Berlino

Dizionario di Storia (2010)

Berlino


Città della Germania, capitale federale e del Land omonimo. Sorse dai due centri di Kölln, situato sull’isola formata dai due bracci della Sprea, e di B., fatto edificare da Giovanni I e Ottone III della casa degli Ascani nel 1237, sulla riva destra del fiume. Nel sec. 14° le due città prosperarono e aderirono presto alla Lega anseatica, mentre approfittavano del declino dei margravi di Brandeburgo per acquistare sempre più estesi diritti di sovranità. Decadute verso la metà del sec. 15°, la loro importanza si accrebbe quando divennero residenza dei principi elettori di Brandeburgo (1486). La Riforma religiosa vi fu introdotta nel 1539 con la conversione dell’elettore Gioacchino II al luteranesimo, e il passaggio dei principi Hohenzollern alla fede calvinista determinò gravi tumulti nel 1615. Nel 1640, durante la guerra dei Trent’anni, B.-Kölln fu saccheggiata e incendiata dagli svedesi. Sotto il grande elettore Federico Guglielmo (1640-88) le due città furono trasformate in un’unica fortezza entro una vastissima cinta fortificata; con la riammissione degli ebrei (1670) e l’afflusso di protestanti francesi dopo la revoca dell’editto di Nantes (1685) il commercio ricevette nuovo impulso. Dal sec. 18° la città si estese anche oltre le mura. Federico I re di Prussia nel 1709 riunì in un unico organismo i vari comuni costituenti ormai la città di B.; Federico II nel 1747 vi abolì ogni autonomia amministrativa, ma ne promosse le prime industrie (seta e porcellana), presto fiorenti nonostante l’occupazione degli austriaci nel 1757 e degli austro-russi nel 1760, durante la guerra dei Sette anni. Alla fine del sec. 18° e all’inizio del 19° B. fu il centro principale del rinnovamento spirituale e letterario tedesco, fino all’occupazione francese del 1806-08. Le riforme del barone von Stein le restituirono nel 1809 l’autonomia amministrativa; nel 1810 vi fu creata l’università, attiva promotrice del movimento liberale di rinascita nazionale, che vide B. all’avanguardia dei moti rivoluzionari del 1848. Il grandioso sviluppo demografico e urbano della città nel 19° sec. derivò dal progresso della grande industria: è del 1837 la fondazione dell’industria pesante, del 1847 quella della società per le industrie elettriche Siemens; ne favorirono lo sviluppo economico i lavori di canalizzazione, iniziati nella seconda metà del 18° sec. Divenuta nel 1871 capitale del Reich, nel 1883 B. fu separata amministrativamente dalla provincia del Brandeburgo. Nei primi due decenni del Novecento, B. fu tra i centri più vivaci d’Europa in campo artistico e culturale. Fu teatro poi delle prime vicende del nazismo (incendio del Reichstag ecc.); la centralizzazione perseguita dal nazismo influì anche sull’amministrazione di B. e, sulla base del nuovo piano regolatore (1937), fu avviato un programma di rinnovamento edilizio. Nella fase finale della Seconda guerra mondiale, B., già colpita da distruttivi bombardamenti aerei, fu teatro di un’aspra battaglia (16 apr.-2 maggio 1945), che anticipò la resa della Germania, a conclusione della quale la città fu presa dalle forze sovietiche. Secondo il dettato della conferenza di Jalta, B. fu suddivisa in quattro zone di occupazione militare: russa, inglese, francese e americana. La tensione politica internazionale impedì la costituzione di un’amministrazione unitaria; la conferenza di Londra delle potenze occidentali sulla questione tedesca (1948), nella quale l’URSS vide un’infrazione agli accordi di Potsdam, determinò la cosiddetta crisi di B., con il blocco stradale e ferroviario di B. Ovest effettuato dai sovietici, cui gli anglo-americani risposero con contromisure attive (il cosiddetto «ponte aereo»). La situazione fu risolta in sede diplomatica con l’accordo delle quattro potenze occupanti (1949), ma venne mantenuta, nonostante i propositi allora espressi di unificazione amministrativa, la divisione della città in due settori, orientale e occidentale. Dall’ott. 1949 il settore orientale diventò capitale della Repubblica democratica tedesca. Con il memorandum consegnato da N. Chruščëv a Vienna al presidente J. Kennedy nel 1961, l’URSS invitò le potenze occidentali ad acconsentire entro la fine dell’anno a una sistemazione del problema di B. comportante la conclusione del trattato di pace con la Germania riunificata o con le due Germanie, la costituzione di B. Ovest in città libera e smilitarizzata, la fine dei diritti d’occupazione degli alleati a Berlino. Nel clima di tensione determinato dal memorandum e dalla risposta negativa degli occidentali, il 15 ag. le autorità della RDT diedero inizio all’erezione del cd. «muro» sulla frontiera tra le due B., per arginare le massicce fughe di persone che dalla RDT passavano, soprattutto attraverso B., nella Repubblica federale di Germania, con un danno crescente per l’economia tedesco-orientale; per il rigoroso sistema di sorveglianza e repressione numerosissimi tentativi di fuga avrebbero avuto in seguito un tragico epilogo. Il muro di B. divenne il simbolo della divisione dell’Europa e di una difficile convivenza tra sistemi politici opposti che sarebbe rimasta congelata fino all’implosione dell’impero sovietico e al crollo dei regimi socialisti (1989). Nel 1969, l’avvio della Ostpolitik a opera del cancelliere W. Brandt contribuì allo sblocco della situazione berlinese. L’accordo fra USA, URSS, Gran Bretagna e Francia del 1971 cercò di pervenire a una regolamentazione di fatto dello status di B.: riconosciuti i legami politici, economici e finanziari tra B. Ovest e la RFG, affidò a quest’ultima la rappresentanza di B. Ovest in sede internazionale; regolò il transito delle persone fra le due parti di B. e fra B. Ovest e la RDT e il traffico civile fra B. Ovest e la RFG. Alla fine degli anni Ottanta, la crisi della RDT pose le premesse per la riunificazione della città. L’apertura del muro di B. il 9 nov. 1989 diede inizio al processo di assorbimento della RDT da parte della RFG, formalizzato il 3 ott. 1990. Nel 1991 fu deciso il trasferimento a B. delle principali funzioni di governo della Germania unita.

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