ALFEI, Bartolomeo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 2 (1960)

ALFEI, Bartolomeo

Maria Leuzzi

Nacque ad Appignano, presso Macerata, intorno al 1460. Si avviò alla professione notarile ed all'insegnamento della letteratura. Insegnava ad Ancona già nel 1500 presso le scuole pubbliche, mostrando vivacità di interessi per la cultura letteraria e politica che gli meritarono la stima di Panfilo Sassi, con cui divideva pure i comuni interessi pedagogici, dell'Aquilano e del Tebaldeo; mentre nel 1511 conosceva Sigismondo da Foligno, segretario di Giulio II. Quantunque già prima del 1538 fosse cittadino anconitano, non dimorò continuativamente in questa città: nel 1526 era a Camerano e negli anni tra il 1531 e il 1533 a Ragusa, sulla costa dalmata, in qualità di pubblico insegnante. Nel 1545 riprendeva ad Ancona l'insegnamento, richiamatovi per la riapertura della scuola pubblica, e veniva riconfermato in tale incarico fino al 1549. Negli ultimi anni della sua vita visitò frequentemente Appignano. Morì assai vecchio intorno al 1557 ad Ancona.

Curò la compilazione e raccolta degli Statuti di Fiottrano, (1530) e Appignano, ai quali ultimi, pubblicati ad Ancona nel 1538, premise un'introduzione di dedica al reggenti del luogo. Ma l'interesse dell'A. per la vita politica del suo tempo è testimoniato in particolar modo dagli Annali di Ancona, dedicati ai maestri dell'università anconitana.

Rimasti inediti, sono giunti a noi attraverso il cod. Ital. VII-8 (6085) della Biblioteca Marciana di Venezia e il cod. Bartolomeo, Alpheo, Stor. di Ancona dell'Arch. storico comunale di Ancona; ma è utile tenere pure presente, in quanto ripresa dal ms. autografo, la Raccolta degli Annali di B. Alpheo di G. Pichi Tancredi, Arch. storico comunale di Ancona, Sez. VIII n. 2° dell'Arch. 405.

In questa sua opera l'A. narra, secondo uno schema cronachistico di tipo medievale, la storia della città di Ancona dalle sue origini fino al 1555 circa: spesso ricorrendo per la narrazione dei fatti assai antichi a figure mitiche e favolose ed accogliendo acriticamente le diverse fonti. Cosa notevole da rilevare è che, riguardo alle origini della città, l'A. accetta la versione introdotta da Ciriaco de' Pizzicolli e divulgata da Mario Filelfo, della fondazione da parte dell'imperatrice persiana Fede, discostandosi così dalla tradizione e riprendendo motivi, ancorché leggendari, di provenienza umanistica. Di maggiore interesse è il racconto dei tempi più recenti, contrassegnato da un vivace spirito autonomistico ed antipontificio. Ne è prova la narrazione della conquista di Ancona ad opera di Clemente VII nel 1532. L'A., che peraltro per le storie di questi anni è fonte di prim'ordine, vede nel pontefice mediceo il tiranno oppressore delle libertà della gloriosa Repubblica anconitana, orgogliosa della sua potenza marinara al fianco di Venezia, nonché il disturbatore della, pace dell'Italia; ed è probabile che proprio per questo carattere gli Annali dell'A. rimanessero manoscritti: quando essi furono compiuti aveva già cominciato a diffondersi in Italia l'atmosfera creata dal concilio tridentino.

Il capitolo dedicato alla conquista di Ancona è stato pubblicato più volte, dal Leoni e dal Ciavarini e, nel commento in versi che l'A. aggiunge alla narrazione storica vera e propria, dallo Spadolini. Il Peruzzi inoltre, scrivendo nel 1835, del medesimo brano si serve come fonte diretta, accomunato del resto all'A. dal compianto per la perduta libertà.

L'A. scrisse vari componimenti latini in versi, tra cui nel 1533 L'Orazione Epitalamica per le Nozze di Anastasia Onori con Giovan Francesco Vecchiotti, andata perduta; e la narrazione del Sacco di Roma riportata poi negli Annali (Arch. notarile di Ancona). Rimane pure manoscritta La cronaca di Santo Isidoro Minore con alcune additioni del testo della Bibbia e dei libri di Paolo Orosio, che è però soltanto un "modesto lavoro di compilazione" (Spadolini).

Questa dell'A, fu dunque una vivace personalità di tardo erudito umanista, provinciale per alcuni aspetti, ma, per altri, sensibile ai problemi e partecipe specialmente dei rivolgimenti politici del suo tempo.

Bibl.:F. Vecchietti, Biblioteca Picena, I, Osimo 1790, pp. 83-84; A. Leoni, Ancona illustrata, Ancona 1832, pp. 273-278; A. Peruzzi, Storia d'Ancona, dalla sua fondazione all'anno 1532, II, Pesaro 1835, pp. 438 ss.; C. Ciavarini, Croniche anconitane trascritte e raccolte da M. Lazzaro de' Bernabei, Ancona 1870, pp. VII-XXVI, 225-236; L. Manzoni, Bibliografia degli statuti, ordini e leggi dei municipii italiani, I, Bologna 1876, p. 22; E. Spadolini, Briciole d'Archivio, Ancona 1900, pp. 20-22; Id., Gli Annali anconitani di B. A.,in Atti e Mem. d. R. Deput. di storia patria per le prov. delle Marche, n. s., III (1906), pp. 137-188; Id., La regina Fede in un poema inedito di M. Filelfo, ibid.,s .3, III-IV (1923), pp. 158-161; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Bibl. d'Italia, LXXVII, p. 3.

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