BENEDETTO da Ravenna

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966)

BENEDETTO da Ravenna

Gaspare De Caro

La prima notizia su di lui risale al 1511, allorché esercitava la carica di ingegnere militare del Regno di Napoli: sembra però che avesse già preso parte, al servizio degli Spagnoli, alla spedizione contro Tripoli dell'anno precedente. Fu poi al seguito degli eserciti spagnoli in Lombardia sino al 1517, quando fu chiamato in Spagna, dove Carlo d'Asburgo gli dette l'incarico di preparare un progetto, per il rafforzamento delle fortificazioni di Pamplona: la capitale della Navarra spagnola era, infatti, di particolare importanza strategica, poiché ad essa facevano capo le strade di una possibile invasione francese dalla valle dell'Ebro e dal golfo di Guascogna. B. rimase a lungo a Pamplona per operarvi rilievi ed ispezioni e vi iniziò i primi lavori di potenziamento delle difese; nel 1522, però, attaccata Rodi da Solimano II, ed avendo quei cavalieri richiesto alla Spagna soccorsi di uomini e di tecnici, B. fu inviato nell'isola, interrompendo pertanto i suoi lavori a Pamplona. A Rodi egli ebbe la carica di tenente generale delle artiglierie e fu tra i maggiori protagonisti della difesa, al punto che l'Ordine lo ascrisse nelle sue file come cavaliere della lingua d'Italia, concedendogli una rendita annua di 130 ducati d'oro. Tornato in Spagna dopo la capitolazione di Rodi, B. fa destinato all'esercito che agli ordini del marchese di Pescara preparava l'invasione della Provenza. Il Pescara gli affidò il comando delle artiglierie che B. diresse all'assedio di Marsiglia e alla conquista di Tolone. Dopo la ritirata degli Spagnoli dalla Provenza, B. partecipò alle campagne d'Italia degli anni successivi, comandando le artiglierie agli assedi di Empoli, Volterra e Firenze. Tornò in Spagna nel 1529 e Carlo V lo incaricò dei lavori di rafforzamento della piazzaforte di Villalpaldo, nel Regno di León, destinata dall'imperatore a custodire i figli di Francesco I, consegnati in ostaggio dalla Francia. Il 25 apr. 1530 venne incaricato di eseguire un'ispezione alle fortificazioni di Perpignano.

Tornato alla corte presentò un progetto di rafforzamento della piazzaforte, che prevedeva alcune correzioni alle cortine esistenti, con l'aggiunta di nove baluardetti dotati di artiglierie, che furono, con quelli progettati nello stesso periodo da B. per Pamplona, le prime fortificazioni bastionate eseguite in Spagna. Il progetto prevedeva anche la costruzione di baluardi ai quattro angoli della cinta muraria, che coprissero le torri esistenti, vari terrapieni per il rafforzamento delle mura ed alcune opere di restaurazione dell'antico castillo mayor. Questi lavori, approvati senza riserve dalla corte, furono iniziati nel 1533.

Nello stesso 1533 l'imperatore insignì B. del titolo di ingegnere reale, che egli fu il primo a portare in Spagna. L'anno successivo B. propose vari progetti per il rinnovamento delle fortificazioni di Logrofio, Pamplona e Colibre (Collure). Quest'ultimo fu attuato subito dal governatore del Rossiglione josé de Guevara, che si attenne scrupolosamente ai suggerimenti dell'architetto italiano; a Logroflo e Pamplona, invece, i lavori furono iniziati soltanto alcuni armi più tardi. Sempre nel 1534 B. ispezionò le fortificazioni di San Sebastian e presentò alla corte una importante relazione, dal titolo Relación o traza de la villa de San Sebastian, conservata manoscritta alla R. Academia de la Historia di Madrid, Colección de Jesuitas, leg. 115.

Da essa risultano chiare le preoccupazioni che guidavano B. nella sua intensa attività al servizio della Spagna: si trattava di rinnovare - ed era questa una esigenza che diveniva sempre più pressante in tutta Europa - le antiche difese medievale delle varie piazzeforti, rafforzando le mura e munendole di un sistema di bastioni, così che potessero resistere alla aumentata potenza delle artiglierie, in rapidissimo sviluppo in quello scorcio dei secolo.

Alla fine del 1534 B. fu inviato in Africa, insieme col capitano generale conte di Alcadete, per ispezionare le fortezze spagnole di Orano e Mazarquivir (Mers-el-Kebir), e al ritorno ispezionò Gibilterra, Cadice, Cartagena e Malaga.

Per ognuna di queste città B. presentò alla corte i relativi progetti di rafforzamento delle fortificazioni: di grande importanza erano quelli proposti per le città costiere della Spagna meridionale, poiché a queste faceva capo tutto il traffico delle Indie occidentali e di quelle orientali ed esse erano tutte, in maggiore o minore misura, insufficientemente dotate di fortificazioni capaci di respingere le frequenti incursioni delle squadre navali olandesi, inglesi e barbaresche.

I progetti di B. furono dunque studiati a corte con la più grande attenzione, ma, mentre B. si tratteneva presso l'imperatore per partecipare alle discussioni, una nuova minaccia francese al confine di Navarra indusse Carlo V ad inviarlo subito a Pamplona per provvedere alle più urgenti misure di difesa. Successivamente B. passò a ispezionare le fortificazioni di Monzón de Campos, nella Castiglia Vecchia, e su di esse presentò all'imperatore una circostanziata relazione. Nel 1535 partecipò alla spedizione contro Tunisi, guidata dallo stesso imperatore, e si distinse all'occupazione della Goletta, di Bona e di Bugia. Per ordine di Andrea Doria provvide a rinnovare, applicando ovunque le difese bastionate, tutte queste piazzeforti, nelle quali rimanevano forti presidi spagnoli.

Al ritorno in Spagna B. si fermò per qualche tempo nella propria residenza di Siviglia. Ma nel 1537 era nuovamente a Perpignano, per continuare i lavori per la realizzazione del suo progetto di quattro anni primá. Successivamente lavorò anche ad altre piazzeforti del confine con la Francia, specialmente Pamplona e Fuenterrabia. Nel 1540, dopo l'assalto e il sacco di Gibilterra compiuti dal Barbarossa, la corte spagnola decise di iniziare immediatamente le opere di rafforzamento delle principali città commerciali meridionali, proposte dall'ingegnere reale nel 1534. Particolarmente importanti furono i lavori eseguiti da B. a Cadice, con la sistemazione dell'antica cinta muraria saracena e lo sbarramento della rada interna per mezzo di una torre situata a nord-est della città, nel porto di Santa Maria. Sempre nel 1540, essendo morto il capitano generale delle artiglierie del Regno, Miguel Herrera, B. chiese all'imperatore che gli fosse concessa questa carica; ma, per l'opposizione della nobiltà spagnola alla concessione dei più alti uffici del Regno agli stranieri, ne ricevette un rifiuto, sia pure temperato dalla concessione di un premio in denaro.

Nel 1541 i servigi di B. furono richiesti a Carlo V dal re di Portogallo Giovanni III, il quale desiderava che l'ingegnere italiano studiasse il rafforzamento delle fortezze portoghesi sulla costa atlantica del Marocco, continuamente attaccate dalle navi da corsa olandesi, inglesi e barbaresche. L'imperatore concesse l'autorizzazione e B. ispezionò le difese di Tangeri, Ceuta e Mazagan; alla fine della missione inviò un dettagliato rapporto alla corte di Lisbona, illustrando i difetti delle fortificazioni esistenti e proponendo varie opere di rafforzamento: anche in questo caso B. prevedeva un largo impiego di fortificazioni bastionate. Inoltre presentò un piano per l'ampliamento della città di Mazagan. Appena tornato in Spagna, la realizzazione dei suoi progetti fu affidata da Giovanni III agli architetti portoghesi Giovanni de Castilho e Giovanni Ribeira.

Nel 1542 B. partecipò alla difesa di Perpignano contro i Francesi; quando questi si ritirarono, poiché la campagna aveva dimostrato la necessità di rafforzare urgentemente tutto il sistema difensivo della regione tra Perpignano e Barcellona, B. partecipò a una riunione di militari e di tecnici convocata dallo stesso imperatore, nella quale fu studiato un vasto piano di opere la cui direzione fu affidata all'architetto ravennate. Questi lavorò pertanto dal 1544 alle cinte di Barcellona, Rosas, Colibre e Perpignano; mentre dirigeva i lavori in quest'ultima piazzaforte, per effetto della polvere di calcio in mezzo alla quale continuamente viveva, divenne cieco. Era il 1555: dopo quarantaquattro anni di ininterrotto servizio fu costretto a ritirarsi a vita privata nella sua residenza sivigliana, e qui morì l'anno successivo.

Fonti e Bibl.: Archivo General de Simancas, Guerra y Marina, legajo ii, 11. 102, 197; legajo 13, f. 86; legajo 37, f. 71; C. A. Maggiorotti, Architetti e architetture militari. III. Gli architetti militari nella Spagna, nel Portogallo e nelle loro colonie, Roma 1939, passim.

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