AVANGUARDIA

Enciclopedia Italiana (1930)

AVANGUARDIA (fr. avant-garde; sp. vanguardia; ted. Avantgarde, Vortrab; ingl. vanguard)

Arturo TARANTO
Alberto Ponza di San Martino

L'avanguardia è un reparto di sicurezza che le unità, durante le marce in vicinanza del nemico, distaccano avanti, nella direzione del loro movimento.

Oggi, durante la fase preliminare del combattimento detta di avvicinamento si chiamano anche avanguardia gli stessi primi scaglioni di combattimento. Il concetto di avanguardia cioè, ristretto nel periodo prebellico alla sola sicurezza fuori del campo di battaglia, viene ora ampliato e riferito allo stesso campo tattico. A spiegare ciò sta il fatto che, sostanzialmente, i primi scaglioni dello schieramento d'una data unità hanno, tra gli altri, in rapporto agli scaglioni retrostanti, lo stesso compito di sicurezza che le avanguardie hanno rispetto ai grossi.

Il compito dell'avanguardia durante le marce in vicinanza del nemico è quello di dare immediata sicurezza alla colonna che l'ha distaccata. Essa deve rimuovere tutti quegli ostacoli che possono impedire o ritardare la marcia del grosso, eseguire i lavori che ne agevolino l'avanzata e superare le deboli resistenze opposte eventualmente da piccole frazioni avversarie. In caso d'incontro col nemico in forze, l'avanguardia deve assicurare alla colonna il tempo per passare dalla formazione di marcia a quella di combattimento.

La forza dell'avanguardia - costituita sempre da reparti organici - non può essere superiore al terzo della fanteria della colonna. La sua composizione è in relazione ai compiti che essa deve assolvere: battaglioni di fanteria rinforzati dalle sezioni pezzi dei rispettivi reggimenti, reparti del genio, mezzi di collegamento, elementi di sanità e eventualmente, in terreni molto accidentati o coperti, artiglierie campali, di massima someggiate. Per sostenere l'avanguardia, un'aliquota delle artiglierie leggiere della colonna marcerà verso la testa del grosso; eventualmente artiglierie di lunga gittata seguiranno l'avanguardia stessa.

L'avanguardia si suddivide in due scaglioni: grosso e testa. La testa è preceduta da punte con l'incarico di perlustrare il terreno a cavallo della direttrice di marcia.

La distanza tra i varî elementi dell'avanguardia viene regolata in modo da impedire che essi cadano contemporaneamente sotto il tiro efficace di mitragliatrici avversarie che si svelassero all'improvviso; quella tra avanguardia e grosso in modo da evitare che quest'ultimo possa essere colpito da tiri di artiglierie leggiere nemiche. La recente regolamentazione italiana prevede, in terreno di configurazione normale, una distanza di 2 0 3 km., tra grosso della colonna e coda dell'avanguardia, distanza che in montagna, in rapporto alle speciali caratteristiche del terreno, varia di volta in volta e che di notte, in relazione alla minore efficacia del fuoco, si riduce notevolmente.

Il compito di sicurezza dell'avanguardia è integrato dall'azione del nucleo di esplorazione vicina (v. cavalleria) che è tenuto a segnalare sempre tutte le informazioni raccolte sul nemico, da reparti distaccati sul fianco ed eventualmente sul tergo (fiancheggiatori, retroguardie) e dall'esplorazione dell'aviazione. In relazione all'osservazione e alle offese aeree avversarie, si ha oggi tendenza a effettuare di notte la marcia al nemico. In tal caso la marcia si eseguirà sotto la protezione del nucleo d'esplorazione vicina che il giorno precedente, preferibilmente all'alba, avrà occupato in avanti un'opportuna posizione. Durante l'avvicinamento l'avanguardia, pur conservando sempre la sua funzione di sicurezza, ha il compito di cercare il contatto con lo schieramento nemico. Per assolvere questo compito essa dovrà ricorrere al combattimento, inteso a spazzare il terreno da tutti quegli ostacoli e da tutte quelle difese avanzate che coprono il grosso d'uno schieramento. Con ciò le avanguardie - a volte rinforzate da elementi del grosso o dal grosso stesso e sempre sostenute da una poderosa azione di artiglieria - vengono a completare la fase della cosiddetta presa di contatto prevista da varie regolamentazioni estere, fase che, iniziatasi col servizio informazione, viene ultimata, contro un nemico in posizione, quando si è a contatto della sua posizione principale di resistenza e, contro un nemico in movimento, quando si è costituita una linea di difesa atta a consentire ai grossi retrostanti di prendere le necessarie disposizioni per il combattimento.

Secondo la regolamentazione italiana, l'avanguardia d'una divisione di schiera è costituita dall'insieme delle avanguardie delle varie colonne (due o tre) in cui la divisione si è chiusa. Queste avanguardie parziali procedono, durante l'avvicinamento, da una all'altra delle prefissate linee di sbalzo, mentre le artiglierie della divisione, avanzando a scaglioni e prendendo alternativamente posizioni successive, si tengono in grado di sostenerle in ogni evenienza. Il combattimento dell'avanguardia è condotto dal comandante della divisione, con azione rapida e intensa, più d' artiglieria che di fanteria. Esso infatti, come si è accennato, tende a travolgere solo le avanstrutture dello schieramento avversario e a fornire i dati d'orientamento ancora necessari per meglio organizzare il vero attacco contro la posizione principale di resistenza avversaria.

Bibl.: Norme generali per l'impiego delle grandi unità, 1918; Norme per l'impiego tattico della divisione, 1928; Servizio in campagna (allegato 1° all'istruzione provvisoria francese sull'impiego tattico delle grandi unità, edizione 1922); Istruzione provvisoria belga sull'impiego tattico delle grandi unità, 1924; Regolamento tedesco: Comando e combattimento delle armi riunite, 1921.

Avanguardia Strategica. - Si dice avanguardia strategica (per distinguerla dalla precedente che, in questa antitesi, può anche assumere il nome di avanguardia tattica) la frazione organica di armata, che, in un'avanzata strategica, precede a grande distanza le colonne delle rimanenti grandi unità. In linea di massima ha i compiti d'esplorazione, copertura, presa di contatto, ricognizione e protezione comuni a qualsiasi avanguardia.

Data tuttavia la forza d'attrazione che esercita sull'avversario una massa così notevole (si tratta sempre di grandi unità e cioè corpi d'armata o divisioni), e la sua distanza dal grosso (non meno, all'epoca nostra, di due o tre giornate di marcia), essa può talvolta proporsi lo scopo d'imporre la nostra volontà al nemico, obbligandolo a deviare dal piano che si era proposto, per impegnarsi quando, dove e come a noi più conviene, dando così modo al nostro grosso di eseguire lo spiegamento e la manovra corrispondenti alla concezione strategica del nostro comando.

L'impiego classico dell'avanguardia strategica (o avanguardia generale) risale a Napoleone (esempio: 1 corpo e riserva di cavalleria che, agli ordini di Murat, precedono, nel 1806, di una giornata di marcia, la Grande armata). Per tutto il sec. XIX se ne elaborò la teoria; ma già nel 1870 essa avanguardia cessò di far sentire la sua necessità. La guerra mondiale segnò il suo definitivo tramonto.

Le tendenze odierne escludono una sua risurrezione per l'avvenire, anche nel caso d'un ritorno alla guerra di movimento, non tanto per l'accresciuta mole degli eserciti in campo, quanto perchè l'aviazione e la trazione meccanica offrono mezzi di ricognizione lontana e di spostamenti di corpi celeri ignorati nel secolo scorso, e perché la possibilità di sistemare rapidamente potenti linee difensive, capaci di arrestare, per un tempo notevole, un'avanguardia generale, consente di neutralizzare, con distaccamenti relativamente esigui, la forza d'attrazione di tale massa.

Potrà invece risorgere, nei primi giorni di una campagna, con la missione di proteggere la mobilitazione e la radunata, ma allora più che di avanguardie strategiche si tratterà di copertura.

Bibl.: É. Pierron, Les méthodes de guerre actuelles et vers la fin du XIXe siècle, 2ª ed., 2 voll., Parigi 1886-1889; F. Foch, De la conduite de la guerre, Parigi 1904; Norme generali per l'impiego delle grandi unità, di guerra, Roma 1913; Norme generali per l'impiego delle grandi unità, Roma 1928.

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