BALCONE

Enciclopedia Italiana (1930)

BALCONE (fr. balcon; sp. balcón; ted. Balkon; ingl. balcony)

Raffaello Niccoli

Termine architettonico che indica quella specie di finestra, che è aperta sino al pavimento, e munita di parapetto a ringhiera, o traforato, o a balaustrata.

I balconi (specialmente quelli sporgenti dal piano della facciata), hanno funzione decorativa, e, anche nei paesi di clima temperato, utilità pratica. Il tipo più semplice di balcone è quello senza sporgenza, molto comune nelle modeste case di abitazione dal periodo barocco in poi. Talvolta, pur essendovi sporgenza, questa è però poco sensibile, e tale da nascondere o graduare il distacco dal corpo dell'edificio. Per esempio, nell'architettura veneta, fin dal suo sorgere, è costante il tipo della casa e del palazzo con gran numero di balconi che si appoggiano su cornici o mensolette, ma che in genere non sporgono di molto. Su cornici a uno o più ricorsi di mensolette con poco risalto si sostengono alcuni balconi medievali, come quello già tardo della casa Migliaccio in Siracusa (sec. XV: v. Tav. CXCI). Specialissimo è il profferlio viterbese, specie di balcone con scala esterna, quale si vede anche nel palazzo del Capitano del Popolo ad Orvieto (sec. XIII: v. Tav. cit.). Nel Rinascimento, invece, si usò molto spesso appoggiare i balconi o sulla zona basamentale più sporgente dal piano della facciata (palazzo Pandolfini a Firenze, di Raffaello), o sopra una cornice di marcapiano come nel caso dei balconi che corrono lungo la facciata di Palazzo Pitti. Nel barocco la cornice di sostegno viene talvolta limitata al solo balcone, oppure accompagnata da cartigli o mascheroni in modo da dare a tutto l'insieme una linea movimentata e spesso sinuosa.

Ancora più varî sono i modi con i quali vengono sostenuti i balconi provvisti di un certo aggetto.

Balconi col piano sostenuto da travi in legno sporgenti, con o senza saettoni, erano usati, generalmente in case modeste, sia nell'antica architettura romana (v. meniano), sia nel Medioevo; come può vedersi dai molti che son riprodotti a sfondo di composizioni pittoriche.

Di balconi col piano in lastre di marmo o di pietra, sorrette con mensole in pietra o in ferro, se ne hanno tanti e così svariati esempî da rendere superflua ogni citazione. Ricordiamo però, per varietà e bellezza di balconi, la città di Caltanissetta. Occorrerà pure osservare che talvolta le mensole vengono usate per semplice decorazione e per simulare un sostegno che non ha vere necessità costruttive Ciò avviene specialmente oggi, che l'uso di solette in cemento armato ha permesso di fare balconi, anche di grande sporgenza, senza mensole o altri appoggi. La moderna architettura razionale, e specialmente in Germania e in Olanda, fa un larghissimo uso di grandi balconi e balconate, spesso ricingenti più prospetti dell'edificio e giranti agli angoli.

Da notarsi, per l'ardimento costruttivo e l'eleganza del sostegno, sono pure i balconi che poggiano su vòlte (balcone nel cortile di S. Barbara in Castelnuovo a Napoli, sorretto da una vòlta a forma di pieduccio poligonale). Talvolta invece il piano del balcone poggia su di una serie di vòlte a botte che hanno le generatrici perpendicolari alla facciata e che si scaricano su mensole incastrate nel muro. Tale tipo, non ignoto ai Romani (v. meniano), si trova, per esempio, nel balcone della casa Balsamo a Brindisi (v. Tav. CXCII). I balconi possono poggiare anche su colonne, con l'intermezzo di più o meno complete trabeazioni, soprattutto quando essi siano collocati sopra le porte d'ingresso. Se ne hanno esempî stupendi in molti palazzi di Roma: di quello bramantesco nel cortile di San Damaso in Vaticano, a quello del palazzo Sciarra e a quelli del palazzo di Montecitorio (Bernini) e del palazzo Salviati al Corso (C. Rainaldi), i quali ultimi si estendono su quattro colonne accrescendo la solennità del motivo centrale della composizione, simile a un arco trionfale a tre fornici. Notevole, nel quattrocentesco palazzo Prosperi a Ferrara, il balcone sorretto da putti che riposano sulla trabeazione delle colonne, inquadranti la porta. Talvolta alle colonne sono sostituite cariatidi come nel palazzo Davia-Bargellini in Bologna (metà del secolo XVIII: v. Tav. CXCIII) e nel palazzo Litta in Milano (Ricchini, 1648).

Oltre che per la varietà dei sostegni, i balconi possono differire per il genere del parapetto, che può essere pieno, a traforo, a transenna, a balaustrata, a ringhiera, in pietra, in marmo, in muratura, in legno e in ferro. Dai parapetti in muratura intonacata, quali si trovano in balconi di modeste case cittadine e rustiche del Medioevo e in alcune case moderne, si passa a quelli in marmo o altra pietra dei balconi di palazzi signorili. Essi allora possono essere lisci (palazzo Massimo a Roma), riquadrati con formelle (palazzo Bocchi a Bologna), oppure alleggeriti, sia da decorazioni scolpite (Loggia degli Osii in Milano - gotica -, palazzi del Capitano del Popolo a Perugia e della Cancelleria a Roma), sia con disegni prodotti dall'alternanza di materiali di vario colore, come nell'esempio già citato della casa Migliaccio in Siracusa. Di parapetti traforati, comuni specialmente in architetture straniere e in quella dell'Italia settentrionale, basterà citare quelli a lobi del balcone della Loggia dei Mercanti a Bologna (opera di Antonio di Vincenzo), che è interessante anche per il baldacchino che lo sovrasta, quelli dei balconi del palazzo Contarini-Fasan a Venezia (sec. XV), e, a Brescia, quelli dei balconi del palazzo municipale (v. anche balaustrata).

Numerosi sono i tipi di balconi con ringhiere (palazzo Bevilacqua a Bologna, palazzo Giugni di B. Ammannati a Firenze), alcuni dei quali, di epoca barocca, bellissimi, si trovano a Cremona, a Città di Castello e a Roma. Nei balconi modernissimi, alla predominanza degli elementi verticali si sostituisce quella delle linee orizzontali.

Un esempio interessante di balcone in ferro del sec. XVII si trova a Milano in via Durini. Esso, sorretto da mensole in pietra e collocato sopra la porta di una casa, è costituito da un parapetto in ferro battuto molto decorato, da un tetto, pure in ferro, e da alcuni elementi verticali, anch'essi in ferro battuto con decorazioni, i quali collegano la soglia al tetto. Tra i numerosissimi altri balconi coperti da tetto sorretto da colonne o pilastri meritano d'essere menzionati quello del Palazzo comunale di Anagni e quello che il Vasari sistemò in un angolo dei palazzi fiorentini dell'Arte della seta e di Parte Guelfa.

In paesi più settentrionali del nostro è raro trovare balconi aperti; molto frequenti sono invece i balconi chiusi ad invetriata (chiamati bow-window o bay-window o oriel dagl'Inglesi, Erker dai Tedeschi), i quali, più che elementi esterni, sono parti integranti degli interni. La forma planimetrica può essere rettangolare, circolare e poligonale; possono sorgere direttamente dal suolo e arrivare fino al coronamento dell'edificio o più in basso (secondo il tipo più comune in ville o castelli inglesi) o invece sporgere a una certa altezza dal suolo e abbracciare uno o più piani (tipo più frequente in Francia e nei paesi tedeschi), o sporgere dalle facciate o agli angoli degli edifici. Varî sono anche i modi coi quali i balconi sospesi terminano in basso, cioè con mensole, con vòlte a piramide o a cono rovesci, a gradoni, con semicalotte sferiche o ovoidali, a bulbo, oppure anche in piano. Essi possono inoltre fare corpo architettonico di per sé stante, oppure seguire le linee generali della composizione della quale fanno parte. Il loro aspetto è simile a quello delle bertesche, costruzioni quasi sempre temporanee e in legno, che in caso di assedio venivano aggiunte in sporgenza dalle pareti di castelli o palazzi fortificati del Medioevo e munite di feritoie e piombatoi.

Analogia coi balconi chiusi hanno anche i cosiddetti sporti, formati dal protendersi in fuori dei piani superiori di tutto il prospetto di un edificio. Essi sono molto comuni nelle costruzioni in legno, in alcune case medievali (per esempio a Bologna) e in costruzioni di varie epoche a Firenze, dove vengono sostenuti sia da travi e puntelli in legno, sia da archetti o beccatelli (o mensoloni) in pietra. Fra i tanti edifici fiorentini che ne sono provvisti, si possono citare, per quelli sorretti da travi in legno, le botteghe di Ponte Vecchio e il palazzo dell'Antella in piazza S. Croce con le costruzioni attigue; per quelli tutti in muratura, un palazzo trecentesco in via Matteo Palmieri, il palazzo Bartolini in via Porta Rossa (di Baccio d'Agnolo) e quello Ricasoli al ponte alla Carraia (inizî del sec. XVI), tutti esempî fiorentini.

Di veri balconi chiusi nell'architettura italiana del passato non esistono che scarsissimi esemplari; citiamo quello che si trova in un cortile del Palazzo ducale di Urbino e quello che sporge nel mezzo della facciata del palazzo Roverella in Ferrara. Il primo (costruito in forme di purissimo Rinascimento) poggia su ricche mensole, è di forma rettangolare ed è inquadrato da paraste con trabeazione e parapetto a decorazioni; il secondo, invece, ha forma poligonale e nel suo aspetto ricorda taluni Erker tedeschi. Non si può non far menzione del balcone chiuso sull'antiportale del palazzo Zuccari a Roma, di elegante e leggiera fattura.

L'uso dei balconi chiusi va invece diffondendosi nella moderna architettura italiana, più per una ricerca di varietà nella composizione architettonica degli edifici che per rispondere a necessità di uso. Pur non facendo citazioni particolari, converrà osservare come per i bow-windows usati nelle nostre moderne costruzioni si adottino tutti i tipi ai quali si è accennato precedentemente, sia adattando in essi le nostre forme architettoniche tradizionali, sia imitando quelle straniere, sia ricercando nuove espressioni architettoniche dal razionale impiego dei nuovi metodi costruttivi.

Anche nell'architettura musulmana vengono usati balconi chiusi, ma muniti, invece che di vetri, di forti grate in legno o in ferro, in modo da difendere l'interno dal sole e (secondo i costumi locali) dagli sguardi dei passanti.

Quanto alla disposizione che può darsi ai balconi nelle facciate, è ben difficile darne un'idea generale, essendo essa congiunta alle necessità e alla composizione architettonica dei varî edifici. Spesso, in palazzi signorili, il balcone viene collegato col portone, talvolta si apre al centro della facciata abbracciando due o più finestre (come nella balconada dei palazzi veneziani), talaltra si estende lungo tutta la facciata dell'edificio (come nel palazzo Bevilacqua a Verona, del Sammicheli), oppure gira attorno agli angoli dei fabbricati come nei palazzi Prosperi e dei Diamanti, a Ferrara. Balconi se ne trovano perfino nelle facciate di chiese cinquecentesche e barocche a Roma, a Lecce (in S. Croce, esempio notevole per la ricchezza della balaustrata e dei mensoloni a figure di animali e per essere esteso su tutta la facciata: v. Tav. CXCIV).

Per casi speciali v. le voci ballatoio; loggia; cantoria; casa; terrazzo, ecc.

Bibl.: Il costruttore, I, Milano, s. a., p. 586; J. Durm, Die Baukunst der Renaissance in Italien, Stoccarda 1903.

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