Barzellette

Enciclopedia dell'Italiano (2010)

barzellette

Stefano Bartezzaghi

Definizione

La barzelletta è un breve racconto umoristico, circoscritto da un annuncio preliminare e da una battuta risolutiva. Viene in genere recitato oralmente da un partecipante alla conversazione, per muovere l’uditorio al riso.

Il nome barzelletta, di etimologia incerta, è mutuato da quello di una forma poetica del Quattrocento, ma già alla fine del Cinquecento il significato attuale s’era affiancato a quello letterario d’origine. Suo sinonimo è l’antonomastico storiella.

La barzelletta è un tipo testuale (➔ testo, tipi di) delimitato da una cornice pragmatica che prevede: un annuncio (del genere: «La sai l’ultima?»); una quota d’interazione partecipativa da parte dell’uditorio, che collabora non interrompendo il narratore, risponde alle eventuali domande previste dalla narrazione, sanziona il finale con la risata; una distinzione netta fra descrizione e narrazione preliminare e la battuta finale (punch-line, nella tradizione anglosassone). Quest’ultima distinzione è resa evidente nell’equivalente linguistico-visivo della barzelletta, che è la vignetta umoristica, dove spesso l’illustrazione fornisce il preliminare e la didascalia (o il fumetto) introduce la battuta.

Pur essendo parte di circostanze di enunciazione per definizione informali (infatti spesso è impiegata in contesti formali per ‘scioglierli’, renderli meno paludati), la barzelletta introduce un vero e proprio rituale. Ciò succede non solo in quanto essa dà la parola al narratore, imponendo all’uditorio un ruolo passivo o comunque subordinato, ma anche in quanto, terminata una barzelletta, un membro dell’uditorio ha il diritto di raccontarne un’altra, riducendo al silenzio il primo narratore.

Struttura della barzelletta

Nell’esempio seguente è evidenziata la distinzione tra preliminare e punch-line:

Preliminare

Un uomo d’affari, deluso dal lavoro e dalla sua vita sentimentale, decide di raggiungere un santone che vive in Tibet, sulle pendici di una montagna, in silenzio assoluto e meditazione. Dopo molte peripezie, riesce a scalare la montagna e si sistema vicino al santone, che ha lo sguardo fisso sul cielo. Dopo dieci anni i due non si sono scambiati una parola. Un giorno l’uomo d’affari vede uno stormo attraversare il cielo, stende il braccio a indicarlo, e dice: «Uccelli!».

Punch-line

Il santone risponde: «Oh, se sei venuto per far casino puoi anche tornare a casa».

La parte preliminare della barzelletta è soggetta alle variazioni consentite dalla circostanza, dal talento del narratore, dalla partecipazione dell’uditorio; in particolare può essere arricchita di dettagli e anche divenire smodatamente prolissa (con l’effetto umoristico supplementare dovuto dalla sproporzione fra l’enfasi del preliminare e il carattere liquidatorio della battuta). Il finale è invece invariabile.

Un’altra differenza è che la parte preliminare può essere parte di un ‘filone’ (le barzellette su Pierino, le barzellette sulla suocera, le barzellette sui Carabinieri), i cui elementi possono essere comuni a una quantità di barzellette già note all’uditorio. La battuta finale, invece, deve essere sempre originale.

Logica della barzelletta

Secondo la maggior parte dei teorici, costitutiva di una barzelletta è una forma di contrasto («bisociazione», incongruenza) tra schemi (frames cognitivi, matrici logiche, isotopie, significati), non sempre meglio definibile. La risata verrebbe causata da una diversione dalle attese suscitate dal preliminare, fino al paradosso di una meta-barzelletta che si svolge tutta nella fase dell’annuncio:

«La sa l’ultima barzelletta sui Carabinieri?»

«Guardi che io sono un generale dell’Arma»

«Non si preoccupi, dopo gliela spiego».

La diversione può essere determinata da elementi linguistici:

In un locale notturno, un tizio chiede alla guardarobiera: «Dov’è il cesso?» «Scenda le scale, in fondo al corridoio, la porta di destra. C’è scritto Signori, ma non ci badi, entri pure».

Psicologia della barzelletta

Nell’analisi di Sigmund Freud, il Witz (in tedesco sia «arguzia estemporanea» sia «barzelletta») è un linguaggio dell’inconscio, assieme a sogno, lapsus e sintomo. Come questi, il Witz ha un contenuto manifesto e un contenuto latente: il riso è causato dalla riemersione di contenuti rimossi e dall’elusione dell’inibizione repressiva (contro il nonsenso, l’aggressività, l’oscenità).

Agendo su stereotipi e convenzioni socialmente condivisi, e scatenando l’ilarità su di essi, la barzelletta può acquisire un valore di critica, per quanto blanda e innocua.

Ripensai a quella vecchia barzelletta, quella in cui c’è questo tizio che va dallo psichiatra e gli fa: «Dottore, mio fratello è pazzo. Crede di essere una gallina». E allora il dottore gli dice: «Ma perché non lo rinchiude in manicomio?» E quel tale gli risponde: «Già! Ma dopo, l’ovetto fresco, a me, chi me lo fa?» (Woody Allen, Io e Annie, film).

La «bisociazione» logica tra il fratello che crede di essere una gallina e quello che dice di non crederlo ma pure ha bisogno dell’ovetto è già metalinguistica perché coinvolge il tema della follia (che nell’umorismo delle barzellette è l’àmbito della ragione alternativa). Va inoltre notato che questa barzelletta viene impiegata a fini drammaturgici, alla fine di un film che ha raccontato una storia d’amore, come se contenesse una morale sui rapporti tra uomini e donne. Per la posizione che ha nel film, la storiella diventa dunque meta-narrativa: simboleggia, con la sua logica assurda, l’assurdità non solo delle vicende narrate (il film è realistico e comico al tempo stesso) ma anche delle vicende d’amore in generale.

Barzelletta e battuta

Al formato della barzelletta si è affiancato quello della battuta, che nell’età contemporanea ha trovato un ruolo diverso dal suo tradizionale. La battuta umoristica appare estemporanea anche quando è, in realtà, preparata; non necessita di costruzione narrativa; può essere impiegata per eludere una domanda imbarazzante, per spostare un confronto dialettico dal piano della persuasione a quello della seduzione. Le battute un tempo trovavano spazio solo in opere letterarie, teatrali, cinematografiche, in spettacoli di varietà o nel discorso informale; ora vengono raccolte in repertori editoriali o telematici e vengono impiegate (e re-impiegate) in ogni genere di discorso, in funzione di alleggerimento e captatio benevolentiae.

Studi

Campanile, Achille (1961), Trattato delle barzellette, con florilegio, silloge, repertorio, divisione per materie, enciclopedia alfabetica e storica, ad uso delle scuole, università, famiglie, comunità, signore sole, viaggiatori, tipi sedentari e professori della Sorbona, Milano, Rizzoli.

Fornari, Franco (a cura di) (1982), La comunicazione spiritosa. Il motto di spirito da Freud a oggi, Firenze, Sansoni.

Freud, Sigmund (1905), Der Witz und seine Beziehung zum Unbewussten, Leipzig - Wien, Franz Deuticke (trad. it. Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio, a cura di S. Daniele & E. Sagittario, Torino, Boringhieri, 1975).

Mizzau, Marina (2005), Ridendo e scherzando. La barzelletta come racconto, Bologna, il Mulino.

Olbrechts-Tyteca, Lucie (1975), Le comique du discours, Bruxelles, Université de Bruxelles (trad. it. Il comico del discorso, un contributo alla teoria generale del comico e del riso, a cura di A. Serra, Milano, Feltrinelli, 1977).

Rapallo, Umberto (2004), L’umorismo, verbale e non verbale, nostro e altro, antico e moderno, Firenze, Le Lettere.

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