BARTOLOMEO da Saliceto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)

BARTOLOMEO da Saliceto (Saliceti Bartolomeo)

Gianfranco Orlandelli

Nacque nella prima metà del sec. XIV da una illustre famiglia di giuristi bolognesi fiorita nei secc. XIV e XV. Studiò diritto a Bologna, dove seguì i corsi dello zio paterno Riccardo, lettore di diritto civile presso quello Studio. Oltre che per espliciti accenni autobiografici (proemio al commento del libro IX del Codice), l'influenza dello zio può essere facilmente avvertita anche per la comune predilezione verso un medesimo oggetto di studio (il Codice nei suoiprimi 9 libri) e per la vivace partecipazione di entrambi alle lotte politiche della loro città natale. C. Ghirardacci, che dà un elenco completo dei docenti presso lo Studio bolognese nel 1365, lo annovera fra i lettori di diritto civile per quell'anno. Questa notizia - a preferenza di quella meno sicura fornita dall'Alidosi che anticiperebbe la data d'inizio dell'insegnamento di B. al 1363 - può essere ricollegata, per segnare i limiti del suo primo periodo di insegnamento bolognese, con quella fornita dallo stesso B. (sempre nel proemio al commento del libro IX del Codice), che ci informa come nel 1370 venne privato dell'insegnamento a Bologna, onde fu costretto a trasferirsi a Padova, dove rimase per, quattro quale lettore di diritto civile presso quello Studio.

La ragione del suo allontanamento da Bologna va ricercata nella situazione politica della città, dove il fermento contro il malgoverno dei vicari pontifici si andava facendo sempre più vivo, determmando dei provvedimenti di reazione quali appunto quello contro Bartolomeo. Ulteriore conferma del carattere politico di questo suo primo esodo da Bologna viene fornito dalla data di ripresa del suo insegnamento presso lo Studio bolognese, che è del 1376, cioè successivo alla rivolta della città contro il vicario pontificio Guglielmo di Sant'Angelo del 20 marzo di quell'anno. Peraltro, dopo i quattro anni del suo insegnamento a Padova, egli doveva già essere rientrato in Bologna nel 1375, se il 7 genn. 1376, a seguito di un tumulto che già aveva provocato preoccupazioni nel vicario pontificio, lo ritroviamo inviato come persona bene accetta ai dimostranti ambasciatore di Bologna ad Avignone con il decretalista Gaspare Calderini. L'esito negativo dell'ambasceria, del resto già scontato in partenza, fu presto superato dalla rivolta cittadina del 20 marzo e dalla conseguente caduta del governo vicariale. Mentre Riccardo da Saliceto e suo figlio Roberto presero parte attiva alla rivolta - il primo adoperandosi per la momentanea collusione fra Maltraversi e Scacchesi (partito dei Pepoli) e partecipando all'anzianato eletto l'indomani della rivolta, ed il secondo improvvisandosi capo di gente d'armi -, la partecipazione di B. ai fatti del 20 marzo appare molto meno vistosa. La sua adesione al movimento è tuttavia documentata, oltre che dalla ripresa del suo insegnamento a Bologna, anche dalla sua iscrizione, del settembre 1376, nel Consiglio dei 500 per il quartiere di porta S. Procolo, organo la cui base era stata di recente allargata (già Consiglio dei 400) nel piano di quella restaurazione degli istituti comunali che caratterizza il momento più felice del periodo successivo alla rivolta del marzo 1376. Non vi è dubbio, anzi, che questo rifiorire di vita comunale dovette riscuotere l'assenso di Bartolomeo. Infatti mentre Riccardo e Roberto da Saliceto risultano compromessi in quei torbidi che portano alla cacciata dei Raspanti (febbraio del 1377), fazione estremista del partito scacchese, B. ne rimase estraneo, anzi, nell'aprile del 1378, fece parte dell'ambasceria inviata dal Comune di Bologna al nuovo pontefice Urbano VI. Del resto è questo, dal 1376 al 1389, il periodo più lungo e più costruttivo dell'insegnamento bolognese di Bartolomeo. Dal 1380-81, inoltre, gli si affiancò nell'insegnamento, quale lettore straordinario del Codice e del Digesto, il figlio Giacomo, avuto da Zola figlia di Bertuccio, medico, che si era laureato il 19 aprile di quello stesso 1380. Nel 1381 fece parte dell'ambasceria inviata dal Comune di Bologna ad Astorre e Francesco Manfredi di Faenza e partecipò alle trattative che portarono all'acquisto da parte di Bologna del castello di Solarolo (20 luglio 1381); il 17 ag. 1386 intervenne all'arbitrato visconteo fra il Comune di Bologna e lo stesso Astorre Manfredi; sempre nel 1386 fu degli Anziani di ottobre, carica che nel gennaio dell'anno successivo fu ricoperta anche dal suo figliuolo Giacomo; il 17 ott. 1387 espresse parere favorevole ad un ulteriore allargamento della base del vecchio Consiglio dei 400 che si trasformò in Consiglio dei 600; nel 1388 fece parte di un'ambasceria inviata dai Bolognesi ad Urbano VI, ambasceria che venne fermata poco a sud di Imola da un'aggressione di gente d'armi; nel 1389, ,stando alla cronaca di Padova dei Gatari non confermata dalle fonti cronachistiche bolognesi, fu in altra ambasceria inviata da Bologna a Venezia. Del resto già in questi anni cominciava a venir meno, in Bologna, quella relativa tregua dei partiti che, dal 1376 fino al penultimo decennio del secolo, aveva permesso il rifiorire di una vita comunale abbastanza tranquilla. La caduta della signoria scaligera e la politica viscontea favorirono le prime iniziative sediziose, nelle quali risultò compromesso, già nel 1389, anche B. che riparò a Ferrara, dove proseguì, presso quello Studio, le sue letture sul Codice e sul Digesto, e da dove ritornò in Bologna solo nel 1398, quando ivi la caotica situazione dei partiti impose il richiamo generale dei fuorusciti. Ma anche questo suo ritorno a Bologna e la conseguente ripresa dell'insegnamento presso quello Studio fu di breve durata. Morto Carlo Zambeccari, capo di parte maltraversa, già nel 1399 fu implicato in torbidi che lo riportarono, insieme al figlio Giacomo, in esilio, questa volta a Padova dove nel maggio del 1400, ospite del convento dei frati predicatori, pose termine al suo Commento al Codice. Col suo ritorno a Bologna - attualmente documentabile solo dal 1404 attraverso i rotuli di quello Studio, ma probabilmente anteriore di almeno un anno - ha inizio l'ultimo periodo del suo insegnamento bolognese, che termina col 1408, anno in cui la tarda età e le precarie condizioni di salute lo costrinsero a lasciare l'insegnamento. Il suo testamento, del quale dà indicazione il Supino (p. 22 nota 1), è dell'11 ott. 1408. La data di morte di B. è indicata nel monumento sepolcrale, già eretto in S. Domenico di Bologna ed attualmente c, onservato al Museo Civico di quella cittk opera di Andrea di Guido da Fiesole (riprodotto in Supino, tav. 11): 28 dic. 14, 1, non 1412 come accettato dalla tradizione che non considera il cambiamento dell'anno, già avvenuto, per il lapicida, COI 25 dicembre del 1411.

Opera fondamentale di B. è il Commento al Codice, lavoro iniziato nel primo periodo del suo insegnamento bolognese (1365-70) e terminato il 31 maggio 1400. Attraverso le notizie che sono fornite nel proemio, alla fine del libro VIII ed all'inizio del IX, è possibile fissare il cammino di svolgimento di quest'opera: iniziò il commento al libro IX a Bologna fra il 1365 ed il 1370 e lo terminò a Padova nel 1373;dal 1374 al 1382 (secondo periodo bolognese) portò avanti il lavoro dal libro I al tit. 35 del libro III; dal 1383 al 1398 (secondo periodo bolognese e periodo ferrarese) prosegui il lavoro fino al tit. 18 del libro VIII; dal 1398 al 31 maggio 1400 (terzo periodo bolognese e secondo padovano) portò a termine il commento al libro VIII. L'opera ebbe le seguenti edizioni: Perugia 1474-75; Modena 1475-76; Venezia 1486; Lione 1484, 1549, 1560; Venezia 1578, 1586; Francoforte 1615. Altre opere di B. sono: il Commento al Digesto Vecchio dal libro XII al XXIV, 2,reperibile nelle edizioni di Brescia 1499, Lione 1549, Venezia 1578 e 1586, Francoforte 1615; consigli e ripetizioni, reperibili nelle edizioni di Venezia 1478 e Parma 1489; una dissertazione De mora compresa nei Tractatus Universi Iuris, Venezia 1584, VI, 2, pp. 4-2 ss. L'attribuzione a B. di altre opere, quali un De Usu Feudorum ed una raccolta di lettere, è già stata confutata dal Savigny.

Fonti e Bibl.: Liber Secretus Iuris Caesaret, in Universitatis Bononiensis Monumenta, 1, 1378-1420, a cura di A. Sorbelli, Bologna 1938, pp. 165, 78, 118, 120, 121, 123-132, 142, 155-179, 181-192, 203; Chartularium Studii Bononienszs, VI (1921), a cura di L. Frati, pp. 157, 170, 175, 188; I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese, a cura di U. Dallari, I, Bologna 1888, pp. 4, 6, 9; IV, ibid. 1924, pp. 4, s, 6, 8, 9, 10, 11, 15, 24, 27, 28, 30; C. Ghirardacci, Historia di Bologna, Il, Bologna 1669, pp. 267-590, passim; Pietro di Mattiolo, Cronaca bolognese, n. 202 della Scelta di curiosità letterarie inedite o rare, a cura di C. Ricci, Bologna 1885, pp. 61, 62; M. Griffoni, Memoriale historicum de rebus Bononiensium, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XVIII, 2, a cura di L. Frati ed A. Sorbelli, pp. 71, 75, 83, 88, 89, 90, 99; G. e B. Gatari, Cronaca Carrarese, ibid., XVII, I, 1, a cura di A. Medin e G. Tolomei, pp. 401, 468; Corpus Chronicorum Bononiensium, ibid., XVIII, 1, a cura di A. Sorbelli, pp. 303, 304, 306, 307, 310, 386, 396-398, 462, 470, 471, 499.

Alla base della tradizione biografica su B. sta T. Diplovatatius, De prestantia doctorum,op ra consultabile nel codice della Biblioteca Oliveriana di Pesaro ovvero in quello della Universitaria di Bologna, che è copia del pesarese, sfruttatissimo dal Fantuzzi al Savigny; G. Panzirolus, De claris legum interpretibus, I ediz., Venezia 1637, pp. 216 s.; G. N. Pasquali Alidosi, Li dottori bolognesi di legge canonica e civile, Bologna 1620, pp. 45 s.; Id., Appendice dichiaratione e correttione al libro delli dottori bolognesi, Bologna 1623, p. 13; 1. A. Bumaldus [O. Montalbani], Minervalia Bonon. civium anademata seu Bibliotheca Bononiensis, Bologna 1641, pp. 35 s.; P. A. Orlandi, Notizie degli scrittori bolognesi, Bologna 17 14, p. 69; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VII, Bologna 1789, pp. 272-279; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, V, 1, Modena 1789, pp. 338-346; F. M. Colle, Storia scientifico-letteraria dello Studio di Padova, Il, Padova 1824, pp. 127-136; 1. B. Supino, La scultura in Bologna nel secolo XV, Bologna 1910, pp. 19-24; F. K. von Savigny, Storia del diritto romano nel Medio Evo, a cura di E. Bollati, II, Torino 1857, pp. 685-688, dove sono riportati i passi autobiografici del Commento al Codice sopra cit.; E. Besta, Fonti, in Storia del diritto italiano, a cura di P. Del Giudice, 1, 2, Milano 1925, p. 858; G. Ermini, B. da s., in Encicl. Ital., VI, Roma 1930, p. 255; A. Sorbelli, Storia della Università di Bologna, I, Bologna 1940, pp. 66, 67, 96, 101, 203, 238; A. da Langasco, B. di s., in Encicl. Cattolica, II, Città del Vaticano 1949, COI. 928; F. Calasso, Medio Evo del Diritto, I, Le fonti, Milano 1954, pp. 369, 580, 592; M. A. Benedetto, B. da s., in Nuovissimo Digesto Ital., II, Torino 1958, p. 281.

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