CAVALLINO, Bernardo

Enciclopedia Italiana (1931)

CAVALLINO, Bernardo

Alfonso De Romanis

Pittore, nato, secondo il De Dominici, in Napoli il 10 dicembre 1622, morto ivi nei primi giorni del 1654.. La data iniziale della sua carriera può esser fissata nel 1638-39, tra la morte di Battistello Caracciolo, primo maestro del Seicento in Napoli, e la vigilia del più ricco periodo di sviluppi della pittura napoletana secentesca. Ma non v'è documento che valga ad assegnare una data alle sue pitture, e la sola opera sua firmata e datata è la S. Cecilia della raccolta Wenner in Napoli, dipinta nel 1645, termine medio della sua attività pittorica.

Rielaboratore degli schemi chiaroscurali del Caracciolo, delle figurazioni di Massimo Stanzione e di Andrea Vaccaro, del luminismo cromatico di Artemisia Gentileschi e finanche del paesaggio di Andrea de Lione e di Domenico Gargiulo; studioso inoltre di Michelangelo da Caravaggio, di qualche dipinto di Tiziano e di Rubens (secondo il De Dominici) ed anche, probabilmente, di Carlo Saraceni, il C. si presenta sulla scena della pittura secentesca come pronto discepolo di tutti, e avanza nell'arte sua traverso un processo erudito di accumulazione meditata; ma poiché egli era dotato d'una virtù, d'una grazia trasfiguratrice ch'era sua propria, e soprattutto poiché egli era più pittore dei conviventi che avevano aiutato il suo sviluppo, potrà spesso apparirci (e soprattutto in riferimento al Vaccaro, allo Stanzione e alla Gentileschi) maestro ai suoi maestri.

Le opere meglio accertate del C. si trovano nelle gallerie di Napoli, Roma, Lovere, Verona, Monaco di Baviera, Brunswick, Stoccolma e nella collezione Harrach di Vienna; nelle chiese napoletane di San Filippo Neri e San Giovanni delle Monache, e nelle raccolte private Gualtieri, Proto d'Albaneta, Paolo Wenner, Rodolfo Wenner, Astarita (Napoli), marchese di Campolattaro (Torre del Greco), Sestieri (Roma), Salvatore Romano (Firenzej.

Bibl.: B. De Dominici, Le vite dei pittori, scultori ed architetti napoletani, 2ª ed., III, Napoli 1840; H. Voss, B. C., in Münchner Jahrb. d. bild. Kunst, 1911; P. Hermanin, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VI, Lipsia 1912; A. De Rinaldis, B. C. ed alcuni suoi nuovi quadri, in Rass. d'arte, IV (1917), pp. 179-86; id., B. C. ed alcuni suoi quadri inediti, in Napoli nobil., n. s., I (1920), pp. 1-7, 56-59; id., B. C., Roma 1921; id., La pittura del Seicento nell'Italia meridionale, Monaco-Firenze 1929; E. Sestieri, Cenni sullo svolgimento dell'arte di B.C., in L'Arte, XXIII (1920), pp. 245-69; id., Ricerche su C., in Dedalo, II (1921-22), pp. 181-98; S. Ortolani, Cavalliniana, in L'Arte, XXV (1922), pp. 190-99; A. Venturi, B. C. nella galleria nazionale di Stoccolma e nella raccolta Harrach di Vienna, in L'Arte, XXIV (1921), pp. 210-14 (articolo ristampato in I grandi artisti italiani, Bologna 1925); O. Benesch, in Jahrb. der Wiener Samml., n. s., I (1926), pp. 245-68.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

TAG

Artemisia gentileschi

Italia meridionale

Massimo stanzione

Monaco di baviera

Domenico gargiulo