BISSO, Bernardo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)

BISSO, Bernardo

Dino Pastine

Nato a Genova verso il 1648, entrò nell'Ordine dei benedettini della congregazione cassinese, nel monastero di S. Caterina in Portoria il 30 nov. 1668. Trascorse l'intera vita nello studio della liturgia, del diritto canonico e della teologia morale dedicandosi anche all'insegnamento di tali discipline. Professò nel monastero genovese e, per un periodo di tempo indeterminato intorno al 1696, nel collegio di S. Anselmo in Roma, dove ebbe per allievo il Banduri. Il Mabillon, che lo conobbe a Genova nel giugno 1686, parla di lui con stima.

Il B. stava pubblicando in quei giorni la sua Hierurgia, un vasto dizionario di liturgia, nel quale sono anche discusse e risolte occasionalmente varie questioni di diritto canonico (competenza a conoscere determinati delitti, potere di emanare determinati provvedimenti, impedimenti matrimoniali, cause di separazione tra i coniugi). Le voci relative ai sacramenti danno luogo ad excursus di carattere più strettamente teologico circa la loro validità. Sono inoltre frammesse molte notizie storiche circa l'antichità delle pratiche liturgiche e in particolare di quelle che implicano presupposti dogmatici respinti dagli eretici, come, per esempio, le liturgie in suffragio dei defunti.

La raccolta fu giudicata utilissima (Giornale de' letterati, Parma 1686, p. 171; 1687, p. 177; 1691, p. 70). Il Bacchini, che molto lo lodava, con maggiore impazienza attendeva che venissero presto in luce i dieci trattati di morale canonica che il B. aveva già pronti. L'opera uscì nel 1693 col titolo Decas ad moralem scientiam. Si trattava di una collezione di dieci trattati e conteneva: un esame completo delle fonti di cognizione del diritto canonico; una dissertazione sull'"ignorantia legis"; le censure ecclesiastiche e in particolare le sospensioni e l'interdetto; l'immunità ecclesiastica; la probabilità; la simonia; la clausura; le funzioni dei conservatori; l'usura; il regime delle restituzioni.

Di maggior rilievo è il quinto trattato: De probabilitate. Il B. vi si dimostra ardente sostenitore del probabilismo e fortemente influenzato dalle opere del Caramuel e del Cardenas, i due autori da lui più frequentemente citati. Tra le dottrine avverse, vengono combattute soprattutto quelle di Prospero Fagnani e di Bartolomeo Ricci.

La dottrina della probabilità non è nuova, asserisce il B.: anche se gli antichi dottori non ne hanno fatto parola, la dottrina stessa è stata in ogni tempo praticata (Decas, V, p. 190). Il probabile si distingue però dal possibile e la probabilità dal dubbio. In caso di dubbio si deve seguire la pars tutior (ibid., p. 194). La probabilità non è pura ignoranza né pura notizia, ma scienza che include tuttavia un certo timore circa la verità obiettiva della cosa. È dunque una verità, ma una verità intellettuale che non esclude una divergenza dalla verità obiettiva o di fatto (ibid., p. 190). L'elemento di verità che è insito nell'opinione probabile è dato o da una ratio oppure da un'auctoritas. Di qui deriva la distinzione tra probabilità intrinseca e probabilità estrinseca o autentica, che però non annulla il carattere veridico anche della probabilità estrinseca, dato che essa è pur sempre fondata sull'uso della retta ragione da parte dei dottori, i quali sono, rispetto alla probabilità, come dei fideiussori o dei testi qualificati (ibid., p. 204). Se il carattere distintivo della probabilità è la carenza della verità obiettiva, la probabilità di una parte non esclude quella dell'altra. In assenza di una certezza obiettiva (metafisica, matematica, naturale) deve essere sufficiente una certezza virtuale (ibid., pp. 196-197). La probabilità in sé, considerata cioè nel suo elemento essenziale che è l'assenza di certezza obiettiva, non comporta un più e un meno. Astrattamente considerate, tutte le opinioni sono ugualmente probabili per quanto attiene all'essenza della probabilità (ibid., p. 208). L'aver considerato la probabilità in astratto, svincolata cioè da quel suo altro elemento essenziale che è l'adesione dell'intelletto del singolo, per il quale tutte le opinioni non sono ugualmente probabili, conduce il B., come altri probabilisti, a riconoscere la liceità dell'azione compiuta seguendo l'opinione meno probabile anche in presenza di un'altra opinione più probabile. Per il B. vale solo la constatazione che due proposizioni contraddittorie possono essere entrambe vere virtualmente (ibid., pp. 208-212). Egli si spinge sino ad ammettere, in caso di necessità, la liceità dell'azione compiuta seguendo una tenue probabilità (ibid., pp. 218-219). La dottrina della probabilità riguarda però soltanto il foro interno e non è perciò ammissibile che i giudici seguano nelle decisioni l'opinione meno probabile (ibid., pp. 215-216). L'uso della dottrina del probabile si giustifica con la necessità di acquietare le coscienze (ibid., p. 198). Il tuziorismo non trova invece giustificazione: non siamo tenuti a scegliere la via della perfezione (ibid., p. 213).

Il B. ribadì le stesse posizioni nel breve scritto intitolato Crisis de probabilitate (1694), pubblicato sotto il nome del discepolo Niccolò Maria Monsia, più tardi abate di S. Benigno in Genova. Contro il Fundamentum theologiae moralis di Tirso González, uscito l'anno prima, riconfermò, in un'atmosfera ormai ostile al probabilismo, la sua fedeltà alla dottrina. Fu infatti l'unica delle confutazioni all'opera del González ad essere condannata di lì a poco, con decreto dell'8 maggio 1697, dalla Congregazione dell'Indice. L'opera venne confutata dal nobile milanese Ferdinando Innocenzo Civalieri (L'ossequio confederato con la ragione..., Milano 1695) e dal provinciale dei gesuiti di Aragona Thomás Muniessa, un probabilista convertito al probabiliorismo sull'esempio del González.

Il B. morì a Genova il 25 maggio 1716. Lasciò inediti 11 tomi (in folio) De rebus moralibus (perduti). Difficoltà finanziarie o timore di nuove condanne ne impedirono la pubblicazione.

Opere: Hierurgia,sive rei divinae peractio. Opus absolutissimum Sacrarum rituum,et Ecclesiasticarum Caeremoniarum,ea omnia complectens,ac exactissime tradens,quae alibi sparsa reperiuntur..., Genuae 1686 (due tomi, in folio); Decas ad moralem scientiam miscellaneos tractatus continens sive selecta pro conscientiae casibus in sacro poenitentiali foro passim occurrentibus..., Genuae 1693 (in folio); Crisis de probabilitate ex academia monachorum cassinensium in monasterio Sanctae Catharinae, Genuae 1694.

Bibl.: J. Mabillon,Musaeum Italicum, I, Lutetiae Parisiorum 1724, p. 224; M. Armellini,Biblioth. Benedict. Casinensis, I, Assisii 1731, pp. 104-105; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 1284; H. Reusch,Der Index der verbotenen Bücher, II, Bonn 1885, p. 510; T. Leccisotti,Il Collegio di S. Anselmo dalla fondazione alla prima interruzione, in Benedictina, III (1949), p. 46; Dictionnaire de théolog. catholique, XIII, 1, coll. 543-544, s.v. Probabilisme.

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