BRENDI, Battista

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)

BRENDI (Bremi, Brenni, Brenno, de Brendis), Battista

Massimo Miglio

Nacque a Roma nel 1405 da Pietro e Rita, da lui ricordati nel testamento, dove si dichiara "de regione Sancti Eustachii". Nulla si sa circa i suoi studi: nell'edizione dei Consilia di Ludovico Pontano (più giovane del B. di quattro anni), da lui curata, il B. si dice di quest'ultimo "discipulus in humanis", mentre il colophon loricorda "comes palatinus et sacri apostolici consistorii advocatus"; "leguin doctor" lo chiama il Perotti nell'indirizzo di una lettera, e "doctor utriusque iuris" verrà definito nell'epitaffio.

Il 15 maggio 1453 un breve di Niccolò V gli concedeva l'ufficio di scrittore apostolico, vacante "per liberam resignationem... Poggi de Florentia" (e da tale breve apprendiamo anche di un suo recentissimo matrimonio "cum quadam muliere vidua").

Era legato d'amicizia con il Perotti, che l'8 sett. 1453 gli inviava, da Bologna, una lettera (indirizzata al B. "scriptori apostolico maiori"), in cui, ringraziandolo per l'invio degli Antidota del Valla, prendeva una decisa posizione nella polemica fra il Valla e il Bracciolini e svolgeva una violenta invettiva contro quest'ultimo. Nella sua replica al Perotti il Bracciolini accomunava al gruppo degli amici del Valla anche il B., pure affermando di non conoscerlo ("nescio quem sui similem" [Cessi, p. 86]:ed è invero difficile che non abbia conosciuto chi lo sostituì nell'incarico di scrittore apostolico).

Nel 1457 il B., nelle sue funzioni di segretario del cardinale Prospero Colonna, era a Pesaro, poi a Milano, Roversano (Cesena) e Fano, con l'incarico di accertare la consistenza delle accuse dinfedeltà portate contro Sveva da Montefeltro da Alessandro Sforza e di convincere i parenti di lei ad accettare il suo ingresso in monastero. Ebbe anche importanti incarichi diplomatici: nel novembre 1458 era a Venezia, e poi in Germania, per stabilire il luogo dove si sarebbe dovuta tenere la dieta voluta dal papa (Arch. Segr. Vat., Arm. XXXIX, t. 9, cc. 7v-8; vedi anche cc. 14v, 18, 22v-23; la città prescelta sarà poi Mantova). Nel 1473 fu inviato ancora a Venezia per denunziare gli atti di supremazia dei Veneziani sull'Adriatico (Diario concistoriale del cardinale Iacopo Ammanati Piccolomini, in Rer. Ital. Scriptor., 2 ediz., XXIII, 3, a cura di E. Carusi, p. 146).

Dal 1461il B. risulta guardiano della Fraternita dei raccomandati di S. Salvatore "ad Sancta Sanctorum", insieme con Stefano di Francesco Giacomo, Giovanni Andrea dei Crescenzi e Tommaso de' Rusticelli. Il suo nome ricorre ancora collegato con la stessa Fraternita per gli anni 1470, 1471, 1474, finché nel 1482 l'obituario di S. Salvatore ne ricorda la morte e la sepoltura in S. Maria del Popolo. Nel testamento l'Ospedale lateranense appare erede della quarta parte dei beni, con l'obbligo di ricordare lui ed i suoi genitori, sepolti in S. Maria d'Aracoeli, negli anniversari di morte. Il camerario della Fraternita ereditò 951ducati d'oro in contanti.

Il B. morì il 1º ag. 1482.

Il testamento è conservato nell'Archivio di Stato di Roma (Notai capitolini 1764, cc. 73-75, redatto da Massimo de Oleariis, alias de Thebaldis): in esso il B. chiedeva di essere sepolto in S. Maria del Popolo, dove aveva costruito una cappella poi distrutta nel corso di nuovi lavori; voleva "unum lapidem marmoreum cum figura elevata et cum decenti habitu advocati consistorialis". Stabiliva inoltre che tutti i libri, "tani textuales quam commentarios", che egli lasciava alla chiesa, fossero raccolti in banchi, ornati delle sue armi; per la formazione della stessa libreria destinava 200ducati. Al Collegio Capranica "in Sapientia firmana" lasciava i suoi libri "iuris civilis verum commentarios et lecturas doctorum desuper scribentium et duo volumina magna repertorii domini Gentilis Papiensis". Nel testamento compaiono anche beneficiati i conventi di S. Maria sopra Minerva, dei minori dell'Aracoeli, delle clarisse di S. Cosma in Trastevere, i monasteri di S. Agostino e di S. Salvatore in Lauro, la chiesa di S. Eustachio.

Per il sepolcro nella chiesa di S. Maria del Popolo, ora scomparso, che era posto presso l'altare maggiore, venne scolpita in bassorilievo la sua figura (l'epitaffio ci è stato conservato in V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edificii di Roma, XIII, Roma 1879, p. 515 n. 1267).

Fonti e Bibl.: I Consilia et allegationes di Ludovico Pontano furono pubblicati a Roma intorno al 1474 Und. gen. degli Incunaboli..., n. 7997) a cura del B., che compose pure la tavola riassuntiva; anche l'unico codice con nota di possesso del B. che si conosca, il Vat. lat. 8554, che contiene lo Speculum iudiciale di Guglielmo Durante, ha una tavola d'indice curata dallo stesso B. (a f. 317 la nota di possesso autografa). La lettera del Perotti è edita da R. Cessi, Tra N. Perotto e P. Bracciolini, in Giorn. stor. della lett. ital., LX (1912), pp. 81-84; vedi anche LIX (1912), pp. 320 s., 326 s. Il breve di nomina a scrittore apostolico è in E. Walser, PoggiusFlorentinus Leben und Werke, Berlin 1914, pp. 282 s.; vedi anche pp. 278-282. Il necrologio è in P. Egidi, Necrologi della città di Roma, I, Roma 1908, p. 488. La copia della nomina a conte palatino, datata 16 apr. 1477, è tra i Protocolli di Evangelista Bisturzi nell'Archivio Capitolino, Sez. I, n. 68, cc. 212-214. Altri documenti interessanti il B. in Arch. di Stato di Roma, Notai Capitolini 1644, cc. 434rv, 455; Notai Capitolini 1645, senza numerazione. Infine notizie sul B. furono raccolte da D. Iacovacci nel cod. ottob. lat. 2548, cc. 601-603. B. Feliciangeli, Sulla monacazione di Sveva Montefeltro-Sforza,signora di Pesaro, Pistoia 1903, pp. 28-34; O. P. Conti, Elenco dei defensores e degli avvocati concistoriali dall'anno 598 al 1905, Roma 1905, p. 40; F. Madiai, Nuovi doc. su Sveva di Montefeltro Sforza, in Le Marche, IX (1909), pp. 126-133; G. B. Picotti, La dieta di Mantova e la politica de' Veneziani, in Misc. di storia veneta, s. 3, III (1912), pp. 83-85, 87; G. Mercati, Per la cronol. della vita e degli scritti di N. Perotti, Roma 1925, p. 18.

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