BEOZIA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

BEOZIA

Pietro Vannicelli

(VI, p. 678)

Gli studi sulla B. negli ultimi trent'anni hanno conosciuto una grande fioritura, che ha portato, tra l'altro, all'organizzazione periodica, a partire dal 1972, di convegni specificamente dedicati alla B. antica, alla nascita nel 1971 di una rivista (Teiresias) interamente dedicata agli studi beotici, al moltiplicarsi delle missioni archeologiche (scavi e ricognizioni). Il quadro delle conoscenze delle fasi preistoriche e storiche della regione si è dunque significativamente arricchito, anche se il lavoro svolto è stato solo in parte pubblicato in modo soddisfacente. L'esposizione seguirà un criterio areale, tenendo presente la struttura del libro ix della Periegesi di Pausania, il quale mette in luce al contempo il policentrismo della regione e la centralità di Tebe (per cui v. la specifica trattazione alla voce tebe di B., in questa App.), espressa quest'ultima sia in positivo, come coerenza storica e culturale della città con altri centri (fatto indicato mediante l'inclusione della descrizione di questi centri − per es. Tanagra o Acrefie − all'interno di quella di Tebe, traendo occasione dall'elencazione delle porte tebane), sia in negativo, con momenti distruttivi quali quelli che segnano l'opposizione tra Tebe e Orcomeno. Ben distinte dal quadro tebano sono in Pausania altre aree − Platea, area centro-meridionale (Onchesto, Tespie, Ascra, l'Elicona, Creusi, Tisbe, Tifa) e occidentale (che fa perno su Orcomeno) − le quali fruiscono ciascuna di una descrizione autonoma (Musti 1988).

Area di Tanagra. − Nell'area di Tanagra − che Pausania pone in connessione con Tebe inserendone la descrizione quando, a proposito delle porte Pretidi, parla della via di Calcide − le scoperte più interessanti sono costituite dallo scavo di due necropoli.

La prima, scoperta casualmente nel 1968 durante i lavori della base aerea di Tanagra, ha restituito oltre 130 tombe (tombe a camera, tombe in parte scavate nella roccia e in parte costruite, tombe a pozzo, tombe a fossa), che la ceramica ad esse associata consente di datare al periodo tardoelladico iii a-iii c. Tra i ritrovamenti spicca soprattutto una serie, unica sul continente greco (lo scavatore − Th. Spyropoulos − ha rinviato a paralleli con Creta), di sarcofagi (larnakes) in terracotta dipinti con decorazioni o raffigurazioni umane: il motivo più frequente è quello di figure femminili in lutto. Problematico è peraltro il rapporto tra questa necropoli e il sito di Tanagra, per il quale non è finora attestato un insediamento miceneo. L'altra necropoli è la grande necropoli arcaica e classica di Tanagra (scavo di A. Andriomenou, 1976-78), che ha restituito ca. 500 tombe (principalmente tombe a fossa, alla cappuccina e a cista), delle quali le più antiche datano al primo quarto del 6° sec., le più recenti al periodo tardoellenistico e romano. Statisticamente, le tombe più numerose appartengono al secondo quarto del 6° e alla seconda metà del 5° sec. a. C. Inoltre, nelle fondazioni di un edificio di grandi dimensioni, sono stati trovati migliaia di frammenti di kantharoi, molti dei quali con graffiti. Le parole più attestate sono ἱεϱόψ e ῾Ηϱαϰλέοξψ e, sul piede di un kantharos, è stata trovata una dedica a Eracle: questo induce a ipotizzare l'esistenza a Tanagra di un santuario di Eracle risalente a età arcaica. Per quanto concerne il sito di Tanagra, una équipe canadese guidata da D. W. Roller (1985) ha compiuto una ricognizione disegnando una mappa accurata e localizzando strutture non annotate da precedenti visitatori. L'elemento più visibile è la cinta muraria, probabilmente quella del 4° sec. a. C. I frammenti di vasi in superficie si addensano tra il periodo ellenistico e l'inizio del periodo romano, il che non sorprende visto che la città ebbe il periodo di maggiore importanza dopo il 386 a. C. e cominciò a declinare nel 2° sec. a. C.

Acrefie e insediamenti perilacustri a est del lago Copaide. - Presso il sito dell'antica Acrefie (sito a est del bacino Copaide), di cui tradizione letteraria (cf. Musti 1988) e indagine archeologica concorrono a indicare il legame con il contesto tebano, sono state portate alla luce numerose necropoli: la più importante, scavata e parzialmente pubblicata da A. Andriomenou, è in uso dal tardo 7° sec. al periodo ellenistico, con un periodo di maggiore utilizzazione tra la seconda metà del 6° e il 5° sec. a. C. Le mura che proteggono il versante meridionale dell'acropoli sono state studiate da Y. Garlan (1965). Nei pressi di Acrefie sono stati inoltre ripresi, ma in modo non sistematico, gli scavi del celebre santuario dello Ptoion, iniziati nel 1884 sotto la guida di M. Holleaux: purtroppo manca ancora una pubblicazione d'insieme.

Nell'area dei laghi Likeri e Paralimni, geograficamente appartenente alla regione di Tebe, ma dotata di caratteristiche proprie, sono stati portati alla luce diversi siti. Presso Oungra, all'estremità sud-occidentale del lago Para limni, l'abbassamento del livello delle acque del lago nel 1966 ha consentito di individuare i resti di edifici (il più notevole è un tempio databile alla fine del periodo geometrico) di un sito, la cui acropoli è stata localizzata a Khelonokastro. Nell'area sono state inoltre scavate numerose tombe (tra l'altro, una necropoli con tombe a cista che vanno dal Medio Elladico al Protogeometrico, e un tumulo tardogeometrico, nel quale si distingue la ricca sepoltura, trovata intatta, di una donna). La fine dell'occupazione del sito presso Oungra (fine 4° sec. a. C.) coincide con l'inizio dell'occupazione di quello di Klimatariai, sul lato settentrionale del lago Likeri, sicché è stato ipotizzato che essi rappresentino due fasi di uno stesso insediamento. Presso l'angolo sud-orientale del lago Likeri si segnala l'ampio insediamento anticoelladico di Lithares (Th. Spyropoulos, H. Tzavella-Evjen, 1968-76): le fasi più importanti appartengono all'Antico Elladico i e ii, mentre scarsamente documentato è il iii; circa 500 m a nord-est è stata scavata una necropoli anticoelladica probabilmente associata con l'insediamento.

Zona costiera (orientale). − Questa parte della B. appartiene in gran parte all'area di Tanagra: un nesso riflesso dalla struttura dell'esposizione di Pausania (v. sopra). Particolarmente ricca di insediamenti dell'età del Bronzo (da Nord verso Sud si possono ricordare: il sito nella baia di Skroponeri, Antedone, Lithosoros, Drosia, Glypha o Vlicha, Vathy, Yerali, Dramesi), essa era probabilmente sotto l'influenza di Tebe durante il periodo miceneo (si è ipotizzato che questi centri servissero a Tebe come porti per le relazioni con le Cicladi e l'Egeo). Tra gli scavi recenti si segnalano quelli di E. Touloupa (1978) sul pendio nord-orientale della cosiddetta Tomba di Salganeo, dove sono stati trovati resti di edifici e una tomba a cista medioelladici; e quelli avviati, dopo precedenti ricognizioni, a Glypha o Vlicha (K. Dimakopoulou, 1977).

Quest'ultimo insediamento, occupato almeno dall'Antico Elladico (so no stati segnalati anche frammenti neolitici), è fiorente nel Medio Elladi co e, soprattutto, nel periodo miceneo: a quest'epoca il sito fortificato di Glypha è uno dei più importanti dell'area. Per le epoche successive, occorre ricordare lo studio del porto di Antedone, datato al 6° sec. a. C., da parte di una équipe anglo-tedesca (1966); lo studio delle fortificazioni sulle montagne tra Aulide e Salganeo (S. C. Bakhuizen, 1965, 1967); e gli scavi, diretti da I. Threpsiadis, del santuario di Artemide ad Aulide. Per quanto riguarda quest'ultimo, il tempio portato alla luce è del 5° sec. a. C., e ha subìto mo dificazioni in epoca ellenistica e romana, ma sembrano esserci indizi dell'esistenza di un più antico luogo di culto (resti di un edificio curvilineo presso l'angolo nord-orientale del tempio, forse databile al periodo geometrico); in epoca tardoromana il tempio decade e la parte anteriore viene incorporata in un edificio termale. A sud del tempio sono stati portati alla luce altri edifici (un'officina di ceramisti d'epoca ellenistica e altri tre edifici apparentemente d'epoca romana).

Beozia sud-occidentale. - È un'area decisamente autonoma dal contesto tebano (v. sopra), nella quale si segnalano soprattutto le attività di ricognizione di alcune missioni. Importante peraltro è la ripresa dell'indagine sui livelli più antichi del sito di Eutresi (J. L. e E. G. Caskey, 1958), raro caso, assieme a Rhitsona, di sito beotico scavato sistematicamente e interamente pubblicato (H. Goldmann, 1924-27). Sembra appurata l'esistenza di un insediamento tardoneolitico che precede il primo villaggio anticoelladico, anche se è soltanto a questo periodo che risalgono i primi resti di edifici trovati.

Una ricognizione sistematica dell'area compresa tra Tisbe, Tespie e Aliarto è oggetto della missione organizzata dalle università di Bradford e Cambridge (J. Bintliff e A. M. Snodgrass, dal 1979).

Sono stati identificati numerosi siti in precedenza ignoti ed è stata tracciata la storia dell'occupazione dell'area dalle fasi preistoriche, scarsamente documentate, all'occupazione turca (le punte di maggiore occupazione risultano il periodo tardo classico e i sec. 4°-6° d. C.). Si è inoltre proceduto alla ricognizione di Tespie, Aliarto e di un sito di notevoli dimensioni ai piedi della collina di Pyrgaki, identificato con Ascra. Ascra copre un'area di almeno 20 ha, rivela tracce di occupazione nel Tardo Elladico ii e nel Medio Elladico (nell'estremità nord-occidentale), mentre mancano significativi indizi di occupazione micenea; l'occupazione riprende nel Proto Geometrico estendendosi progressivamente verso Sud-Est fino al periodo romano iniziale; una fase di intensa occupazione, comune a parecchi altri centri minori dell'area, si ha poi tra il 300 e il 600 d. C. Aliarto, sito meglio documentato grazie agli scavi della Scuola Britannica ad Atene (R. P. Austin, 1926-33), copre un'area di circa 20 ha. Significativi sono i suoi legami con la B. occidentale (Orcomeno). La ricognizione ha definito le varie fasi di occupazione, confermando tra l'altro l'opinione che l'occupazione preistorica (dall'Antico al Tardo Elladico incluso) fosse focalizzata nell'area destinata a diventare quella dell'acropoli, e mostrando un'interruzione nell'occupazione del sito fino al Tardo Geometrico. Cesura fondamentale è la distruzione del 171 a. C., ma scavi recenti (A. Andriomenou, 1980) confermano l'ipotesi di una successiva rioccupazione del sito. L'occupazione tardoromana è comunque limitata a una piccola area a Sud-Est, mentre più ampie sono le tracce dell'insediamento bizantino. Va qui inoltre ricordata anche una recente ricognizione del sito (R. A. Tomlinson, 1986), con particolare attenzione ai resti del tempio di Atena e dell'edificio rettangolare adiacente già scavato nel 1928.

Sempre con riferimento alla Haliartia occorre ricordare l'identificazione e il parziale scavo, peraltro rimasto incompiuto, del santuario di Posidone a Onchesto (Th. Spyropoulos, 1972). Per quanto infine riguarda Tespie, il cui territorio complessivo sembra aver raggiunto, almeno nel periodo tardoclassico, i 140 ha, la ricognizione compiuta dalla missione Bradford/Cambridge ha portato alla redazione di mappe relative alle diverse fasi di occupazione (escluse quelle preistoriche). Se la zona occupata in epoca tardoromana (4°-6° sec. d. C.) è chiaramente delimitabile a una modesta area poligonale di ca. 12-15 ha, i cui confini mostrano in più punti tracce della cinta muraria tardoantica (quella smantellata da P. Jamot nel 1888-91), più difficile è il compito per il periodo classico ed ellenistico. Difficile anche stabilire il tracciato delle mura che, secondo le fonti letterarie, già nel 5° sec. cingevano la città, e che con ogni probabilità seguivano un percorso diverso da quello delle mura tardoantiche. Per l'epoca geometrica e arcaica l'immagine del sito restituita dalle carte di densità è apparentemente quella di gruppi di case disperse. Al di fuori della suddetta attività di ricognizione, modesti sono i risultati dell'attività di scavo condotta a Tespie. Da ricordare il recente scavo (A. Andriomenou, 1981) di tre gruppi di tombe in un campo a sud della città antica, uno della fine del 4° sec. e due dell'inizio del periodo ellenistico. Va infine menzionato lo studio (D. U. Schilardi, 1977) dei depositi del Polyandrion di Tespie da collegarsi alla battaglia di Delion del 424 a. C.

Altre missioni archeologiche hanno operato ricognizioni nella stessa regione. Sul sito fortificato di Khostia, le cui fortificazioni sono state studiate dall'équipe di H. Büsing e sua moglie, ha operato una spedizione canadese (J. M. Fossey e H. Giroux, 1980 e 1983) con l'intento di precisare la cronologia delle notevoli fortificazioni e stabilire una stratigrafia del sito. Esso appare occupato almeno a partire dal Bronzo Antico, ma presenta uno iato tra il Tardo Elladico iii B e il Tardo Geometrico. Lo stile delle mura risale in parte all'età arcaica (o inizio del periodo classico), in parte all'inizio e alla fine del 4° sec. a. C. Le fortificazioni sembrano essere state rafforzate in età romana imperiale, dopo una distruzione e abbandono del sito probabilmente nel 1° sec. a. C.: la rioccupazione romana sembra essere durata dal 2° ad almeno il 5° sec. d. C. Sempre studiosi canadesi hanno studiato il vicino sito di Tifa o Sife (1979), con particolare attenzione alle fortificazioni, oggetto di indagine anche da parte di studiosi tedeschi (E. L. Schwandner, 1977). Un'altra campagna di ricognizione organizzata dall'università dell'Ohio (T. E. Gregory, 1979-80) ha interessato il sito e la regione di Tisbe, determinando approssimativamente l'estensione del sito antico e la continuità della sua occupazione dall'epoca micenea a quella moderna, con i momenti più intensi all'inizio dell'epoca classica e alla fine del Medioevo. Sempre a Tisbe J. Knauss (1986-88), membro dell'équipe tedesca per lo studio del lago Copaide in epoca preistorica, ha studiato i resti di alcune opere idrauliche ricordate da Pausania, ma che sembrano risalire a epoca micenea.

Beozia centro-occidentale e settentrionale. - L'autonomia della B. occidentale, che soprattutto in età micenea è caratterizzata dal ruolo centrale di Orcomeno, è un dato acquisito. La ripresa degli scavi del sito a Touba Baloumenou di Cheronea (H. Tzavella-Evjen, 1986; già scavato da G. Sotiriadis, 1902, 1904, 1907, 1909) ha consentito di precisare una successione di strati dal Neolitico antico all'inizio del Neolitico recente. A Orcomeno, Th. Spyropoulos ha portato alla luce una necropoli in uso nel Medio e Tardo Elladico (c'è evidenza di utilizzare fin nel Tardo Elladico iii A) nell'area a ovest della chiesa di Skripou e, soprattutto, i resti di un palazzo miceneo a pianta tripartita (aíthousa, pródromos e mégaron) costruito probabilmente nel Tardo Elladico iii A2 e distrutto alla fine del Tardo Elladico iii B. Sono stati trovati numerosi frammenti di affreschi raffiguranti tra l'altro scene di caccia. Tra le scoperte di epoca successiva si segnalano i resti di un tempio arcaico di Dioniso e, nei pressi del palazzo miceneo, un teatro del 4° sec. a. C., che sembra esser stato utilizzato fino a epoca tardo-romana, e di cui sono conservate dodici file di sedili: era sede della festa in onore delle Charites, il cui santuario è forse da ricercare a est della skené del teatro. Va infine ricordata la pubblicazione, a opera di A. Andriomenou, dei vasi protogeometrici e geometrici provenienti dalle tombe scavate all'inizio del secolo da G. Sotiriadis presso Vranezi. A Lebadea, presso la collina di Agios Elias, è stato identificato il sito dell'oracolo di Trofonio (N. Pharaklas, dal 1968). È stata scavata parte di un tempio identificato come quello di Zeus Basileus: i resti sono del 3° sec. a. C., e ci sono tracce di un precedente edificio dorico. Presso il tempio è stata trovata una struttura sotterranea a forma di tholos di ca. 3 m di circonferenza, che sembra corrispondere alla descrizione pausaniana del santuario di Trofonio: peraltro questa struttura è posteriore all'epoca di Pausania, e lo scavatore vi vede una ricostruzione dopo la distruzione dell'originario edificio al tempo dell'invasione degli Eruli (267 d. C.). Alle pendici settentrionali dell'acropoli di Coronea (Th. Spyropoulos, dal 1972) sono stati portati alla luce tre edifici appartenenti a un santuario, che lo scavatore propone di identificare con il santuario di Atena Itonia; altri peraltro dubitano dell'identificazione, preferendo collocare l'Itonion nell'area del villaggio di Mamoura, 3 km a nord-est di Coronea. Presso il vicino villaggio di Agoriani è stata portata alla luce una necropoli tardogeometrica (e oltre?), e un edificio d'epoca classica con un tesoretto di monete beotiche della metà del 5° sec. a. C. Sempre nella regione di Coronea, presso il villaggio di Agios Georgios, è stata ripulita una stoa di epoca romana (Th. Spyropoulos, 1971).

Una menzione a parte merita l'indagine interdisciplinare dedicata a Hyettos (R. Etienne e D. Knoepfler, 1972-73), sito che le tradizioni antiche connettono a Orcomeno: è stata tra l'altro compiuta una ricognizione dell'acropoli, un attento studio delle mura, un'indagine sul territorio con proposte di identificazione di siti circostanti.

Lago Copaide. - I problemi relativi al lago Copaide sono stati riaffrontati globalmente, a partire dal 1984, da un gruppo di ricerca interdisciplinare promosso da S. Lauffer. È stato studiato il sistema idraulico preistorico, distinguendo una prima fase medioelladica basata su un sistema di polders, e una seconda più complessa, tardoelladica, caratterizzata da un ingegnoso sistema di drenaggio e di controllo delle acque dei fiumi circostanti (degno di nota in particolare il grande canale che portava le acque del Cefisso e del Melas per 25 km da Orcomeno fino alle katawothrai nella baia nord-orientale del bacino).

L'estensione del lago nell'antichità era inferiore a quella del periodo precedente al moderno drenaggio del bacino (la conclusione che il livello del le acque non superasse di norma i 94,5 m oltre il livello del mare è stata confermata dalle indagini condotte presso Aliarto dalla spedizione Bradford/Cambridge). Alla ridefinizione dei confini del lago si è accompagnata l'identificazione di una serie di insediamenti perilacustri, che forniscono nuovi candidati per l'identificazione di siti antichi quali per es. Alalcomene, Hyle, Atene, Eleusi, Arne. È stato infine ipotizzato che il lago presso Orcomeno ricordato da Teofrasto e Plinio fosse un lago artificiale da distinguere dal lago Copaide. Nell'angolo nord-occidentale del bacino Copaide si segnalano le indagini sulla fortezza micenea di Gla (J. Threpsiadis, 1955-61; S. Iakovidis, dal 1979). È stata portata alla luce la pianta delle 4 porte della cinta muraria e un tratto della strada che portava dalla pianura alla porta meridionale. Sono stati inoltre studiati i due complessi edifici separati da uno spazio aperto all'interno dell'area trapezoidale che si estende a sud del palazzo: sembra trattarsi di magazzini costruiti per accogliere i prodotti della pianura. Il materiale ceramico, sorprendentemente omogeneo, mostra una prima fase di occupazione neolitica del sito (5000-4500) e una seconda tardoelladica (costruzione delle fortificazioni e degli edifici all'interno nel passaggio tra Tardo Elladico iii A2 e B1, distruzione e abbandono nella prima parte del Tardo Elladico iii B2).

Bibl.: Essenziale per l'aggiornamento bibliografico è la rivista Teiresias, 1-(1971 ss.). Da vedere anche gli aggiornamenti annuali in Ergon e Praktikà della Società arch. greca, Arch. Delt. (Chronikà), nel Bull. Corr. Hell. (Chronique) e negli Arch. Reports del Journ. Hell. Stud., nonché le voci relative ai singoli centri nell'Enciclopedia Arte antica, i-vii (1958-66); ibid., Suppl. 1970 (1973). Da tenere inoltre presenti gli Atti dei convegni di studi beotici tenutisi a partire dal 1972: Proceedings of the 1st International Conference on Boiotian Antiquities, MontréalQuébec 1972, in Teiresias, Suppl. 1 (1972); Proceedings of the 2nd International Conference on Boiotian Antiquities, Montréal-Québec 1973, ibid., Suppl. 2 (1979); Proceedings of the 3rd International Conference on Boiotian Antiquities, MontréalQuébec 1979, Amsterdam 1985; La Béotie antique. Colloque international du C.N.R.S., Lyon-Saint-Etienne 1983, Parigi 1985; ᾽ΕπετηϱίϚ τῆϚ ῾ΕταιϱείαϚ Βοιωτιϰῶν Μελετῶν, Α` ΔιεθνέϚ Συνέδϱιο Βοιωτιϰῶν Μελετῶν, Θήβα 1986, Atene 1988; Boiotika. Vorträge vom 5. internationalen Böotien-Kolloquium zu Ehren von Professor Dr. Siegfried Lauffer, München 1986. Münchener Arbeiten zur Alten Geschichte, Bd. 2, Monaco 1989 (sono in corso di pubblicazione i Proceedings of the 6th International Conference of Boiotian Archaeology and History, Bradford-Liverpool 1989).

Più specificamente, per i vari centri e per problemi singoli: P. Guillon, Les trépieds du Ptoion, Parigi 1943; J. ed E. Caskey, The earliest settlements at Eutresis, Suppl. Excavations 1958, in Hesperia, 29 (1960), p. 126 ss.; H. Schläger, D. J. Blackman, J. Schäfer, Der Hafen von Anthedon, in Archäol. Anz., 1968, p. 21 ss.; J. Ducat, Les kouroi du Ptoion, Parigi 1971; H. e A. Büsing, Chorsiai. Eine boiotische Festung, in Archäol. Anz., 1972, p. 74 ss.; E. L. Schwandner, Die böotische Hafenstadt Siphai, ibid., 1973, p. 513 ss.; A. Y. Garlan, Recherches sur les fortifications d'Akraiphia, in Bull. Corr. Hell., 98 (1974), p. 95 ss.; R. Etienne, D. Knoepfler, Hyettos de Béotie et la chronologie des archontes fedéraux entre 250 et 171 Avant J.-C., ibid., Suppl. 3, Parigi 1976; P. W. Wallace, Strabo's description of Boiotia. A commentary, Heidelberg 1979; R. J. Buck, A history of Boiotia, Edmonton (Alberta) 1979; R. Hope Simpson, O. T. P. K. Dickinson, A Gazetteer of Aegean civilisation in the Bronze Age, i, Göteborg 1979; A. Andriomenou, Τὸ ϰεϱαμειϰόν ἐϱγαϚτήϱιον τῆϚ ᾽ΑϰϱαιϕίαϚ, Atene 1980; H. W. Catling, J. F. Cherry, R. E. Jones, The Linear B inscribed stirrup jar and West Crete, in Ann. Brit. School Ath., 75 (1980), p. 49 ss.; J. M. Fossey e altri, Khostia 1980. Rapport préliminaire sur la première campagne de fouilles canadiennes à Khostia en Béotie, Grèce centrale, Amsterdam 1981; N. Papachatzis, ΠαυϚανίου ῾ΕλλάδοϚ ΠεϱιήγηϚιϚ. 5. Βοιωτιϰὰ ϰαὶ Φωϰιϰά, Ate ne 1981; K. Dimakopoulou, D. Konsola, Musée archéologique de Thèbes. Guide, ivi 1981 (ed. originale in greco); P. A. Mountjoy, Orchomenos. 5. Mycenaean pottery from Orchomenos, Eutresis and other Boeotian sites, Monaco 1983; S. E. Iakovidis, Late Helladic citadels on mainland Greece, Leida 1983, p. 91 ss.; O. Rackham, Observations on the historical ecology of Boeotia, in Ann. Brit. School Ath., 78 (1983), p. 291 ss.; J. Knauss e altri, Die Wasserbauten der Minyer in der Kopais. Die älteste Flussregulierung Europas, Monaco 1984; H. Tzavella-Evjen, ΛιθαϱέϚ, Atene 1984; J. L. Bintliff, A. M. Snodgrass, in Journ. Field Arch., 12 (1985), p. 123 ss.; V. L. Aravantinos, in Le origini dei Greci. Dori e mondo egeo, a cura di D. Musti, RomaBari 1985 (19903), p. 349 ss.; J. M. Fossey, J. Morin, Khostia 1983. Rapport préliminaire sur la seconde campagne de fouilles canadiennes à Khostia en Béotie, Grèce centrale, Amsterdam 1986; S. Lauffer, Kopais. Untersuchungen zur historischen Landeskunde Mittelgriechenlands, i, Francoforte 1986; J. Knauss, Die Melioration des Kopaisbeckens durch die Minyer im 2. Jt. v. Chr. Kopais 2. Wasserbau und Siedlungsbedingungen im Altertum, Monaco 1987; R. Higgins, Tanagra and the figurines, Princeton 1987; Boeotia antiqua I, a cura di J. M. Fossey e J. Morin, Amsterdam 1988; J. M. Fossey, Topography and population of ancient Boiotia, Chicago 1988; D. Musti, La struttura del libro di Pausania sulla Beozia, in ᾽ΕπετηϱίϚ τῆϚ ῾ΕταιϱείαϚ Βοιωτιϰῶν Μελετῶν, cit., p. 333 ss.; D. W. Roller, Tanagran Studies, i-ii, Amsterdam 1989.

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