ROTA, Berardino

Enciclopedia Italiana (1936)

ROTA, Berardino

Enrico Carrara

Letterato, nato nel 1508 a Napoli, ivi morto nel 1575. La sua famiglia, come quella dei Sannazzaro, era un tempo venuta da Asti, dietro i vessilli di Carlo I d'Angiò; e dopo tre secoli accumulava le sue fortune nella persona di Berardino. I suoi molti fratelli furono valorosi guerrieri; egli preferì i pacifici studî letterarî, cui l'aveva avviato il precettore di casa, M. Antonio Epicuro; e vi conseguì una nominanza, che la cerchia dei letterati di cui quale gran signore era il centro, diffondeva forse non disinteressatamente. Sposò nel 1543 Porzia Capece, cugina-nipote di Scipione Capece, che tenne dieci anni lo scettro dell'Accademia Pontaniana passato dalla mano di I. Sannazzaro a lui.

Il R. sentì questa eredità ideale e scrisse quattordici egloghe "pescatorie" (1533), continuando in volgare la novità retorica introdotta dal Sannazzaro; benché i trattatisti gli contendessero poi la priorità di questa umile invenzione, a cui deve tuttavia d'essere stato ricordato dai vecchi storici della letteratura. Ma se nelle Piscatoriae del Sannazzaro, che era poeta, si sente a tratti, per così dire, l'odore del mare, nel R. la finzione resta tutta estrinseca e meccanica.

Un'altra singolarità "partenopea" amò egli di riprendere. Il Panormita, il Pontano, Bernardo Tasso, Vittoria Colonna avevano variamente cantato i loro amori coniugali. Essendogli morta Porzia (1559) a 36 anni, le dedicò 26 sonetti di compianto; di qui forse gli nacque l'idea di congegnare un canzoniere, naturalmente "in vita" e "in morte", utilizzando per la prima parte poesie sorte da altre occasioni o dall'imitazione petrarchesca. E così passò per il virtuoso poeta dell'amor coniugale: virtuoso, ma gelido, sebbene elegante e decoroso e ingegnoso come si sapeva essere allora. Anche nelle poesie latine (elegie, epigrammi, selve) ha le stesse qualità, con in più - per noi - l'interesse dei rapporti, che ebbe vasti e vivaci con i geniali letterati di tutta Italia.

Ediz.: La più ricca raccolta delle sue poesie volgari e latine è quella di Napoli (1727); la più autentica è quella curata da lui nel 1572 (cfr. Bongi, Annali di G. Giolito, all'anno 1567).

Bibl.: C. Minieri-Riccio, Cenno storico dell'Accad. Pontaniana, in Archivio stor. per le prov. napol., V; G. Rosalba, Un poeta coniugale del sec. XVI, in Giorn. stor. d. lett. ital., XXVI (1895), p. 92 segg.; id., La famiglia di B. R., in Studi di letter. ital., I, p. 160 segg.; C. M. Tallarigo, B. R., Napoli 1883. Per la poesia "pescatoria" E. Carrara, La poesia pastorale, Milano 1909, p. 392 segg. Al R. è intitolato il dialogo Delle Imprese di S. Ammirato, Firenze 1598.