DELLA SCALA, Bartolomeo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 37 (1989)

DELLA SCALA, Bartolomeo

Antonio Menniti Ippolito

Nacque a Verona, figlio naturale di Giuseppe Della Scala, abate di S. Zeno (m. nel 1313), il quale era a sua volta figlio illegittimo di Alberto (I) Della Scala signore di Verona.

Per volontà di Cangrande Della Scala, signore di Verona, nel 1321 anche il D. fu eletto abate di S. Zeno. In tale qualità il D. si vide riconosciuta da Mastino (II) e Alberto (II) Della Scala, successi a Cangrande nel 1329, la piena giurisdizione sui beni del monastero. Per poter accedere agli ordini sacri ed essere consacrato abate, il D. aveva ottenuta la dispensa pontificia che rimuoveva l'impedimento costituito dalla sua nascita illegittima. A questa dispensa infatti fa riferimento una lettera pontificia del 21 dic. 1330, con la quale Giovanni XXII autorizzava il D. ad aspirare ad una nuova abbazia benedettina e anche "ad episcopalem dignitatem".

L'occasione si presentò nel 1336, alla morte del vescovo di Verona Niccolò di Villanova: nonostante che un altro candidato, esponente della potente famiglia dei Correggio, avesse già ottenuto dal pontefice il titolo di coadiutore della Chiesa veronese e il diritto alla successione, il D. riuscì a farsi eleggere formalmente, e questa elezione fu confermata, malgrado le contestazioni, dal patriarca di Aquileia per mano del suo procuratore, il vescovo Blasio di Vicenza, nel corso di una solenne cerimonia svoltasi nel duomo veronese il 20sett. 1336. Il 12 marzo 1338 Mastino e Alberto Della Scala riconobbero al D., nella sua qualità di vescovo di Verona, tutte le giurisdizioni ed immunità già appartenute ai suoi predecessori.

Tuttavia, malgrado gli importanti appoggi, la fortuna del D. declinò rapidamente. Inimicatosi con i Correggio per la questione dell'elezione vescovile, il D. fu accusato da Azzo da Correggio, stretto consigliere di Mastino, di tramare con i principali nemici di Verona, i Veneziani e i Fiorentini, in un momento particolarmente delicato per la politica del signore (mentre è da escludere l'ipotesi avanzata da P. Zagata, G. Dalla Corte e L. Moscardo, che il D. abbia intavolato trattative anche con Luchino Visconti). L'accusa che Azzo rivolgeva al D. era doppia: di essersi adoperato per la pace che Mastino voleva a tutti i costi evitare nella speranza di ricuperare militarmente i suoi possedimenti perduti, e di aver progettato di consegnare la città al nemico. Come stessero effettivamente le cose è difficile accertare. Va comunque segnalato che gli accordi del D. con Veneziani e Fiorentini non sono negati in una lettera di Benedetto XII al vescovo di Mantova del 27 sett. 1339.

Comunque sia, il 27 ag. 1338 Mastino (II), passando per caso di fronte al vescovado - così almeno affermano concordemente le fonti, anche se non è da escludere che Mastino vi si sia recato intenzionalmente - vi incontrò il D. e lo uccise con l'aiuto di Alboino, figlio naturale di Cangrande, in presenza dello stesso Azzo che aveva fatto sorgere il caso. Lo scatto d'ira che portò alla morte del D., dopo solo ventidue mesi dalla sua elezione, ebbe conseguenze pesanti. Non tanto per Mastino e Alboino che, scomunicati in un primo momento, furono assolti già l'anno successivo, ma soprattutto per la Chiesa veronese, che si vide privata della prerogativa di poter autonomamente eleggere il proprio vescovo (la carica sarebbe inoltre rimasta vacante per cinque anni).

Il D. ebbe due figli naturali, Margherita, ancora viva nel 1356, e Giuseppe.

Fonti e Bibl.: Parisius de Cereta, Chronicon Veronense. Adiecta et continuatio cuiusdam anonimi auctoris, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script.,VIII, Mediolani 1726, col. 651; Chronicon Mutinense Iohannis de Bazano, in Rer Ital. Script., 2 ed., XV, 4, a cura di T. Casini, p. 118; G. de Cortusiis, Chronica de novitatibus Padue et Lombardie, ibid., XII, 5, a cura di B. Pagnin, p. 92; P. Zagato, Cronica della città di Verona, a cura di G. B. Biancolini, I, Verona 1745, pp. 74 s.; Chronica illorum de la Scala, in Antiche cronache veronesi, a cura di C. Cipolla, Venezia 1890, pp. 502 s.; Benoît XII, Lettres closes et patentes, a cura di J. M. Vidal-G. Mollat, I, Paris 1935, col. 585; Jacopo Piacentino, Cronaca della guerra veneto-scaligera, a cura di L. Simeoni, Venezia 1931, p. 117; G. Dalla Corte, L'istoria di Verona, II,Verona 1592, pp. 53, 77; T. Saraina, Le historie e fatti de' Veronesi, Verona 1649, pp. 44 s.; L. Moscardo, Historia di Verona, Verona 1668, pp. 219 ss.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, V,Venetiis 1720, coll. 867 s.; S. Maffei, Verona illustrata, Verona 1732, II, col. 59; B.M. De Rubeis, Monumenta Ecclesiae Aquileiensis, Argentinae 1740, coll. 888 s.; L.A. Muratori, Annali d'Italia..., XII,Milano 1757, p.58; G.B. Biancolini, Serie cronol. dei vescovi e governatori di Verona, riveduta, ampliata e supplita, Verona 1760, p. 13; G. B. Verci, Storia della marca trivigiana e veronese, Venezia 1786-91, XI, 2, p. 161; XII, pp. 5 s.; A. Carli, Istoria della città di Verona sino all'anno MDXVII divisa in undici epoche, V,Verona 1796, pp. 52 ss., 84 ss.; G. Bennassutti, Storia degli Scaligeri signori di Verona, Verona 1826, pp. 30 s.; C. Cipolla, Lettere di Giovanni XXII riguardanti Verona e gli Scaligeri (1316-1334), in Atti e mem. dell'Acc. d'agricoltura, scienze e lettere di Verona, s. 4, VIII (1909), p. 243; Id., La storia politica di Verona, Verona 1954, p. 182; G. Sancassani, I documenti, in Dante e Verona, Verona 1965, p. 12 ss.; M. Carrara, Gli Scaligeri, Varese 1966, p.186; Verona e il suo territorio, III, 1,Verona 1975, pp. 614, 730; Gli Scaligeri. 1277-1387, a cura di G.M. Varanini, Verona 1988, ad Ind.; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, XCIV, p.292; XCV, pp. 28 ss.; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, sub voce Scaligeri di Verona, tav. II; C. Eubel, Hierarchia catholica, I,Monasterii 1913, p. 523.

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