AVANCINI, Augusto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 4 (1962)

AVANCINI, Augusto

Armando Pitassio

Nacque a Strigno (Trento) il 28 febbr. 1868 da Lodovico, che esercitava l'avvocatura e in gioventù aveva partecipato alla difesa di Venezia del 1849. Gli zii che allevarono l'A., allorché questi rimase orfano di entrambi i genitori, erano anch'essi imbevuti della tradizione irredentista e particolarmente di quella garibaldina.

Trascorsa la prima fanciullezza a Levico, l'A. passò poi a Trento, ove iniziò gli studi che nel 1883 fu costretto a interrompere, però, per motivi finanziari. Si dedicò allora al commercio: nonostante la forzata interruzione degli studi, egli mai desistette dal cercare di formarsi una cultura, specialmente di tipo storico e politico. A questa cultura l'A. accoppiò inoltre indubbie capacità di amministratore, che gli provenivano dalla sua pratica d'impiegato commerciale. Come tale si trovò ad agire per sei anni, dal 1887 al 1893, nella vita commerciale di Bolzano, dove si batté per questioni di nazionalità insieme con un piccolo gruppo di trentini; subì tra l'altro un processo per avere ostacolato una manifestazione di pangermanisti scesi a Pergine.

I tentativi di assorbire il gruppo etnico italiano in quello tedesco erano stati iniziati nel 1866, allorché il Trentino venne chiamato Tirolo del Sud con capitale Innsbruck; a questo provvedimento amministrativo altri ne seguirono, di carattere economico e culturale, tutti volti al fine di snazionalizzare il Trentino. Contro questa politica si era schierato qui il partito liberalnazionale, la cui opposizione era però debole, anche perché la borghesia, che ne costituiva il nerbo, mirava soprattutto a mantenere le proprie posizioni nei confronti del nascente proletariato trentino. Ed è così che proprio il nuovo partito socialista trentino (1893), in cui si manifestava la tradizione garibaldina, insieme sociale e nazionale, si fece animatore, spesso in contrasto con la politica perseguita dai liberalnazionali, di una campagna irredentista.

L'A. fu tra i fondatori del Partito socialista trentino. L'ingresso di Cesare Battisti in questo partito nel 1895, e il suo progressivo affermarsi all'interno del partito stesso, ne accentuò la spinta irredentista, che si esplicò contro l'austriacante partito clerico-popolare e quello liberalnazionale: in questa battaglia il Battisti ebbe a fianco l'A., in cui egli nutriva grande fiducia.

Insieme condussero la lotta per l'istituzione di un'università italiana a Innsbruck e poi a Trieste, conclusasi con un fallimento, e la lotta per il suffragio universale, che fu ottenuto nel 1907 e che determinò la scissione del partito liberalnazionale. Da questo si staccò l'ala più avanzata, i cui voti contribuirono nello stesso anno a far eleggere deputato a Vienna, in sede di ballottaggio l'A., già sin dal 1903 consigliere comunale a Trento.

Allorché nel 1908, dopo l'annessione della Bosnia-Erzegovina da parte dell'Austria, le manifestazioni irredentiste organizzate nel Trentino dal partito socialista locale non trovarono alcun aiuto nel Partito socialista italiano avverso a qualsiasi politica che potesse portare alla guerra, il Battisti si portò su una posizione antinternazionalista, che forse non ebbe la piena approvazione dell'A., il quale nel 1910 si dimetteva da deputato del parlamento di Vienna, per lasciare libero il posto al Battisti, che in effetti concludeva vittoriosamente nel 1911 la propria campagna elettorale. La differente posizione dell'A. rispetto al Battisti per quel che riguarda l'Internazionale socialista si mostrò ancor più chiaramente allo scoppio della prima guerra mondiale, desiderata da tempo dal Battisti come risolutrice del problema delle terre irredente e che trovò invece l'A. disorientato, in quanto aveva sperato in un progressivo avvicinarsi delle posizioni in un'atmosfera di pace internazionale; mentre dunque il Battisti partiva entusiasta ad arruolarsi nell'esercito italiano, egli si rammaricava delle circostanze che ponevano ancora una volta di fronte in lotta lavoratori di diversi paesi.

L'A. restò dunque a Trento senza badare al pericolo che correva presso le autorità giudiziarie austriache a causa dei suoi trascorsi patriottici. Successivamente si ritirava a Bregenz (23 maggio 1916), dove però veniva arrestato; il successivo processo, svoltosi a Innsbruck, lo condannava al confino a Gross-Siegkarts, dove rimase sino al luglio 1916. Iniziava allora la sua attività d'informatore dello Stato Maggiore italiano dal cuore dell'Austria, ma, dopo Caporetto, avendo gli Austriaci scoperto il suo nome nei registri dello Stato Maggiore italiano abbandonati a Udine, l'A. subì un nuovo processo, che si concluse con la condanna a dieci mesi di carcere, scontati a Vienna e Innsbruck.

Durante i mesi della prigionia gettò giù un libricino di ricordi del periodo bellico e un diario del carcere, nei quali, accanto alle aspirazioni ad una prossima vittoria italiana e conseguente liberazione della sua terra, trova ampio posto il desiderio di una giustizia internazionale e sociale. Ma questa sua speranza naufragò nel marasma succeduto alla fine della guerra: il partito socialista trentino, che già in precedenza aveva patito lotte interne che solo la forte personalità del Battisti era riuscito a sedare, si scisse fra riformisti e massimalisti.

Nella scissione socialista successiva alla guerra, l'umanitarismo dell'A. si scontrò con il massimalismo di Ernesta Battisti, la vedova di Cesare: furono le ultime battute della vita politica di un uomo che, ormai affaticato dalla lotta sostenuta e disilluso nelle proprie speranze, non trovò altra risoluzione che quella di ritirarsi a vita privata. Morì a Cles il 6 giugno 1939.

Bibl.: A. Zieger, Storia del Trentino e dell'Alto Adige, Trento 1926, passim; E. Fabietti, Cesare Battisti. L'anima, la vita,Firenze 1928, passim;E. Battisti, Di A. A., in Trentino, XVII(1939), pp. 201-204; K., A. A., in Problemi del lavoro,XIII (1939), pp. 4 s.; A. C., I nostri morti: A. A.,in Studi trentini, XX(1939), pp. 361 s.; F. Bertoldi, La stampa operaia socialista trentina (1895-1924), in Movimento operaio,III(1951), p. 588.

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