Berlino

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(ted. Berlin) Città della Germania (3.552.123 ab. nel 2018), capitale federale e del Land omonimo; posta lungo le rive della Sprea, alla confluenza nel fiume Havel (affluente dell’Elba), in una pianura sabbiosa circondata da colline.

La posizione geografica e una fitta rete di canali navigabili – che ne fanno il punto di raccordo tra il bacino dell’Elba, tributario del Mare del Nord, e quello dell’Oder, tributario del Mar Baltico – furono all’origine dello sviluppo urbano, divenuto particolarmente intenso dalla fine del 19° sec. con l’espansione delle attività industriali e commerciali. La vera e propria esplosione dell’area metropolitana si verificò nel periodo compreso fra le due guerre mondiali, quando si estese dai 200 km2 del 1914 agli oltre 800 km2 del 1939, con una popolazione di 4.340.000 abitanti. Il secondo conflitto segnò la città con paurose distruzioni (50.000 edifici rasi al suolo e altri 200.000 più o meno gravemente danneggiati) e la popolazione si ridusse a 3.200.000 abitanti; al termine della guerra l’agglomerato urbano fu diviso in due settori (con superfici di 480 km2 l’occidentale e di 403 km2 l’orientale). La ricostruzione avvenne, pertanto, seguendo uno sviluppo nettamente divaricato.

B. Ovest, privata del centro degli affari, polarizzò le attività finanziarie, culturali e amministrative lungo un nuovo asse direzionale (Kurfürstendamm), con le attività industriali localizzate nei quartieri settentrionali (Tegel, Spandau) e lungo il Canale di Teltow, interessando comparti manifatturieri innovativi e tradizionali (elettrico, meccanico, chimico-farmaceutico, elettronico, manifattura di tabacco). L’andamento demografico, dopo una fase iniziale di ripresa, vide una fase di stagnazione per l’emigrazione delle classi giovani verso il territorio della Repubblica Federale e la fine anche delle correnti di immigrazione dai paesi dell’Europa meridionale e, soprattutto, dal settore orientale, dopo la costruzione, nel 1961, del Muro. La condizione di città-Stato isolata riduceva anche le potenzialità del sistema di comunicazioni: nonostante rimanessero aperti sette tronchi ferroviari e due autostradali, i collegamenti con la Repubblica Federale erano affidati prevalentemente al trasporto aereo (scali di Tempelhof, Tegel e Gatow, con linee per Hannover, Amburgo e Francoforte sul Meno).

B. Est, viceversa, favorita dalla funzione di capitale della Repubblica Democratica, espandeva sia le attività terziarie di carattere burocratico-amministrativo, sia quelle industriali (nei quartieri di Treptow e Lichtenberg), orientate verso la metallurgia e la lavorazione della gomma, ma tendenti anche a duplicare le specializzazioni del settore occidentale. La contiguità territoriale con la stessa Repubblica Democratica permetteva una migliore apertura commerciale, che si avvaleva, tra l’altro, del buon porto fluviale e dell’aeroporto di Schönefeld. All’interno dell’area urbana complessiva, l’artificiosa situazione geopolitica determinava una cesura nelle reti dei servizi pubblici e gli stessi flussi turistici, richiamati dal grande prestigio della città, ne risultavano pesantemente condizionati.

Crollato il Muro e avvenuta l’unificazione delle due Germanie nel 1990, i problemi che la città ha dovuto affrontare sono stati molteplici in connessione a svariate circostanze: necessità del recupero di un’unità urbanistica e politico-amministrativa; presenza di una massa umana di grandi dimensioni in uno spazio ristretto; sostanziale estraneità allo Stato di cui la città è ridivenuta capitale (gran parte degli organi esecutivi fu trasferita nel 1999), ma che è cresciuto e si è modernizzato durante un lungo periodo di separazione; posizione eccentrica nell’ambito del territorio statale; faticosa concorrenza con altre città (Amburgo, Francoforte sul Meno, Monaco di Baviera, Düsseldorf, Stoccarda, Colonia) che si sono conquistate ruoli trainanti in settori-chiave dell’industria, della finanza, della cultura. Ciò ha portato sia a un fervore di iniziative, soprattutto urbanistiche (come la risistemazione di Potsdamer Platz), sia a una ricerca di radici e di identità per rivalutare B. e la sua regione storica, la Prussia, rispetto al resto della Germania.

Oggi B. si caratterizza sempre più come grande metropoli terziaria, con una vita culturale intensissima, e come eccezionale area di turismo recettivo. La città conserva una posizione rilevante per alcune industrie tecnologicamente avanzate (medicinali, meccanica di precisione); industria metalmeccanica (costruzione locomotive); elettronica ed elettrotecnica; industria della gomma; industrie ottiche, oltre a essere un antico centro di produzione della ceramica (B.-Charlottenburg). Attivo il turismo.

Il Land di B. (892 km2) è compreso all’interno del Land di Brandeburgo. Dovrebbe corrispondere all’estensione cittadina ma in realtà l’intera agglomerazione urbana berlinese, la quarta d’Europa (Russia esclusa), dopo quelle di Londra, Parigi e Madrid, deborda ampiamente dai suoi limiti.

Storia

La città sorse dai due centri di Kölln, situato sull’isola formata dei due bracci della Sprea, e di B. (di incerta etimologia), fatto edificare da Giovanni I e Ottone III della casa degli Ascani nel 1237, sulla riva destra del fiume. Nel sec. 14° le due città prosperarono e aderirono presto alla Lega anseatica, mentre approfittavano della decadenza dei margravi di Brandeburgo per acquistare sempre più estesi diritti di sovranità. Decadute verso la metà del sec. 15°, la loro importanza si accrebbe quando divennero residenza dei principi elettori di Brandeburgo (1486). La Riforma religiosa vi fu introdotta nel 1539 con la conversione dell’elettore Gioacchino II al luteranesimo, e il passaggio dei principi Hohenzollern alla fede calvinista determinò gravi tumulti nel 1615; nel 1640, durante la guerra dei Trent’anni, B.-Kölln fu saccheggiata e incendiata dagli Svedesi.

Sotto il grande elettore Federico Guglielmo (1640-88) le due città furono trasformate in un’unica fortezza entro una vastissima cinta fortificata; con la riammissione degli ebrei (1670) e l’afflusso di protestanti francesi dopo la revoca dell’editto di Nantes (1685) il commercio ebbe nuovo impulso. Dal sec. 18° la città si estese anche oltre le mura. Federico I re di Prussia nel 1709 riunì in un unico organismo i vari comuni costituenti ormai la città di B.; Federico II nel 1747 vi abolì ogni autonomia amministrativa, ma ne promosse le prime industrie (seta e porcellana), presto fiorenti nonostante l’occupazione degli Austriaci nel 1757 e degli Austro-Russi nel 1760, durante la guerra dei Sette anni. Alla fine del sec. 18° e all’inizio del 19° B. fu il centro principale del rinnovamento spirituale e letterario tedesco, sino all’occupazione francese del 1806-08. Le riforme del barone von Stein le restituirono nel 1809 l’autonomia amministrativa; nel 1810 vi fu creata l’università, attiva promotrice del movimento liberale di rinascita nazionale che vide B. all’avanguardia dei moti rivoluzionari del 1848. Il grandioso sviluppo demografico e urbano della città nel 19° sec. derivò dal progresso della grande industria: è del 1837 la fondazione dell’industria pesante, del 1847 quella della società per le industrie elettriche Siemens; ne favorirono lo sviluppo economico i lavori di canalizzazione, iniziati nella seconda metà del 18° sec. con la costruzione del Müllroserkanal, proseguiti nel 1848 con quella del Landwehrkanal, nel 1894 con l’apertura al traffico del braccio occidentale della Sprea. Divenuta nel 1871 capitale del Reich, nel 1883 fu separata amministrativamente dalla provincia del Brandeburgo.

Nei primi tre decenni del Novecento B. fu tra i centri più vivaci d’Europa in campo artistico e culturale. Fu teatro poi delle prime vicende del nazismo (incendio del Reichstag ecc.). La centralizzazione perseguita dal nazismo influì anche sull’amministrazione di B. e, sulla base del nuovo piano regolatore (1937), fu avviato un programma di rinnovamento edilizio. Alla fine della Seconda guerra mondiale, B., già colpita da distruttivi bombardamenti aerei, fu teatro di un’aspra battaglia (16 aprile-2 maggio 1945), che preluse alla resa della Germania, a conclusione della quale la città fu presa dalle forze sovietiche. Secondo il dettato della conferenza di Jalta (➔), B. fu suddivisa in quattro zone di occupazione militare, russa, inglese, francese e americana. La tensione politica internazionale impedì la costituzione di un’amministrazione unitaria; la conferenza di Londra delle potenze occidentali sulla questione tedesca (1948), nella quale l’URSS vide un’infrazione agli accordi di Potsdam (➔), determinò la cosiddetta crisi di B., con il blocco stradale e ferroviario di Berlino Ovest effettuato dai Sovietici, cui gli Anglo-Americani risposero con contromisure attive (il cosiddetto ‘ponte aereo’). La situazione fu risolta in sede diplomatica con l’accordo delle quattro potenze occupanti (Washington, 5 maggio 1949), ma venne mantenuta, nonostante i propositi allora espressi di unificazione amministrativa, la divisione della città in due settori, orientale e occidentale. Dall’ottobre 1949 il settore orientale diventò capitale della Repubblica Democratica Tedesca. Con il memorandum consegnato da Chruščëv a Vienna al presidente Kennedy nel 1961, l’URSS invitò le potenze occidentali ad acconsentire entro la fine dell’anno a una sistemazione del problema di B. comportante la conclusione del trattato di pace con la Germania riunificata o con le due Germanie, la costituzione di B. Ovest in città libera e smilitarizzata, la fine dei diritti d’occupazione degli alleati a Berlino. Nel clima di tensione determinato dal memorandum e dalla risposta negativa degli occidentali, il 15 agosto le autorità della RDT diedero inizio all’erezione del cosiddetto Muro sulla frontiera tra le due B., lungo cui numerosi tentativi di fuga avrebbero avuto poi un tragico epilogo. Nel 1969, l’avvio della Ostpolitik a opera del cancelliere W. Brandt contribuì notevolmente allo sblocco della situazione berlinese. L’accordo USA, URSS, Gran Bretagna e Francia del 1971 cercò di pervenire a una regolamentazione di fatto dello status di B.: riconosciuti i legami politici, economici e finanziari tra B. Ovest e la RFT, affidò a quest’ultima la rappresentanza di B. Ovest in sede internazionale; regolò il transito delle persone fra le due parti di B. e fra B. Ovest e la RDT e il traffico civile fra B. Ovest e la RFT. Alla fine degli anni 1980, la crisi della RDT pose le premesse per la riunificazione della città. L’apertura del muro di B. il 9 novembre 1989 diede inizio al processo di assorbimento della RDT da parte della RFG, formalizzato il 3 ottobre 1990. Nel 1991 fu deciso il trasferimento a B. delle principali funzioni di governo della Germania unita.

Conferenza di B. (ufficialmente Conferenza dell’Africa Occidentale) Riunitasi per iniziativa di Bismarck (1884-1885), nell’intento di regolare in ambito diplomatico le controversie europee per il controllo del Congo, vi parteciparono 14 Stati, compresi Stati Uniti e Impero ottomano. Segnò una tappa importante del processo coloniale perché regolò la spartizione dei territori e il commercio europei in Africa e sancì i principi generali alla base della determinazione di sfere di influenza nel continente. Rispetto alla questione congolese, le rivalità tra le potenze favorirono Leopoldo II re del Belgio, sotto la cui sovranità fu deliberata la creazione dello Stato indipendente del Congo.

Congresso di B. Convocato per la revisione del trattato di Santo Stefano (➔) del 3 marzo 1878, durò dal 13 giugno al 13 luglio. Costituì la Bulgaria in principato autonomo; creò la provincia autonoma della Rumelia orientale; affidò l’amministrazione della Bosnia-Erzegovina all’Austria; riconobbe l’indipendenza del Montenegro, della Serbia e della Romania (che ebbe una parte della Dobrugia e cedette la Bessarabia alla Russia); consentì la cessione alla Russia dei territori di Kars, Ardahan e Batum (mentre la Gran Bretagna ottenne dalla Turchia l’affitto per 99 anni di Cipro). Nell’annullare i vantaggi conseguiti dalla Russia a Santo Stefano, il congresso fu la più vasta sistemazione dei problemi balcanici sino allora avutasi; dietro le quinte affiorarono altre questioni, come quella dell’Egitto (verso cui Bismarck incoraggiò la Gran Bretagna) e della Tunisia, per la quale Londra diede via libera alla Francia mentre Bismarck sottolineò il suo disinteresse ma incoraggiando contemporaneamente le aspirazioni italiane. L’equilibrio austro-russo uscito dal congresso incrinò la secolare cooperazione fra la Prussia (poi Germania) e la Russia, aprendo la strada all’alleanza franco-russa del 1891.

Convenzione di B. Firmata il 18 aprile 1908 tra la Francia e la Germania, fissò i confini dei possedimenti africani del Camerun tedesco e del Congo francese.

Trattati di B. Firmato il 28 luglio 1742, concluse la prima guerra di Slesia; assicurò alla Prussia la Slesia (eccetto Teschen, Troppau e Jägerndorf) e la contea di Glatz.

Siglato tra la Germania e la Russia nel 1926, pose fine agli sforzi della Gran Bretagna di attirare la Germania in un fronte antirusso. Le due potenze concordavano reciproca neutralità nel caso che una di esse fosse aggredita o anche fatta oggetto di sanzioni economiche o finanziarie.

Alleanza politico-militare italo-tedesca siglata il 22 maggio 1939 (nota come Patto d’acciaio, secondo la definizione di Mussolini, che voleva sottolineare la forza del legame tra fascismo e nazismo). Stabilì l’aiuto reciproco in caso di rischio per la sicurezza di una delle due parti contraenti, che si impegnavano anche, in caso di guerra condotta insieme, a non concludere pace o armistizio se non di comune accordo.

Per i trattati del 1872 e del 1881 ➔ Tre imperatori, Lega dei.

Arte e architettura

Durante il Secondo conflitto mondiale il patrimonio monumentale di B. subì perdite incalcolabili; il patrimonio librario e di opere d’arte mobili, seppure in parte allontanato dalle zone più critiche del teatro bellico, subì gravi danni e una dispersione, anche con la successiva spartizione della Germania e della città.

Nell’area orientale della città, caratterizzata dall’antico centro storico (Mitte), gli effetti devastanti della guerra hanno lasciato solo alcune tracce dell’originaria storia urbana e architettonica di B.: l’asse urbano formato dall’Unter den Linden e dalla vecchia Frankfurter Allee; le rovine della Nikolaikirche (torre della fine del 13° sec.) e della gotica chiesa dei francescani (Klosterkirche der Franziskaner e Graues Kloster, 12°-13° sec.) e la restaurata (1969) Marienkirche (ricostruita dopo un incendio nel 1380; affresco con Danza macabra del 1475, nell’atrio). Nell’area centrale già occupata dal castello rinascimentale risalente al 1443 (danneggiato, demolito nel 1950-51), oltre a una nuova piazza (Marx-Engels Platz) e ai nuovi edifici adiacenti, è stato realizzato il Palazzo della Repubblica (1976; demolito nel 2006). Nella Breite Strasse rimane il Ribbeckhaus, unico esemplare del Rinascimento tedesco (1642, restaurato; gli si affianca il nuovo edificio della Stadtbibliothek, 1964-65). Sull’Unter den Linden si affacciano il più notevole edificio barocco, l’Arsenale (Zeughaus, realizzato tra il 1695 e il 1706 da J. Nering, M. Grünberg, A. Schlüter e J. de Bodt; oggi sede del Deutsches Historisches Museum), e gli edifici del Forum Fridericianum, massima espressione dello stile prussiano tendente al classicismo: ideato da G.W. Knobelsdorff per Federico il Grande, il Forum comprendeva l’Opernhaus (1740-43; restaurato 1950-55, sede della Deutsche Staatsoper), St.-Hedwig (1747-73, cattedrale cattolica, di J. Legeay; restaurata nel 1964 con modifiche dell’interno e della cupola), il palazzo del principe Enrico (1748-66, di J. Boumann; dal 1809 sede della Friedrich-Wilhelm-Universität, oggi Humboldt-Universität) e, infine, l’antica sede della biblioteca (Alte Bibliothek, 1775-80, di G.F. Boumann). Conclude l’Unter den Linden la porta neoclassica di Brandeburgo (1788-91, C.G. Langhans). Della personalità più significativa del 19° sec., K.F. Schinkel, rimangono la Neue Wache, sull’Unter den Linden (1816-18), il grande Schauspielhaus (1818-21, in Gendarmenmarkt, odierna Platz der Akademie, sulla quale si affacciano anche la Französische Kirche, e la Deutsche Kirche del 1700 circa, con corpo anteriore a cupola di K. Gontard, 1780 circa). Tra gli edifici realizzati dopo la seconda metà del 19° sec., in stile neobarocco e neorinascimentale, sono: il grande Rotes Rathaus (1861-69, H. F. Wäsemann, restauro 1951-56), il Dom (1893-1905, J. Raschdorff.

Nell’area ovest di B. tra i monumenti del passato, ricostruiti o restaurati, si ricordano: la Nikolaikirche (15° sec.) e la fortezza (16° sec.), a Spandau; il castello di Charlottenburg (1695-99, A. Nering, M. Grünberg; 1740-46, G.W. Knobelsdorff, sede di parte dei musei statali; nel parco il padiglione realizzato da Schinkel, 1824-25); il castello Bellevue a Tiergarten (18° sec., Knobelsdörff, Boumann); l’Humboldtschlösschen a Tegel (1820-24, Schinkel); il palazzo del Reichstag a Tiergarten (1884-94, P. Wallot; 1961-72 ricostruito da P. Baumgarten) con la nuova cupola vetrata di N. Foster (1992-99); la Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche (1891-95, F. Schwechten), lasciata come rudere tra la cappella ottagonale e la torre esagonale, costruite da E. Eiermann (1961-63). Sono anche conservate alcune delle più significative testimonianze della ricerca architettonica dei primi decenni del 20° sec.: opere di P. Behrens (fabbriche AEG a Tiergarten, 1909; casa Wiegand a Dahlem, 1912, poi Deutsches Archäologisches Institut), E. Mendelsohn (cinema Universum, a Wilmersdorf, 1926-28, restaurato nel 1985; Haus des Deutschen Metallarbeiter-Verbandes, a Kreuzberg, 1929-30), H. Poelzig (Haus des Rundfunks, Charlottenburg, 1929-31), B. Taut (Siedlung am Schillerpark, Wedding, 1924-28, con H. Hoffmann; Hufeisensiedlung, Britz-Neukölln, 1925-27; Onkel-Toms-Hütte-Siedlung, Zehlendorf, 1926-32, con H. Häring), H. Scharoun (Siemensstadt, Charlottenburg, 1929-31, con blocchi progettati da W. Gropius, e altri architetti del gruppo Der Ring), O. Bartning (Gustav-Adolf-Kirche, Charlottenburg, 1932-34; ricostruita sotto la direzione dell’autore nel 1951). Nel secondo dopoguerra l’area occidentale di B., in contrapposizione a quella orientale separata dal muro abbattuto nel 1989, fu più volte al centro del dibattito architettonico internazionale sia per le sue realizzazioni nel campo dell’abitazione sia per alcune opere particolari: nel 1957, in occasione della Internationale Bauaustellung (IBA), oltre alla Kongresshalle, Tiergarten (progettata dallo statunitense H. Stubbins), e il Le Corbusier-Haus, dove l’architetto ha riproposto la sua Unité d’habitation, fu realizzato l’Hansaviertel con il contributo, tra gli altri, di A. Aalto, W. Gropius, A. Jacobsen, O. Niemeyer, L. Baldessari. Tra il 1960 e il 1975 fu realizzata Gropiusstadt (W. Gropius e TAC), e tra il 1962 e il 1974 il Märkisches Viertel, Reinickendorf (W. Düttmann, H. Müller, G. Heinrichs). A Tiergarten si costruì la sede della Philharmonie (1960-63, H. Scharoun), la nuova Nationalgalerie (1965-68, L. Mies van der Rohe), la Staatsbibliothek (1967-78, H. Scharoun); a Zehlendorf-Dahlem, gli edifici della Freie Universität (concorso 1963, vinto da Candilis); a Charlottenburg l’Internationales Congress Centrum (1975-79, R. Schüler e U. Witte). In seguito all’ulteriore impulso dato all’IBA (1984-87) sono stati indetti concorsi, e in parte eseguiti i progetti, per il risanamento di alcune aree e per la realizzazione di nuove costruzioni nelle zone di Friedrichstadt, Tiergarten, Prager Platz, Tegel, con la partecipazione dei più significativi architetti contemporanei (R. Krier, V. Gregotti, R. Meier, A. Siza Viera, O.M. Ungers, A. Rossi ecc.).

Fra gli interventi architettonici e a scala urbana degli anni 1990 si segnalano: il Museo Ebraico progettato da D. Libeskind come ampliamento del Berlin-Museum (1989-97); la sistemazione dell’area intorno alla Potsdamer Platz (1999-2000, progetto coordinato da Renzo Piano e con le opere di R. Rogers, A. Isozaki, H. Kolloff, R. Moneo ecc.) e il Memoriale all’Olocausto progettato da Peter Eisenman, inaugurato nel 2005.

Dopo il 1989 si è avuto un generale riassetto delle collezioni museali storiche, con la riunificazione e la ridistribuzione delle diverse raccolte e con l’apertura di nuovi spazi espositivi. Tra le maggiori istituzioni è la Gemäldegalerie (1998), che raccoglie la storica pinacoteca del Bode-Museum nell’ambito del Kulturforum, in cui tra l’altro si trovano la Neue Nationalgalerie progettata da L. Mies van der Rohe (1969), il Kunstgewerbemuseum (1985, importante collezione di arte applicata) e il Kupferstich;kabinett (1994), una delle maggiori raccolte mondiali di disegni e incisioni. Nella storica Museuminsel si ricordano l’Alte Nationalgalerie, il Pergamon-Museum, il Bode-Museum con le sue eccezionali raccolte di epoca tardoromana e bizantina (Museum für Spätantike und Byzantinische Kunst), di scultura (Skulpturensammlung) e di numismatica (Münzkabinett). Sono ancora da ricordare il Brücke-Museum (Zehlendorf-Dahlem, nella sede realizzata nel 1967 da W. Düttmann), il Bauhaus-Archiv (realizzato, nel 1975, su progetto di W. Gropius). Tra i nuovi spazi dedicati all’arte contemporanea, il Museum der Gegenwart presso l’Hamburger Bahnhof (1996) e lo spazio espositivo della Guggenheim Foundation, progettato da R. Gluckmann, presso la sede centrale della Deutsche Bank (1997).

Cinema

Per il festival cinematografico ➔ Berlino, Festival di.

Filosofia

Circolo di B. Gruppo di scienziati e filosofi (i due più eminenti rappresentanti furono H. Reichenbach e C.G. Hempel) che contribuì all’elaborazione delle dottrine del positivismo logico. Costituitosi a Berlino nel 1920 come Gesellschaft für empirische Philosophie, assunse più tardi il nome di Gesellschaft für wissenschaftliche Philosophie. Dal 1929 il gruppo iniziò una fattiva collaborazione con il Circolo di Vienna (➔) che si concretizzò nella pubblicazione della rivista Erkenntnis (1930). Si sciolse nel 1933 all’avvento del nazismo.

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