Belluno

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Comune del Veneto (147,2 km2 con 35.675 ab. nel 2020), capoluogo della provincia omonima, quasi al centro della parte orientale della Val Belluna. Sorge a 383 m s.l.m. sul terrazzo di confluenza tra l’Ardo e il Piave, alla destra di quest’ultimo fiume. Lo sviluppo topografico si è verificato nelle direzioni sud-orientale, oltre il Piave, e settentrionale, alla sinistra dell’Ardo. Centro commerciale di un’area relativamente isolata rispetto al resto della regione, dove ha sempre prevalso un’economia silvo-pastorale; presenti industrie meccaniche, dell’abbigliamento, della meccanica di precisione, della lavorazione del legno e dei materiali da costruzione.

Città dei Veneti (Bellunum) fu poi municipio romano iscritto nella tribù Papiria. Si affrancò dal dominio longobardo per le larghe immunità dei suoi vescovi. Comune forse solo nel 13° sec., e signoria in seguito dei Trevisani, dei da Romano, dei da Camino, passò nel 1404 ai Veneziani, i quali la tennero fino al 1797. Dopo le vicende napoleoniche, incorporata nel Lombardo-Veneto, fu unita al Regno d’Italia nel 1866; durante la prima guerra mondiale fu occupata dagli Austriaci.

Il duomo (inizio 16° sec., forse su disegno di T. Lombardo, al posto di un’antica cattedrale), S. Stefano (15° sec.), S. Pietro, il palazzo dei Rettori (1491) e quello del Municipio (1838, neogotico) sono gli edifici più notevoli.

Provincia di B. (3610 km2 con 201.309 ab. nel 2020).

Suddivisa in 63 comuni, comprende oltre a una parte del bacino del Cismon (affl. del Brenta) a O, il bacino del Piave a monte di Quero. Interamente montana, si distinguono diverse subregioni, fra le quali la Val Belluna, il Feltrino, l’Alpago, l’Agordino, il Livinallongo, l’Ampezzo, il Cadore, il Comelico, lo Zoldano. La decadenza delle attività silvo-pastorali, un tempo alla base dell’economia locale, ha determinato forti correnti migratorie, sia all’interno (verso il capoluogo) sia verso l’esterno (altre prov. venete; regioni dell’Italia nord-occidentale; Francia e Svizzera, queste ultime a carattere prevalentemente stagionale). Le conseguenze dell’esodo si sono ripercosse sulla struttura demografica, con una sensibile tendenza all’invecchiamento e saldi del movimento naturale spesso negativi. In corrispondenza con il decentramento dello sviluppo industriale, a partire dall’area urbana di B. e da alcuni fra i maggiori centri provinciali situati lungo l’alta valle del Piave, si è verificata un’espansione demografica dei centri nodali che gestiscono le comunicazioni fra il capoluogo e il resto del territorio e di alcuni centri minori diffusi nella provincia. L’utilizzazione del suolo è legata ancora, in buona misura, al pascolo e al bosco, mentre le localizzazioni industriali, per lo più dovute a fattori politici di incentivazione, si sono verificate soprattutto nella Val Belluna, interessando i rami tessile, metalmeccamco e dell’abbigliamento; tradizionale la fabbricazione di occhiali nel Cadore. Le acque del Piave sono sfruttate a scopo energetico, per mezzo di un sistema idroelettrico fra i più complessi d’Europa. Attivo il turismo (Cortina d’Ampezzo, Cadore, Feltre ecc.).

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