ATOLLO

Enciclopedia Italiana (1930)

ATOLLO (da atoll, voce della lingua maldiva, che significa "isola-laguna")

Alessandro Ghigi

Gli atolli sono isole d'origine madreporica, le quali hanno la forma di un anello, spesso circolare, ma anche ovale o allungato, che circoscrive una laguna centrale, separata dal mare per mezzo dell'anello roccioso e comunicante con esso mediante uno o più canali. Ve ne sono d'ogni dimensione: i più grandi raggiungono fino a 100 km. di lunghezza e 60 a 70 km. di diametro, ma l'anello di terra emersa è sempre una striscia molto stretta, che non supera poche centinaia di metri di larghezza. Quando la marea è alta e l'oceano è calmo, l'atollo si presenta come un'isola che racchiude un grande lago centrale e che si eleva da uno a tre metri soltanto sopra il livello del mare. Dal lato esterno esso termina con uno stretto cordone litorale costituito di blocchi ammonticchiati e logorati, il quale si sprofonda quasi a picco nel mare. La superficie dell'isola, poco al di là di questa striscia, è coperta da una ricca vegetazione tropicale formata specialmente da alberi di cocco. Dal lato su cui domina il vento, la terra è più elevata e la vegetazione più ricca che non dal lato che rimane sottovento, dove la terra è molto bassa, ordinariamente più arida e quasi sempre interrotta da canali. La terra dell'atollo è inoltre circondata da una zona anulare, emersa soltanto durante la bassa marea e che costituisce una scogliera, detta piattaforma. Questa, larga anch'essa qualche centinaio di metri, è orizzontale e leggermente inclinata verso il mare, dove termina con un rilievo di circa un metro di altezza per una ventina di larghezza, di struttura liscia e compatta. Questo rilievo ha le funzioni di una diga, ora continua e ora più o meno interrotta, ed è costituito specialmente di alghe calcaree e da nullipore. La superficie della piattaforma è costituita essenzialmente da calcare corallino compatto, morto, perché la temperatura di quelle regioni non consente la vita a polipi così delicati come i coralli, a un livello nel quale il riscaldamento, durante la bassa marea, non è controbilanciato da uno strato d'acqua costantemente rinnovato. Verso il bordo, peraltro, esistono anfrattuosità più o meno irregolari e profonde, riempite d'acqua che si rinnova durante il riflusso, e che sono abitate da ogni sorta di animali bentonici, come echinodermi, crostacei, molluschi, tra i quali l'enorme Tridacna, coralli di specie più resistenti e pesci varî, particolarmente Scaridi, i quali tritano i coralli colla loro potente dentatura. Vi sono anche paletuvieri, piante adattate all'acqua marina, le cui radici epigee formano esse pure eccellenti nascondigli per ogni sorta di animali. Sulla piattaforma esistono anche dune di sabbia corallina, accumulate dalle onde e, qua e là, grossi blocchi calcarei emergenti oltre il livello dell'alta marea, rotondeggianti all'apice ed erosi alla base, detti "teste di negro".

Al di qua della piattaforma il suolo si abbassa rapidamente fino a 1½-2 metri dalla base dell'orlo rilevato, poi, su una larghezza di qualche centinaio di metri, continua la discesa progressiva fino a oltre 20 metri di profondità. Su questa scarpata sommersa della scogliera vivono, nel loro massimo rigoglio, i coralli, ai quali è principalmente dovuta la costruzione dell'atollo. Vi si trovano colossali madrepore, poriti, astree, meandrine, pecilopore, favie, millepore, ecc. Oltre questa zona, il pendio si accentua bruscamente sotto un angolo di 45 gradi e più, scendendo fino ad una profondità di parecchie centinaia di metri verso il fondo dell'oceano. I coralli continuano a vivere fino alla profondità limite, variabile, secondo le specie, fra i 60 e i 100 metri. Al piede dell'isola, sul bassofondo marino, si trovano ammassi di blocchi staccati dai fianchi e franati naturalmente o per l'azione delle onde.

Dal lato della laguna, la disposizione è presso a poco la medesima, salvo l'assenza della piattaforma orizzontale. I coralli vegetano meno attivamente che nel mare aperto, sulla scarpata sommersa fino al limite di profondità di ciascuna specie. Il canale che fa comunicare la laguna con l'esterno è generalmente irregolare, situato sottovento, di profondità variabile, tanto che vi possono penetrare grosse navi o appena un canotto. La corrente è violenta durante i moti delle maree e i coralli vi prosperano benissimo. Spesso, come s'è detto, esistono parecchi canali; raramente l'atollo ne è privo, e allora la vita nella laguna diviene impossibile per la maggior parte degli animali.

I coralli, o meglio i madreporarî, viventi, formano uno strato non sempre continuo, di rivestimento esterno: non è agevole dire di che cosa sia formato l'interno della scogliera, ma la parte emersa è dovuta a blocchi calcarei, rigettati dalle tempeste, riempiti ed uniti da una sedimentazione di sabbie coralline, rese compatte da cemento che proviene dalla precipitazione del poco calcare contenuto in quel tenue strato d'acqua che rimane sulle rocce durante la bassa marea e che evapora per l'azione solare. Verso l'interno, la superficie è coperta di sabbia calcarea, ammassata dal vento e mescolata a detriti organici che formano una specie di humus molto magro, ma sufficiente a nutrire varie piante e specialmente alberi di cocco.

Gli atolli più numerosi e caratteristici si trovano negli arcipelaghi delle Maldive e delle Laccadive nell'Oceano Indiano; in quelli delle Caroline, delle Marshall, delle Figi e delle Paumotu nel Pacifico, oltre ad altri di minore importanza, tutti compresi fra il 20° di latitudine boreale e il 20° di latitudine australe.

Condizioni favorevoli a un maggiore sviluppo dei madreporarî sono la maggiore aerazione dell'acqua, dovuta ai suoi movimenti, la quantità di sostanze alimentari, la temperatura oscillante fra i 20° e i 30°, la profondità moderata (da 1 a 80 metri) e, infine, la possibilità di sfuggire agli effetti della sedimentazione di materiali calcarei che l'acqua strappa agli stessi polipai. Tali condizioni si verificano sulla superficie esterna dell'atollo e non nella laguna, e spiegano il maggiore incremento dei polipai in direzione del mare e della terra emersa contro vento.

Il sottosuolo degli atolli è costituito in generale, per uno spessore di parecchie centinaia di metri, di calcare corallino, in massima parte fossile ed appartenente al Terziario o al Cretacico. I coralli viventi, o che appartengono all'epoca geologica attuale, formano uno strato superficiale, relativamente sottile. Tuttavia la maggioranza degli autori ritiene che le formazioni madreporiche siano sorte sopra montagne, catene di montagne e crateri sottomarini.

Numerose teorie sono state formulate per spiegare l'origine degli atolli. Secondo il Chamisso, la forma particolare delle isole-lagune è dovuta al conflitto tra le varie condizioni di accrescimento dei coralli. Secondo il Darwin, l'atollo è un'antica isola circondata da polipai madreporici, la quale si è gradualmente abbassata, fino a scomparire sotto il livello del mare, mentre i coralli, trovando il loro ottimo di esistenza verso la superficie dell'acqua e verso il mare aperto, sono cresciuti a formare l'anello in direzione centrifuga. Forze geofisiche combinate hanno contribuito alla formazione della terra emersa. Alla teoria del Darwin, sostenuta anche dal Dana, il Murray e il Guppy ne hanno contrapposto un'altra, secondo la quale l'atollo è dovuto a fenomeni di sedimentazione, possibili dovunque esistano montagne sopraelevate dal fondo sottomarino. La laguna sarebbe dovuta a una successiva disintegrazione del calcare, dovuta a un'acqua ricca di anidride carbonica. Da altri autori la forma dell'atollo è attribuita al fatto che i polipai madreporici sarebbero cresciuti sull'orlo di crateri sommersi. Secondo Alessandro Agassiz, finalmente, gli atolli e le altre formazioni madreporiche sono rivestiti soltanto di corallo recente, mentre il sottosuolo è formato da rocce vulcaniche o sedimentarie che, in epoca anteriore, emergevano sulle acque sotto forma di picchi, catene di montagne, altipiani, isole vulcaniche. L'azione erosiva degli agenti atmosferici, delle onde e delle correnti marine, avrebbe ridotto queste formazioni allo stato di elevazioni sottomarine che possono servire di base a polipai madreporici. Le teste di negro sarebbero un residuo delle antiche rocce, che avrebbero resistito all'erosione.

La teoria dell'Agassiz è la più accettata come spiegazione del fenomeno generale, ma in certi casi particolari sembra non potersi escludere l'ipotesi darwiniana dell'abbassamento del fondo marino e in altri quella dell'esistenza di crateri vulcanici sommersi che servono di sostegno all'anello madreporico. Recentemente, dal Daly, la formazione delle scogliere coralline è stata messa in rapporto con i periodi glaciali, ma il Davis si oppone a questa ipotesi considerando indispensabile per la formazione delle scogliere, l'abbassamento dello zoccolo roccioso ammesso dal Darwin: la sommersione che si sarebbe effettuata per l'innalzamento del livello dell'oceano, avvenuto alla fine del periodo glaciale, è infatti insufficiente a spiegare da sola tali abbassamenti (v. coralline formazioni; coralli; madrepore).

Bibl.: J. Murray, Structure, origin and distribution of coral reefs and islands, in Proc. Roy. Soc., Edimburgo (1879), e in Nature (1880), (1889); A. Agassiz, Memorie varie, in Bull. Mus. Harvard College, Cambridge Mass. dal 1888 al 1889; C. Darwin, The structure and distribution of coral reefs, 3ª ed., Londra 1889; H. B. Guppy, The structure and distribution of coral reefs, in Nature, 1889; J. D. Dana, Corals and coral-islands, New York 1890; A. Krämer, Über den Bau der Korallenriffe und die Planktonverheilung an den Samoanischen Küsten, Lipsia 1897; Y. Delage e E. Hérouard, Traité de Zoologie concrète, II, parte 2ª, Les Coelentérés, Parigi 1901; W. M. Davis, Les côtes et les récifs coralliens de la Nouvelle Caledonie, in Ann. de Géogr., 1925; id., The coral Reefs, problem, New York 1928.

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