BERNARDO da Pavia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BERNARDO da Pavia (Bernardo Circa, Bernardo Balbi, Bernardus Balbus, Bernardus Papiensis)

Filippo Liotta

Nacque a Pavia, secondo quanto afferma egli stesso nei versi posti a chiusura della Summa decretalium (ediz. a cura di A. T. Laspeyres, p. 283), ma si ignora in quale anno, né si hanno notizie della sua famiglia. è stato spesso ricordato con il nome di "Bernardo Circa" e "Bernardo Balbi". Il primo nome, contenuto nella frase "B. circa papiensis praepositus, nunc faventinus episcupus", si legge in un manoscritto della Novella di Giovanni d'Andrea. Ma già il Sarti (I, p. 179) dubitava dell'esattezza di questo cognome perché non lo aveva trovato menzionato in nessun'altra opera di Giovanni d'Andrea, e tra queste, soprattutto nelle Additiones allo Speculum iudiciale di Guglielmo Durante.

La spiegazione più diffusa è quella di una cattiva lettura dell'abbreviazione "tc" = "tunc" (Laspeyres, p. LV), ma Schulte (p. 179) dichiara inaccettabile tale ipotesi, rilevando che tali abbreviazioni erano ben comprensibili agli amanuensi. Comunque, il cognome Circa godette di qualche attenzione presso alcuni scrittori (Panciroli, III, c. VIII; Fabricius, p. 203,che però lo ricorda anche con quello di "Balbi"). Questo nome "Balbi" appare relativamente più tardi. Lo troviamo già in Spelta (p. 310) e successivamente in Campi (II, p. 82), in Ughelli (II, p. 500) e in Robolini (IV, p. 333),il quale lo ricorda "dè familia illorum de Balbis de Porta S. Damiani". Anche Kunstmann (Das Eherechte…, p. 217) lo dichiara della famiglia Balbi di Pavia. Ma nessuno dei due cognomi ha, secondo quanto è noto fino ad oggi, alcun fondamento storico, e presso gli scrittori più antichi B., come rilevava già il Sarti, in alcun altro modo viene menzionato se non come "Bernardus papiensis praepositus".

E' certo che B. studiò diritto canonico a Bologna (Summa, c. 5, de accusat., V, 1) ed ebbe per maestri Huguccio (Summa de matr., a cura di Laspeyres, p. 291; ma Kunstmann, Das Eherechte…, pp. 219 e 299, nota 16, considera interpolato tale passo) e un "magister Ioannes" (Summa de matr., p. 299; Summa de elect., a cura di Laspeyres, p. 315), in cui Laspeyres e Kunstmann identificano "Ioannes Faventinus", mentre Schulte ritiene trattarsi, invece, di "Ioannes Hispanus", in quanto il faentino terminò l'insegnamento nel 1160, troppo presto perché B. abbia potuto udirlo. Pare che ascoltasse anche un "magister G." (Laspeyres, p. LIX n. 143) sul quale si sono fatte molte illazioni (Kuttner, Bernardus Compostellanus, in Traditio, I, p. 295 n. 23, dà per certo trattarsi di "Gandulfus") e che è probabilmente la stessa persona alla quale è dedicata la Summa de matrimonio. Più tardi B. soggiornò a Roma durante il pontificato di Alessandro III e frequentò la Curia, come egli stesso riferisce (Summa, c. 3, de decimis, III, 26); la circostanza è ricordata anche da Innocenzo III nella lettera dell'8 ag. 1198 che conferma l'elezione di B. a vescovo di Pavia (Die Register…, n. 324). All'incirca nello stesso periodo ha inizio il suo insegnamento a Bologna (Diplovataccio, p. 119; Savioli, pp. 85-86). B. fu anche preposito di Pavia tra il 1187 e il 1191, ma la data iniziale non risulta da alcuna fonte e quella terminale il Kantorowicz è propenso a spostarla al 1192, anno in cui (Gams) inizia l'episcopato di Faenza. In questa città B. restò fino al 1198 quando, il 24 giugno, pochi giorni dopo la morte di Lanfranco, fu eletto per acclamazione del clero e del popolo, vescovo di Pavia. Morì in questa città il 18 sett. 1213 (erron. l'Enciclopedia cattolica, p. 723, indica il 1216) e fu sepolto nella tomba di Lanfranco. Per la sua dottrina fu molto stimato dai contemporanei, ma fu ricordato anche per la santità dei costumi tanto da essere chiamato santo o beato. Molti scrittori (Spelta, Capsoni) e, tra i più recenti, Eubel (p. 643) e Seckel (p. 455) gli riconoscono tale titolo che però non ha alcun fondamento in quanto mai si sono rinvenute tracce di culto (Acta sanctorum iunii, IV, Antverpiae 1715, p. 620).

B. scrisse varie opere di cui alcune a carattere teologico e edificante, quali la vita di Lanfranco, suo predecessore nella sede di Pavia e forse suo maestro; un Commento all'Ecclesiaste e uno al Cantico dei Cantici. Ma la sua fama resta affidata alle opere di diritto canonico che ebbero largo consenso tra gli studiosi antichi. A lui si deve la raccolta di decretali emanate dopo la pubblicazione del Decreto di Graziano e che nell'uso comune venne denominata Compilatio prima (il titolo imposto dall'autore alla sua raccolta era quello di Breviarum extravagantium: edizione critica a cura di E. Friedberg, Quinque compilationes antiquae, Leipzig 1882; altra condotta sul manoscritto di Giessen, a cura di J. A. Riegger, Friburgi 1779). Le prime decretali emanate dopo il 1140 furono aggiunte, nei manoscritti del Decreto, considerato ormai come una completa codificazione, a mo' di appendice, ma il sistema, dapprima semplice, non mancò di creare inconvenienti e confusione per cui era assai sentita l'esigenza di raccolte autonome. Quando B. pubblicò la sua collezione, ne esistevano già alcune, tra cui le più note sono la Collectio Cantabrigensis, la Berolinensis, la Parisiensis I, l'Appendix Concilii Lateranensis, la Collectio Bambergensis, la Lipsiensis, la Francofurtana, ecc. A queste si aggiungeva la Parisiensis II di origine italica, anteriore al 1179.

L'opera di B. non si presentava, perciò, con carattere di assoluta novità; rispetto alle precedenti raccolte ebbe tuttavia il merito.di disporre organicamente la materia e di creare uno schema che sarebbe servito da modello per le raccolte successive. Fino a quel momento il materiale era stato ordinato con criterio quasi esclusivamente cronologico. B., invece, con geniale intuizione, raccolse in cinque libri tutto il materiale legislativo e lo suddivise secondo l'oggetto delle norme: nel libro I le fonti materiali del diritto, la gerarchia ecclesiastica, la giurisdizione, ecc.; nel libro II il processo; nel libro III il diritto privato degli ecclesiastici (secolari e regolari), dei laici, i beni temporali della Chiesa, i contratti; nel IV il matrimonio; nel V i delitti e il processo penale. Il famoso verso "iudex, iudicium, clerus, connubia, crimen" fu coniato proprio per fissare mnemonicamente questa suddivisione della materia canonica che resterà definitiva. In questo piano dell'opera si è voluto ravvisare il desiderio di avvicinarsi alla grande partizione del diritto civile in "personae, res, actiones". I libri del Breviarium, poi, sono divisi in titoli e questi in capitoli. Tutta l'opera si compone di novecentododici frammenti "ritagliati" (da qui il nome Breviarium) da un vastissimo materiale che esula talvolta dalle decretali extravagantes attingendo anche ad altre fonti di cui B. riferisce nel proemio della Summa: "Materia sunt decretales et quaedam utilia capitula quae in corpore canonum, registro Gregorii et Brocardo reliquerat Gratianus, poma nova et vetera nobis servans". Fonti che sono quindi un corpus canonum in cui si è creduto riconoscere la Collectio Anselmo dedicata, il registro di papa Gregorio I che B. avrebbe potuto consultare durante la sua permanenza a Roma e il Decreto di Burcardo e inoltre le decretali di molti papi, specie dei contemporanei, con una netta prevalenza di quelle di Alessandro III.

Secondo qualche autore, l'ambizioso disegno di B. sarebbe stato di offrire un'opera che soccorresse meglio di quanto non aveva fatto il Decreto che egli avrebbe avuto in animo di sostituire. Secondo altri, B. non tentò neppure di scalzare l'autorità della compilazione grazianea, e suo unico scopo fu quello di presentarne un completamento, tanto è vero che egli trasferì nel suo Breviarium soloqualche frammento del Decreto.Quanto al modello, il Breviarium è fortemente ispirato da alcune delle precedenti raccolte, specie l'Appendix Concilii Lateranensis. Per la originalità del suo impianto acquistò larga rinomanza nelle scuole, anche se, al pari del Decreto,esso non ricevette mai riconoscimento ufficiale. La data di compilazione è generalmente compresa tra il 1187 e il 1191-92; ma si tratta di termini vaghi basati sulla sola frase di B. che si trova nel citato proemio della Summa: "Ego B. qui decretales et extravagantia compilavi tunc praepositus papiensis nuncfaventinus episcopus…". Quanto alla data di inizio si è addirittura pensato al 1178 sulla base di un manoscritto del Breviarium della Biblioteca di Giessen di cui dà notizia il Senckenberg (ricordato a p. 377 dal Sarti che affermò di averne visto uno sirnile presso la Bibl. Apost. Vat., il Palat. Lat. 653), che nel preambolo cita - errando di un anno - la data del III concilio lateranense, e questa fu riferita all'edizione dell'opera. Che il Breviarium non risalga al 1178 è provato dalla presenza di numerosi canoni approvati nel concilio del 1179. Il termine ad quem è legato all'incertezza della data di nomina di B. a vescovo di Faenza. Gams la pone al 1192, e, in realtà, esiste memoria di una lettera che Celestino III, succeduto a Clemente III nell'aprile 1191, inviava a B. ancora "praepositus papiensis" (DieRegister…, n. 178), mentre il primo atto da cui risulta la presenza di B. a Faenza, è del giugno 1192: la sua elezione a vescovo di questa città va dunque posta tra l'aprile 1191 e il giugno 1192. Ma detto questo, i termini di compilazione del Breviarium restano vaghi. Un criterio più sicuro potrebbe essere offerto dalla data delle ultime decretali contenute nella raccolta: queste sarebbero tre di Gregorio VIII (1187) e tre di Clemente III (1187-1191).

Secondo il Laspeyres, la data di compilazione è da porre prima del 1187: le decretali di Clemente III sarebbero state aggiunte più tardi. Il Friedberg accoglie nella sua edizione - per altro poco soddisfacente - due sole decretali di Gregorio VIII e respinge l'asserzione di Laspeyres. Gli studiosi più recenti (Vetulani, Fransen) si orientano piuttosto verso il 1187 concordando su un punto: la presenza di almeno una decretale di Clemente III che si trova in tutti i manoscritti. Quanto alle altre due, è possibile che siano state aggiunte dopo. Era usanza degli studiosi e degli amanuensi aggiornare continuamente i manoscritti delle raccolte e dello stesso Decreto con inserzioni sia nel testo sia a margine. Perfino B. componendo più tardi la Summa si giovò di un manoscritto rimaneggiato della Compilatio I, come è stato notato dal Fransen (p. 250), il quale ritiene anche che le aggiunte siano da attribuirsi a Bernardo.

L'interesse di cui godette largamente l'opera è provato anche dalle numerose glosse che vi fecero, si può dire, tutti i più noti decretalisti dell'epoca. B. stesso appose numerose glosse alla sua Compilatio (secondo Van Hove, Prolegomena p. 443, un intero apparato) siglandole "b." "b'" "b^" e che tali sigle siano da riferire a B. lo dichiara Giovanni d'Andrea nel proemio delle sue Additiones allo Speculum iudiciale del Durante. L'attribuzione è abbastanza verosimile. La Compilatio ebbe per fine l'insegnamento, e le glosse, inserite a scopo di chiarificazione del testo, risalgono certamente al periodo di insegnamento di B.: ventisette di esse sono state pubblicate dal Laspeyres in appendice alla Summa già ricordata.

Qualche anno dopo il Breviarum, B. compose una Summa (edizione a cura del Laspeyres, pubblicata a Regensburg nel 1860), che è la prima Summa decretalium, nella quale, seguendo la partizione delle materie adottata per la Compilatio, pone dei casi o quesiti suggeriti dal testo e ne fornisce la soluzione attraverso definizioni tratte dal Decreto, dalle decretali e anche dal diritto romano; sicché, più che essere una semplice Summa decretalium, si presenta in realtà come un compendio di tutto il diritto canonico.

Neppure questa opera presenta un carattere di grande originalità, avendo B. risentito fortemente dei suoi predecessori (Rufino, Ioannes Faventinus, Huguccio), ma anche qui ha particolare risalto quella che sembra essere la dote principale di B.: chiarezza di esposizione e semplicità di dettato nell'accostare qualunque argomento. Era un'opera destinata all'insegnamento (in tal senso sono state interpretate dagli studiosi espressioni come "socios", "scholastica utilitate") e sembra verosimile la tesi del Sarti, accolta dallo Schulte, che la Summa sia stata scritta da B. nel periodo del suo insegnamento a Bologna e, nonostante dal proemio risulti scritta durante l'episcopato faentino, a Faenza sia stata soltanto riordinata e pubblicata. Così sembra anche suggerire l'espressione "aggredior elimare" contenuta nel proemio della Summa. Anche quest'opera, accolta con grandi consensi per la sua utilità, ebbe una schiera di imitatori e godette del favore di studenti e giudici fino all'apparizione della Summa del cardinale Ostiense che sostituì tutte quelle precedenti.

Accanto a queste opere fondamentali e innovatrici stanno due lavori di piccola mole, i primi ai quali B. si sia dedicato: una Summa de matrimonio e una Summa de electione. La prima, dedicata a un "nobilis et amabilis Dominus G." che ha spinto l'autore a scriverla, è una piccola monografia in cui sono trattati principalmente gli impedimenti matrimoniali.

Non è un lavoro originale; è evidente la sua derivazione da Ioannes Faventinus e da Huguccio con in più le nuove norme emanate dagli ultimi pontefici. Composta presumibilmente intorno al 1170 (Van Hove, Laspeyres, Schulte), è certamente anteriore al Breviarium al quale non fa riferimento, anzi cita le decretali secondo l'inscriptio e l'incipit. Essendovi riportate solo poche decretali di Alessandro III, il Laspeyres ha dedotto che l'opera sia da riferire ai suoi primi anni di pontificato. Secondo il Kunstmann, la data di compilazione sarebbe da porsi notevolmente più tardi in quanto il "Dominus G." al quale è dedicata sarebbe Guglielmo, vescovo di Ravenna dal 1190 al 1201. Di questa opera sono state fatte due edizioni critiche, quella di Laspeyres pubblicata in appendice alla citata Summa, e quella di Kunstmann (Das Eherechte…,1861).

L'altra monografia, la Summa de electione, riporta una decretale del 1177 e non contiene riferimenti al III concilio laterano (anno 1179): pertanto può essere datata con maggiore approssimazione.

Il tema di questo lavoro sta molto a cuore a B. che lo riprenderà ampiamente nella Summa decretalium e la novità è costituita dal fatto che, per la prima volta, questo argomento è oggetto di una monografia, tipo di trattazione riservato finora al matrimonio e al processo. Anche questa opera fu scritta per l'insegnamento, anzi il proemio "quod me rogat socialis et amica petitio" fu interpretato dal Laspeyres come annunciante la pubblicazione di un corso.

Accanto a queste opere ne va posta un'altra di cui gli studi più recenti consentono, con qualche riserva (Holtzmann), l'attribuzione a Bernardo. Si tratta della collezione di decretali denominata Collectio Parisiensis II.

Questa raccolta, che venne compilata probabilmente a Bologna prima del 1179, è stata ritenuta da molti studiosi (Van Hove, Friedberg, Le Bras, Theiner, Kuttner) come un primo tentativo - anteriore al Breviarium - compiuto da B. di dare una sistemazione organica alle extravagantes. L'attribuzione è fatta dagli studiosi sulla base di esami condotti su numerosi manoscritti. In uno di essi, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi e segnalato dal Le Bras, la prima parte riporta la Parisiensis II, le rimanenti pagine contengono le due monografle di B., la Summa de matrimonio e quella de electione,scritte nella stessa epoca, presumibilmente nello stesso luogo. Ma più che a questi dati, che possono interpretarsi come mera coincidenza, numerosi altri ve ne sono di maggior concretezza. Innanzi tutto le fonti, che sono, come per la Compilatio I, il Decreto di Burcardo il Registro di Gregorio I, la Collectio Anselmo dedicata e forse Ivo di Chartres, più quarantaquattro decretali di Alessandro III. Secondo il Friedberg, nella Parisiensis II non esiste alcun piano organico nella sistemazione della materia che è divisa in novantacinque titoli e duecentosettantacinque capitoli. Il Le Bras, invece, ravvisa nella successione degli argomenti unacorrispondenza con la sistemazione dei primi quattro libri del Breviarium.

Ultima opera di B. sono i Casus che egli iniziò a Faenza e terminò a Pavia.

L'influenza di Riccardo Anglico è notevole, ma B. si serve di questo autore solo per prendere l'avvio della discussione che conduce poi secondo suoi criteri personali, arricchendola con numerosi riferimenti al diritto romano e canonico. Secondo il Le Bras, si tratta di un lavoro di grande finezza e di arte indiscutibile che annuncia l'epoca dei grandi classici. Alcuni di questi Casus sono stati pubblicati dal Laspeyres in appendice alla citata edizione della Summa.

Uno sguardo complessivo all'opera di B. permette di tracciare un giudizio senza dubbio positivo, in quanto gli si deve attribuire l'indubbio merito di aver avviato e portato innanzi la scienza del diritto canonico con principi e metodi nuovi: prima di tutto l'aver usato per le sue opere materiale esclusivamente giuridico, continuando quella separazione tra diritto canonico e teologia che Graziano non aveva risolto del tutto; ma anche una straordinaria chiarezza e una rara capacità didattica. Non gli si può attribuire notevole originalità di dottrine; ma pure riassunse quelle dei contemporanei e appoggiò i nuovi principi che si erano venuti instaurando, rimanendo tuttavia sempre rigidamente aderente a quelli che considerava dei capisaldi. Fu favorevole alla centralizzazione del potere della Chiesa e assunse nuove posizioni nella elezione dei vescovi, stabilendo il principio "Electio igitur pertinet ad inferiores…, confirmatio vero ad superiores" (Summadecret.,I, 4, § 3) che portò alla perdita di ogni autorità per il potere capitolare.

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