BIANCA MARIA Sforza, regina dei Romani e imperatrice

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)

BIANCA MARIA Sforza, regina dei Romani e imperatrice

Gerhard Rill

Nata il 5 apr. 1472 a Milano da Galeazzo Maria Sforza e Bona di Savoia, fu promessa in sposa già prima di raggiungere il secondo anno di età al duca Filiberto di Savoia con la dote di centomila ducati (il contratto nuziale fu stipulato il 6 genn. 1474), ma il promesso sposo morì nel 1482 in età di sedici anni. Perduto il padre nel 1476, B. fu tolta alla madre nel 1480 e visse da allora alla Rocchetta, sotto la tutela dello zio Ludovico il Moro, il quale, col proposito di consolidare il suo dominio su Milano, avviò trattative con varie dinastie europee per il suo matrimonio.

Nel 1484-85furono svolte trattative con Alberto II di Baviera. All'inizio del 1485 il re d'Ungheria, Mattia Corvino, chiese la mano di B. per il figlio illegittimo Giovanni, ma il progetto suscitò l'immediata violenta opposizione della regina Beatrice, che intendeva trovare al figliastro una sposa della casa d'Aragona. Il 25nov. 1487ebbe però ugualmente luogo il fidanzamento di B. con Giovanni; la dote fu fissata a centocinquantamila ducati e venne persino scelto il seguito nuziale di B., per la quale nel 1489Bernardo Bellincione componeva un sonetto di congedo; la partenza della sposa fu però continuamente rinviata, e B., alla quale avevano descritto il futuro sposo come "zoppo e deformatissimo totalmente", per la disperazione, appariva disposta a prendere il velo. L'improvvisa morte del re d'Ungheria nel 1490, senza che la successione al trono del figliastro fosse assicurata, fece desistere Ludovico dal suo progetto, sebbene Giovanni, dopo la morte del padre, avesse dichiarato che non avrebbe mai rinunciato alla mano di Bianca Maria. Nel 1491e nel 1492furono mandati ritratti di B., dipinti da Ambrogio de Predis, a due nuovi pretendenti, il re di Scozia e il duca di Sassonia, che avevano chiesto informazioni sull'aspetto e sulla dote di Bianca Maria. Nello stesso anno 1491Ludovico cercò di combinare il suo matrimonio col nuovo re di Ungheria e di Boemia, Vladislao II, ma questo candidato avrebbe prima dovuto annullare due precedenti promesse di matrimonio, fatte a Beatrice, vedova di Mattia Corvino, e a Barbara di Brandeburgo. Ludovico fece trattare la questione presso il papa dal cardinale Ascanio Sforza; ma ancora nell'ottobre del 1493 una congregazione di cardinali non aveva ottenuto alcun risultato.

Infine Ludovico iniziò trattative matrimoniali con gli Asburgo; nell'aprile del 1493 esse si concretarono al punto che egli poté indicare pubblicamente nel re dei Romani, Massimiliano, il futuro sposo di Bianca Maria. Il 10 maggio il fratello di B., Giangaleazzo, dette la procura; il 24 giugno furono conclusi i patti nuziali che fissavano per B. una dote di trecentomila ducati (per ragioni di prestigio furono denunciati però ufficialmente quattrocentomila ducati) e un ricchissimo corredo.

Per Ludovico questo matrimonio significava una garanzia per l'investitura del ducato usurpato dopo la morte di Giangaleazzo; per Massimiliano, che doveva contrastare l'opposizione di suo padre, l'imperatore Federico III, e di parecchi principi dell'Impero che ritenevano degradante per un Asburgo tale matrimonio e temevano di essere coinvolti nelle questioni italiane, erano determinanti la speranza di un fiancheggiamento di Milano nella campagna contro i Turchi, in fase di progettazione, e l'alta dote. Di fatto il re dei Romani finanziò essenzialmente con la dote di B. le sue imprese politiche e militari durante gli anni 1493 e 1494.

Dopo che B. rinunciò il 28 nov. 1493 a tutti i suoi diritti a favore dello zio, ebbero luogo il 30 dello stesso mese le cerimonie nuziali a Milano in assenza di Massimiliano. Due giorni dopo a Como B. si congedò dalla madre, dal fratello e dallo zio. Fra il numeroso seguito che l'accompagnò per il resto del viaggio si trovavano anche il suo consigliere, il diplomatico Erasmo Brasca, e il suo pittore Ambrogio de Predis. B. trascorse il natale del 1493 e i mesi successivi a Innsbruck, dove non fu ricevuta ancora dal marito, ma dall'arciduca del Tirolo Sigismondo e dalla sua giovane moglie Caterina, in compagnia della quale s'intrattenne in danze, giochi e altre piacevolezze "in grandissime letizie". Massimiliano arrivò a Innsbruck solo all'inizio del marzo del 1494, su intervento del Brasca preoccupato delle possibili maldicenze, ma continuò ad occuparsi molto poco della sua sposa.

Il re non giudicò B. - che da alcuni (Lomazzo e Tritemio) viene descritta come piccola, gracile e graziosa, di statura e carnagione piacevole - meno bella della sua prima moglie (Maria di Borgogna), ma la ritenne al tempo stesso meno intelligente di quella, e lo stesso Brasca la descrisse come "non troppo savia". Egli l'amò, a detta del Brasca, solo "per honore et debito del matrimonio"; e cercò, per quanto possibile, di ignorarla; sul suo atteggiamento influì forse la presunta sterilità di B., notata dai contemporanei già a partire dal 1496. Pare inoltre che egli la facesse vivere in stato di grande ristrettezza; ma ciò si può collegare con l'accusa di disordine e di dissipazione rivolta a B. e al suo seguito, in primo luogo contro la favorita Violante Caimi, che trascinava la regina a una vita troppo dispendiosa, intrigava e mostrava anche ambizioni politiche, finché nel 1496 cadde in disgrazia di B. e il Brasca ne sollecitò il richiamo a Milano.

L'influsso politico di B. su Massimiliano fu estremamente scarso. Non amava lo zio Ludovico - a quel che pare nutriva per lui addirittura una "invincibile avversione" - e fu rafforzata in tale atteggiamento dalla Caimi, che cospirava con l'ambasciatore napoletano, Girolamo Venti. Tuttavia essa fornì al duca notizie e consigli, e negli anni critici 1499-1500 si adoperò presso il re per un aiuto militare allo Sforza contro i Francesi. Dopo la cattura di Ludovico si preoccupò essenzialmente di prendere possesso al più presto del tesoro del duca. Durante la guerra con gli Svizzeri del 1499, nel corso della quale B. dovette trattenersi a Breisach, furono emanati ordini e proclami in suo nome; tuttavia al momento decisivo la città di Basilea le rifiutò obbedienza. Dal 1500 in poi B. risulta menzionata solo in relazione ad affari finanziari privati.

Morì il 31 dic. 1510, probabilmente affetta da tisi, e fu sepolta a Innsbruck.

La maggior parte della sua eredità, fra cui il famoso libro nero di preghiere (composto da artisti fiamminghi per suo padre nel 1470), venne in possesso di Massimiliano; una piccola parte fu restituita ai Visconti.

Fonti e Bibl.: G. P. Lomazzo,Trattato dell'arte della pittura, Milano 1584, p. 632; Ioannis Trithemii Annales Hirsaugienses, II, Sancti Galli 1690, pp. 553 s.; M. Freher-B.G. Struve,Rer. German. script., II, Argentorati 1717, pp. 468-475, 774-776; J. C. Lünig,Codex Italiae diplomaticus, I, Francofurti et Lipsiae 1725, pp. 475-482; M. Herrgott-R. Heer,Monumenta aug. domus Austriacae, III, 1, Sancti Blasii 1773, pp. 53-74; Urkunden,Briefe und Actenstücke zur Geschichte Maximilians I. und seiner Zeit, a c. di J. Chmel, Stuttgart 1845, pp. 545-552; J. Chmel,Zur Geschichte des Königs Matthias (Corvinus) von Ungern, in Archivfür Künde österreich. Geschichtsquellen, I(1848), pp. 81-97 (doc.); Annales Mellicenses, a c. di W. Wattenbach, in Mon. Germ. Histor.,Scriptores, IX, Hannoverae 1851, p. 526; Magyar diplomácziai emlékek Mátyás király korából, III-IV, a c. di I. Nagy-A. Nyáry, in Mon. Hung. Hist.,Diplomác ziai emlékek, VI-VII, Budapest 1877-1878,passim; Acta vitam Beatricis reginae Hungariae illustrantia, a c. di A. Berzeviczy, ibid., Okmánytárák, XXXIX, ibid. 1914,passim; Mémoires de Philippe de Commynes, lib. VIII, c. IV, a c. di A. Pauphilet, in Bibliothèque de la Pléiade, XLVIII, Bruges 1958, p. 1309; A. C(erruti),Il corredo nuziale di Bianca M. Sforza-Visconti..., in Arch. stor. lombardo, II(1875), pp 51-75; H. Ullmann,Kaiser Maximilian I., I, Stuttgart 1884, pp. 80, 88, 218-226, 235, 239, 336 s., 450, 570, 730 s.; II, ibid. 1891, p. 421; F. Calvi,Bianca Maria Sforza-Visconti…, e gli ambasciatori di Lodovico il Moro alla corte Cesarea, Milano 1888,passim; W. Fraknói,Mathias Corvinus,König von Ungarn, Freiburg i. B. 1891, pp. 241 s., 248, 268; L.-G. Pélissier,Les amies de Ludovic Sforza et leur rôle en 1498-1499, in Revue historique, XLVIII (1892), pp. 39-60; Id.,Louis XII et Ludovic Sforza, I-II, Paris 1896,passim; L. Beltrarni,Gli sponsali di Bianca Maria Sforza-Visconti, in Emporium, XI (1896), pp. 83-95; F. Malaguzzi Valeri,La corte di Lodovico il Moro, I, Milano 1913,passim; II, ibid. 1915, pp. 445, 460, 569; IV, ibid. 1923, p. 171; P. Negri,Milano,Ferrara e Impero durante l'impresa di Carlo VIII in Italia, in Arch. stor. lombardo, XLIV (1917), pp. 424-428, 437-444, 461; Id.,Studi sulla crisi italiana alla fine del sec. XV,ibid., L (1923), pp. 47, 51, 85-87; Th. Mayer,Die Verwaltungsorganisation Maximilians I., Innsbruck 1920, p. 49; R. de la Sizeranne,Béatrice d'Este et sa cour, Paris 1920, pp 141-197; A. Lhotsky,Die Geschichte der Sammlungen…, II, 1, Wien 1941-1945, pp. 82 s., 119-122; H. Wieser,Zwei Bande aus dem Besitz Blanca Maria Sforzas, in Biblos, V(1956), pp. 98-104; H. Hochrinner,Bianca Maria Sforza. Versuch einer Biographie (Tesi di laurea, dattiloscritta), Graz 1966; Neue deutsche Biographie, II, p. 214; Enc. Ital., VI, p. 859.

Per la iconografia di B., cfr. inoltre: A. Ilg,F. Terzio,der Hofmaler Erzherzogs Ferdinand von Tirol, in Jahrbuch der kunsthistor. Sammlungen des allerhöchsten Kaiserhauses, IX(1889), pp. 247, 251, 359; F. Malaguzzi Valeri,La corte di Lodovico il Moro, III, Milano 1917, pp. 6 s., 14, 28, 37, 125; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, XXVII, pp. 368 s., s. v. Ambrogio de Predis.

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