BALDOVINO II, re di Gerusalemme

Enciclopedia Italiana (1930)

BALDOVINO II, re di Gerusalemme

Francesco Cognasso

Figlio di Ugo, conte di Réthel e di Melisenda di Montlhéri, abbandonò, per seguire alla prima crociata i cugini Goffredo e Baldovino, il suo feudo di Bourgh o Bourcq nelle Ardenne, da cui è spesso denominato. Seguì nel 1098 Baldovino di Boulogne all'occupazione di Edessa, poi, con l'esercito principale, partecipò alla conquista di Betlemme e di Gerusalemme, e fu ferito ad ar-Ramlah. Era nel 1100 ad Antiochia, presso Boemondo I, quando fu chiamato ad Edessa e investito di quella contea dal cugino Baldovino, chiamato a Gerusalemme per succedere al fratello. Nel 1102, aiutò il re nella presa di Arsūf; nel 1104, in una spedizione su Harrān, cadde prigione con Josselyn di Courtenay. Riscattatosi nel 1108, riprese gli attacchi contro Aleppo; nel 1110, per stornare da Edessa il pericolo turco, sempre vivo, sollecitò l'intervento del re di Gerusalemme. Morto poi Baldovino I (1118), egli fu uno dei candidati alla successione. E con l'aiuto di Josselyn di Courtenay, che voleva succedergli e gli successe nella contea, fu eletto re. Incoronato il 14 aprile 1118, ebbe una seconda volta la corona nel Natale del 1119, a Betlemme, con la consorte Morfia, figlia di un patrizio armeno Gabriele, da cui ebbe le figlie Melisenda, Alice, Odierna, Iveta.

Le prime cure di B. furono per l'organizzazione dello stato e per l'assetto della proprietà regia e feudale. Dispose poi anche, nel parlamento di Nablusa (Nābulus) del 1120, per la riforma dei costumi, per le decime ecclesiastiche e per la vita regolata della capitale. Nel 1119 un gruppo di cavalieri francesi fondava, sotto la protezione del re, quell'ordine di canonici regolari che si disse poi del Tempio: B. stesso si rivolse a San Bernardo, perché formulasse la regola del nuovo istituto. Ma presto dovette tornare alle armi: infatti l'atābek di Damasco, Tughtikīn, si avanzò per Tiberiade ad Ascalona e si unì con le forze egiziane. Il re mosse a fronteggiarlo; dopo tre mesi, cristiani e musulmani si ritirarono senza battaglia. Ma subito dopo, l'atābek di Aleppo, al-Ghāzī, sconfisse Josselyn di Courtenay, il conte di Tripoli e Ruggero governatore d'Antiochia e saccheggiò i dintorni della stessa Antiochia. B., che aveva iniziato una spedizione su Damasco, vi accorse, sconfisse e ricacciò i nemici, occupò il principato antiocheno in nome di Boemondo II ancora minorenne, al quale decise di dare in isposa la figlia Alice. Nel 1120, il re ritornò ad Edessa minacciata dai due atābek alleati, al-Ghāzī e Tughtikīn, e li sconfisse; nel 1121 fece un tentativo su Aleppo, mentre Josselyn si avanzava da nord; lo rinnovò nel 1122, ma fu fatto prigioniero sull'Eufrate (18 aprile 1123). Il terrore assalì i cristiani di Gerusalemme al grave annunzio. Ma Warmondo, patriarca, diede energica opera alla difesa e all'amministrazione del regno. Un'assemblea dei baroni a S. Giovanni d'Acri nominò balivo del regno Eustache Grenier, signore di Cesarea, cui successe Guillaume de Bures. Già B. aveva rivolto vivaci invocazioni di soccorsi al papa Callisto II; ora si ricorse ai Veneziani, il cui doge Domenico Michel era arrivato a S. Giovanni d'Acri con una flotta. Raccolte tutte le forze cristiane, fu affrontato e vinto un esercito egiziano nella grande battaglia di Ibelin (29 maggio 1123). Nell'entusiasmo, si assaltò la forte Tiro, presa dopo cinque mesi d'assedio (7 luglio 1124). I Veneziani ebbero come ricompensa dell'intervento un quartiere della città conquistata ed altre concessioni commerciali.

Nel giugno del 1124, B. fu rimesso in libertà a patto di dare una figlia in ostaggio e versare poi 80.000 aurei. Anziché mantenere le promesse, marciò su Aleppo e l'assediò: ma dovette ritirarsi, per l'intervento dei musulmani di Damasco e di Mossul (gennaio 1125). Rientrò solo in Gerusalemme, ma tosto dovette accorrere ad Antiochia minacciata da Aqsunqur e Tughtikīn; li sconfisse e li costrinse a pace. Poi marciò su Aleppo e batté quell'atābek a Marǵ aṣ-Ṣuffar (25 gennaio 1126). Infine, corse in aiuto del conte di Tripoli, concorrendo all'occupazione di Rafaniyyah, e respinse da Artāḥ l'emiro Aqsunqur. In un periodo di pace, si recò ad Antiochia a ricevervi il giovane Boemondo II, lo investì del principato e gli diede in moglie la figlia Alice (1127). Per la successione al regno, invitò in Siria Folco conte d'Angiò, offrendogli la figlia Melisenda e la corona. Nell'estate del 1129, col genero, con Boemondo II, con Ponzio di Tripoli e Josselyn di Courtenay, il re mosse su Damasco e l'assediò, ma invano. Nel dicembre, dovette, con gli altri, ritirarsi. Accorse allora B. ad Antiochia, dove Boemondo II era stato sconfitto e ucciso. Qui, riordinò il principato che era in preda a lotte interne. Restituitosi a Gerusalemme, ammalò e vi morì il 21 agosto 1131, lasciando alla figlia Melisenda e a Folco d'Angiò la successione. B. segna l'apice della potenza, per quanto debolmente fondata, del regno di Gerusalemme.

Bibl.: Lo studio più completo sul regno di Baldovino II è in R. Röhricht, Geschichte d. Königsreichs Jerusalem, Innsbruck 1898; v. però anche B. Kugler, Geschichte der Kreuzzüge, Berlino 1880, e H. Prutz, Kulturgeschichte der Kreuzzüge, Berlino 1883.

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