MALFATTI, Bartolommeo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 68 (2007)

MALFATTI, Bartolommeo (Giovanni Battista Bartolommeo)

Giandomenico Patrizi

Nacque a Mori, presso Rovereto, da Giacomo, sarto, e da Domenica Modena, il 25 febbr. 1828. Le difficoltà economiche della famiglia non avrebbero consentito di assicurare la sua istruzione, cui però provvidero parenti e conoscenti, e soprattutto Margherita Cloz Salvetti, che lo considerò suo figlio adottivo.

Compiuti gli studi liceali a Trento, il M. si orientò verso gli studi giuridici, e seguì corsi regolari nelle prestigiose sedi universitarie di Vienna e di Praga, ma già allora manifestò una singolare varietà d'interessi culturali, che lo avrebbe in seguito condotto ad affrontare numerose tematiche: prevalentemente storiche, geografiche ed etnografiche, ma anche economiche, filosofiche, letterarie e perfino storico-artistiche e storico-musicali.

Un'esperienza fondamentale del soggiorno praghese fu l'incontro con ufficiali cartografi dello stato maggiore austro-ungarico, da cui apprese nozioni di rilevamento topografico e che certamente alimentarono il suo interesse per la geografia. Ancor più importanti furono le successive peregrinazioni attraverso la Germania che lo portarono a contatto con C. Ritter, uno dei padri fondatori della moderna geografia, titolare, a Berlino, della prima cattedra di geografia istituita in Germania, e con studiosi della scuola di Tubinga, i cui metodi il M. applicò per primo in Italia a ricerche storiche, come riconobbe, compiaciuto, B. Croce.

Il M., però, concluse gli studi universitari a Pisa, dove conseguì la laurea in giurisprudenza nel 1851. Negli anni immediatamente successivi egli si dedicò soprattutto a ricerche di storia medievale, i cui risultati sarebbero confluiti, molto più tardi, nella sua opera storica maggiore: Imperatori e papi ai tempi della signoria dei Franchi in Italia (I-II, Milano 1876; un previsto terzo volume non vide mai la luce). Stabilitosi dapprima nel natio Trentino, se ne allontanò (pur non troncando i legami, tanto che nel 1857 organizzò con successo a Trento un'esposizione agricola e industriale), fissando la sua dimora a Milano, dove la sorveglianza della polizia austriaca (il M. si era venuto accostando alle idee risorgimentali) era meno opprimente.

A Milano, nella seconda metà degli anni Cinquanta, entrò a far parte del cenacolo di intellettuali e patrioti che si erano raggruppati intorno a C. Tenca e che collaboravano attivamente al settimanale da questo fondato e diretto, Il Crepuscolo. Tra questi intellettuali gli fu particolarmente amico T. Massarani. Al periodico di Tenca il M. collaborò con ampi articoli di carattere letterario e storico.

A partire dai primi anni Sessanta l'attività del M. subì un radicale cambiamento: nel 1861, infatti, gli venne affidato un incarico d'insegnamento di storia generale nell'Accademia di belle arti di Milano; due anni più tardi, soprattutto per interessamento di Massarani, che ne caldeggiò la candidatura presso il ministro della Pubblica Istruzione, M. Amari, se ne aggiunse un altro presso l'Accademia scientifico-letteraria, che in seguito sarebbe divenuta l'Università statale milanese. Tale incarico mutò più volte nome e contenuto (dato che in esso coesistevano storia, geografia e, a un certo momento, etnografia), ma nel complesso segnò la graduale trasformazione del M. in geografo, ufficialmente sanzionata dalla cattedra di ruolo di geografia a partire dal 1870.

In Germania, come si è già detto, il M. aveva conosciuto e assimilato l'ampia e organica sistemazione della disciplina operata da Ritter, del quale, peraltro, se apprezzava largamente il concetto della geografia quale scienza delle relazioni tra uomo e ambiente, non condivideva le premesse epistemologiche, fondate su un deciso finalismo. Egli, infatti, già allora aveva un retroterra di letture e di studi che lo avvicinavano notevolmente al positivismo; e positivista, sia pure con alcune riserve, fu nelle sue ricerche e nel suo insegnamento sia di storia, sia di geografia. In più di un'occasione ribadì la sua passione per la ricerca storica (in particolare per la storia medievale e per la storia delle relazioni tra Stato e Chiesa), nel cui ambito aveva prodotto l'opera più importante e originale, lodata senza riserve da Croce e per più aspetti tuttora valida; ma al tempo stesso riaffermava il suo convincimento di poter operare più utilmente nel campo della geografia. Nel periodo del suo insegnamento nell'Accademia scientifico-letteraria milanese il M. produsse una serie di saggi, per lo più inediti, ma poi raccolti nel volume Scritti geografici ed etnografici (Milano 1869): i contributi qui raccolti forse non erano di particolare originalità, ma all'epoca risultarono certamente assai utili per la nascente geografia italiana, e comunque apprezzabilissimi per ricchezza d'informazione e documentazione. Alla geografia il M. associava strettamente l'etnografia, disciplina che insegnò in più sedi universitarie (Milano, Roma e Firenze) e alla quale dedicò, fra l'altro, un volumetto, ricavato da corsi liberi tenuti negli anni 1876-78 all'Università di Roma e decisamente improntato a idee positivistiche, Etnografia (ibid. 1878), che aprì la serie dei fortunati "Manuali Hoepli".

Se gli anni dell'insegnamento milanese furono importanti per la formazione del M. docente, la sede in cui egli diede il meglio di sé fu l'Istituto di studi superiori di Firenze, presso cui fu chiamato nel 1878, in età già matura, dopo un'interruzione dell'attività didattica di alcuni anni, dovuta a una salute alquanto malferma.

La chiamata alla cattedra dell'Istituto fiorentino, che un gruppo di docenti e studiosi di chiara fama guidati dallo storico P. Villari stava organizzando, ha un duplice significato: da un lato testimonia della notorietà che il M. aveva raggiunto, nonostante il suo carattere alquanto schivo e una certa tendenza all'isolamento; dall'altra dimostra chiaramente come egli fosse considerato senz'altro un esponente del positivismo, perché positivisti erano quasi tutti coloro che lo cooptarono (Villari stesso, P. Mantegazza, E.H. Giglioli e altri). Tra essi il M. fu il primo geografo positivista italiano; e, sebbene fosse certamente un positivista equilibrato e moderato, e nonostante il fatto che pochi siano stati i suoi alunni diretti tra i futuri geografi, aprì la strada a una generazione di geografi positivisti, il cui rappresentante più significativo fu G. Marinelli (che gli sarebbe succeduto sulla cattedra fiorentina).

Nel periodo fiorentino il M. svolse numerose attività, sia nel proprio specifico ambito disciplinare (progetto di una "Scuola di Geografia"; proposta di fondazione, che andò in porto solo dopo la sua morte, di un nuovo periodico geografico), sia in favore di istituzioni non geografiche (sezione fiorentina della Società africana d'Italia, Accademia economico-agraria dei Georgofili) o al servizio del Paese (partecipazione a delegazioni ufficiali italiane presso congressi internazionali).

Il M. morì a Firenze il 15 genn. 1892.

Opere (oltre quelle citate nel testo): Delle carte geografiche da eseguire nelle scuole secondarie. Osservazioni e proposte, Milano 1873; Degli idiomi parlati anticamente nel Trentino e dei dialetti odierni. Note storiche, in Giorn. di filologia romanza, I (1878), pp. 119-189; Sulla necessità di una geografia dell'Italia medioevale. Memoria postuma, in Riv. geografica italiana, X (1903), pp. 169-178.

Fonti e Bibl.: B. Croce, Storia della storiografia italiana nel secolo decimonono, II, Bari 1930, pp. 127, 166 s.; A[ttilio] Mori, M. B., in Enc. Italiana, XXII, Roma 1934, p. 16; L. Bulferetti, La storiografia italiana dal romanticismo a oggi, Milano 1957, p. 86; I. Luzzana Caraci, La geografia italiana tra '800 e '900 (dall'Unità a O. Marinelli), Genova 1982, pp. 31-33; S. Puccini, La natura e l'indole dei popoli. B. M. ed il primo manuale italiano di etnografia (1878), in Giorn. critico della filosofia italiana, LXVII (1988), pp. 81-104; S. Puccini - M. Guerra, I Paesi e le carte, i popoli e i costumi. Sui rapporti tra geografia e scienze umane nella seconda metà dell'Ottocento, in Boll. della Soc. geografica italiana, s. 11, IX (1992), pp. 59-64, 91; A. Maroni, B. M. (1828-1892): interessi e ricerche di un geografo trentino della seconda metà dell'Ottocento, ibid., s. 12, IX (2004), pp. 951-971.

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