradizione beotica invece la dice figlia sempre di Climene ma poi di Scheneo figliuolo di Atamante, il quale dalla Beozia, dove alla foce del fiume Scheno nel laghetto d'Ile era un borgo dello stesso nome di Scheno, sarebbe migrato in Arcadia, dove avrebbe dato il nome a Scheno presso Metidrio (la località ove si mostrava la lizza d'A.); ma, comunque, leggenda arcadica e leggenda beotica sembrano avere unità di origine. La patria di A. varia: ora è Tegea, ora Argo, ora Sciro (Scheno?), ora il monte Menalo, ora altra ancora. La leggenda beotica narra che A. prega il padre di lasciarla senza nozze. Il padre acconsente solo a patto ch'essa vinca alla corsa i pretendenti, i quali saranno, dopo la sconfitta, messi a morte (o messi a morte da A. stessa, che li inseguirà, armata di lancia, e, raggiuntili, li trafiggerà): se però uno potrà vincerla, l'avrà come sposa. Molte vittime son già cadute quando si presenta Ippomene, che con l'aiuto di Afrodite riesce vittorioso. Egli porta seco tre pomi aurei donatigli dalla dea: durante la corsa li lascia cadere uno alla volta; la fanciulla si attarda a raccoglierli, e non può più raggiungere Ippomene. Durante il ritorno in patria Ippomene si unisce con A. nel tempio della madre degli dei e allora (o anche per vendetta di Afrodite, alla quale Ippomene non ha fatto sacrifizio di ringraziamento) i due sposi sono cambiati in leoni. La leggenda arcade racconta che il padre di A., il quale desiderava un maschio, l'espose, appena nata, sul monte Partenio, dove la bimba fu prima nutrita da un'orsa e poi raccolta da pastori. Crebbe agile, veloce e forte, e tanto amica della caccia quanto nemica d'amore. Due centauri, Ileo e Reco, vinti dalla sua bellezza, la insidiarono, ma furono da lei uccisi. E così respinse ella ogni altro pretendente sinché con le sue prove di attaccamento estremo non ne vinse la riluttanza Melanione. Figlio di quell'unione fu Partenopeo, uno dei Sette della spedizione contro Tebe. L'Atalanta arcadica prende pure parte alla caccia del cinghiale calidonio, che essa per prima ferisce. Meleagro, acceso d'amore per lei, le assegna le spoglie, ma gli zii di lui l'attendono in un agguato, e gliele tolgono. Secondo un'altra versione, essi si oppongono al verdetto di Meleagro, che li uccide. Atalanta partecipa ancora ai ludi in onore del morto Pelìa, vincendo Peleo alla lotta. Avrebbe anche partecipato alla spedizione degli Argonauti, ma vi si oppose Giasone, temendo le conseguenze della sua bellezza.

La leggenda di A. è sconosciuta ai poemi omerici: essa compare da prima in Esiodo, ma in seguito assume vita sempre più rigogliosa. Ne trattò, sembra, il teatro di tutti e tre i massimi tragedi: Euripide sembra essere stato il primo a parlare dell'amore di Meleagro per A., divenuto poi motivo prediletto della poesia alessandrina e alessandrineggiante. Anche l'arte figurata s'inspirò sovente alle vicende di lei: tra le rappresentazioni a noi giunte ricordiamo quella della caccia calidonia sul vaso François, dove figura anche Atalanta. Il nome suo ha avuto parecchie spiegazioni: "l'impareggiabile", "la pari a chicchessia", "la molto sopportante", "la costante", "l'invitta": il significato fondamentale n'è però sempre all'incirca lo stesso. (V. Tavv. XXIX e XXX).

Bibl.: Schirmer, in Roscher, Lexikon. d. griech. u. röm. Myth., I, i, col. 664 segg.; Escher, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, col. 1890 segg.

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