BANCHETTO

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1992)

BANCHETTO

P. Mane

Il b., pasto solenne al quale partecipano numerosi convitati, svolse un ruolo importante nella vita medievale. Come tema iconografico è stato trattato durante tutto il Medioevo, in opere realizzate nelle più diverse tecniche artistiche.Numerose sono le raffigurazioni di b. tratte dalla Bibbia. In tutto l'Antico Testamento si succedono agapi più o meno fastose, in occasione di nozze o di avvenimenti di rilievo: Abramo che offre un vitello e alcuni dolci agli angeli che gli fanno visita (Gn. 18,4-8), i b. di nozze per Sansone (Gdc. 14,10-14) o per Tobia e Sara (Tb. 7,14), i festini connessi ad Assuero (Est. 1,5-8), alla regina Vasti (Est. 1,9), a Ester (Est. 5,4-14) o ancora a Baldassarre (Dn. 5) sono episodi che compaiono sovente così nell'arte monumentale come nei libri liturgici.Anche nel Nuovo Testamento ricorre un gran numero di episodi relativi a banchetti. Il festino di Erode, con la danza di Salomè (Mc. 6,21-22), è tra i temi iconografici più diffusi nel Medioevo (Busch-Salmen, 1982), ma non meno ricorrenti sono le raffigurazioni di Cristo a cena in casa di Simone il fariseo (Lc. 7,36), di Levi (Mc. 2,15) e di Zaccheo (Lc. 19,5), o in compagnia dei pellegrini di Emmaus (Lc. 24,30). Testimoniano infine l'importanza del b., sempre in ambito evangelico, le parabole del ricco epulone (Lc. 16,19-31), del b. nuziale (Mt. 22,1-14; Lc. 14,15-24), la festa per il ritorno del figliol prodigo (Lc. 15,22-32) o il miracolo delle nozze di Cana (Gv. 2,1-11) e inoltre le scene relative in modo esplicito al b. eucaristico (v. Eucaristia).Oltre alle scene tratte dalla Bibbia, anche nelle fonti agiografiche si contano numerosi racconti di elemosine, di vicende salienti o miracoli inerenti l'assunzione del cibo in riunioni comunitarie più o meno solenni (per es. le vite di s. Radegonda, di s. Bonifacio o di s. Guido, ma anche dei santi monaci, di vita conventuale in genere, nonché di s. Francesco, nel caso del miracolo del cavaliere di Celano). Fra le opere di edificazione, le Cantigas de Santa María di Alfonso X il Saggio contengono non meno di dieci scene di festini (Escorial, Bibl., T.I. 1, cc. 35v, 61v, 77r, 100r, 123r, 126r,129v, 169v, 187r; seconda metà del sec. 13°).Nell'illustrazione dei calendari (v.), in cui tutti i mesi dell'anno, salvo quelli primaverili, sono rappresentati da un'attività contadina, appaiono spesso figurazioni di b. rurali (Mane, 1983). Si tratta di una testimonianza preziosa, data la rarità, nell'iconografia medievale, della rappresentazione di pasti di modesto livello sociale. Mentre in Francia nel sec. 12° i cicli scolpiti dedicano alla tavola dei contadini i mesi di dicembre e gennaio (per es. nel portale occidentale di NotreDame a Fenioux, 1140, o nel timpano della distrutta collegiata di Saint-Ursin a Bourges, 1185), altrove, in Europa occidentale, la festa e le relative figurazioni appaiono solitamente legate al solo gennaio, così in scultura come nella miniatura. Talora la figura del contadino è sostituita da quella di Giano, che richiama le più antiche origini del tema del b. rurale; si vedano in questo senso l'affresco absidale di Saint-André d'Angoustrine, degli inizi del sec. 13°, o un salterio di origine fiamminga del sec. 12° (Londra, BL, Royal 2.A.V, c.5 r). A partire dal sec. 14°, quando i calendari cominciano a trovarsi al centro dell'interesse artistico, specie in ambito miniatorio, le immagini di pasti rurali cedono a poco a poco il posto a sontuosi festini aristocratici (per es. nel Salterio Queen Mary, Londra, BL, Royal 2.B.VII, c. 71v; inizi del sec. 14°; Le Sénécal, 1921-1923).Un altro motivo molto diffuso nell'arte medievale, la lotta fra i vizi e le virtù, permette di evocare i fasti della tavola attraverso il contrasto fra sobrietà e gola, specie in manoscritti di opere di ispirazione religiosa (come per es. il De civ. Dei di s. Agostino) nonché del Factorum ac dictorum memorabilium libri IX di Valerio Massimo, molto noto nel Medioevo, in cui la frugalità viene contrapposta con valore esemplare all'intemperanza.In ambito profano le raffigurazioni di b. si moltiplicano soprattutto nel sec. 13°, ma non mancano neppure in età più arcaica: già nel 1023 la versione miniata del De originibus rerum di Rabano Mauro (Montecassino, Bibl., 132) illustra con scene di convito le rubriche De civibus e De mensis et escis. Le miniature delle diverse versioni del Tacuinum sanitatis (Cogliati Arano, 1973), composto nel sec. 11° da Albucasis (Abū al-Qāsim al-Zahrāwī), e del De proprietatibus rerum di Bartolomeo Anglico (1230-1240), summae delle conoscenze popolari del Duecento, presentano non solo i diversi alimenti necessari a mantenersi in salute, ma anche le abitudini della buona tavola tipiche del Medioevo. Le opere cinegetiche stesse, come quella di Gaston III, conte di Foix, detto Phébus (1387), o il Livre du roi Modus et de la reine Racio di Henri de Ferrières (1377 ca.) sono illustrate da figurazioni relative al pasto dei cacciatori, mentre i libri a carattere storico, per es. le Grandes Chroniques de France (Parigi, BN, fr. 2813; 1375-1379 ca.), trattando ampiamente dei festini principeschi o regali, sono anche ricchi di figurazioni sull'argomento. È tuttavia soprattutto nell'illustrazione dei romanzi cavallereschi o della letteratura cortese che i miniatori amano rappresentare i vari protagonisti a tavola. Il ciclo arturiano, nelle sue numerose versioni, ne è fonte privilegiata. Alla leggenda romanzata del re Alessandro (redatta in fasi successive tra il 1150 e gli inizi del sec. 13°) Jacques de Longuyon aggiunse, verso il 1312-1314, l'episodio galante dei Voeux du paon, anch'esso tema favorito di figurazioni. In particolare le illustrazioni del Roman de Tristan (seconda metà del sec. 12°) e del Decameron di Boccaccio (1350-1353) permettono uno studio preciso sui b. tardomedievali.A partire dal Trecento dipinti relativi a b. decorano sia gli edifici civili sia quelli religiosi quasi che, in contrasto con la durezza dei tempi, artisti e committenti fossero particolarmente attratti dai lieti racconti di feste. Il tema appare svolto con particolare vivacità soprattutto in Italia, ma anche in area alpina, come testimonia la riunione di convitati del castello tirolese di Runkelstein (fine del sec. 14°; Van Marle, 1931-1932).Le arti figurative attestano che anche nel Medioevo il b., come momento di festa, non era riservato solo alle classi sociali più elevate. Durante la pausa invernale, in occasione del Natale e fino all'Epifania, i contadini amavano, per quanto possibile, interrompere ogni tanto l'austero rigore dell'alimentazione quotidiana (Mane, 1983). Anche in ambito urbano le famiglie non disdegnavano riunirsi per un pasto fuori del comune; i documenti figurativi che lo attestano sono, peraltro, più rari. Vengono rappresentati più sovente i conviti regali o principeschi, sia perché le fonti sono interessate in primo luogo al mondo dei potenti sia perché in genere le feste di questi ultimi erano più frequenti e quindi meglio note. Per quanto sembra possibile dedurre dalle testimonianze figurative, nel Medioevo qualunque avvenimento di rilievo, l'ingresso solenne in una città, come la firma di un'alleanza o di una vittoria, diventava pretesto per feste e conviti sempre più fastosi, soprattutto a partire dal sec. 14°, quando la ricchezza e di conseguenza la magnificenza delle apparenze giocavano anche un ruolo politico (Heers, 1971). Anche i b. degli ordini cavallereschi (si vedano per es. gli Statuts de l'Ordre du Saint-Esprit, datati al 1352; Parigi, BN, fr. 4274, c. 6v) si svolgono secondo un cerimoniale che sottolinea lo spirito di casta. Del resto la convivialità della tavola rafforza di per sé la coesione anche delle confraternite religiose, delle gilde professionali o di altre associazioni (Heers, 1971; 1973). Questi festini, regolati dalla tradizione o dalle convenzioni sociali (feste del calendario, per la mietitura, in occasione di nozze, ecc.) non sono i soli a essere rappresentati in opere d'arte figurativa; si conoscono anche esempi relativi a conviti che non obbedivano che alla gioia di dividere con gli amici il proprio cibo, in lieta abbondanza.È difficile offrire un quadro sintetico delle immagini di b. di età medievale. Si tratta di fatto di un avvenimento in sé sempre eccezionale, che variava pertanto a seconda degli ambienti e delle epoche, ma anche delle particolari occasioni da festeggiare dando forma a ideali estetici e sociali tra loro molto diversi.In primo luogo è l'ambiente in cui il b. si svolge che cambia, secondo il ceto sociale dell'anfitrione: è forte, per es., la differenza fra la comune stanza caratteristica dei b. tenuti nell'ambito di famiglie modeste e la sala di rappresentanza usata da principi e re. Nei ceti più benestanti la destinazione specifica delle stanze in cui si offrono i pasti va progressivamente precisandosi: durante l'Alto Medioevo vi si trovano pochi mobili, oltre a qualche cassone. A partire dal sec. 13° per sistemare, ma anche per esporre, i pezzi più belli del servizio, venne usata una credenza, collocata accanto alla tavola, coperta in seguito di norma, nel corso dei secc. 14° e 15°, da fini tessuti, almeno nei festini che si svolgono in ambienti aristocratici. Anche le pareti sono rivestite di stoffe: si veda per es. la scena delle nozze di Cana affrescata da Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova (1304-1306). Talora si trova una galleria destinata vuoi a spettatori vuoi, soprattutto, a musicanti, come si vede per es. nella Storia di Oliviero di Castiglia e di Artù d'Algarve (Parigi, BN, fr.12574, c. 181v; sec. 15°). Durante la bella stagione il b. si svolgeva a volte in giardino, come nell'arazzo del Figliol prodigo conservato a Norimberga (Germanisches Nationalmus.; seconda metà del sec. 15°), o anche sotto tende, come nel caso del festino di Assuero raffigurato in una Bibbia francese del 1350 (Parigi, BN, fr.1753, c. 135v). Sempre all'aperto si svolgevano infine i pasti dei cacciatori.Fino al sec. 11° le tavole sono a mezzaluna o ellittiche. Così è per il festino di Erode in un evangeliario di Chartres (Parigi, BN, lat. 9386, c. 146v; sec. 9°) o più tardi in una miniatura del b. di Assuero in una Bibbia catalana (Parigi, BN, lat. 6, III, c. 97, sec.10°-11°). A partire dal sec. 12° le tavole cambiano forma, divenendo quasi costantemente rettangolari e talora molto lunghe (Dervieu, 1922; Les Français et la table, 1985). Le tavole fisse sono piuttosto rare; per lo più si tratta di semplici assi di legno appoggiate su cavalletti e sistemate per l'occasione lungo le pareti (Pelner Cosman, 1976). I convitati siedono su un solo lato, lasciando gli altri liberi sia per il servizio sia per i vari tipi di intrattenimenti destinati ad allietare lo svolgimento dei banchetti. Negli ambienti meno agiati o nei casi in cui il numero dei commensali non è eccessivo, a partire soprattutto dal sec. 14°, il pasto viene servito su piccole tavole rotonde: è quanto si vede in numerose versioni illustrate del Decameron di Boccaccio o sui codici miniati del Trecento e del Quattrocento nelle raffigurazioni del mese di gennaio.Già in età altomedievale la tavola appare adorna di tovaglie bianche (Lebault, 1910; Henisch, 1976; Pelner Cosman, 1976), che, talora 'doppie' perché piegate in due, a partire dal sec. 13° appaiono per lo più ricamate a bordi colorati, soprattutto in raffigurazioni italiane, come nel Tacuinum sanitatis (Parigi, BN, nouv. acq. lat. 1673, c. 67; 1390-1400). Più rara è la lunga striscia di tessuto sistemata sull'orlo della tavola per permettere ai convitati di pulirsi la bocca e le mani, quale compare sino alla fine del sec. 14° in alcune raffigurazioni, come per es. nella miniatura con le nozze di Cana del Sacramentario di s. Erentrude (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 15903, c. 22v; scuola di Salisburgo, 1140). Dal sec. 15° alla tovaglia viene sovrapposto un telo oppure una tovaglietta ornamentale; l'importanza dell'uso della tovaglia è confermata dal fatto che la si ritrova persino sui tavoli di pasti informali presi in comune all'aperto durante la caccia.Durante i b. medievali, a differenza di quelli romani o paleocristiani, i commensali sono seduti per lo più su semplici panche, spesso rese più comode da cuscini e talvolta fissate alla tavola o munite di schienale (come nel Meliacin di Girard d'Amiens, Parigi, BN, fr.1633, c. 4; opera di bottega parigina o della Francia settentrionale della seconda metà del sec. 13°; Lebault, 1910; Les Français et la table, 1985), spesso impreziosite da stoffe ricamate, come quelle che dispongono sulle panche i servitori del b. nel Roman de Tristan (Chantilly, Mus. Condé, 404, c. 233; sec. 15°; Henisch, 1976). L'ospite, seduto al posto d'onore, si trova a capotavola o più spesso al centro, su una cattedra o anche sotto un baldacchino nel caso si tratti di re o principi, per i quali, tra l'altro, la tavola appare talora rialzata mediante una predella. Anche i due giovani raffigurati durante il b. di nozze su un pannello di cassone (Venezia, Mus. Correr; prima metà del sec. 15°) appaiono seduti sotto un baldacchino davanti a una tavola separata e sopraelevata rispetto a quella a cui siedono gli altri invitati. Nelle feste più importanti si dispongono altre tavole attorno a quella centrale; generalmente uomini e donne siedono alternati fra loro.Il vasellame varia considerevolmente, non tanto nelle forme, quanto nei materiali. I contadini utilizzano stoviglie semplici in legno o in ceramica (Pesez, Piponnier, Chapelot, 1970); lo stagno fa la sua comparsa presso le famiglie più abbienti e in ambito cittadino, mentre l'argento, l'argento dorato e l'oro scintillano sulle tavole signorili o regali; il numero dei pezzi rimane in ogni caso molto limitato (Barber, 1973; Le Français et la table, 1985). La scodella è generalmente usata da due commensali, mentre è individuale il 'tagliere', una fetta di pane sulla quale si mangiano cibi con salse (Henisch, 1976; Ketcham Wheaton, 1982), come appare nel b. miniato in un manoscritto dell'Estoire del Saint Graal e della Mort Artu (Londra, BL, Royal 14.E.III, c. 89; seconda metà del sec. 13°, eseguito a Parigi o nella Francia settentrionale), dove ogni ospite ha un 'tagliere' davanti a sé, mentre un servo affetta altro pane; a partire dal sec. 14° nelle famiglie più agiate sotto il 'tagliere' viene posta una tavoletta di legno o di metallo. Appaiono le saliere: per i poveri sono individuali e tagliate nel pane, mentre per i ricchi vengono realizzate in vetro o in metallo prezioso e collocate al centro della tavola. I piatti sono poco numerosi, di forma semplice, e vengono portati in tavola coperti, onde evitare il raffreddamento dei cibi ed eventuali tentativi di avvelenamento. Le posate sono rare (Henisch, 1976; Les Français et la table, 1985): non esistono forchette, scarso è anche l'uso dei cucchiai, che si diffonde solo a partire dal sec. 14°(figurano con parsimonia sulla tavola miniata nel Salterio di Luttrell; Londra, BL, Add. Ms 42130, c. 207v; Inghilterra orientale, 1340); i coltelli non mancano mai, ma sono di numero relativamente ridotto, anche perché ogni convitato portava con sé il proprio. I recipienti per bere presentano maggiore varietà, sia nelle forme sia nei materiali (Lebault, 1910; Les Français et la table, 1985): il semplice boccale di ceramica della gente di condizione modesta è molto diverso da quelli in uso negli ambienti aristocratici, boccali per acqua con coperchio, ma anche fiaschette in metallo cesellato, bottigliette o barilotti, collocati su tavole a parte oppure sulla credenza o anche a terra, come si vede nelle miniature di un codice con le poesie di Guillaume de Machaut (Parigi, BN, fr. 1586, c. 55; Parigi, 1350-1355). I bicchieri di vetro, dapprima a piede, come per es. nelle miniature della Vie et miracles de Saint Louis (Parigi, BN, fr. 5716, cc. 86, 137, 187, 213; intorno al 1330-1350), non incominciano a diventare comuni se non dopo il sec. 14° (Barrelet, 1959). Il calice a piede e la caraffa raffigurati nel b. di Rut e Booz in una Bibbia del sec. 13° (Parigi, Ars., 5211, c. 364v) rappresentano infatti ancora un'eccezione, dato che il loro uso si diffuse solo nel Trecento, soprattutto in Italia. Sulle tavole signorili nappi facevano bella mostra durante i b., mentre nei festini più modesti si beveva nei bicchieri di legno o anche nei boccali.Vi sono poi speciali pezzi di vasellame che sono appannaggio delle dimore principesche o dell'alta nobiltà. Così, a partire dal sec. 13°, nelle famiglie più nobili della Francia e della Borgogna compare l'uso di collocare davanti al personaggio più eminente un oggetto di oreficeria in forma di modellino di nave, per es. davanti a Carlo V nelle Grandes Chroniques de France (Parigi, BN, fr. 2813, c. 473v; 1375-1379 ca.; Lebault, 1910; Les Français et la table, 1985), mentre il centro della tavola è guarnito di fontanelle zampillanti dalle forme più svariate, di contenitori per elemosine o di vassoi colmi di confetterie.Nella maggior parte delle scene di b. i convitati sono raffigurati già seduti e intenti a mangiare; fa eccezione la miniatura delle Meditationes vitae Christi (Parigi, BN, ital. 115, c. 79v, sec. 14°) in cui si vedono due servitori mentre preparano la tavola collocandovi bicchieri e coltelli; piccoli pani rotondi, entro un paniere, sono allineati con il vasellame e fanno parte del coperto (Henisch, 1976). L'inizio del b. solenne veniva annunciato da squilli di tromba, come si vede, per es., nell'illustrazione delle Grandes Chroniques de France (Londra, BL, Cott. Nero E.II.2, c. 229v.; miniato a Parigi nel 1414); in un secondo momento scudieri o fanciulle, con un tovagliolo bianco su una spalla, versavano a ciascuno acqua, tenendo in alto la brocca e in basso un bacile, onde i convitati potessero lavarsi le mani. In un esemplare di origine italiana del Roman de Tristan (Parigi, BN, fr. 755, c. 115; 1320-1350), i convitati più importanti si lavano le mani seduti a tavola mentre gli altri lo fanno prima di sedersi. Le copie miniate delle Chroniques di Jean Froissart (1369-1405) mostrano Gaston III de Foix mentre si lava le mani prima di sedere a tavola (Henisch, 1976). Ogni convitato si siede al posto che gli viene assegnato in base al suo rango, senza togliersi la pelliccia, il cappello e i diversi accessori. I bambini partecipano solo eccezionalmente ai b. solenni; nelle miniature dei secc. 14° e 15° sono invece rappresentati cani che si aggirano intorno alla tavola in cerca di ossi gettati dai commensali. Il cibo di solito viene portato alla bocca con le dita; le bevande vengono servite da paggi, come si vede in un codice del Renaut de Montauban (Parigi, Ars., 5073, c. 148; 1460 ca.).Di solito vengono rappresentati pranzi che si svolgono in pieno giorno e non cene serotine, illustrate solo in rari casi, come in un esemplare del De proprietatibus rerum di Bartolomeo Anglico (Parigi, BN, fr. 9140, c. 117r; seconda metà del sec. 15°).Le differenze tra i diversi ceti sociali sono indicate soprattutto dal numero dei servitori. Nelle famiglie modeste il servizio è assolto tutto da un'unica servente e, a volte, dalla stessa padrona di casa, come nella raffigurazione del mese di dicembre nel calendario scolpito nel portale meridionale della cattedrale di Saint-Denis (1130; Mane, 1983); al contrario nelle dimore aristocratiche o nelle regge la tavola del b. è circondata da un nugolo (quasi una sorta di corpo di ballo) di servitori, per lo più giovani, ciascuno dei quali addetto a compiti precisi sotto la direzione del siniscalco (Pelner Cosman, 1976). Il loro atteggiamento è di estrema deferenza: con un ginocchio a terra attendono gli ordini e presentano i piatti; in questa posa sta perfino lo scudiero che taglia la carne sulla tavola con un piccolo coltello affilato (Pelner Cosman, 1976; Les Français et la table, 1985). Accanto ai convitati si trova sempre il coppiere.Fin dall'Alto Medioevo i b. offerti dalle famiglie signorili sono accompagnati da intrattenimenti (Busch-Salmen, 1982) che con il sec. 12° si moltiplicano: trovieri, saltimbanchi o buffoni fanno a gara per rallegrare le tavolate più ricche (Faccioli, 1977; Manselli, 1982). Lo ricorda tutta una serie di testimonianze letterarie; è in occasione di un b., per es., che Girart riesce a introdursi, travestito da menestrello, presso il conte di Forest (Roman de Girart de Nevers, Bruxelles, Bibl. Royale, 9631, del 1467; Roman de la Violette, Parigi, BN, fr. 24376, metà del sec. 15°). In particolare, indispensabili animatori dei b. sono i musicanti, come si verifica del resto in tutti i momenti festivi medievali (Salmen, 1982); in genere sino ai secc. 11° e 12° ci si accontenta di un solo musico, violinista o arpista, mentre a partire dal sec. 13° il numero dei suonatori aumenta. Nel sec. 14° infine compaiono gli entremets, vere e proprie rappresentazioni teatrali destinate a trasmettere un messaggio allegorico o politico (Ketcham Wheaton, 1982; Lafortune Martel, 1984): nelle Grandes Chroniques de France (Parigi, BN, fr. 2813, c. 473v) durante un b. offerto da Carlo V viene rappresentata in forma di spettacolo la conquista di Gerusalemme da parte di Goffredo di Buglione.Numerose sono le testimonianze figurative relative al momento e ai modi della preparazione dei cibi: per es. nel ricamo di Bayeux (Bayeux, Tapisserie de Bayeux; sec. 11°), nel Salterio di Luttrell (Londra, BL, Add. Ms 42130, c. 207v; 1340 ca.) o nel Roman d'Alexandre (Oxford, Bodl. Lib., 264, c. 170v; 1338-1344) cuochi e servitori si affannano intorno ai paioli, intenti a far arrostire pezzi di carne o a disporre volatili sui piatti. Non è possibile riconoscere in modo preciso, tramite le figurazioni del tempo, la qualità delle vivande. Tuttavia ci si può fare un'idea di alcuni dati essenziali: la carne, per es., sembra avere una parte importante nei b. medievali (Barber, 1973; Ketcham Wheaton, 1982) e certamente nei pranzi festivi abbondavano porcellini e volatili arrostiti alla griglia o allo spiedo. In una miniatura delle Très riches heures del duca di Berry (Chantilly, Mus. Condé, 1284, c. 2, mese di gennaio, 1413-1416) si possono vedere serviti ai commensali piccoli volatili che sembrano quaglie; nei casi di b. raffigurati in calendari in rapporto al mese di gennaio (come nel ciclo dipinto di Notre-Dame di Pritz, degli inizi del sec. 13°), una testa di maiale ricorda l'animale abbattuto durante quel mese (Mane, 1983). Un piatto molto ricercato era il pavone, che dava luogo a un vero e proprio rituale: la dama più bella e più nobile lo presentava al padrone di casa o, talora, a personaggi rinomati per coraggiose imprese, che dovevano tagliare il volatile solo dopo aver pronunciato un voto (Pelner Cosman, 1976; Ketcham Wheaton, 1982). Questa scena è descritta in numerose versioni (pertinenti ai secc. 14° e 15°) dei Voeux du paon di Jacques de Longuyon. Anche il pesce, collocato senza contorni o decorazioni su vassoi, appare spesso su tavole di b. medievali, specie in illustrazioni con implicazioni religiose, ove all'animale viene attribuito carattere allusivo a significazioni sacre. D'altra parte non è neppure raro che carne e pesce stiano vicini sulla stessa mensa, come nel libro di preghiere di Ildegarda di Bingen (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 935, c. 26r; Treviri, 1180-1190), ove si riconoscono anche torte e 'pasticci', accanto a piccoli pani rotondi usati come 'tagliere'.È impossibile oggi servirsi delle immagini del tempo per ricostruire le ricette culinarie medievali o valutare con precisione il numero delle portate servite durante i pranzi festivi. L'iconografia mette tuttavia in evidenza il contrasto fra i b. dei signori, ove prevale la volontà di far mostra dei cibi e modi di nutrimento più fastosi, e quelli della gente semplice, desiderosa di sottolineare con il b. un momento di festa, abbandonando per una volta la monotonia e povertà della cucina quotidiana: un risultato che si poteva ottenere anche solo permettendosi di mangiare carne.

Bibl.: L. Stecchetti, La tavola e la cucina dei secoli XIV e XV, Firenze 1884; A. Franklin, La vie privée d'autrefois. Les repas, Paris 1889; A. Lebault, La table et le repas à travers les siècles, Paris [1910]; J. Le Sénécal, Les occupations des mois dans l'iconographie du Moyen Age, BSAN 35, 1921-1923, pp. 9-187; L. -C. Dervieu, Le mobilier civil au Moyen Age. La table et le couvert du repas, BMon 81, 1922, pp. 387-414; W. E. Mead, The English Medieval Feast, London 1931; R. Van Marle, Iconographie de l'art profane au Moyen Age et à la Renaissance et la décoration des demeures, 2 voll., Den Haag 1931-1932; J. Barrelet, Le verre de table au Moyen Age d'après les manuscrits à peinture, Cahiers de la céramique, du verre et des arts du feu 16, 1959, pp. 194-225; G. Schiedlausky, Essen und Trinken. Taffelsitten bis zum Ausgang des Mittelalters, München 1959; J. Bourgeat, Les plaisirs de la table en France des Gaulois à nos jours, Paris 1963; J.-M. Pesez, F. Piponnier, J. Chapelot, Sources archéologiques et autres sources de l'histoire médiévale: l'exemple de la céramique, "93e Congrès national des Sociétés savantes, Archéologie, Tours 1968", Tours 1970, pp. 145-159; J. Heers, Fêtes, jeux et joutes dans les sociétés d'Occident à la fin du Moyen Age, Paris-Montréal 1971; R. Barber, Cooking and Recipes from Rome to the Renaissance, London 1973; L. Cogliati Arano, Tacuinum sanitatis, Milano 1973; J. Heers, Les métiers et les fêtes ''médiévales'' en France du Nord et en Angleterre, Revue du Nord 55, 1973, pp. 193-206; B. A. Henisch, Fast and Feast. Food in Medieval Society, London 1976; A. Pelner Cosman, Fabulous Feasts. Medieval Cookery and Ceremony, New York 1976; E. Faccioli, Scenicità dei banchetti estensi, in Il Rinascimento nelle corti padane. Società e cultura, Bari 1977, pp. 597-606; E. Kjersgaard, Mag og ol i Danmarks middelalder [Il b. nella Danimarca medievale], Kobenhavn 1978; J. Verdon, Les loisirs au Moyen Age, Paris 1980; B. Ketcham Wheaton, Savouring the Past. The French Kitchen and Table (1300-1789), Philadelphia 1982; G. Busch-Salmen, Tanz und Äquilibristennumern von der mittelalterlichen Tafel, in Spettacoli conviviali dall'antichità classica alle corti italiane, "VII Convegno di Studio, Viterbo 1982", Viterbo 1982, pp. 203-218; R. Manselli, La festa nel Medioevo, ivi, pp. 219-237; W. Salmen, Tafelmusik im hohen und späten Mittelalter, ivi, pp. 171-202; P. Mane, Calendriers et techniques agricoles (France-Italie, XIIe-XIIIe siècles), Paris 1983; Manger et boire au Moyen Age, "Colloque du Centre d'études médiévales de Nice, Nice 1982", 2 voll., Nice 1984; A. Lafortune Martel, Fête noble en Bourgogne au XVe siècle. Le banquet du Faisan 1454. Aspects politiques, sociaux et culturels, ParisMontréal 1984; Les Français et la table, cat., Paris 1985.P. Mane

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