BACCANALI

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi BACCANALI dell'anno: 1958 - 1994

BACCANALI (v. vol. I, p. 956)

R. Turcan

Il termine latino Bacchanalia ha significati diversi, ma correlati fra loro. Esso designa sia il luogo consacrato a Bacco, sia le liturgie orgiastiche e/o iniziatiche proprie del culto dionisiaco. Tuttavia la partecipazione alle celebrazioni collettive richiedeva la sottomissione alle prove della consacrazione (τελετή), e l'ambientazione sonora del cerimoniale di iniziazione al tìaso svolgeva un suo ruolo nel condizionamento psicologico dell'aspirante. Per questo l'immagine che in noi evoca il termine B. (con satiri danzanti e menadi scarmigliate) è spesso associata a scene misteriche.

A parte alcune ipotesi arbitrarie, va constatato che la documentazione archeologica sui B. in quanto luoghi di culto è alquanto lacunosa. Non esistono prove definitive per l'identificazione come luoghi per riti iniziatici o sedi di confraternite, né per la casa della processione dionisiaca a el-Ğem (Thysdrus, Tunisia), né per la Casa di Bacco a Ğemila (Algeria). In quest'ultima, il fatto che la sala decorata da un mosaico pavimentale in cui si rappresenta l'infanzia di Bacco sia isolata da un corridoio e da una piccola scala e che, d'altra parte, presenti un'«abside» non autorizza a riconoscervi una «cappella dionisiaca». Allo stesso modo, il corridoio che cinge la cella di un tempio di Gigthis (Tunisia), non permette di affermare che esso avesse una funzione nell'ambito della celebrazione dei misteri, tenendo presente inoltre che la stessa attribuzione del tempio a Liber Pater va considerata con cautela. Le due sale sotterranee del tempio scavato a Mactar (Tunisia) non furono necessariamente «grotte dionisiache» (l'una per la catabasi, l'altra per i banchetti), poiché lo stesso tipo di cripta è stato individuato in altri templi africani non consacrati a Bacco. Di recente, si è voluto riconoscere come luogo destinato ai B. una sala sotterranea appartenente a un complesso di gallerie, cisterne e strutture idrauliche di Bolsena. Tale «antro delle Ninfe» sarebbe da porre in relazione al locale culto delle acque; tuttavia la scoperta di un trono in terracotta con la rappresentazione di una pantera con putti non basta a dimostrare che l'ambiente avesse svolto una funzione di grotta iniziatica. A Cosa, un ambiente di epoca tarda ai margini del foro, potrebbe aver ospitato un'associazione pagana dedita a celebrazioni clandestine in onore di Liber Pater (vi è stata rinvenuta una larga panca che rammenta la struttura dei podia mitriaci); tuttavia neanche in questo caso si ha sicuramente a che fare con un locale per iniziazioni.

Sta di fatto che l'iconografia ambienta generalmente i Β. in aperta campagna, in uno scenario di alberi e rocce al di fuori dei templi, che tuttavia possono essere talvolta visibili sullo sfondo. Tale quadro rustico meglio si adeguerebbe ai θουκόλοι, «bovari» o «pastori», dei quali le baccanti impugnano il bastone (pedum ο λαγωθόλον): in altri casi, in rappresentazioni su sarcofagi, esse hanno il petto stretto da una doppia cintura di campanelli e brandiscono un bastone ritorto o un serpente. Tuttavia a questi B., sia che si tratti di.scene orgiastiche o iniziatiche propriamente dette, di carattere apparentemente realistico, prendono quasi sempre parte personaggi divini o mitici: satiri, sileno e Pan, Dioniso e Arianna, nutrici e Ninfe di Nisa. Anche laddove, come nella megalografia della Villa Item (Villa dei Misteri) a Pompei, compaiono donne romane, verosimilmente contemporanee al dipinto, intervengono i demoni dionisiaci e gli dei che sembrano presiedere alla cerimonia. È spesso Bacco infante a esemplificare la consacrazione del neofita, nella quale va riconosciuta la personificazione di Nisa (la Nysis Oros di uno stucco dell'Isola Sacra), oppure di una nutrice, che può essere identificata con la Mystis di Nonno (Dionys., IX, in ss.). Su un sarcofago da Via Salaria, l'immagine di una menade che impugna un coltello e un capretto, fa pensare all'omofagia, presente più nell'immaginario poetico e religioso che non nella realtà del culto. Questa ambientazione di sapore leggendario invita a mettere in discussione il valore informativo delle immagini che si riferiscono al rituale iniziatico. Lo stesso ordine di problemi rende ipotetici anche numerosi dati fornitici dalla tradizione letteraria. Tuttavia non si può affermare, come fa F. Matz, che tutto quel che noi possiamo sapere sulla consacrazione del miste si fonda «fast ausschliesslich» sui monumenti, tanto più che l'interpretazione di composizioni quali quella degli stucchi della Farnesina e la megalografia della Villa Item sono tuttora controverse. Non resta dunque che constatare come l'iconografia confermi nel complesso le testimonianze letterarie.

All'inizio dei due cicli citati, il candidato è velato. L'iniziazione è preceduta da sacrifici (di galli o di maiali), mentre le baccanti accendono le torce all'altare. Nel fregio della Villa Item figura un infante (Dioniso? oppure simulante Dioniso?) il quale è intento alla lettura del testo di un volumen, sotto la guida di una sacerdotessa. Il motivo della lettura sacra si ritrova in una pittura pompeiana. Un sarcofago andato perduto, alcune coppe «corinzie», un quadretto della Farnesina rappresentano il tema della preparazione del lìknon («vaglio») contenente un fallo di pasta e frutti velati. Il fregio della Villa Item offre una più dettagliata rappresentazione della consacrazione preliminare delle offerte raccolte in diversi recipienti. In uno stucco della Farnesina, l'istruzione della inizianda è assicurata dal commentario di un trittico. Una serie di rilievi pittorici sembra evocare l'addestramento di due satiri all'interno di una grotta, prima di ulteriori prove.

Assolutamente degno di rilievo è il senso di spavento che ispirano la maschera silenica e il serpente oscillante al di fuori di una cista. La donna terrorizzata della Villa Item, non lontana da una maschera di sileno tenuta al di sopra di un vaso, incarna questo aspetto del rituale. Il candidato è munito del tirso e della nebride, gli attributi di Dioniso, così come ci mostrano numerosi sarcofagi (cfr. anche gli stucchi della Farnesina e dell'Isola Sacra). È alla nebride che va probabilmente riferita la κατάζωσις di un'iscrizione di Torre Nova (IGVR, 1, 160) piuttosto che a un pallium quadratum (F. Matz) o a una cintura (P. Boyancé).

Ma il principale e più tipico rito dei B. è incentrato sul lìknon che è fatto passare sulla testa china e velata del miste o che quest'ultimo tiene sul capo. Sul cimiero di un casco pompeiano e su lastre Campana compare una figura femminile che tiene abbassata la testa di un baccante drappeggiato, al fianco di un sileno che regge il vassoio privato dei veli. Altrove lo stesso sileno sembra versare il contenuto della cesta su due donne trasportate da un carro a forma di lìknon. La revelatio del vassoio è fatta sia a un bambino velato (Farnesina), sia a una candidata seminuda che volge le spalle allo spettatore ed è inginocchiata dinanzi a un altare (Farnesina) oppure con la testa trattenuta dal braccio di una sacerdotessa (Villa Item). La rivelazione del fallo nel lìknon provoca la repulsione o la fuga di una donna alata (lastre Campana, cammei), con sembianze di un'Erinni (Villa Item) e non di una Nemesi (F. Matz), di Agnoia (K. Lehmann), di Telete (V. Mac- chioro, H. Jeanmaire) o di Mene-Ecate (P. Boyancé). Nel mosaico di Ğemila, il personaggio non è alato e non vi sono flagellazioni. Il demone dalle grandi ali nere della Villa Item incarna il mondo infernale, la cui evocazione metteva alla prova i neofiti (Orig., Cels., 4, 10).

Suonatrici di cembali o di tamburelli contribuiscono a portare il miste nella condizione di entusiasmo essenziale alla contemplazione dei sacra. Egli allora entra nel tìaso per partecipare all'estasi della danza e dell'ebbrezza. Il profilo delle baccanti rappresentate su sarcofagi illustra la iactatio fanatica corporis di cui ci parla Titio Livio (XXXIX, 13, 12). La menade che carezza un animale selvatico personifica questo momento felice del paradiso bacchico in cui la condizione selvaggia è addomesticata grazie al vino e il mondo animale è riconciliato con quello umano. Al centro del tìaso in festa, il dio a cavallo di un felino simboleggia questa ήμέρωσις sovrana. A volte Ercole può comparire al fianco di Dioniso, che insieme ad Arianna (piuttosto che a Semele) è rappresentato al di sopra del fogliame delle viti (le vendemmie costituivano occasione per la celebrazione di B.: Tac., Ann., 11, 31, 4-5).

Crateri e scene di simposio sono spesso correlati ai B., che di frequente avevano luogo alla presenza di un idolo priapico e spesso assumevano il carattere di un corteo trionfale. Sui sarcofagi, il sacrificio a Dioniso-Sabazio è spesso associato a tale pompè, la quale rivestiva dunque una funzione cultuale nell'ambito dei misteri bacchici.

Bibl.: Siti: J. Collins-Clinton, A Late Antique Shrine of Liber Pater at Cosa, Leida 1977; R. Hanoune, Les associations dionysiaques dans l'Afrique romaine, in L'association dionysiaque dans les sociétés anciennes, Roma 1986, pp. 149-164 con bibl.; H. Lavagne, Operosa antra (BEFAR, 272), Roma 1988, pp. 87 ss., 174 ss.; J.-M. Pailler, Bacchanalia. La répression de 186 av. J.C. à Rome et en Italie (BEFAR, 270), Roma 1988, pp. 3 ss., 144 ss., 511 ss. - Iconografia in generale: F. Matz, Διονυσιακη τελετη. Archäologische Untersuchung zum Dionysoskult in hellenistischer und römischer Zeit (AbhMainz, 1963, 15), Magonza 1964; P. Boyancé, A propos d'une étude récente sur l'initiation dionysiaque, in REA, LXVIII, 1966, pp. 33-60; U. Bianchi, The Greek Mysteries (Iconography of Religions, 17. Greece and Rome, 3), Leida 1976, pp. 13 s., 35 ss.; Α. Geyer, Das Problem des Realitätsbezuges in der dionysischen Bildkunst der Kaiserzeit, Würzburg 1977; C. Gasparri, in LIMC, III, I, 1986, s.v. Dionysos/Bacchus, p. 553 ss.; R. Merkelbach, Die Hirten des Dionysos. Die Dionysos-Mysterien der römischen Kaiserzeit und der bukolische Roman des Longus, Stoccarda 1988. - Sarcofagi: R. Turcan, Les sarcophages romains à représentations dionysiaques, Parigi 1966; id., Le sarcophage des Acceptii au Musée de la Civilisation Gallo-Romaine, in BMusMonLyon, 1968, pp. 118-147 ss. ; F. Matz, Die dionysischen Sarkophage, (Die antiken Sarkophagreliefs, IV, 1-4), Berlino 1968- 1975. - Rilievi: R. Turcan, Initiation bacchique ou drame satyrique? Observations sur una série de reliefs hellénistiques, in Alessandria e il mondo ellenistico- romano. Studi in onore di A. Adriani, III, Roma 1984, pp. 658-667. - Villa Item: R. Turcan, La dèmone ailée de la Villa Item, in Hommages à M. Renard (Coll. Latomus, 103), III, Bruxelles 1969, p. 586 ss.; R. A. S. Seaford, The Mysteries of Dionysos at Pompei, in Pegasus, 1981; R. Turcan, Pour en finir avec la femme fouettée, in RA, 1982, 2, p. 291 ss.; U. Pappalardo, Nuove osservazioni sul fregio della «Villa dei Misteri» a Pompei, in La regione sotterrata del Vesuvio. Studi e Prospettive, Napoli 1982, p. 611 ss.; G. Sauron, Nature et signification de la mégalographie dionysiaque de Pompéi, in CRAI, 1984, pp. 151-174. - Altre pitture: I. Jacopi, Soffitto dipinto nella casa romana di «Vigna Guidi» sotto le terme di Caracalla, in RM, LXXIX, 1972, p. 89 ss. - Farnesina: I. Bragantini, M. de Vos, Museo Nazionale Romano. Le Pitture, II, 1, Roma 1982, pp. 85, 88 s., 91 s., 138 s., 191, 193 s. - Isola Sacra: H. Mielsch, Römische Stuckreliefs, Heidelberg 1975, p. 161. - Ğemila: M. Blanchard, La scène de sacrifice du bouc dans la mosaïque dionysiaque de Cuicul, in AntAfr, XV, 1980, p. 169 ss. e BAParis, XVII, 1981, p. 131 ss. - Altri mosaici: L. Foucher, La Maison de la procession dionysiaque à El Jem, Parigi 1964; J. M. Blàzquez, Los mosaicos romanos de Torre de Palma (Monforte, Portugal), in AEsp, LUI, 1980, p. 129; id., El mosaico con el triunfo de Dionysos de la villa romana de Valdearados (Burgos), in Homenaje a Saenz de Burnaga,

Madrid, 1982, p. 416; W. a. Daszewski, Dionysos der Erlöser, Magonza 1985.

- Ciotole «corinzie»: M. Bats, A propos des vases corinthiens à représentations dionysiaques d'époque romaine, in RA, 1981, pp. 3-26. - Grotte dionisiache: P. Boyancé, L'antre dans les mystères de Dionysos, in RendPontAcc, XXXIII, 1960-1961, p. 107 ss.

(R Turcan)