Belisàrio

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Generale di Giustiniano (Germania, al confine tra la Tracia e l'Illiria, 505 circa - Costantinopoli 565), si distinse presto per il suo valore; ebbe da Giustiniano il comando supremo delle operazioni contro i Persiani e li vinse presso Dara (530), ma l'anno successivo fu sconfitto; richiamato a Costantinopoli, domò l'insurrezione di Nika. Posto a capo della spedizione contro i Vandali in Africa, sconfisse in due battaglie il re Gelimero, abbattendo in meno di sette mesi il regno dei Vandali (534). Inviato quindi in Italia contro i Goti occupò con facilità la Sicilia (535), l'Italia meridionale e Roma stessa (536), dove sostenne per più di un anno un durissimo assedio, posto dal re Vitige accorso con un poderoso esercito. Fallito l'assedio, Vitige si ritirò e nel 540 si arrese in Ravenna. Da questo momento la fortuna di B. cominciò a declinare per l'ostilità degli altri comandanti e per l'avversione decisa con cui alla corte di Costantinopoli si guardava ai suoi successi. Richiamato a Costantinopoli, fu inviato in Persia e costrinse Cosroe alla pace, ma fu destituito. Nel 542 mandato a riconquistare l'Italia rioccupata dai Goti di re Totila, non riuscì però a ottenere sensibili successi, data l'esiguità delle forze a sua disposizione; nel 548 fu richiamato. L'ultima sua impresa fu la difesa di Costantinopoli dagli attacchi degli Unni (559). È leggenda che egli abbia finito la sua vita nell'abbandono e nella miseria; fu accusato nel 562 di cospirazione contro Giustiniano, ma fu prosciolto e reintegrato negli onori e negli averi.

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