NIEBUHR, Barthold Georg

Enciclopedia Italiana (1934)

NIEBUHR, Barthold Georg

Arnaldo MOMIGLIANO

Storico, nato il 27 agosto 1776 a Copenaghen da famiglia di origine tedesca, morto a Bonn il 2 gennaio 1831. Suo padre era il viaggiatore Carsten N. (v.), al quale il figlio dedicò una biografia soprattutto insistendo sulle qualità morali che venivano a lui dall'origine contadina. In questo tratto è già uno degli elementi fondamentali dell'esperienza del N., che trasferitosi con la famiglia all'età di due anni nel villaggio di Meldorf (Holstein) poté, con la sensibilità che lo contraddistingueva, rivivere profondamente la tradizione avita della sua famiglia, con la sua tenace religiosità protestante, con i suoi problemi agrarî. L'infanzia e l'adolescenza del N. trascorsero senza regolare disciplina di studî, ma con un prodigioso assorbimento della più varia cultura - letteraria e scientifica - quale la guida paterna e l'ingegno vivacissimo, sostenuto da memoria eccezionale (N. padroneggerà negli anni maturi una ventina di lingue), permettevano.

Nel 1794 s'iscrisse all'università di Kiel per prepararsi alla carriera diplomatica, ma continuò ad alternare studî di lingue moderne, di diritto e di economia con ricerche sull'antichità classica sull'etnologia e sulla filosofia per cui subiva fortemente l'influsso di K.L. Reinhold e F.H. Jacoby, che lo avviavano a conoscere e rivivere le esigenze più intime della filosofia kantiana. Furono anni (1794-6) d'intensissima vita spirituale, di piena compartecipazione al rinnovamento dell'Europa messa a soqquadro dalla rivoluzione francese, mentre un legame sentimentale e ideale con una giovane vedova, Dore Hensler, accentuava il netto carattere romantico della sua formazione. Nel 1796 il N. diventava segretario privato del ministro del commercio danese E. Schimmelmann. L'anno seguente diventava bibliotecario a Copenaghen; ma poco dopo lasciava anche questo posto per un lungo viaggio in Inghilterra (1798-99), decisivo per la sua cultura politica e scientifica. Al suo ritorno dall'Inghilterra entrava (poco dopo aver sposato la sorella di Dore, Amelie) nell'amministrazione delle colonie danesi (1800) e l'anno dopo rifiutava il posto di professore a Kiel. Nel 1804 era nominato direttore della banca centrale di quell'amministrazione coloniale. Già nel 1805 gli veniva fatta la proposta di passare al servizio della Prussia entrando in quel ministero, e la proposta, che coincideva con la simpatia del N. per la lotta antifrancese della Prussia e col suo desiderio di avere una più ampia sfera di azione, era accettata nel 1806. Nel quadriennio successivo (1806-1810) il N. sarà uno dei principali cooperatori nel riordinamento delle finanze prussiane e avrà anche parecchie missioni all'estero, di cui due di particolare importanza in Olanda e a Riga nel 1807-8. La pratica quotidiana degli affari economici e politici affinava il realismo e la serietà morale dell'uomo, soddisfaceva al suo bisogno di agire e di contare nella vita, non attenuava affatto la sua ricchezza sentimentale, la sua passione di studioso.

Soprattutto nei problemi agrarî l'uomo politico e lo studioso trovavano interessi estremamente affini: già nel 1803 il N. progettava una storia dell'agro pubblico romano, che sarà il nucleo della futura storia romana. Anche del resto per la lotta antinapoleonica egli credeva di poter prendere ispirazione al mondo antico, e se può considerarsi una superficiale manifestazione in questo senso che egli nel 1805 pubblicasse una traduzione anonima della I Filippica di Demostene, è certo che la sua ammirazione per la solidità del primitivo stato romano avrà radice nella contrapposizione della sua costituzione contadina con la costituzione borghese dello stato napoleonico.

Ma solo nel 1810 il N. poteva cominciare a dedicarsi per qualche tempo esclusivamente agli studî, quando un contrasto di direttive lo consigliava ad allontanarsi dal ministero. Senza essere regolarmente professore, ma quale membro dell'Accademia delle scienze di Berlino, cominciava a tenere nel 1810 delle lezioni di storia romana nell'università di Berlino. Da queste lezioni usciranno i due volumi della Römische Geschichte (1811-1812), che vanno fino alle guerre sannitiche. Ma verso la fine del 1812 i nuovi gravi avvenimenti della politica europea lo venivano nuovamente a distrarre dalla sua attività di studioso. Egli nella guerra di liberazione della Germania voleva arruolarsi come volontario. Il re glielo impediva, ma lo chiamava tosto al quartiere generale incaricandolo delle trattative di carattere economico con l'Inghilterra che si prolungarono sino al 1814, mentre l'Olanda nel medesimo tempo richiedeva da lui un abbozzo di costituzione. Ormai il N., che, pure entrando al servizio della Prussia, aveva dichiarato la sua antipatia per l'ordinamento militaresco prussiano, era diventato uno dei più autorevoli campioni della supremazia prussiana in Germania: il suo scritto Preussens Recht gegen den sächsischen Hof (1814) aveva vasta eco, e a Potsdam gli si affidava il compito di dare lezioni al principe ereditario. A parte minori cose, l'unico segno dell'attività filologica è in quegli anni l'edizione di Frontone (1816). Nel 1816 veniva nominato ambasciatore prussiano a Roma, carica che tenne fino al 1823. Questi anni romani furono turbati da una crisi sentimentale, sopravvenuta fin dal 1815 dopo la morte della moglie Amelie. Egli avrebbe desiderato sposare la non dimenticata Dore, ma poi per una serie di complicate suggestioni aveva finito con lo sposarne una nipote, Grete Hensler. Anche l'ambiente italiano (dove pure conobbe e apprezzò il Leopardi) non gli era simpatico: col cardinale A. Mai e con altri ebbe urti e polemiche. Ma nell'attività di ambasciatore fu circondato di alto prestigio, accresciuto dopo il concordato con la Chiesa da lui stipulato nel 1818. E il soggiorno a Roma gli offriva nuove occasioni per le sue ricerche antiquarie sempre proseguite avidamente.

È di questi anni fra l'altro la dissertazione sulla traduzione armena di Eusebio (Der historische Gewinn aus der armernischen Übersetzung der Chronik des Eusebius, ora in Kleine Schriften, I).

Nel 1816 durante il viaggio verso l'Italia scopriva il palinsesto di Gaio a Verona, che egli comunicava al Savigny credendolo, almeno in un primo tempo, di Ulpiano; poi scopriva frammenti delle orazioni ciceroniane Pro M. Fonteio e Pro C. Rabirio, che pubblicava nel 1820, e alcuni frammenti liviani.

Nel 1823, allontanatosi da Roma, fissava residenza a Bonn, nella cui università riprendeva le lezioni, sempre senza legami accademici. Furono questi gli anni più attivi del N. fino alla morte sopravvenuta nel 1831.

Rifaceva i due primi volumi della Römische Geschichte (1827-28) e ne preparava un terzo (dalle guerre sannitiche alle guerre puniche), pubblicato postumo nel 1832. Faceva lezioni ascoltatissime su tutta la storia antica, su problemi di antiquaria e di etnologia e anche sulla rivoluzione francese; lezioni pubblicate postume in una serie di volumi: Geschichte des Zeitalter der Revolution (1845); Vorträge über die römische Geschichte (1846-48); Vorträge über die romischen Altertümer (1858); Vorträge u̇ber die alte Geschichte (1847-51); Vorträge über alte Länder- und Völkerkunde (1851). Come già nel 1816 aveva partecipato alla fondazione dei Monumenta Germaniae Historica, ora nel 1828 partecipava alla fondazione del Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae, per cui preparava anche l'edizione di Agazia. Si ricordi pure che, forse primo, il N. rielaborava le leggende della Grecia classica a uso dei fanciulli con una novità pedagogica, che avrà seguito nel volumetto pubblicato postumo Griechische Heroengeschichten an seinen Sohn erzählt (1842).

Nessuno forse dei grandi storici moderni ha avuto una preparazione spirituale così varia come il N., così lontana dal solito tipo accademico, da cui pure sono venuti fuori maestri come L. v. Droysen e G. Ranke. E ciò spiega la sua influenza enorme in varie direzioni. Ma è tuttavia da riconoscere che le varie attitudini non si fusero sufficientemente in lui, limitando quindi in certo modo la profondità della sua visione storica. Anche adesso è facile segnare distintamente i varî aspetti della sua personalità. C'è innanzi tutto in lui il grande erudito che continua le tradizioni di polistorismo, di analisi, di scettica cautela peculiari della scuola francese, a cui egli si riconnette direttamente ed esplicitamente col dichiarare il proprio debito a L. de Beaufort. La sua critica è più penetrante di quella dei Francesi, perché egli mette a profitto il metodo di ricerca delle fonti già perfezionato da Chr. C. Heyne e può quindi giungere nell'esame dell'annalistica romana a risultati sorprendenti come quello di riportare Diodoro a un annalista più antico delle fonti di Livio, ma in sostanza è sempre sul tono moderatamente scettico del Bayle. C'è poi in lui il romantico che ha fatto proprie le teorie sulla genesi dei poemi omerici e nibelungici e pensa che nell'antica Roma ci sia stata un'analoga produzione epica poi confluita nell'annalistica: teoria, come è noto, ripresa in Italia da G. De Sanctis.

C'è infine - ed è questo senza dubbio l'aspetto più originale del N. - l'appassionato ricostruttore dello stato contadino romano, delle lotte tra patriziato e plebe, in cui egli prende risolutamente la parte di quest'ultima. S'intende che nemmeno quest'accentuazione dei problemi agrarî era in sé nuova: un modello di mirabile finezza offriva J. Moser. Ma per questa visione storica confluivano nel N., come già dicemmo, alcuni dei motivi più ricchi della sua esperienza: l'antipatia per l'impero borghese napoleonico contrapposto a quello romano, come tipo d'impero instabile; il sentimento della necessità di riforme sociali così in Danimarca come in Prussia, la sua esperienza economica e giuridica (la sua teoria sull'agro pubblico resterà classica) maturata anche dall'amicizia con F.K. Savigny. E si capisce allora pure come il N. rivolgesse il suo interesse soprattutto alla storia romana arcaica, perché appunto in questa i suoi interessi peculiari avevano maggiore soddisfazione. La storiografia posteriore prenderà dal N. ora più un aspetto ora più un altro, ma tutta sarà (a cominciare da Th. Mommsen) sotto la sua influenza.

Bibl.: La fonte migliore per la biografia sono i tre volumi di Lebensnachrichten über B. G. Niebuhr (Amburgo 1838-39), che contengono un'abbondante scelta dell'epistolario, che ora si viene ripubblicando in una forma più completa da D. Gerhard e W. Nervin, Die Briefe B. G. Niebuhrs, I, Berlino 1926, II, 1929. Delle biografie si cfr. anche: S. Classe, N., Gotha 1876; F. Eyssenhardt, N., ein biographischer Versuch, Gotha 1886; C. Seitz, L'historien N. citoyen de Genève, Ginevra 1909. Tra le valutazioni critiche: A. Guilland, L'Allemagne nouvelle et ses historiens, Parigi 1899, p. 43 segg.; I. Kaerst, Die Geschichte des Altertums im Zusammenhange der allgemeinen Entwicklung der modernen historischen Forschung, in Neue Jahrbücher f. d. klass. Altertum, 1902, p. 32 segg.; G.Kuntzel, N. Römische Geschichte und ihr zeitgenössisscher politischer Gehalt, in Festschrift für F.E. Ebrard, Francoforte 1920; W. Dilthey, Anfänge der historischen Weltanschauung Niebuhrs, in Gesmmelte Schriften, III, Berlino e Lipsia 1927, p. 269 segg.; E. Kornemann, N. und der Aufbau der altrömischen Geschichte, in Hist. Zeitschrift, CXLV (1932), p. 244 segg.; C. Barbagallo, Il problema delle origini di Roma da Vico a noi, Milano 1926, p. 11 segg.; G. v. Below, Die deutsche Geschichtsschreibung von den Befreiungskriegen bis zu unseren Tagen, 2ª ed., Berlino e Monaco 1924, passim; E. Fueter, Geschichte der neueren Historiographie, Monaco e Berlino 1911, p. 466 segg. Si cfr. anche per molte notizie, A. Harnack, Geschichte der königl. preuss. Akad. der Wissenschaften zu Berlin, Berlino 1899; M. Lentz, Geschichte der königlichen Friedrich-Wilhelms-Universität zu Berlin, Berlino 1910-18; F. V. Bezold, Geschichte der rheinischen Friedrich-Wilhelms-Universität, Bonn 1920.

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