BADIA a Settimo

Enciclopedia Italiana (1930)

BADIA a Settimo

Maria Luisa SALVADORI
Antonio Falce

Frazione del comune di Casellina e Torri (Firenze), con 1121 ab., situata a 38 m. s. m., alla sinistra dell'Arno, circa otto chilometri a valle di Firenze. Sorge intorno all'antica abbazia, fondata da Lotario dei conti Cadolingi (v. cadolingi), intorno al 1000 nel luogo detto "a Settimo" dalla settima pietra miliare romana da Firenze. S. Giovanni Gualberto, fondatore dei vallombrosani, fu invitato poi dal conte Guglielmo Bulgarello, della stessa famiglia, a riformarla secondo la sua regola. Nell'anno 1236 Gregorio IX passò l'abbazia ai monaci cisterciensi. Essa ebbe in seguito numerosi privilegi e conferme da imperatori e papi. Tra i suoi ricchi possessi, va ricordato quello di Stale, con la sua chiesa di S. Salvatore, posto nell'Appennino e tanto esteso da prendere il nome di contea, ricordata poi durante le controversie sorte nel sec. XIV fra Firenze e Bologna per i confini. La chiesa della badia fu teatro nel 1068 della celebre prova del fuoco di S. Pietro Igneo contro il vescovo simoniaco di Firenze Pietro Mezzabarba. I suoi cisterciensi si guadagnarono poi tanto la stima dei reggitori del comune, che ebbero l'esenzione dalle imposte, l'amministrazione dell'erario pubblico, la sorveglianza sulle costruzioni di castelli, ponti, mura, ecc., nella città e contado, nonché la custodia del sigillo di stato. Della ricchezza dell'abbazia può dare un'idea il fatto che ogni nuovo abbate, per ricevere l'investitura pontificia a Roma, doveva pagare un tributo di circa mille fiorini. Legata com'era alle sorti di Firenze, subì devastazioni durante l'assedio famoso del 1529-30, tanto che i frati ottennero di andare ad abitare in città, prima all'ospizio di Cestello a Borgo Pinti, poi a Porta S. Frediano, dove rimasero fino al 1782, anno della soppressione. La badia fu restaurata nel 1664 e divenne la parrocchia di S. Lorenzo. Nel vestibolo, sono le tombe della vedova del conte Guglielmo Bulgarello e della nuora; poco lontano, la bella torre attribuita falsamente a Nicolò Pisano e i monumentali avanzi delle mura e torri fatte erigere da Firenze intorno alla badia per difenderla contro Pisa, nel 1371, dopo l'assalto che da questa parte tentò il celebre capitano di ventura Giovanni Acuto.

Attualmente la R. Soprintendenza all'arte medioevale e moderna per la Toscana s'occupa del ripristino dell'edificio. Già si notava all'esterno della cappella di S. Quintino (di fianco alla maggiore) un'absidiola semicircolare di puro carattere romanico: i recenti restauri hanno permesso di stabilire che l'ossatura della chiesa attuale è di questo stile architettonico al quale pure appartengono la cripta e le prime due zone del campanile. Dello stesso periodo primitivo è la tomba di Cilla e Gardia nell'atrio della chiesa. Di una fase posteriore - gotica - sono quasi tutti gli edifici che ancora restano, dalla tinaia, che probabilmente era l'ospizio dei poveri, alla sala capitolare, della quale sono state sapientemente rimesse in luce le elegantì bifore, alla cella abbaziale, che conserva resti di affreschi a chiaro-scuro di scuola giottesca e alla cappella di San Iacopo, con tracce di pitture, che la tradizione attribuisce a Buffalmacco. Gotiche sono pure due belle finestre da poco riaperte nei fianchi della chiesa e la decorazione in cotto posta in alto, all'esterno degli edifici. Della fine del sec. XIII o del principio del XIV è un gran rilievo in stucco sull'antica entrata del monastero. Nel tetto della chiesa a cavalletti, si va scoprendo la decorazione pittorica trecentesca. Sono invece brunelleschiani il presbiterio della chiesa decorato di un fregio robbiano e il chiostrino detto dei Melaranci. Il chiostro grande, cominciato a costruire nel 1462, non è di un sol getto: su un peduccio, anzi, si legge la data MDCXX. Purtroppo questo chiostro, come tutte le altre parti della Badia a Settimo, è per buona parte interrato e ciò toglie ogni snellezza alle linee architettoniche.

Bibl.: R. Davidsohn, Geschichte von Florenz, voll. 4, Berlino 1896-1927; id., Forschungen zur älteren Geschichte von Florenz, voll. 4, Berlino 1896; A. P. Giulianelli, Lettera sulla B. di S. Salv. a S., in G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, Firenze 1754-62, IX; E. Repetti, Dizionario geografico della Toscana, Firenze 1833-1846, I, p. 28; C. De Fabricazy, Memorie sulla chiesa di S. Maria Maddalena de' Pazzi a Firenze e sulla B. di S. Salv. a S., in L'Arte, IX (1906), p. 255 segg.; P. Toesca, Storia dell'arte it., I: Il Medioevo, Torino 1927; M. Salmi, L'architettura romanica in Toscana, Milano-Roma 1927; id., La scultura romanica in Toscana, Firenze 1928.

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