LONGO, Bartolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005)

LONGO, Bartolo

Marilena Ferraris

Nacque il 10 febbr. 1841 a Latiano, presso Brindisi, da Bartolomeo e da Antonia Luparelli, sposata in seconde nozze.

All'età di sei anni la famiglia lo affidò al collegio degli scolopi di Francavilla Fontana. Nella salda educazione religiosa offerta agli allievi del collegio, si dava ampio rilievo alla devozione per la Madonna: qui il L. iniziò a recitare il rosario quotidianamente. Il 2 febbr. 1851, a cinquantatré anni, morì il padre; la madre, il 22 nov. 1853, sposò l'avv. G.B. Campi. Il 25 giugno 1857 la facoltà di lettere e filosofia di Napoli gli conferì "il primo grado di approvazione" per essere "abilitato a poter essere ammesso agli esami pei gradi dottorali in qualunque facoltà e all'istruzione di rudimenti grammaticali" (Pompei, Archivio B. Longo, VI, 1). Tra la fine del 1858 e l'inizio del 1859, la famiglia lo inviò a Brindisi per proseguire i suoi studi privatamente con il canonico G. Minunni. Il 24 sett. 1859 a Lecce superò l'esame di filosofia presso il collegio S. Giuseppe e decise di iscriversi all'Università.

Nella seconda metà del 1862 il L. partì per Napoli insieme con il fratello Alceste; iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza, si avvicinò allo spiritismo "sedotto dall'amore del misterioso, dell'occulto, dell'arcano, del soprannaturale" (lettera del L. al principe di Montemiletto, ibid., XVI, 14). I lunghi digiuni cui si sottopose per seguire pratiche diffuse dello spiritismo lo fiaccarono profondamente: nonostante ciò, il 12 dic. 1864, il L. riuscì a conseguire la laurea.

Il 29 maggio 1865, l'amico V. Pepe gli presentò il domenicano padre A. Radente, figura fondamentale nel processo che lo portò alla riconversione al cristianesimo; in agosto fece ritorno a Latiano, per riposarsi dopo un anno che lo aveva provato psicologicamente e fisicamente. Nell'aprile del 1867 era a Lecce nello studio di A. Bucci per il praticantato di avvocato penalista, e il 1° luglio conseguì il titolo di procuratore presso la corte d'appello. Ma l'attività nel foro penale di Lecce non era gratificante: decise allora di abbandonare la carriera forense per dedicarsi alle opere di carità e allo studio della religione.

Tornato a Napoli in settembre, fu ospitato da Pepe; approfondì la propria educazione teologica e religiosa grazie ai consigli del redentorista padre E. Ribera e ascoltando un ciclo di prediche tenute dal gesuita padre C. Rossi. Nell'estate del 1867 il marchese F. Imperiali gli presentò padre Ludovico da Casoria: per circa due anni il L. ne seguì le orme, prestando assistenza morale e spirituale agli ammalati presso l'ospedale di S. Maria del Popolo degli incurabili.

Iniziò a frequentare la comunità religiosa di Caterina Volpicelli al Largo Petrone alla Salute, dove conobbe la contessa Marianna Farnararo De Fusco. Intanto si faceva sentire, sempre più intenso, il desiderio di riscattare i suoi trascorsi nello spiritismo, vivendo profondamente la sua fede cristiana e facendo opera di apostolato.

Per servirsi adeguatamente della capacità divulgativa della stampa, decise di tornare a studiare la lingua italiana, il latino e le basi del pensiero cristiano. Nel 1868, per intercessione dell'abate V. Fornari, iniziò a frequentare la scuola di L. Rodinò, uno dei più importanti allievi di B. Puoti e, dopo due anni, cominciò a studiare filosofia con l'abate G. Prisco, poi arcivescovo di Napoli e cardinale, uno degli esponenti della scuola neotomista napoletana. Per rendere la propria prosa chiara e accessibile a tutti, si servì degli insegnamenti di A. Capecelatro. Contemporaneamente, continuò a perfezionare gli studi teologici, a impegnarsi negli esercizi ascetici e a frequentare le opere di carità tra cui, nel 1869, l'Ospizio delle vecchie indigenti sotto il patrocinio di s. Giuseppe.

Combattuto tra il desiderio di farsi frate, come gli suggeriva padre Radente, e quello di continuare da laico la sua opera di apostolato, seguendo i consigli di padre Ribera, il L. decise di entrare nel Terz'Ordine domenicano. La cerimonia di professione si celebrò il 7 ott. 1871 nella chiesetta del Rosario a Portamedina. Contemporaneamente aveva continuato a frequentare la casa della contessa De Fusco, che faceva parte delle zelatrici del Sacro Cuore. Nel 1872 la contessa gli affidò l'amministrazione delle sue proprietà a Valle di Pompei: giuntovi nel mese di ottobre, il L. fu colpito dai pregiudizi e dall'ignoranza religiosa degli abitanti che vivevano in drammatiche condizioni di arretratezza.

Ben presto il L. capì che proprio in quei luoghi avrebbe potuto mettere in pratica gli insegnamenti morali e spirituali ricevuti dai suoi maestri e consiglieri: il suo viaggio si trasformò così in una sorta di missione per diffondere la devozione del Rosario. Per avvicinare a questa devozione gli abitanti di Valle di Pompei, il L. fece leva sull'importanza che la popolazione locale dava al culto dei morti, decidendo di fondare una confraternita che, con la recita del rosario, accompagnasse e suffragasse le anime dei defunti (13 febbr. 1876).

Nel 1875, su suggerimento del vescovo di Nola G. Formisano, aveva iniziato a raccogliere fondi per l'edificazione di un tempio dedicato alla Vergine Maria. Le donazioni incrementarono per i prodigi attribuiti all'immagine della Vergine, donata al L. da padre Radente e giunta a Valle di Pompei il 13 nov. 1875. L'effigie forse settecentesca fu ritoccata da G. Galella nel 1876, restaurata gratuitamente da E. Maldarelli e rifoderata da F. Chiariello nel 1879. Maldarelli, assecondando la richiesta del L., ripristinò l'icona di S. Caterina da Siena in luogo di S. Rosa; inoltre aggiunse l'architettura retrostante le figure e riparò la parte superiore del dipinto.

L'8 maggio 1876 si celebrò la cerimonia della posa della prima pietra del santuario: per incrementare la pratica del rosario il L. pubblicò il 15 ag. 1877 il volumetto I quindici sabati, che ebbe numerose edizioni. Con grande lungimiranza il L. si servì dell'azione propagandistica della stampa per una capillare diffusione del suo progetto apostolico. In occasione della festa del 14 ott. 1883, fu recitata per la prima volta la Supplica alla potente Regina del Ss. Rosario, preghiera scritta dal L., da recitarsi la prima domenica di ottobre e l'8 maggio. Il 15 genn. 1884 il L. editò il periodico Il Rosario e la nuova Pompei, una sorta di diario dell'intensa attività apostolico-sociale portata avanti in quegli anni nella città. Alla pubblicazione del periodico seguirono, nel 1889, quella del Calendario del santuario di Pompei e la realizzazione di numerosi testi, opuscoli, preghiere, lettere con evidente valore propagandistico. La diffusione capillare del periodico era indirizzata anche a sostenere le classi sociali più deboli tra cui i detenuti con i quali il L., grazie anche alla collaborazione dei cappellani e dei direttori di molti istituti di pena, iniziò un intenso rapporto di visite e scambi epistolari.

Nel 1885 il L. decise di intraprendere un viaggio attraverso l'Italia per promuovere il suo lavoro: a Torino entrò in contatto con don Giovanni Bosco e rimase colpito dal collegio degli Artigianelli del Murialdo e dalla piccola Casa della Divina Provvidenza del Cottolengo, che costituirono per lui fonte d'ispirazione per le opere in Valle di Pompei. L'attività del L. continuò anche a livello sociale ed educativo. Si occupò della crescita culturale dei bambini di Valle di Pompei attraverso l'opera scolastica: fece edificare, accanto al santuario, una scuola e un asilo infantile che, insieme con la scuola catechistica, l'oratorio festivo maschile, la tipografia e legatoria, la scuola professionale, la scuola serale di musica e di insegnamento letterario, sottrassero gli abitanti di Valle di Pompei all'ignoranza e al degrado. Nel giorno dell'inaugurazione dei locali della scuola e dell'asilo infantile (6 nov. 1886), si inaugurò anche la via Sacra, che collegava la stazione ferroviaria con il santuario. All'ufficio postale (1884) e telegrafico (1885), seguirono altre importanti opere urbanistiche, civili e sociali come le case economiche operaie iniziate nel 1887, l'Osservatorio meteorico-geodinamico inaugurato il 15 maggio 1890, l'orfanotrofio femminile, fondato l'8 maggio 1887, l'illuminazione elettrica (1891), la stazione dei carabinieri (1895).

Il L. affidò l'educazione e la crescita delle bambine accolte nell'orfanotrofio alla Congregazione regolare delle figlie del Rosario di Pompei, costituita il 26 ag. 1897.

Il L. aveva continuato a seguire il mondo carcerario: dalle numerose lettere inviategli dai detenuti emergeva la loro preoccupazione per le mogli e i figli, costretti a vivere privi del conforto e del rispetto della società. Iniziò a farsi strada l'idea di aiutare questi bambini. Nel 1891, il L. pronunciò il "voto del cuore", un discorso con il quale lanciò un appello ai devoti della Madonna di tutto il mondo, per la realizzazione di un'Opera assistenziale in favore dei figli dei carcerati. Per trovare i mezzi e i consensi necessari, il 12 dic. 1891, il L. diede alle stampe un nuovo giornale, Valle di Pompei. Nel 1892 accolse il primo bambino; in maggio pose la prima pietra dell'Opera per i figli dei carcerati. L'avvenimento suscitò un notevole interesse da parte della stampa. Molti furono i plausi ma non mancarono le critiche, soprattutto da parte di "alcuni positivisti" (B. Longo, Il triplice trionfo dell'Istituzione a pro dei figli dei carcerati, Pompei 1905, p. 138), in particolare di Cesare Lombroso, sostenitore della predisposizione alla delinquenza in base ai caratteri degenerativi ereditari dell'uomo.

Gli assunti del L. e di Lombroso divergevano in merito al concetto di libero arbitrio e della rieducazione dei condannati. Per muoversi sullo stesso piano delle indagini di Lombroso, in modo tale da poterle sistematicamente confutare, il L. seguì un procedimento sperimentale-analitico. Egli redasse una descrizione accurata dei fanciulli dell'Opera pompeiana, secondo le contemporanee teorie dell'antropologia criminale, annotando in vere e proprie schede cliniche le caratteristiche fisiche, comportamentali, i progressi compiuti, gli ostacoli incontrati (cfr. Presciuttini, p. 106) e utilizzando, come strumento di documentazione, la fotografia. Il L. si servì dell'opera del fotografo E. Pesce che, a partire dal 1892, ritrasse i bambini al loro arrivo nell'Ospizio, documentando con successive immagini i progressi educativi e lavorativi.

Il 1° apr. 1885 il L. sposò la contessa De Fusco, che lo aveva sostenuto nelle sue attività assistenziali; la contessa gli restò vicina fino al 9 febbr. 1924, quando morì all'età di 88 anni.

Il 15 marzo 1893 il L. fece dono del santuario a papa Leone XIII che prese l'Opera sotto la propria giurisdizione nel 1894, lasciandone l'amministrazione ai coniugi Longo; nel 1906, dopo molte polemiche e dubbi riguardanti proprio l'amministrazione Longo-De Fusco, il L. cedette a papa Pio X anche le Opere pompeiane. In questo modo allontanò ogni sospetto dalla propria persona e dal proprio operato, aggiungendo poi anche la cessione della proprietà letteraria di tutte le sue pubblicazioni (1916).

Nel 1921 il L. avviò la realizzazione di un istituto per le figlie dei carcerati, inaugurato il 17 ott. 1926.

Dopo la morte della moglie si aprì una lunga ed estenuante battaglia legale tra la famiglia Longo e la famiglia De Fusco per le proprietà in Valle di Pompei. Il 16 febbr. 1924 il L., stanco e amareggiato, si allontanò dalla sua casa pompeiana, dove viveva ancora V. De Fusco, figlio della contessa, per recarsi a Latiano. Fece ritorno a Pompei solo il 23 apr. 1925, ricevendo una grande accoglienza.

Il 10 maggio 1925 Pio XI consegnò al cardinale A. Silj il breve e le insegne della gran croce del S. Sepolcro per conferirle al Longo.

Il L. morì a Pompei il 5 ott. 1926. Il 26 ott. 1980 Giovanni Paolo II lo proclamò beato.

Opere: I quindici sabati del ss. Rosario divozione efficacissima ad ottener qualunque grazia, Napoli 1877; La guida dei fanciulli alla cristiana pietà, Valle di Pompei 1893; Per la educazione morale e civile dei figli dei carcerati. Il voto del cuore e la prima pietra dell'Ospizio educativo, ibid. 1894; Quaranta figli di carcerati.Discorso pronunciato dal comm. avv. B. L. nel dì 27 maggio 1894, ibid. 1895; L'opera di Valle di Pompei e la riforma morale dei carcerati. Contributo dell'avv. comm. B. L. al congresso penitenziario internazionale di Parigi, ibid. 1895; Guida del santuario e della nuova Pompei, ibid. 1896 (3ª ed., ibid. 1921); L'Ospizio educativo pei figli dei carcerati di Valle di Pompei e la moralizzazione delle carceri, ibid. 1898; Risposta ad alcuni quesiti proposti dalla sottocommissione presieduta dall'illustre comm. L. Bodio per lo studio di provvedimenti legislativi a favore dell'infanzia, ibid. 1899; I nostri amici intimi. Il ven. p. Ludovicoda Casoria.Quarantunesima lettura, ibid. 1910; Carcerati che scrivono. Lettura quarantasettesima, ibid. 1915; L'ultimo voto del mio cuore. La nuova opera di carità e di salvezza socialeper le figlie dei carcerati, ibid. 1922; I nostri amici intimi. Il prof. V. Pepe. Sessantasettesima lettura, ibid. 1925; Vie meravigliose della provvidenza. Le origini intime dell'Opera salvatrice dei figli dei carcerati, ibid. 1954; Storia del santuario di Pompei dalle origini al 1879, ibid. 1981; inoltre vari articoli pubblicati su Il Rosario e la nuova Pompei, fra cui: Il nostro viaggio per l'Italia, 1885, pp. 340 s., 423-440, 470-476; Il 15 maggio. Il primo Congresso degli scienziati e l'inaugurazione dell'Osservatorio in Valle di Pompei, 1890, pp. 180-207; Sei mesi di storia diplomatica del santuario di Pompei da gennaio a giugno 1890, 1890, pp. 225-227, 234-241; L'Opera nuova di beneficenza sociale. Un istituto proprio per la salvezza e l'educazione delle figlie dei carcerati, 1921, pp. 197-210; Dopo cinquant'anni. La missione sociale di Valle di Pompei, 1925, pp. 1-9.

Fonti e Bibl.: Latiano, Arch. del Comune, Atti di nascita pel 1841, n. 37. L'Archivio Bartolo Longo, presso la Delegazione pontificia di Pompei è stato ordinato da A. Illibato, L'Archivio Bartolo Longo: guida inventario, Napoli 1986; G.D. Scotto di Pagliara, B. L., Valle di Pompei 1927; P.M. Frasconi, Don B. L., Alba 1941; V. Scotto di Pagliara, B. L. e il santuario di Pompei, Pompei 1943; E.M. Spreafico, Il servo di Dio B. L., I-II, Pompei 1944-47; F. Dati, L'avv. B. L., sociologo cristiano, Pompei 1966; A. L'Arco, Il servo di Dio B. L.…, Pompei 1966; Storia del santuario di Pompei dalle origini al 1879, Pompei 1981; B. L. e il suo tempo. Atti del Convegno storico…, Pompei… 1982, a cura di F. Volpe, I-II, Roma 1983; P.L. Baima Bollone, L'antropologia criminale del Lombroso. Storicità ed attualità di un pensiero, in Attualità dei problemi educativi per la prevenzione delle devianze minorili. Atti del Convegno per il centenario dell'Istituto "Bartolo Longo" 1892-1992, … 1992, a cura di O. Ciampa, Pompei 1994, pp. 79-92; M. Presciuttini, Il sistema sperimentale di B. L. e la questione genetica della criminalità, ibid., pp. 99-137; A. Illibato, B. L. Un cristiano tra Otto e Novecento, presentazione di G. De Rosa, I-III, Pompei 1996-2002; B. L. alle soglie del Duemila. Atti del Convegno,… 1998, I-II, a cura di F. Barra, Pompei 2001.

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