PELLERANO, Bartolomeo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 82 (2015)

PELLERANO, Bartolomeo

Federica Siddi

PELLERANO, Bartolomeo (Bartolomeo da Camogli). – Nacque probabilmente ai primi del Trecento; originario di Camogli, presso Genova, fu attivo nel capoluogo ligure tra il 1339 e il 1348. Dalle carte d’archivio si deduce la sua appartenenza alla famiglia dei Pellerano, confermata da un documento del 18 agosto 1358, nel quale compare il nome dell’artista morto ormai da diversi anni (Alizeri, 1870, pp. 127 s.).

Alla stessa famiglia sembrerebbero appartenere anche i pittori Opizzino Pellerano da Camogli, documentato a Genova dal 1302 al 1325 e morto prima del 1361 (Alizeri, 1870, pp. 91, 120 s., 394-397), da taluni ritenuto il padre (Alizeri, 1870, p. 128; De Floriani, 1979a, p. 23 n. 1; Bologna, 1994; De Floriani, 2011, p. 191), e Antonio Pellerano, attestato nel 1341, probabilmente fratello di Bartolomeo (Alizeri, 1870, pp. 127 s., 399-401; De Floriani, 1979a, p. 23 n. 1).

Alla fine degli anni Trenta Bartolomeo aveva a Genova una sua bottega, e il 2 febbraio 1339 assunse come garzone Simonino Smeraldo da Rapallo (Alizeri, 1870, pp. 398-400). Il 30 marzo del 1346 fu chiamato da Raffo di Tommaso a realizzare un’ancona per la chiesa di S. Siro (Alizeri, 1870, pp. 126 s.; Varni, 1870, pp. 135 s.), oggi perduta; allo stesso anno risale la tavola raffigurante la Madonna dell’umiltà e, nella predella, due gruppi di oranti (laici e flagellanti) inginocchiati davanti ai simboli della Passione, oggi custodita nella Galleria regionale di palazzo Abatellis di Palermo, nella quale compaiono la firma e la data 1346: «† N[OST]RA · D[OMI]NA · DE HVMILITATE · / M CCC·XXXX·VI · HOC · / OPVS · PINSIT· MAG/ISTER B[AR]TOLOMEV[S] · DE · / CAM·VLIO PINTOR».

Il dipinto di Palazzo Abatellis – ricordato a partire dal XVII secolo nel chiostro del convento palermitano di S. Francesco (Cannizzaro, sec. XVII, c. 416r-v; Mongitore, sec. XVIII, c. 545r-v; Id., 1719, I, p. 209), e giunto in Sicilia verosimilmente ab antiquo (De Floriani, 1979a, pp. 20 s., con bibl. prec.; Paolini, 1980; Rotolo, 1983) – è l’unica opera di Pellerano sino a oggi pervenutaci: le diverse ipotesi attributive susseguitesi nel tempo non hanno avuto fortuna (De Floriani, 1979a, pp. 16 s., con bibl. prec.; Santucci, 1981, p. 174; Di Natale, 1992; De Marchi, 1996, p. 50; De Floriani, 2011, p. 202 n. 40).

Come suggerito da Roberto Longhi nel 1953 e ribadito negli studi seguenti, i marcati richiami ai modi di Simone Martini presenti nella tavola siciliana ben si leggono nell’alveo della cultura maturata ad Avignone sotto l’egida del grande maestro senese e di Matteo Giovannetti. Alla città provenzale rimanda anche il tema iconografico della Madonna dell’Umiltà – elaborato probabilmente nella stessa città dei papi, dove Simone Martini aveva eseguito un famoso affresco di analogo soggetto nella lunetta del portale di Notre-Dame-des-Doms – di cui la tavola di Pellerano è unanimemente riconosciuta il più antico esemplare superstite datato (sul tema: Meiss, 1936; Bologna, 1969, pp. 302 s.; De Floriani, 1979a, pp. 18 s.; e, da ultimo, Williamson, 2009).

Dopo la lettura longhiana, l’opera e il suo artefice hanno trovato giusto rilievo negli studi sul contesto avignonese e sulla diffusione nel bacino mediterraneo delle istanze figurative lì prodotte (Bologna, 1955; Id., 1961, pp. 30 s.; Id., 1969, pp. 303-305; Castelnuovo, 1991, pp. 94, 170); sono state inoltre avanzate proposte sulla formazione dell’artista e sui suoi legami col contesto ligure trecentesco (De Floriani, 1979a, pp. 10 s.; Ead., 1979b, pp. 541 s.; Ead., 2011, pp. 190-194). In particolare, un importante punto di riferimento per Pellerano è stato individuato nei modi di quel pittore, attivo in Liguria nel primo quarto del XIV secolo, noto con la denominazione convenzionale di Maestro di S. Maria di Castello, forse da riconoscere nel già menzionato Opizzino Pellerano da Camogli (Bologna, 1961, p. 32; Id., 1994; Algeri, 2011).

La morte di Pellerano è da collocare entro il 1348, ed è attestata da due documenti del 1349: in quell’anno i figli minorenni, mediante un tutore, diedero in affitto la sua bottega al pittore Giovanni Re da Rapallo, che ne pagava il canone già dal novembre 1348 (Alizeri, 1870, pp. 401-403).

Fonti e Bibl.: Palermo, Biblioteca comunale, Mss., Qq.E.36: P. Cannizzaro, Religionis Christianæ Panormi libri sex (sec. XVII), c. 416r-v; Qq.E.5: A. Mongitore, Le chiese e le case dei regolari di Palermo (sec. XVIII), parte I, c. 545 r-v.

A. Mongitore, Palermo divoto di Maria Vergine…, I, Palermo 1719, pp. 209 s.; G. Di Marzo, Delle belle arti in Sicilia. Dai Normanni sino alla fine del secolo XIV, II, Palermo 1862, p. 172; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, I, Genova 1870, pp. 91, 119-122, 126-128, 394-403; S. Varni, Appunti artistici sopra Levanto, Genova 1870, pp. 46, 135 s.; W. Rolfs, Geschichte der Malerei Neapels, Leipzig 1910, p. 41; C. Aru, B. P., da Camogli, in Bollettino d’arte, s. II, VI (1921), pp. 267-273; R. van Marle, The development of the Italian schools of painting, V, The Hague 1925, pp. 284-286, 399; M. Meiss, The Madonna of Humility. Origin and development, in The art bulletin, XVIII (1936), pp. 435-464; O. Morisani, La pittura del Trecento a Napoli, Napoli 1947, pp. 57 s., 137 n. 17; R. Longhi, Frammento siciliano, in Paragone, 47 (1953), pp. 3-44 (poi in Id., Fatti di Masolino e Masaccio e altri studi sul Quattrocento, edizione delle opere complete di R. Longhi, VIII/1, Firenze 1975, pp. 143-177); F. Zeri, Alvaro Pirez: tre tavole, in Paragone, 59 (1954), pp. 44-47; F. Bologna, Opere d’arte nel Salernitano dal XII al XVIII secolo, Napoli 1955, p. 34; Id., Di alcuni rapporti tra l’Italia e la Spagna nel Trecento e Antonius Magister, in Arte antica e moderna, IV (1961), pp. 30-32; Id., I pittori alla corte angioina di Napoli, 1266-1414, e un riesame dell’arte nell’età fridericiana, Roma 1969, pp. 258, 302-304, 320 s., 330; A. De Floriani, B. da Camogli, Genova 1979a (con bibl. prec.); Ead., Compresenza di diverse culture figurative in alcune testimonianze della miniatura a Genova nel secolo XIV, in La miniatura italiana in età romanica e gotica. Atti del I Congresso di storia della miniatura italiana (Cortona 1978), Firenze 1979b, pp. 529-542; M.G. Paolini, Pittori genovesi in Sicilia: rapporti tra le culture pittoriche ligure e siciliana, in Genova e i genovesi a Palermo. Atti delle manifestazioni culturali..., 1979, Genova 1980, p. 42; P. Santucci, La produzione figurativa in Sicilia dalla fine del XII secolo alla metà del XV, in Storia della Sicilia, V, Napoli 1981, pp. 170-174; F. Rotolo, Le cappelle pisane nella basilica di S. Francesco e l’arco di S. Ranieri nella cappella dei Lombardi, in Immagini di Pisa a Palermo. Atti del Convegno di studi..., 1982, Palermo 1983, pp. 344 s.; P. Torriti, Interventi e suggestioni toscane tra Due e Trecento, in La pittura a Genova e in Liguria dagli inizi al Cinquecento, Genova 1987, pp. 36 s., 44; E. Castelnuovo, Un pittore italiano alla corte di Avignone. Matteo Giovannetti e la pittura in Provenza nel secolo XIV, Torino 1991, pp. 94, 95 n. 4, 170; M.C. Di Natale, Le croci dipinte in Sicilia: l’area occidentale dal XIV al XVI secolo, Palermo 1992, pp. 135 s.; F. Bologna, Alle origini della pittura ligure del Trecento: il Maestro di S. Maria di Castello e Opizzino da Camogli, in Hommage à Michel Laclotte. Études sur la peinture du Moyen Âge et de la Renaissance, Milano-Parigi 1994, pp. 15-29; A. De Marchi, Maître de la Croix des Piani d’Invrea, in Italies. Peintures des musées de la région Centre (catal., Tours-Orléans-Chartres, 1996-1997), Paris 1996, pp. 50 s.; A. De Floriani, P., B., in Enciclopedia dell’Arte Medievale, IX, Roma 1998, pp. 289 s.; B. Williamson, The Madonna of Humility. Development dissemination & reception, c. 1340-1400, Woodbridge 2009, passim; G. Algeri, Tra Siena e Costantinopoli: i nuovi modelli figurativi, in G. Algeri - A. De Floriani La pittura in Liguria. Il Medioevo. Secoli XII-XIV, Genova 2011, pp. 143-150; A. De Floriani, Il fascino di Avignone, ibid., pp. 190-194, 201 note 31-34, 202 note 35-41.

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