BANCA D'ITALIA

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2006)

Banca d'Italia

Alberto Niccoli

Dopo la nascita, il 1° giugno 1998, della Banca centrale europea (v.; BCE), e l'adozione dell'euro da parte dell'Italia sette mesi dopo, le competenze della B. d'I. (BI) in tema di politica e di circolazione monetaria si sono notevolmente ridotte. Di seguito, sarà esaminato il periodo dal 1999 a fine 2005 con l'esclusione dei temi riguardanti la politica monetaria e il cambio.

Più specificatamente, la trattazione riguarderà i seguenti quattro punti: i nuovi assetti della B. d'I. dopo il trasferimento di competenze alla BCE; le modalità e le conseguenze del passaggio dalla circolazione in lire a quella in euro; la politica di vigilanza della B. d'I. sul sistema bancario italiano e, in generale, su quello finanziario; la crisi di gruppi, l'evoluzione dell'assetto proprietario di alcune banche italiane, le scelte della B. d'I. e i conseguenti sviluppi sul piano normativo e negli organigrammi.

Effetti della nascita della BCE

Con la costituzione della BCE e l'adozione dell'euro, la B. d'I. ha perso il controllo diretto della politica monetaria e del cambio, ma a tale proposito ha mantenuto un triplice ruolo: il Governatore della B. d'I. partecipa, con diritto di voto e insieme ad altri 17 componenti, al Consiglio direttivo della BCE, ma non vi rappresenta l'Italia né le priorità del Paese; la B. d'I., come le altre banche centrali dell'area dell'euro, concorre alla determinazione della politica monetaria e del cambio della BCE: si tratta di un concorso che alcuni (Graziani 2004) ritengono ancora significativo, ma che appare comunque limitato, visto il peso della B. d'I. nel Sistema europeo delle banche centrali (SEBC) esegue a livello nazionale le decisioni prese dal Consiglio direttivo della BCE. A seguito di questa evoluzione, la cooperazione fra le banche centrali di molti Paesi europei è divenuta, da discrezionale qual era, istituzionale.

Dato il ridimensionamento delle funzioni, la B. d'I. ha ridotto il numero dei dipendenti (da circa 9400 a fine 1995 a poco più di 8000, cioè quasi del 15%, a fine 2004); nello stesso periodo il numero dei funzionari e dei gradi superiori (oggi circa 2000) è invece aumentato di quasi cento unità. Anche il Direttorio di B. d'I. (Governatore, Direttore e due Vicedirettori generali) è rimasto a lungo inalterato.

Questa staticità si ritrova pure al livello dei funzionari generali (avvocato, ispettore, ragioniere, segretario generali; direttore centrale per le attività di banca centrale; direttore centrale per la vigilanza creditizia e finanziaria ecc.). Il loro numero è rimasto sostanzialmente lo stesso, circa una decina; anche le loro competenze, nonostante l'istituzione della BCE, hanno subito poche variazioni.

Infine, neppure la struttura territoriale della B. d'I., con filiali in quasi tutti i capoluoghi provinciali, ha subito trasformazioni di rilievo. Il principale cambiamento adottato è costituito dal potenziamento dei Nuclei regionali per la ricerca economica con lo sviluppo di quella di interesse territoriale.

Le considerazioni precedenti mostrano che la B. d'I. è stata un'istituzione poco aperta al cambiamento, anche se quello nel contesto esterno, rilevante, avrebbe richiesto adattamenti significativi.

L'adozione dell'euro

I biglietti a corso legale in lire sono stati affiancati il 1° gennaio 2002 da quelli in euro, emessi entrambi dalla B. d'I., ma solo su autorizzazione della BCE. Nei tre anni precedenti, il cambio fisso fra le due valute aveva già fatto dell'euro la moneta adottata nel Paese, pur in assenza del circolante; nei primi mesi del 2002 la quasi totalità dei biglietti in lire è stata ritirata dalla circolazione. Il processo di sostituzione del segno monetario, tecnicamente complesso e psicologicamente difficile per la popolazione, è stato attuato con efficienza dalla Banca d'Italia.

Le principali preoccupazioni emerse in quel periodo, e negli anni successivi, hanno riguardato i prezzi, che sarebbero cresciuti in modo notevole. In realtà, il tasso annuo di aumento di quelli al consumo ha raggiunto il valore più basso nel 1999 (1,8%) e da allora è oscillato fra il 2 e il 3%, cioè valori modesti, di gran lunga inferiori ai precedenti. È tuttavia vero che l'inflazione percepita e il costo della vita hanno avuto dinamiche più intense, ma gli effetti complessivi non appaiono essere stati rilevanti. Più grave è il fatto che l'inflazione in Italia, pur se bassa, risulti di alcuni decimi di punto all'anno più elevata della media europea, con possibile penalizzazione per le esportazioni, già in difficoltà per problemi strutturali e per la presenza di un euro forte. La B. d'I. ha poi contribuito alla modernizzazione del sistema dei pagamenti, anche a livello internazionale, con l'adozione dei sistemi TARGET e TARGET2. Si tratta dei due sistemi per il regolamento lordo dei pagamenti in euro di elevato ammontare che le 12 banche centrali dell'area dell'euro, più Danimarca, Polonia, Regno Unito e Svezia hanno o stanno per adottare.

Politiche di vigilanza e concorrenza bancaria

Sino a tutto il 2005 la B. d'I. ha svolto, secondo schemi molto simili a quelli del passato, la politica della vigilanza e della concorrenza; in effetti, nonostante i mutamenti nel quadro normativo, in particolare l'adozione del T.U. bancario (d. legisl. nr. 385/1993), l'Istituto ha effettuato scelte forti, attuate spesso con interventi di moral suasion. In particolare, come negli anni precedenti, la B. d'I. ha ulteriormente favorito le concentrazioni nel sistema finanziario: per es., tra la fine del 1998 e il 2004 le banche in Italia sono passate da 921 a 778; quelle appartenenti a gruppi da 200 a 227, con oltre l'86% degli sportelli complessivi. Questo processo non è stato determinato solo dalle forze di mercato; spesso, per salvaguardare la concorrenza, la B. d'I. ha promosso alcune concentrazioni e ne ha ostacolato altre.

Crescente importanza ha assunto la cosiddetta vigilanza prudenziale, ossia i controlli sul rischio delle singole operazioni di una banca al fine di promuoverne liquidità e solvibilità; in particolare, gli accordi di Basilea 2 (elaborati a partire dal genn. 2001) prevedono che il patrimonio di ogni banca sia proporzionale ai rischi assunti e che, in questi limiti, essa abbia libertà di scelta. A seguito dell'adozione del T.U. in materia di mercati finanziari (d. legisl. nr. 58/1998), l'Istituto ha inoltre ampi poteri di regolamentazione, vigilanza e controllo nei confronti di numerosi soggetti: Società di gestione del risparmio (SGR), Società di investimento a capitale variabile (SICAV), Società di intermediazione mobiliare (SIM), di leasing, factoring, credito al consumo ecc. Il libero operare delle forze di mercato è così inquadrato in regole di carattere generale. La B. d'I. ha sempre interpretato la normativa in modo da mantenere significativi margini di scelta.

Problemi e sviluppi recenti

Negli anni più recenti si sono verificati episodi di grande rilievo per l'autorevolezza della B. d'I.; tra i più significativi, le crisi finanziarie dei gruppi italiani Cirio e Parmalat, poco dopo lo scandalo dell'insolvenza argentina, e le OPA relative al controllo su due grandi banche, Banca nazionale del lavoro (BNL) e Banca antoniana-popolare veneta (BAV).

A cavallo fra il 2003 e il 2004 è risultato chiaro che i gruppi Cirio e Parmalat avevano falsificato i bilanci ed effettuato ripetute emissioni di obbligazioni di rimborso futuro assai dubbio; le risorse, molti miliardi di euro, erano state in parte fornite dal pubblico e utilizzate spesso per il rientro da debiti bancari. Al manifestarsi dell'insolvenza, molti sottoscrittori danneggiati hanno denunciato il conflitto di interessi nelle banche, che avrebbero promosso i titoli per ridurre i debiti dei due gruppi nei loro confronti. Le accuse hanno poi coinvolto la B. d'I., che non avrebbe tutelato il risparmio al fine di evitare perdite per le banche altrimenti esposte.

Nel corso del 2005, a fronte di due OPA da parte di banche estere per il controllo su BNL e su BAV, ne sono state promosse altre due da parte di due gruppi italiani. In questo caso le critiche, anche a livello internazionale, si sono appuntate sulla B. d'I. e sul suo Governatore, A. Fazio, che sarebbe stato parziale fra le diverse offerte favorendo quelle italiane. Dopo aver difeso la legittimità delle proprie scelte, il 19 dicembre si è dimesso dall'incarico ed è stato sostituito dal prof. M. Draghi, già Direttore esecutivo della World Bank e Direttore generale del Ministero del Tesoro.

A fine 2005 è stata approvata la l. 28 dicembre 2005 nr. 208, nota come Legge sulla tutela del risparmio, che all'art. 18 prevede: mandato a termine di 6 anni, rinnovabile per una volta, del Governatore, con una procedura di nomina che coinvolge Presidente della Repubblica, Governo e Consiglio superiore della B. d'I.; forma scritta e motivata degli atti degli organi dell'Istituto, con attribuzione al Direttorio di competenze già del Governatore; competenza concorrente della B. d'I. e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) per le acquisizioni e concentrazioni societarie fra banche: in passato la competenza spettava unicamente alla prima.

La sostituzione del Governatore e, in genere, la nuova normativa hanno suscitato apprezzamento. Preoccupano, tuttavia, i rischi di condizionamenti al Governatore, in fase di rinnovo, e possibili difficoltà nella concertazione fra la B. d'I. e l'Antitrust; inoltre, si intravedono difficoltà per quanto riguarda l'equilibrio fra le giuste esigenze di internazionalizzazione e quelle di radicamento territoriale del sistema bancario italiano.

bibliografia

S. Ortino, Banca d'Italia, in Enciclopedia Giuridica, Istituto della Enciclopedia Italiana, 4° vol., Roma 1988, ad vocem; A. Fazio, Indagine conoscitiva sui rapporti fra il sistema delle imprese, i mercati finanziari e la tutela del risparmio, in Banca d'Italia, Bollettino economico, 2004, 42, pp. 3-27; A. Graziani, La politica monetaria della Banca Centrale Europea, in Rivista italiana degli economisti, 2004, 1, Supplemento, pp. 47-60.

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