CAETANI, Bonifacio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)

CAETANI, Bonifacio

Gaspare De Caro

Nipote del cardinale Enrico e fratello minore di Antonio, che pure fu cardinale, nacque nel 1568 da Onorato (IV), signore di Sermoneta, e Agnesina Colonna. Destinato alla carriera ecclesiastica, dal 1586 seguì i corsi di giurisprudenza dell'università di Bologna, dove fu allievo di Gerolamo Boccadiferro. Ebbe in questo periodo amichevoli rapporti con Torquato Tasso. Si trasferì quindi all'università di Perugia, dove completò gli studi, ottenendo il dottorato in diritto civile ed ecclesiastico.

Il 26 giugno del 1588 fu nominato priore della ricca abbazia pugliese di S. Leonardo di Santa Maria de' Teutoni, un beneficio tradizionalmente attribuito agli ecclesiastici della famiglia Caetani. Il 15 marzo del 1591 papa Gregorio XIV gli conferì la carica di referendario della segnatura di giustizia. Il 20 febbr. del 1593 ottenne da papa Clemente VIII la sua prima carica di rilievo, quella di governatore della città di Camerino: qui dovette affrontare, peraltro senza troppa fortuna, le bande di briganti capeggiati dal famoso Marco Sciarra, da tempo imperversante nella Marca.

L'8 novembre dello stesso anno prese gli ordini ecclesiastici, sino al presbiterato. Il 1º febbr. del 1595 fu nominato governatore della più importante sede di Orvieto. Tenne questo ufficio sino all'8 aprile dell'anno successivo, quando vi rinunziò per seguire lo zio Enrico Caetani nella ambasceria alla corte di Polonia con la quale Clemente VIII tentava di realizzare l'unità delle potenze cattoliche orientali contro la minaccia di una imminente ripresa dell'offensiva turca.

La missione, nella quale doveva essere riservata al C. una parte importante, nasceva sotto il segno dell'ottimismo, a seguito della vittoria ottenuta contro i Turchi in Valacchia l'anno precedente dal principe di Transilvania Sigismondo Báthory ed al matrimonio di questo, nello stesso anno 1595, con una principessa di casa d'Austria, figlia dell'imperatore Rodolfo II, un matrimonio che sanciva anche l'alleanza politica tra i due Stati. A completare lo schieramento dei principi cattolici contro i Turchi mancava quindi l'adesione del re di Polonia Sigismondo III Vasa, ma la diplomazia pontificia anche per questo punto si sentiva sufficientemente tranquilla sul buon esito della missione di Enrico Caetani, poiché si sapeva che il sovrano polacco era sicuramente orientato ad una lotta a fondo contro i Turchi e che soltanto l'irresolutezza della Dieta aveva sino allora impedito che egli desse seguito alle sollecitazioni pontificie. Con la prospettiva di giungere pertanto ad un rapido accordo tra i tre sovrani orientali il cardinale Enrico Caetani partiva da Roma il 25 apr. 1596 accompagnato dal nipote.

Giunti a Mantova, il nunzio inviò il C. a Praga, per informare l'imperatore della missione e ottenerne la solidarietà, mentre egli stesso proseguiva per Vienna, di dove contava di raggiungere in seguito la corte polacca. A Praga il C. dovette subito rendersi conto di quanto mal riposte fossero le illusioni della diplomazia pontificia. Egli si scontrò infatti con un atteggiamento di scetticismo nei riguardi della possibilità di arrivare ad un accordo con i Polacchi che era largamente condiviso dall'imperatore e dai principali esponenti della corte: ancor più, il C. dovette constatare che le maggiori difficoltà alla stipulazione della lega venivano proprio dalle non spente pretese asburgiche alla corona polacca, per la quale l'arciduca Massimiliano non aveva rinunziato a proporre la propria candidatura, ed anche dalle contese tra Imperiali e Polacchi intorno al dominio della Moldavia e della Valacchia. Il C. dovette fare così ritorno a Vienna, dove raggiungeva lo zio informandolo delle grandi difficoltà cui andava incontro la sua missione: difficoltà che del resto erano confermate al nunzio dagli stessi arciduchi asburgici Massimiliano e Mattia, incontrati appunto a Vienna.

Il C. seguì quindi lo zio alla corte polacca, a Cracovia ed a Varsavia, dove i reiterati colloqui del nunzio con Sigismondo Vasa non ebbero altro effetto che di confermare il sostanziale fallimento della missione.

Dopo il ritorno a Roma, nel 1597 il Criprese alacremente la sua carriera nell'amministrazione ecclesiastica. Clemente VIII lo creò l'8 novembre 1599 vescovo di Cassano, su proposta, a quanto pare, del re di Spagna Filippo III, gran protettore della famiglia Caetani, ed in particolare del cardinale Enrico: il C. rinunziò a questo vescovato il 27 luglio 1612.

Comunque non sembra essersi dedicato mai con troppo zelo ai suoi doveri pastorali: personaggio brillante, il C. visse prevalentemente alla corte romana, dove divenne notissimo per le sue satire ai danni di vari eminenti personaggi della Curia; la sua vittima più illustre fu il cardinale Pietro Aldobrandini, tra l'altro congiunto dei Caetani, e, a detta di alcuni biografi, papa Paolo V si compiacque tanto dell'umiliazione inflitta all'orgoglioso porporato che ne premiò il C. con il cappello cardinalizio, concessogli l'11 sett. 1606, e con la carica di legato di Romagna, destinandolo perciò alla stessa sede di Ravenna dove risiedeva l'Aldobrandini, arcivescovo in quella diocesi.

A parte il contrasto con l'Aldobrandini, il governo ravennate obbligò ad un notevole impegno il C., al quale la Romagna apparve irriducibilmente divisa tra "doi popoli, uno guelfo e l'altro ghibellino per natura turbolenti et alterabili" (Pastor, p. 65). A lui si dovettero importanti lavori nella chiesa ravennate di S. Apollinare. Rinunziò alla legazione di Romagna nel luglio del 1611.

Il 22 apr. 1613 il C. fu creato arcivescovo di Taranto: qui tenne un sinodo diocesano nel 1614 e ne pubblicò le costituzioni l'anno successivo.

Morì a Roma il 24 giugno del 1617 e fu sepolto in S. Pudenziana. G. Caetani attribuisce al C. uno scritto sull'apocalisse.

Il Berti identificò nel C. un monsignor Caetani al quale Tommaso Campanella dedicò l'Apologiapro Galilaeo; l'identificazione fu tuttavia respinta dall'Amabile.

Fonti e Bibl.: T. Campanella, Lettere inedite e catalogo dei suoi scritti, a cura di D. Berti, Roma 1878, p. 15; L. Amabile, Fra Tommaso Campanella ne' castelli di Napoli, in Roma ed in Parigi, Napoli 1887, I, pp. 216 s.; L. von Pastor, Storia dei papi, XII, Roma 1930, pp. 64 s., 233, 235; G. Caetani, Domus Caietana, II, San Casciano Val di Pesa 1933, ad Indicem;P.Gauchat, Hierarchia catholica, IV, Monasterii 1935, pp. 10, 138, 327.

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