BONELLI, Giovanni, detto della Scola

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)

BONELLI, Giovanni, detto della Scola

Gaspare De Caro

Nacque a Desenzano da una famiglia originaria di Bergamo, presumibilmente nel 1432.

Il soprannome di della Scola, che gli è comunemente attribuito in alcuni documenti pubblici del tempo, gli derivò dalla sua attività di insegnante, esercitata per molti decenni nella sua cappellania di S. Antonio abate a Salò. Da una errata lettura di tale soprannome - più probabilmente che non dal possibile nome della madre - dipende forse il nome di Giovanni de Ursola o de Versola con il quale in epoca posteriore fu annotato il manoscritto della sua cronaca, conservato in una biblioteca di Salò.

La prima notizia sul B. risale al 1468, allorché la comunità di Maderno, nella diocesi di Brescia, lo elesse alla carica di arciprete. Tale elezione non fu subito convalidata dal vescovo di Brescia Domenico De Dominicis, probabilmente perché questi intendeva rivendicare il suo diritto di nomina delle cariche ecclesiastiche diocesane contro le pretese di autonomia delle comunità. Poiché il Comune di Maderno insistette nella propria decisione, il contrasto relativo al B. si condusse per alcuni anni, investendo anche le autorità civili di Brescia e di Venezia. Il dissidio si risolse infine, in data imprecisabile, ma anteriore al 1476, con la conferma dell'elezione del Bonelli. Ma nella pieve di Maderno il B. dovette rimanere per poco tempo: preferì infatti trasferirsi, appunto nel 1476, nella pieve di Salò, dove gli era stata offerta dal Comune la ben più pingue cappellania di S. Antonio abate.

Anche in questo caso la designazione del B., avvenuta l'11 ott. del 1476, incontrò notevoli difficoltà, delle quali si ignorano le ragioni: è facile tuttavia supporre che probabilmente esse furono le stesse del precedente caso della pieve di Maderno, il dissidio giurisdizionale, cioè, tra il De Dominicis e la comunità. D'altra parte le resistenze del vescovo dovevano essere sollecitate anche dai numerosi concorrenti che il B. incontrò per la ricca cappellania salodiense, uno dei quali, un Paolo Ameliano, sollevò contro di lui l'obiezione della incompatibilità del beneficio salodiense, in territorio veneto, con la cittadinanza bergamasca del Bonelli.

In effetti neanche due lettere di raccomandazione del doge Andrea Vendramin al provveditore di Salò, nelle quali il B. era definito "hominem sane (ut accepimus) integrum, doctum, et eruditorem liberorum totius istius fidelissimae communitatis Salodii" (Res salodienses, p. 152), valsero a vincere l'ostilità del De Dominicis; solo alla morte di questo B. poté ottenere dal successore, Lorenzo Zane, il 20 luglio 1478, l'investitura vescovile.

Come si rileva dalla lettera ducale citata, il B. doveva esercitare in Salò, già prima di prendere possesso della cappellania, la sua attività di "eruditor liberorum", attività tanto vasta e popolare da guadagnargli l'epiteto legato poi definitivamente al suo nome. Il possesso della ricca cappellania e la pacifica attività pedagogica del B. furono lungamente turbate da un'altra annosa lite, iniziata nel 1494, con un Liviano Marciano - o Marsano - di Malcesine, suo antico allievo, protetto dalla potente famiglia bresciana dei Martinengo: una lite che arrivò sino alle istanze giudiziarie e che causò non poche amarezze al B., ma che fu comunque all'origine della sua cronaca.

Il B. morì a Salò non prima del 1514.

La cronaca salodiense del B. (pubblicata a cura di P. Guerrini, in Le cronache bresciane inedite dei secc. XV-XIX, in Fonti per lastoria bresciana, VII, Brescia 1932, col titolo Res salodienses. Frammenti di una cronaca ecclesiastica salodiana,1453-1511), redatta in un latino scolastico ma non privo di pretese di eleganza, ha in realtà dimensioni e interesse modesti. Essa fu redatta nel 1511, con l'intenzione precipua di esporre il lungo contrasto con il suo antagonista, il Marciano, rievocandone i precedenti sin dal 1453. Il manoscritto è largamente lacunoso e doveva certamente continuare ben oltre le annotazioni finali del 1511. L'occasione specifica farebbe della cronaca del B. una narrazione di importanza limitata esclusivamente al costume ecclesiastico del tempo, se la sua redazione non coincidesse con gli anni in cui il territorio bresciano fu sottoposto alla invasione dell'esercito francese di Luigi XII. La cronaca del B. propone pertanto alcuni episodi, marginali ma non privi di importanza, relativi alle vicende politiche e militari del tempo tra Francesi, Imperiali e Veneziani, -come le notizie sulla resistenza organizzata nella regione dal provveditore veneto di Salò, il giovane speziale Bartolomeo Bonfadini - nonché il solito drammatico quadro del territorio sconvolto dall'imperversare delle soldatesche contendenti. Pervengono anche al cronista le notizie delle altre fasi della contesa, rievocate perché incidentalmente connesse con la narrazione delle sue amarezze giudiziarie: così, per esempio, le vicende della guerra nel Friuli tra le forze venete ed i Turchi, nel 1507. Con la medesima preoccupazione sono date dal B. numerose notizie relative alle magistrature bresciane, a personalità ecclesiastiche, all'arrivo in Brescia della regina di Cipro Caterina Cornaro, di cui fissa la data al settembre del 1496, contraddicendo in questo altre fonti. In particolare la cronaca del B. offre notizie insostituibili per la storia del quattrocentesco duomo di Salò, tra i maggiori esempi del gotico lombardo, sugli artisti che vi lavorarono, sulle sue vicende amministrative ed ecclesiastiche.

Bibl.: G. Lonati, Salò. L'Ateneo e la sua biblioteca, Firenze 1930, p. 88; A. M. Mucchi, Il duomo di Salò, Bologna 1932, passim.

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