GIACOMETTI, Bartolomeo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 54 (2000)

GIACOMETTI, Bartolomeo

Corrado Modafferi

Nacque a Verona il 30 dic. 1741. Nel marzo 1755, dopo essere stato iniziato ancora adolescente allo studio della musica, entrò a far parte del coro della cattedrale della sua città, ove studiò canto piano e contrappunto con il maestro di cappella Daniele Dal Barba. Dopo l'ordinazione sacerdotale fece parte del capitolo del coro come cappellano, e dal 1775 vi entrò come basso, essendo dotato di una bellissima voce e di un naturale intuito musicale che gli consentì di prevalere su tutti gli altri cantori; aveva inoltre già rivelato il suo talento con pregevoli composizioni musicali. Contemporaneamente ai compiti sacerdotali, in una chiesa della città non meglio precisata affiancò il Dal Barba impegnandosi attivamente al rinnovamento delle attività musicali della cattedrale, ove i cantori, in gran parte già in età avanzata, disertavano le funzioni sacre, affidando agli accoliti le più importanti responsabilità esecutive. Dedicatosi anche all'insegnamento, nel dicembre del 1779 gli venne affidato l'incarico della scuola del coro, preparandosi così a succedere alla carica di maestro di cappella della cattedrale alla morte del suo maestro, avvenuta nel 1802.

In realtà, tuttavia, sin dal 1789 il G. era stato il principale compositore della cattedrale e si era adoperato per il riordinamento della cappella, che doveva essere formata da non più di dodici cantori, dieci dei quali scelti fra gli accoliti. Fu stabilita inoltre la composizione dell'orchestra nelle funzioni solenni: sei violini, due oboi, due corni da caccia, organo, ai quali, durante la settimana santa si aggiungevano due viole e un violoncello.

Il G. conservò il suo incarico fino alla morte, avvenuta a Verona il 4 genn. 1809.

La sua produzione musicale, peraltro assai cospicua, è conservata nella Biblioteca capitolare e in altri archivi. Considerato dallo Spagnolo come "il più valente compositore [veronese] dei suoi tempi", nella sua produzione sacra, discostandosi dallo stile del Dal Barba, dominato da influssi teatrali di facile cantabilità, "prevale il senso di raccogliemento e di pietà" (Bologna).

Tra le sue composizioni, conservate in S. Giorgio in Braida (Verona), si ricordano: Kyrie e Gloria a 4 voci e strumenti; Gloria a 4 voci e strumenti; Credo a 4 voci e organo; Messa da requiem a 4 voci e basso continuo; Responsoria per i defunti a 4 voci e basso continuo; Dixit Dominus per voci e orchestra; Libera me a 4 voci e basso; Vexilla regis a 4 voci e strumenti; nella Biblioteca civica G. Tartarotti di Rovereto: movimenti di messa e tre messe a 3 e 4 voci; due Credo a 4 voci; Veni Sancte Spiritus e Victimae Paschali Laudes a 4 voci; Magnificat a 4 voci e organo; Te Deum a 4 voci; Responsoria del 1° notturno; Domine ad adiuvandum a 3 voci; due Salve Regina; Lauda Ierusalem a 3 voci; Lauda pueri a 3 voci; Pange lingua a 3 voci; tre Tantum ergo a 3 e 4 voci; Turbe per venerdì santo; nella Biblioteca capitolare di Verona: Introito, graduale e offertorio a 3 voci; Benedictus Dominus Deus Israel a 4 voci e strumenti; Responsoria a 3, 4, 5 voci e strumenti; nove Miserere a 1 e 3 voci e strumenti; due Vexilla a 3 voci e strumenti (1775) e uno a 4 voci e strumenti; tre Turba Passionis a 3 voci e basso (1789) e Passio D.N.I.C. (1793). Inoltre nella Biblioteca civica di Verona: Lezione terza del venerdì santo; e infine nella Biblioteca musicale Greggiati di Ostiglia: Messa di morti a 4 voci e basso continuo.

Compositore di non pochi meriti per la sua azione riformatrice nell'ambito della musica sacra a Verona, dedicò ogni sua attività al rinnovamento della cappella musicale della cattedrale, determinando il nuovo organico della cappella stessa sia per le funzioni ordinarie sia per le messe pontificali, per cui veniva stabilita l'aggiunta di un'orchestra e invitati i migliori cantori della città.

Tra le sue composizioni furono particolarmente ammirate le Lezioni della settimana santa, ove sezioni di semplice recitativo sono alternate a passaggi virtuosistici di grande effetto. Non meno interessante l'uso, peraltro assai sobrio, che egli fece degli strumenti sia nelle composizioni corali, sia nelle messe pontificali; furono inoltre apprezzati lo stile declamatorio e la fantasia melodica rivelata in tutti i suoi lavori, in particolare nei Responsoria, ove ottenne singolari effetti con i frequenti cambiamenti di ritmo e di tonalità.

Fonti e Bibl.: A. Sala, I musicisti veronesi (1500-1879), Verona 1879, p. 9; A. Spagnolo, Le scuole accolitali in Verona, Verona 1904, pp. 157 ss.; C. Bologna, Dalla musica post-rinascimentale ai nostri giorni, in La musica a Verona, Verona 1976, pp. 269 ss.; The New Grove Dict. of music and musicians, VII, p. 345; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Appendice, p. 316.

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